giovedì 30 settembre 2010

DEDICATO A TUTTI I FANS DEL PRINCIPE, CHE USA LA TELEVISIONE DI STATO, ALLA RICERCA DI CONSENSI, DANDO DI SE UNA FALSA IPOCRITA FIGURA DI "UMILTA'"

Uranio impoverito e povertà in Sardegna
FOSSE PUZZA DI CAPRA........E' URANIO "CARO" principe.

Savoia come i maiali’. Processo all’indipendentista che aveva reagito alle frasi razziste di Vittorio Emanuele: ‘I sardi? Sono capre. Puzzano’

(IlMinuto) – Cagliari, 29 settembre – “Savoia zenia de porcos”. Domani mattina il coordinatore nazionale di Sardigna Natzione Indipendentzia, Bustianu Cumpostu, comparirà di fronte al Tribunale di Cagliari per avere scritto questa frase – che nella variante bittese del sardo significa “Savoia come i maiali” – sotto il basamento del monumento a Carlo Felice di piazza Jenne.
Parole scritte col lo spray in vernice rossa il 21 giugno 2006, come reazione ai giudizi razzistici espressi nei confronti dei sardi (“Sono capre”, “puzzano e basta”) pronunciati nell’estate dell’anno prima dal “principe” Vittorio Emanuele di Savoia, insoddisfatto per una riparazione alla sua barca durante le vacanze in Sardegna.“Cumpostu – si può leggere nella nota diffusa da Sni – aveva a suo tempo presentato ricorso al decreto penale che lo condannava a 10 giorni di carcere convertiti in 400 euro di multa per il fatto che considera immorale il dover pagare una sanzione per aver difeso il proprio popolo da un’ingiuria immeritata e chiedeva di scontare in carcere la condanna imposta dalla giustizia di uno stato usurpatore della sovranità sarda”.
Il processo sarà accompagnato, dalle 9.00, da un sit di protesta e di solidarietà di fronte al Tribunale. Di fronte al giudice il coordinatore di Sni si esprimerà esclusivamente in lingua sarda.
“Pur conoscendo la lingua italiana – spiega Cumpostu – alcuni concetti e motivazioni elaborabili con codici e categorie della cultura sarda, non sono esprimibili in lingua italiana e eventuali malintesi o imprecisioni potrebbero essere usati contro di me”.
Al leader indipendentista è arrivata anche la solidarietà di aMpI.
“A Manca pro s’Indipendentzia – si legge in una nota del Direttivo politico nazionale – è totalmente solidale con Cumpostu. Innanzitutto perché non riconosce il diritto di alcun tribunale o giudice italiano di processare e giudicare alcun sardo perché i processi sono celebrati in lingua italiana e in nome di un popolo (o più propriamente di uno Stato) che non è il nostro”.
“Fino a quando lo Stato italiano – sostiene l’organizzazione indipendentista di sinistra – eserciterà la sua violenza organizzata ai danni del nostro popolo i processi celebrati nei tribunali italiani saranno processi di guerra e non solo quelli politici come nel caso di Bustianu Cumpostu”.

Leggi anche l’articolo dell’Espresso “Vittorio Emanuele, insulti ai sardi”.

notizie...notizie...INFORMAZIONE PURA.

IMPUNITA' PER CRIMINALI IN DIVISA. Oggi da loro, domani da noi.


In attesa di ridordinare idee e materiali per i miei reportage sul Necrostato-Narcostato-colonia Usa, Messico, e sulle sue resistenze sociali, vi propongo la riproduzione di un importantissimo articolo di Antonio Camuso che illustra una delle tante sfaccettature della fascistizzazione imperialista mondiale e nostrana. Quanto denunciato dall'Osservatorio dei Balcani è stato silentemente approvato da maggioranza e sedicente opposizione.
Quanto segue si inserisce nella strategia di guerra esterna e repressione interna ripresa e rilanciata con maggiore ferocia da Barack Obama al quale il nostro berlusconismo, di maggioranza, opposizione (Vendola ampiamente incluso), intellighenzia e società, ha confermato la rinuncia alla nostra sovranità politica, militare, culturale, sociale, economica e la disponibilità alla complicità con fascistizzazione, dominio della criminalità organizzata, terrorismo di Stato, guerra, genocidio, liquidazione violenta di ogni dissenso effettivo, furto e concentrazione di ricchezza, narcotizzazione e perversione mediaticadell'opinione pubblica.

Il Messico di Felipe Calderon e Barack Obama-Hillary Clinton, come cercherò di raccontare, è il classico laboratorio dell'impunità totale degli apparati statali. Militari, polizia, paramilitari, bande assassine, cartelli di narcotrafficanti, magistratura, establishment economico e politico. 30mila assassinati dal primo giorno della presidenza rubata di Calderon, 600 uccisioni di donne a Ciudad Juarez, sterminio di emigranti su entrambi i lati della frontiera, giudici, polizia, militari e paramilitari impegnati nella liquidazione di ogni forma di dissenso o contrasto sociale, corruzione a livelli spaventosi e onnicomprensivi, devastazione del territorio a fini speculativi, imperversare delle multinazionali su classi sociali deboli ed ecosistemi vulnerabili.

Tutto questo è stata la risposta del regime Calderon e degli Usa che lo assistono finanziariamente e militarmente con il Plan Merida (analogo al Plan Colombia) ai grandi e spesso vittoriosi sollevamenti degli anni '90 e del primo decennio del 2000. Una guerra al narcotraffico che in realtà è una guerra mortale di classe, sotto gli auspici del padrone neocoloniale Usa.

28 settembre 2010

ASSASSINI IN DIVISA
IL CASO DEL KILL TEAM
MA I NOSTRI SOLDATI SONO IMMUNI DA QUESTO PERICOLO?
IL MITO DEL BUONO ITALIANO SI SCONTRA CON LE ESIGENZE DELLA GUