sabato 31 ottobre 2009

SCISMA O NON SCISMA........LA STORIA SI RIPETE?

Don Santoro. Azioni dirette e messe disobbedienti a Firenze
Gianluca Carmosino
[30 Ottobre 2009]
Firenze si prepara alle diverse azioni di protesta contro la decisione del vescovo di rimuovere don Santoro della comunità delle Piagge per aver «celebrato» il matrimonio di una donna nata uomo.

Firenze, venerdì 30 ottobre, ore 17,45. Domenica 1 novembre, ore 11. Doppio appuntamento per protestare contro la decisione del vescovo Giuseppe Betori di allontanare don Alessandro Santoro dalla comunità delle Piagge per aver «celebrato» il matrimonio di una donna nata uomo, ma anche contro il silenzio di una parte dei «democratici» di Firenze.
Il primo appuntamento è un’azione diretta nonviolenta, il cosiddetto «frozen», congelamento. In un posto comunicato via email all’ultimo momento centinaia di persone di troveranno insieme [a ognuno tra i partecipanti è chiesto di indossare come segno di riconoscimento un indumento dalle tinte accese]. Alle ore 17,45 un suono forte e distinguibile sarà il segnale di avvio dell’azione: per tre minuti esatti dal suono ognuno si «congelerà» nella posizione assunta in quell’istante, rimanendo in silenzio e immobile fino al secondo suono chiaro e distinguibile. L’azione si concluderà con questo secondo segnale. Ai partecipanti viene suggerito di pensare all’allontanamento di don Santoro e dunque di mettersi, ad esenmpio, le mani tra i capelli, di abbracciarsi, di mimare il vescovo Betori, di darsi un bacio… L’azione sarà fotografata e ripresa da fotografi delle redazioni giornalistiche/radio presenti, i quali riceveranno la comunicazione dell’evento solo alcune ore prima.
Il secondo appuntamento è quello di domenica con l’ultima messa di don Alessandro Santoro presso la comunità delle Piagge [via Lombardia 1]. In queste ore stanno arrivando da ogni parte al centro sociale Il Pozzo, che da quindici anni ospita le celebrazione della comunità di don Alessandro, decine di messaggi di solidarietà. Privati cittadini, gruppi laici, cattolici e di altre religioni, associazioni, esponenti politici, intellettuali: tutti, per motivi diversi, han voluto far sentire il proprio sostegno non solo ad Alessandro ma all’esperienza umana, spirituale, sociale e politica che anche grazie a lui è nata e cresciuta alle Piagge, in quartiere difficile che ha saputo sollevarsi e diventare il luogo dell’utopia che si realizza.
Numerosi altri sacerdoti hanno intanto annunciato che celebreranno la messa nelle prossime settimane al posto del sacerdote che il vescovo vorrebbe inviare: tra loro, Paolo Tofani [8 novembre], don Vitaliano Della Sala [15 novembre], don Raffaele Palmisano [22 novembre], don Andrea Gallo [29 novembre], don Andrea Bigalli [6 dicembre], don Armando Zappolini [13 dicembre], don Diego Fognini [20 dicembre]. Intanto, una lettera collettiva è stata consegnata stamani dalla Comunità delle Piagge al vescovo Betori, che ieri in tarda serata ha fatto sapere di non poter concedere loro un incontro, proponendo in sua vece un delegato. La lettera rinnova l’indignazione e la delusione per questo «atteggiamento freddo e superficiale che riduce a mera pratica burocratica una storia di quindici anni, senza tenere minimamente conto delle persone che l’hanno vissuta e resa possibile».
Inolte si ribadisce il profondo dissenso per la decisione di sollevare don Alessandro Santoro dal suo incarico pastorale. La Comunità, che ieri criticava Betori per non aver mai visto di persona la realtà delle Piagge, riassume nello scritto le numerose attività portate avanti in campo spirituale, educativo, lavorativo, sociale ed economico, invitando nuovamente il vescovo a rivedere la propria decisione.
Anche a Carta arrivano decine di email di solidarietà per Alessandro Santoro, da anni compagno di strada del giornale. Tra gli altri, scrive Andrea Bagni di Firenze: «Quando penso a qualcosa di bello in questa città, qualcosa che dia il senso di un legame profondo, la speranza e la pratica di un cambiamento collettivo, qualcosa di cui andare orgogliosi a Firenze, finisco spesso per
pensare alle Piagge. Non è una questione di Politica o di Religione, con le iniziali maiuscole. Su certe cose non so nemmeno quanto mi ritrovo. Io penso di essere abbastanza ateo, anche se non è che ci pensi più di tanto. Solo mi sembra che senza padri onnipotenti non scompaia per nulla il tema della
fratellanza. Anzi. … Alle Piagge ho visto persone che fanno un dono grandioso del loro vivere. E’ questione di impegno, di vita e relazioni umane, di senso e felicità delle cose che si fanno, che si vivono. Io penso che se non siamo capaci di partire da questa intensità dell’esperienza personale e politica, che tiene insieme l’esistenza e la liberazione da questa esistenza, i bisogni e i sogni, non saremo capaci di ricostruire nulla di nuovo e di decente politicamente. Non si pone il problema della rappresentanza se non esiste qualcosa da rappresentare. Diventa il circo squallido dello spettacolo che abbiamo sotto gli occhi. Penso a qualcosa che esiste altrove, autonomamente: una comunità politica (non etnica o religiosa), non una base muta del consenso o una somma di interessi. Una rete di donne e uomini che costruiscono relazioni mentre costruiscono se stessi, e s’inventano anche un po’, di tutti i generi».

venerdì 30 ottobre 2009

QUANDO UNA MALATIA DIVENTA MOTIVO DI LOTTA ANCHE SOCIALE

IL MUSICO IMPERTINENTE
di Paolo Di Modica
« L’attenzione italiana per la sla

“IL DOLORE MI HA SALVATO DA DIO” di Simona Nazzaro



Paolo Di Modica ha 44 anni, e nel giugno 2007 gli è stata diagnosticata la Sla. Siamo andati a trovarlo per farci raccontare la sua storia. Pensavamo che ci saremmo trovati di fronte una persona malata, piegata dalla sua patologia. Invece Paolo è una persona forte più che mai, che combatte, lotta. È fermo e duro sulle sue posizioni e non le manda certo a dire a nessuno: ai politici, alla Chiesa, alle persone ipocrite.

La sua forza è la sua speranza, insieme alla moglie Maria, che gli è accanto e lo sostiene in ogni sua decisione. Scherziamo, parliamo, raccontano la loro storia d’amore. Mostrano la casa, le foto, le locandine dei concerti di Paolo. Lui, prima di tutto, era un flautista professionista. Chiama la sua malattia Sla in sol diesis minore; minore perché, anche se la malattia è grave, lui non gli dà importanza.

Paolo, com’è iniziato il percorso della sua malattia?

“Stavo preparando un concerto per il gennaio 2007, quando mi sono accorto che qualcosa non andava. Ho cominciato con un minimo disturbo al mignolo sinistro, che è il dito che usa la chiave del sol diesis. I passaggi velocissimi che dovevo fare venivano sporchi, imprecisi. Pensavo a una tendinite o a qualcosa del genere. A maggio decisi di fare degli accertamenti e lì la condanna: Sla. Ricoverato all’ospedale Fatebenefratelli, la diagnosi mi è stata riferita da un medico che ho incontrato nel corridoio mentre stavo tornando a casa, come una notizia qualunque: «Ha la malattia del motoneurone. Non si affatichi». Nessuno aggiunse altro. Io pensai, faccio il musicista, mica lo scaricatore di porto, sarà una sciocchezza. Ma nonostante il modo fugace e senza attenzione in cui mi fu data la notizia, tornai a casa curioso di sapere in cosa consistesse la mia patologia. Non ne sapevo nulla. Sono andato su internet a cercare cosa fosse. Ho scoperto la Sla. Sono rimasto agghiacciato. In quel momento ho sudato freddo, mi si è annebbiata la vista, il mio cervello si è rifiutato di capire ciò che leggevo. La mia reazione è stata di paura. Per oltre un anno sono rimasto rinchiuso in casa, non volevo parlare né vedere nessuno. Evitavo di guardare gli altri, la malattia, il mio futuro, il mondo.”


Come è cambiata da quel momento la sua vita quotidiana?

“Ora non sono più un musicista, anche se nell’animo lo resterò a vita. Ho abbandonato la musica. Ho fatto un ultimo concerto, il “concerto del motoneurone”, il 27 agosto 2007. Ho pensato: sarà l’ultimo della mia vita, ed è stato così. Come brano finale, ho suonato La vita è bella, dalla colonna sonora del film di Benigni. Ed è così, in realtà la vita è bella, nonostante tutto. Io mi ero rassegnato troppo presto alla malattia. La diagnosi aveva distrutto me e mia moglie, totalmente. Ho smesso di suonare subito, appena ho saputo. Avrei potuto continuare, perché il primo anno fisicamente sono stato bene, solo che la testa non c’era più. Non mi divertivo più. La musica, oltre che un lavoro, per me era una passione. Quindi ho mollato. Se tornassi indietro non mollerei. Tutto questo grazie ai medici cattolici e al modo in cui mi hanno comunicato la mia condanna. Alla faccia della carità cristiana. Ha detto che se tornasse indietro non mollerebbe.”


Ha detto che se tornasse indietro non mollerebbe. Ha trovato la forza per reagire?

“La forza di reagire mi è venuta solo a dicembre dello scorso anno, dopo circa un anno e mezzo. Una mattina ero all’Istituto superiore di sanità e ho incontrato una giornalista del Tg3 che voleva intervistare un malato di Sla, non famoso, non calciatore. Accettare un’intervista è come dirlo al mondo. E preferivo che la gente sentisse cosa avessi dalla mia voce, senza che si potessero fare dei pettegolezzi. Da lì si è aperta la mia realtà nella malattia. Fino al giorno di decidere di rilasciare l’intervista, pensavo solo alla parola Sla, in maniera ossessiva. Nel momento in cui ho deciso di parlare con la giornalista, mi sono messo a letto pensando a cosa dire alle telecamere, agli altri, alle persone che sentivano parlare della malattia. In quei mesi ho cominciato a peggiorare fisicamente, ma sono rinato a livello psicologico, ho avuto un atteggiamento diverso rispetto a tutto, più reattivo. Conoscevo la storia di Luca Coscioni, avevo sentito parlare di Piergiorgio Welby, avevo visto Borgonovo andare in tv tutto intubato. Ho cominciato a pensare al dovere di portare avanti la nostra battaglia, la mia battaglia. Io non sono nessuno rispetto a loro, mi sono detto, ma è giusto farne parte. Così mi sono buttato nella mischia. Dopo l’intervista ho anche aperto un blog mio. Ho scoperto questa mia nuova attività, ho ritrovato la mia ironia. Il pregio del mio progressivo immobilismo è di aver risvegliato, ancora di più, la mia coscienza.”

Che progetti ha per il futuro?

“A un certo punto mi sono come svegliato da un lungo sonno, e ho capito di dover lottare, anche nella speranza che si trovi una cura. E quindi eccomi qua. Sono grato alla malattia, ha portato fuori il mio lato migliore, un modo nuovo di affrontare, di combattere le ingiustizie. A partire dal mio essere disabile. Pochi sanno quali sono i disagi che una disabilità comporta e la scarsa attenzione che c’è in questo Paese. I nostri politici sono troppo occupati a fare questo testamento biologico, per fare piacere a sua santità e ai suoi amichetti. Pensano che la vita è di Dio. La mia vita è mia e basta. L’unica cosa che sanno dirti è, “prega”. In questo Paese la sofferenza per alcune categorie è una fortuna. Perché c’è interesse nel lucrare sul dolore altrui. Prendiamo l’esempio di papa Wojtyla: col morbo di Parkinson ha giustamente deciso di smettere di soffrire, mentre gli altri non possono farlo. Ma lui era un cittadino vaticano, non italiano. I “signori vaticani” si intromettono un po`troppo nei nostri affari. Sfruttare la sofferenza altrui è indecente. Pensa ai santuari. Mi fanno rabbia, lucrano sulla sofferenza. Penso sempre, ma perché non portano i malati a vedere un tramonto, e non a vivere nell’illusione di un miracolo? Certo, ognuno vive la propria sofferenza come vuole. Non possono dirmi di pregare. No, io lotto, è diverso. Io non credo più, e questo mi ha aiutato a reagire. La mia vita è solo mia ed è solo nelle mia mani. O lotto io, o nessuno lo farà per me. Non so quello che succederà, se la malattia avrà la meglio, o meno. Ma almeno io ci avrò provato, avrò lottato fino in fondo.”

martedì 27 ottobre 2009

LE PERSONE DI BUONA VOLONTA' Si Muovono

Con un pò di buona volontà, abbiamo imboccato la strada giusta.
Presto mi auguro di dare la buona notizia "di aver risolto il problema"

domenica 25 ottobre 2009

UN APPELLO A TUTTE LE PERSONE DI BUONA VOLONTA'

QUESTA E'LA RICHIESTA D'AIUTO DI UN AMICO,COLPITO DA SCLEROSI MULTIPLA,
CHE VIVE LA SUA MALATTIA IN UN MODO STRAORDINARIO.
SENZA DUBBIO E' UN ESEMPIO PER TANTI, CHE HANNO QUESTO PROBLEMA.
HA SCELTO DI VIVERE IN TRANQUILLITA',IN CAMPAGNA.
DOVE, SENZA L'AIUTO DI TERAPIE FARMACEUTICHE E GRAZIE AD UNA FORTE
FORZA DI VOLONTA' RIESCE A FARE A MENO DELLA SEDIA A ROTELLE.
QUESTA REALTA'DI FATTO, VA CONOSCIUTA FINO IN FONDO, AFFINCHE'I DIRITTI
DI QUESTE PERSONE,VENGANO RISPETTATI.(ANCHE QUANDO ABITANO
IN CAMPAGNA) PERCIO', PROPONGO UN SUO MESSAGGIO,PER FARE COMPRENDERE
MEGLIO LA SITUAZIONE

ciao mariano,và quasi tutto bene,mi tocca combattere contro i cacciatori che, sistematicamente mi svegliano di primo mattino,con i loro spari.è chiaro che è una situazione complessa la mia.io chiedo sulla base del diritto alla salute ed alla cura,che non vengano a disturbare la quiete di un malato di sclerosi multipla che ha il massimo del'invadilità ed il riconoscimento dell'handicap grave.mi puoi aiutare.ciao.......

grazie del tuo sostegno,ritengo che il mio caso in particolare fà appello a 2 diritti fondamentali,DIRITTO ALLA SALUTE,e di certo se alle 6.30 del mattino un cacciatore spara a distanza acconsentita(150 metri dall'abitazione),il rumore del botto si sente anche in casa,e sono 4 settimane che mi sveglio a suon di botti e di certo per la mia situazione, non giova alla mia salute. DIRITTO ALLA CURA.Vivere in campagna in un posto di norma sereno e tranquillo,fà parte della mia cura,per combattere e contrastare la mia malattia.
penso che il mio caso sia singolare e che sicuramente dovrò creare un precedente.
ciao a presto ..........

GENTILMENTE,CHIEDO A CHIUNQUE SIA COMPETENTE O, A CONOSCENZA DI COME, IN QUALCHE
MODO, SI POSSA RISOLVERE QUESTO PROBLEMA (consigli o indicazioni) di rivolgersi
a: http://caneliberonline.blogspot.com/ Ringrazio tutti anticipatamente

giovedì 22 ottobre 2009

Sassari, sequestrate da Carabinieri Nas centinaia di sacche ematiche scadute

Sassari, sequestrate da Carabinieri Nas centinaia di sacche ematiche scadute
ultimo aggiornamento: 22 ottobre, ore 11:02
I militari si sono trovati di fronte a oltre 1100 contenitori plastici contenenti plasma, dei quali 652 scaduti di validita' da oltre 10 anni e circa 500 in stato di avanzata putrefazione
Centinaia di sacche contenenti plasma scaduto o in avanzato stato di putrefazione sono state sequestrati dai carabinieri del Nas di Sassari al Centro Trasfusionale dell'Ospedale di Tempio Pausania. Due dirigenti sanitari e 2 infermieri sono stati denunciati. Le sacche erano conservate in un archivio documentale all'interno di 2 congelatori a pozzetto. Aperti i congelatori, i militari si sono trovati di fronte a oltre 1100 contenitori plastici contenenti plasma, dei quali 652 scaduti di validita' da oltre 10 anni e circa 500 in stato di avanzata putrefazione.


Il tutto era custodito all'interno di un ambiente non idoneo, che presentava sporco e polvere diffusi su tutte le superfici, scrostature dell'intonaco e mancata esecuzione delle comuni attivita' di pulizia. Le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Tempio Pausania e in particolare dal sostituto procuratore Riccardo Rossi. Sulle sacche ematiche sequestrate e' stata disposta l'esecuzione di accertamenti tecnico-scientifici. Dai primi accertamenti effettuati, risulta che il materiale rinvenuto non sia entrato nel circuito delle trasfusioni, ne' che sia stato utilizzato da aziende farmaceutiche per la preparazione di farmaci.

QUANDO I VACCINI UCCIDONO O CREANO MALATIE

21.10.2009
Quando i vaccini uccidono o creano malattie

Da 38 anni mi batto per dimostrare la verità! Anche l'autismo è un danno da vaccino. Credo che questo link possa interessare molte famiglie perché si rendano conto di come viene volutamente occultato un sondaggio "mai reso pubblico" fatto dal TG1 che dimostra che gli italiani non sono proprio favorevoli all'uso dei vaccini:

- http://www.tremante.it/index_file/Page4804.html
- http://www.youtube.com/watch?v=H1rdvubRDRE&feature=player_embedded

Breve descrizione della nostra tragedia

Per dimostrare quanto male possono fare le vaccinazioni, usate così indiscriminatamente sulle famiglie d'ogni parte del mondo, penso sia doveroso da parte mia narrare la mia vicenda, precisando però che purtroppo la mia storia non è da considerarsi un caso unico sporadico a se stante, ma
è solo la punta di un iceberg che tenta di smascherare quella categoria di "scientismi" che impongono ancora col terrore l'uso delle pratiche vaccinali.

La tragedia che ha colpito la mia famiglia, si è abbattuta su tre dei miei quattro figli.

Premetto che i tre miei figli, colpiti da reazione da vaccino, sono nati perfettamente sani e che le manifestazioni di una possibile malattia sono comparse solo dopo la prima vaccinazione antipolio Sabin. A Marco, il mio
primogenito, sulla cartella clinica fu descritta la sintomatologia che presentò dopo l'antipolio Sabin. I disturbi manifestati (nistagmo oculare, tremori e difetti alla parola) erano stati messi in correlazione al Sabin dal pediatra, mentre altri medici avevano supposto diagnosi diverse quali tumore al cervello o encefalopatia degenerativa, mai confermate da alcun'analisi eseguita sul bambino. Morì nel 1971 all'età sei anni.

Col secondo figlio, nato nel 1970, non ci furono problemi. Ma il dramma si ripresentò con la nascita, avvenuta nel 1976, di due gemelli monoovulari. Nonostante la mia ferrea opposizione ad una legge che mi imponeva una assurda e pericolosa obbligatorietà, senza nessun accertamento preventivo,
vennero vaccinati e il giorno successivo iniziarono già ad affiorare i primi sintomi di qualche alterazione. Sottoposi le cartelle cliniche dei primi ricoveri subiti dai miei figli a varie Università: negli Stati Uniti, in Inghilterra e perfino in Russia, proprio in quest'ultimo paese s'ipotizzò una malattia su carenze immunitarie che avrebbe confermato la responsabilità specifica delle vaccinazioni. Nella mia città, Verona, fu posta la diagnosi
di "leucodistrofia di tipo metacromatico", una malattia degenerativa del sistema nervoso, tale diagnosi non fu mai confermata dagli esami anche genetici ai quali ci sottoponemmo. Più tardi Andrea, uno dei due gemelli, si
aggravò e venne ricoverato per disidratazione; nonostante la mia raccomandazione di non far uso di farmaci immunosopressori, in quanto il bimbo era un immunodepresso, fu usato del cortisone in vena ed in cinque ore la mia creatura morì. In seguito venni a sapere che lo stesso farmaco era
stato somministrato anche al mio primo figlio prima del decesso. Neppure con l'autopsia riuscimmo ad avere elementi utili per salvare la vita al gemello rimasto, giacché ci fu negata la presenza di un medico legale di parte, per questo tale esame non poteva risultare attendibile alle nostre ricerche. Ad
un mese dalla morte di Andrea, anche Alberto, il gemello rimasto, dovette essere ricoverato. Nonostante il parere dei medici fosse quello di lasciarlo morire, fu portato, su nostra richiesta, in rianimazione e interpellato un virologo di Napoli, che in precedenza aveva già esaminato il bambino, questi
ci consigliò degli immunostimolanti. Sottoposto a terapia con "interferone", il bimbo cominciò lentamente a migliorare. Dopo sei mesi di degenza il bimbo fu portato a casa senza lettera di dimissione. Qualche tempo dopo, richieste le cartelle cliniche, mi accorsi che erano difformi da quelle che fotocopiavo giornalmente durante il ricovero. Per questo presentai un
esposto alla magistratura. In conseguenza a tale fatto fu emessa da un Giudice una comunicazione giudiziaria nei confronti del Direttore Sanitario dell'Ospedale in cui era stato ricoverato il bambino, estesa successivamente al primario della Pediatria per "Falso in atto pubblico". Alla fine questo
procedimento è stato archiviato.

Molti altri ricoveri subì Alberto, sia nello stesso Ospedale di Verona che in altre rianimazioni: al Policlinico di Milano, a Merate in provincia di Como, a Melegnano, in provincia di Milano, e per ultimo fu trasferito d'ufficio da Melegnano al Policlinico di Verona. Durante tutti i vari ricoveri il mio compito era quello di far sì che venissero praticate terapie immunostimolanti che ci avevano dato i primi risultati positivi. Queste terapie ci venivano sempre consigliate dal professor Tarro di Napoli, che era stato allievo del Professor Sabin. Era sempre difficile se non impossibile far praticare questo tipo di terapia ad Alberto, poiché la classe medica compatta aveva sentenziato ormai che mio figlio dovesse morire. Ciò era sostenuto perché non fosse scoperta la responsabilità delle
vaccinazioni usate su un soggetto, parzialmente immunodepresso. Nonostante del nostro caso si fosse interessato l'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, facendo pressione perché il Ministro della Sanità Renato
Altissimo istituisse una Commissione Ministeriale, questa senza mai aver visto Alberto stese una relazione fasulla per nascondere la verità del danno subito dai vaccini. L'ultimo ricovero Alberto lo dovette subire al Policlinico di Verona dove, secondo il parere dei sanitari, mio figlio doveva morire a breve tempo. Cercai disperatamente di portarmi a casa il mio bambino, visto quale era il loro modo di pensare perché l'unica soluzione del problema per loro era l'epilogo nefasto di tutta la nostra vicenda. In quel frangente, perché non riuscissi nell'intento di far sopravvivere la mia creatura, addirittura mi fecero togliere la "patria potestà" dal Giudice dei minori di Venezia, al quale mi rivolsi subito per fargli capire che stava
commettendo un macroscopico errore. Riuscii a convincerlo e a farmi reintegrare nella potestà parentale, iniziando così fin dall'ormai lontano 1984 a gestirmi mio figlio a domicilio, creandomi una "sala di rianimazione" dove in precedenza era sistemata la nostra stanza matrimoniale. Durante
tutti i ricoveri mia moglie Franca ha sempre seguito Alberto, rimanendo con lui giorno e notte, al fine di proteggerlo da ogni sopruso che la classe medica cercava di porre in atto.

Molti altri soprusi dovemmo subire da parte della Sanità, anche quando Alberto non aveva più messo piede in un ospedale, polemiche di ogni tipo da parte delle Istituzioni sanitarie perché non si voleva ammettere che le vaccinazioni erano state la causa della sua malattia e della morte dei suoi
fratelli.

Finalmente, nel 1995, facendo ricorso alla legge 210 del 1992, vidi riconosciuto dallo Stato il "nesso di causalità" del danno patito sottoponendo i nostri figli alle vaccinazioni d'obbligo.

Durante tutti questi anni mi adoperai per fondare associazioni in Italia per aggregare persone come me che avessero patito danni dalle pratiche vaccinali;

inoltre cercai di far passare una legge, che avevamo messo a punto con dei Parlamentari, per togliere l'obbligatorietà di queste pratiche; ma questo traguardo in Italia non è stato raggiunto, poiché, secondo me, la politica sanitaria che viene attuata è rimasta succube ancora del potere delle
Multinazionali dei Farmaci. Tutto ciò sta dimostrando che, anche in questo settore, una certa pseudoscienza, con la prepotenza del suo scientismo, privo d'ogni scrupolo, calpesta continuamente, con azioni il più delle volte illecite, ogni diritto umano e civile. Essa impone il suo potere basato essenzialmente su interessi speculativi che fondano il loro progredire non su un'aperta e corretta informazione, ma piuttosto su una voluta e completa disinformazione fino ad arrivare anche all'occultismo di certe realtà e spaccia per prevenzione queste pratiche di profilassi che tutto possono,
tranne che prevenire alcunché.

La nostra amara esperienza l'ho voluta descrivere in modo esteso pubblicando un libro dal titolo: "Maggiorenne e vaccinato o... diritto alla vita?"

Giorgio Tremante (Sito Web: www.tremante.it )

Postato da Redazione

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1 COMMENTO PER QUESTO POST

Sig. Giorgio, non ho parole......il suo racconto mi ha fulminato..... Anch'io ho problemi di salute e non faccio altro che, passare da una diagnosi all'altra e non le dico le terapie, ne sto passando delle belle (...) Sto aspettando la cartella clinica dell'ultimo ricovero, dopodichè renderò pubblica la mia situazione, cosi che possa essere utile a qualcuno. Parlarne...parlarne sempre e ovunque di queste cose affinchè si smuovano le coscienze di chi accetta passivamente o in totale fiducia, vacini e terapie indicate, da chi senza scrupoli, specula sulla pelle degli altri. Grazie Sig. Giorgio
cane libero ca | 21.10.2009 Commenta

mercoledì 21 ottobre 2009

VATICANO CON FALCE E MARTELLO

VATICANO: VATTIMO, RIVALUTA MARX? NON MI E' CHIARO COME
Roma, 21 ott. - (Adnkronos) - ''La sinistra ha largamente dimenticato e rimosso Karl Marx, ma il suo pensiero non e' affatto in via di estinzione. E di Marx ancor oggi non si puo' fare a meno. Per il resto, non mi sono chiari gli intendimenti della rivalutazione del Vaticano''. Lo ha dichiarato all'ADNKRONOS il filosofo Gianni Vattimo, teorico del pensiero debole, a proposito delle prese di posizione dell'''Osservatore Romano'' e della ''Civilta' Cattolica'', che invitano a riconsiderare la riflessione filosofica del giovane Marx, quello precedente alla stesura del ''Manifesto del partito comunista'' (1848) con Friedrich Engels.


''Effettivamente a sinistra si parla poco di Marx ma sono convinto che ancor oggi alcune sue riflessioni sul lavoro siano interessanti e stimolatrici'', osserva il professor Vattimo, non del tutto convinto pero' dall'intervento del padre gesuita tedesco Georg Sans, docente di storia della filosofia contemporanea all'Universita' Pontificia Gregoriana, che intende separare il Marx degli scritti morali da quello degli scritti politici ed economici.

''E' giusto ritornare a Marx, ma nella sua interezza e radicalita'. Non c'e' un Marx filosofo diviso da un Marx politico, c'e' nel pensatore tedesco un'unita' di filosofie che meritano di essere riprese in esame e valutate ancor oggi'', afferma Gianni Vattimo, professore emerito dell'Universita' di Torino.

martedì 20 ottobre 2009

ALZIAMO LA GUARDIA

iL CAPITALISMO HA MESSO LE MANI SULL' ENERGIA PULITA...RISULTATO??
"La sta già sporcando......." Leggete quanto segue.....



Is Arenas | I sardi si mobilitano contro il "campo di concentramento" eolico, ennesimo esempio di scempio ambientale e di imprenditoria di rapina
Wednesday, October 07, 2009


I sardi si mobilitano contro l'ennesimo tentativo di scempio ambientale, nel mirino il campo di concentramento energetico delle lobbyes del business dell’eolico selvaggio. C'è voluta la mobilitazione dei cittadini e delle istituzioni dei paesi dell'Oristanese minacciati dalla speculazione energetica per far pronunciare la Regione, finora ambigua e assente, in merito alla costruzionie del campo di concentramento eolico a Is Arenas.

Chi c'è dietro la richiesta di concessione demaniale marittima sessantennale presentata dalla "Is Arenas Renewable Energies S.r.l." per la realizzazione di un impianto di generazione eolica off-shore?

Davvero la classe politica che governa la Regione Sardegna non sapeva? La tentazione di affermare che forse si, per quello che conta... probabilmente non regge, non si avviano progetti di questa portata senza le necessarie coperture politiche e istituzionali.

Quasi sicuramente si è tentato di far passare sottobanco l'ennesimo scempio ambientale e anche economico, viste le ricadute negative per tutto il territorio interessato.

Di seguito una breve rassegna delle poche notizie reperibili circa questa ennesima rapina, questa volta in ambito eco-colonialista, ai danni dei sardi, del loro territorio e delle comunità locali. (red)

In data 09/09/09 la Capitaneria di Porto di Oristano ha reso nota la richiesta di concessione demaniale marittima sessantennale presentata dalla "Is Arenas Renewable Energies S.r.l." per la realizzazione di un impianto di generazione eolica off-shore, composta da 80 pale, ognuna dell'altezza di metri 100+30, in mezzo al mare - a meno di 3 miglia dallca costa -, in un'area che si estende da "Su Pallosu" fino a "Santa Caterina".

La realizzazione di tale parco eolico sarebbe non solo uno SCEMPIO dal punto di vista ambientale, ma anche un colpo mortale alle risorse turistiche del territorio.
C'è tempo SOLO FINO ALL'8 OTTOBRE 2009 PER OPPORCI A QUESTO ORRORE!

Per dare voce al vostro NO, siete pregati di firmare questa petizione.
www.petitiononline.com/qd090909/petition.html
www.salviamoisarenas.redir.it

Da Cappellacci per ora solo parole
Solo in questi ultimissimi giorni la Regione ha fatto conoscere la propria posizione al vastissimo fonte popolare contrario al campo eolico a Is Arenas. Il governatore Cappellacci ha infatti chiarito attraverso un comunicato stampa che la Regione non è favorevole al progetto che minaccia il tratto di costa a nord di Oristano.

Purtroppo però il tempo stringe, dato che le opposizioni al progetto devono essere presentate entro giovedì prossimo alla Capitaneria di Porto di Oristano. E la Regione non ha né presentato un'opposizione alla Capitaneria, né annunciato di volerlo fare. Le situazione è grave, così come resta grave la posizione della Regione dopo la fumosa comunicazione del governatore.

L'articolo uscito sul Giornale di Sardegna di oggi non fa che confermare che stiamo parlando solo di generiche dichiarazioni d'intenzioni da parte della Regione. Resta il fatto che a tre giorni dalla scadenza dei termini per l'opposizione al progetto, non solo da Cagliari non è stato inviato alla Capitaneria un documento ufficiale ma nemmeno è stato comunicato se la Regione intenda farlo o meno.

Pare che il governatore possa essere presente al consiglio congiunto di questa sera nella città di Eleonora insieme alla Provincia di Oristano e alle amministrazioni comunali coinvolte dall'eventuale concessione. Ammesso e non concesso che il governatore presenzi all'assemblea, il livello della protesta resta alto fino a quando non si avrà una dichiarazione ufficiale da Via Roma con la quale si annuncia che l'opposizione formale al progetto è stata inoltrata alla Capitaneria o comunque sarà inoltrata entro i termini.

Fino a quel momento, la Regione Sardegna agli effetti non fa opposizione al progetto, e fino a quel momento valgono tutte le ragioni della protesta popolare e del suo ultimo atto, ossia la manifestazione pubblica che si svolgerà a Cagliari domani alle 10,30 in via Roma.

Successo della manifestazione a Cagliari
Circa duecento persone hanno manifestato oggi a Cagliari davanti al palazzo del Consiglio Regionale della Sardegna per chiedere l'opposizione formale della Regione Sardegna al campo eolico in progetto a Is Arenas. I partecipanti, in gran parte giunti con un pullman da S'Archittu e da Oristano, si sono radunati in piazza Matteotti davanti alla stazione ferroviaria per poi avviarsi in corteo alla volta della sede del Consiglio Regionale, dove è stato allestito un sit-in.
In seguito una delegazione di manifestanti è stata ricevuta a colloquio dal presidente del Consiglio Regionale Claudia Lombardo per illustrare le ragioni della protesta, incassando la promessa di un intervento ufficiale della regione presso la Capitaneria di Porto di Oristano entro i termini legali, come chiesto.


Il comunicato stampa di Italia nostra

Il business dell’eolico non sta più ne in cielo ne in terra!
Le 80 turbine di aereo generazione di altezza variabile tra 110 e 150 mt che la ditta “is Arenas Renewable Energies srl” vorrebbe installare nel golfo di “Is Arenas” a una distanza minima dalla costa di un miglio marittimo e distribuire in 2000 ettari di mare daranno il colpo di grazia a un territorio tra i più suggestivi della Sardegna, al suo paesaggio, ai tanti monumenti naturali presenti e alle attività economiche.

Il Consiglio Regionale Sardo di Italia Nostra ha presentato oggi alla Capitaneria di Porto di Oristano, al Ministro dell’Ambiente e al Presidente della Regione Sardegna formale opposizione al rilascio della concessione demaniale marittima per la realizzazione del Parco Eolico off-shore.

L’associazione ritiene infatti che l’impianto eolico previsto nel “Golfo di Is Arenas” avrà un impatto ambientale irreversibile sulle aree costiere prospicienti il sito, alcune vincolate dal Codice dei Beni Culturali e dalla Legge Galasso, sulle aree SIC, ZPS, sui monumenti naturali e sulle oasi di protezione della fauna e sulle zone umide dichiarate di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar. Così come l’impatto risulterà fortemente negativo sull’ecosistema marino.

L’impianto previsto potrebbe infatti danneggiare gravemente la prateria di posidonia oceanica – inserita dal PPR tra le categorie di beni paesaggistici che costituiscono l’assetto territoriale ambientale regionale meritevole di salvaguardia - con conseguente sconvolgimento dell’equilibrio dell’ecosistema e dell’assetto dei compendi sabbiosi dei litorali; inoltre arrecherebbe danni alla
piccola pesca costiera, considerato che nel golfo è presente l’unico intervento di ripopolamento dell’Aragosta nel Mediterraneo.

L’Associazione ha segnalato inoltre che la stessa Cassazione penale (sez. III, 27 luglio 2000) ha ribadito che “gli specchi d'acqua antistanti la costa sono certamente soggetti a vincolo paesaggistico in base alla Legge Galasso che, nel tutelare le bellezze panoramiche considerate come quadri naturali, inserisce tra queste la zona costiera ma, a maggior ragione, il mare ad essa antistante”

L’Associazione ribadisce inoltre che l’eolico è una delle opzioni tuttora valide per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ma questo non giustifica affatto la distruzione di beni paesaggistici unici e irripetibili tutelati dalla carta costituzionale.

Riteniamo infatti che questi impianti debbano essere localizzati nelle aree degradate, nelle aree industriali attive o dismesse e,
come recita il Paiano Paesaggistico Regionale tuttora vigente, “la localizzazione delle infrastrutture - tra le quali le centrali, le stazioni e le linee elettriche - devono essere ubicate preferibilmente nelle aree di minore pregio paesaggistico e progettate sulla base di studi orientati alla mitigazione degli impatti visivi e ambientali”.
Cagliari 05 ottobre 2009

Fonte: http://www.salviamoisarenas.redir.it/

NON HO PAROLE

ottobre 20, 2009 - martedì

PARLO DI ME...(come la presentazione di un amico può essere, un messaggio universale)
Grazie Gino.........
CHI SONO :

un essere umano come tanti,credo ancora nella sana amicizia,mi piacerebbe un mondo di pace dove la coscienza umana abbia raggiunto un grado di maturazione tale da non dover più uccidere ogni forma di vita e dove di violenza sia stata abolita.vivo solo in campagna con 6 cani e due pesci,e molte api.houna sclerosi multipla da 16 anni e giornalmente mi tocca fare i conti con essa.ma tuttosommato anche se cammino male,ho abattuto le barriere mentali e cerco di fare in modo che si abbattano le barriere architettoniche non rinunciando ai piaceri della vita.sono un percussionista un pò arrugginito.sono un amante dell'arte ,stimo in particolare tutti gli artisti che adottano"l'arte del sopravvivere"non lasciandosi condizionare dal benessere artificiale. mi piacerebbe che tutti siano felici e che le incomprensioni svanissero come la chiarezza dei raggi solari mi piacerebbe un mondo di pace e reciproca collaborazione,dove l'uomo non venga visto ed acettato per quello che appare,mo solo e senza pregiudizi per quello che è.la mia è una dimostrazione umana,su come una malattia grave,non debba condizionare la persona,pur con tutte le difficoltà annasse e connesse.

Raggio di sole di Francesco De Gregori
http://www.youtube.com/watch?v=ovmVyTFPcmc

11.19
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URLARE TUTTI INSIEME

ottobre 19, 2009 - lunedì

URLARE, TUTTI INSIEME!
Categoria: Blog
18 ottobre 2009


NON SONO ESCORT...NON SONO CALCIATORI ...NE EVASORI...


Sono lavoratori, padri e madri che cercano di sbarcare il lunario con stipendi da fame…stipendi che sono costretti a difendere anche compiendo gesti clamorosi.

Sono la parte di questo sciagurato paese che si vuole tenere nascosta, non porta consensi , non suscita grandi dibattiti mediatici, sono la polvere che si nasconde sotto il tappeto….Guardate bene che di questa palese ingiustizia siamo colpevoli tutti,ovviamente in primis un governo che proietta tutti i suoi sforzi a tutelare il suo capo dalle malefatte compiute in passato e già che c’è anche da quelle che commetterà in futuro,l’opposizione non è da meno….il PD in agonia come unica strategia politica ha quella di mettere in atto azioni che mirano a conservare poltrone per la loro classe dirigente…all’IDV essendo una giovane forza politica possiamo concedere l’attenuate dell’inesperienza, anche se allo stato non risultano iniziative sui temi sociali degne di particolare attenzione, staremo a vedere….poi c’è l’UDC e qui non vi è nulla da dire se non che sono il peggio del peggio della vecchia DC…con il cerchiobottista Casini che si lascia aperte tutte le porte….

E’ evidente che a nessuna di queste forze politiche possono guardare questi lavoratori e queste famiglie in difficoltà…facendolo perderebbero solo tempo e si farebbero prendere in giro, ah dimenticavo i sindacati confederali…a loro si può tranquillamente applicare il ragionamento che ho fatto poc’anzi per i partiti…

Allora che fare; innanzi tutto parlare delle situazioni simili a quelle dei lavoratori presenti nel video in tutte le occasioni che ce lo consentono, parlarne tra di noi con amici parenti e conoscenti…nei blog in rete, con quelle poche personalità politiche e non che ancora dimostrano attenzione per i PROBLEMI VERI della gente, dobbiamo tornare all’auto-organizzazione e all’informazione fatta dal basso, non aspettiamoci aiuti dalla politica tradizionale e dall’informazione istituzionale , ai primi queste cose interessano solo in tempi di elezioni, salvo dimenticarsene il giorno dopo che sono chiuse le urne, ai secondi solo se fanno audience e fanno vendere qualche copia in più. Chi vi scrive lo fa con cognizione di causa dato che paga sulla propria pelle questa crisi….ho deciso di non stare in silenzio di fare rete di non vivere in solitudine queste problematiche …non so cosa concluderò ma una cosa è certa non morirò in senza arrecargli disturbo…iniziamo a partire da questo blog ..chi ha problematiche analoghe mi contatti non ho soluzioni ma una cosa ho ben chiara in testa non intendo stare zitto anzi URLERO’ finchè avrò fiato in gola

DAL BLOG..INFORMAZIONE DAL BASSO di P.Papillo

domenica 18 ottobre 2009

Nell'inferno dei bordelli cambogiani...

L'indicibile odissea di moltissimi piccoli costretti a prostituirsi dai loro stessi genitori.
Eppure c'è chi, sebbene sia difficile, sta conducendo una battaglia per cambiare le cose
Nell'inferno dei bordelli cambogiani
dove i bambini sono venduti per 10 dollari
dal nostro inviato PIETRO DEL RE

PHNOM PENH - "La vuoi una bambina di dieci anni? O preferisci il mio fratellino, che di anni ne ha otto?". Assieme alla marijuana e all'anfetamina, questo offrono i papponi agli occidentali che scendono negli alberghi da due soldi attorno al lago Bung Kak di Phnom Penh. Anche l'autista di tuk-tuk propone creature di cui abusare: "Conosco un bordello pieno di ragazzine. Costano care, però. Almeno venti dollari".

Che la Cambogia sia ancora un paradiso per pedofili lo dimostrano anche le statistiche: una bambina su quaranta viene venduta ai bordelli, alcune di queste hanno appena 5 anni. Almeno un terzo delle prostitute cambogiane è minorenne. "Eppure, qualcosa sta cambiando", dice Bruno Maltoni dell'Organizzazione mondiale per le migrazioni, direttore di un progetto finanziato dalla Cooperazione italiana contro il traffico di minori a scopo sessuale in Cambogia.

Negli ultimi anni, Maltoni ha addestrato la polizia cambogiana a riconoscere i segni di abuso, a interrogare vittime e carnefici, a compiere perquisizioni. "Il governo ha deciso di affrontare il problema - spiega Maltoni - ma c'è ancora molto da fare, soprattutto a livello giudiziario. Una volta arrestati, è difficile che i pedofili siano giudicati e condannati".

Anche la cronaca recente sembra avvalorare l'ipotesi che le autorità abbiamo finalmente cominciato a combattere il fenomeno. La settimana scorsa, in una pensioncina della capitale sono stati arrestati due tedeschi che stavano girando un video mentre stupravano un minore. Due giorni fa, sulla spiaggia di Sihanoukville, nel sud del paese, la polizia ha fermato un francese, anche lui colto in flagrante, che stava violentando un ragazzino di strada. E ieri, infine, in galera è finita una coppia di cambogiani che aveva venduto la verginità della loro bimba di undici anni.


Gli orchi sono spesso europei, australiani o statunitensi. Ma ci sono altri mostri, più insidiosi, perché si confondono tra i cambogiani, quindi più difficili da intercettare. Sono quei pedofili, numerosissimi, che arrivano da Taipei, Hong-Kong, Pechino. "Ci sono cinesi che festeggiano la firma d'un contratto comprandosi una vergine cambogiana, perché credono che deflorarla li ringiovanisca e perché temono che con una prostituta potrebbero beccarsi l'Hiv", spiega Seyla Semleamp dell'ong Aple (Action pour les enfants).

"Il problema è che spesso sono le famiglie stesse a fornire loro le bimbe". Bimbe che, quando tornano a casa dopo aver trascorso un paio di notti con il loro stupratore, sono prese a sassate dagli uomini del villaggio, perché considerate srey kouc, anime rotte.
"Perciò, dopo che una madre ha venduto la verginità di una bimba di 10 anni per 500 dollari, la piccola finisce in un bordello".

Secondo Rithy Pech dell'organizzazione Riverkids da quando le autorità hanno cominciato, sia pure blandamente, a reprimere la prostituzione infantile, i prosseneti hanno cambiato le regole del loro commercio. Se una volta le baby-prostitute le trovavi nei quartieri a luci rosse, negli alberghetti e nei bordelli, oggi bisogna andare nei centri di karaoke e nelle sale di massaggi. L'abominio è forse più occultato di una volta, ma non meno diffuso.

Fino a un paio d'anni fa, per esempio, al famigerato "Km 11", un miserabile borghetto a undici chilometri dal centro, per pochi dollari le madri offrivano i loro piccoli sul portone di casa. Oggi, continuano a farlo, ma più di nascosto. "C'è poi un altro sistema per aggirare i controlli", aggiunge Pech. "La mamasan (la ruffiana, ndr) dà al bimbo un cellulare con una ricarica di 10 dollari. E lei va in giro con l'album fotografico della sua scuderia di piccoli schiavi da mostrare al cliente. All'ultimo minuto, chiamerà il prescelto per dirgli dove recarsi".

Il centro che Pech dirige in uno slum della capitale offre assistenza sanitaria, educazione, ma anche un piatto di riso a bambini di strada, la maggior parte dei quali ha subito violenza sessuale. Sono circa trecento, inzeppati in stanzette senza finestre, ma finalmente sorridenti, perché al riparo dai soprusi. "Quelli che vede sono tutti potenziali schiavi sessuali", dice Pech. Quanti di loro lo sono già stati? "Almeno la metà".

Il direttore del centro ci fa conoscere Chenda, una timida tredicenne che è stata ripetutamente violentata dallo zio e che qui studia l'inglese. È difficile che le ragazze come Chenda raccontino il calvario che hanno subito. "Improvvisamente, magari dopo sei mesi che sono da noi, parlano e si liberano del peso che le opprime", spiega Pech.

Come Maltoni e Pech, anche la parigina Françoise Bricout dell'ong La Goutte d'Eau appartiene a quella falange di operatori umanitari che portano sollievo alle piccole vittime del vizio. A Neak Leung, un paesino sulle sponde del Mekong, Françoise coordina un centro con circa duecentottanta bimbi, molti dei quali strappati dai bordelli dove lavoravano da anni, e che adesso cercano di trovare una ragione per continuare a vivere.

Prima di approdarvi, nessuno di loro era mai stato a scuola. Qui viene loro insegnato un mestiere (di meccanico, sarta, barbiere o falegname), per far sì che un giorno sia possibile reintegrarli nella società. Uno di loro si stringe stretto stretto a Françoise, quasi volesse proteggerla. È Sovannarith Sam, un sedicenne handicappato mentale, che fu ritrovato tra le immondizie di Battambang, nel nord del paese, quando di anni ne aveva 10. "Era stato stuprato, più volte. Lo si evinceva dal comportamento ossessivo che aveva con i suoi coetanei", dice Françoise.

"Di solito, i bambini non denunciano i loro padri dai quali sono stati violentati perché sanno che la polizia li arresterebbe e che la famiglia andrebbe in rovina e non avrebbe più di che mangiare". La nuova maledizione del porto di Sihanoukville è la yahma, così viene chiamata una micidiale metanfetamina fabbricata in Thailandia, di cui ne fa uso l'80 per cento delle lolite cambogiane. La vecchia, ma sempre attuale maledizione del luogo sono i pedofili occidentali, che qui guatano le loro prede sulla spiaggia.

Il 65 per cento di loro sono maschietti dagli 8 ai 15 anni. L'ong M'Lop Tapang, letteralmente Sotto l'albero, si occupa proprio dei cosiddetti beach children, bimbi di spiaggia. Il centro che visitiamo è coordinato dall'inglese Margharet Eno, che porta il vanto della hot-line da lei creata per smascherare ed eventualmente acciuffare i pedofili un attimo prima che questi compiano il loro scempio. Dice Margharet: "Alleniamo i bimbi a riconoscerli e a denunciarli quando li molestano. Insegniamo loro i trucchi, le strategie degli orchi. Addestriamo anche la vecchietta che vende bibite ai turisti o il pescatore che ripara la rete".

Grazie al numero verde (pubblicizzato su tutti i tuk-tuk della città così come nelle stanze d'albergo) in questo momento le prigioni di Sihanoukville ospitano sei pedofili. Il problema, spiega Margharet, è che il 95 per cento dei minori viene stuprato dai cambogiani. "E quelli, la polizia non li arresta quasi mai".

Degli oltre trecento bimbi che sono qui, uno su dieci è stato stuprato. Tutti sono a rischio, appena escono da qui. "Inoltre, spieghiamo loro quali sono i loro diritti e che, per esempio, anche la masturbazione o guardare altri fare sesso o farsi filmare mentre si fa sesso è un abuso", aggiunge Margharet.

"Per ricostruire l'autostima di questi piccoli, li facciamo recitare: in alcuni casi, il teatro può avere virtù terapeutiche". Chiediamo a Sylvia Sisowath, cugina del re Sihanouk e presidente dell'organizzazione Les enfants du sourire khmer, in quale misura lo sfacelo di alcune famiglie cambogiane, dove i genitori vendono la verginità delle loro bambine o i loro piccoli agli occidentali, sia imputabile al genocidio perpetrato dai khmer rossi, che tra il 1975 e il 1979 massacrarono un quinto della popolazione del paese.

È possibile che quella feroce dittatura, oltre ad aver falciato quasi due milioni di vite, abbia anche devastato le coscienze così in profondità da consentire tale abominio? "Certo, perché il regime di Pol Pot ha decimato il nostro popolo. A questa impressionante moria, si è aggiunto il dramma provocato dalle mine antiuomo che, in alcune regioni, da trent'anni continuano a uccidere una persona al giorno.

Oggi, tuttavia, c'è più attenzione per i diritti, o meglio, per la sicurezza dei bambini. Un paio d'anni fa, circolò la voce che i piccoli cambogiani venivano portati in Thailandia per l'esporto di organi. Il governo volle vederci chiaro. Da allora le cose stanno lentamente cambiando". Sarebbe bello poterle credere.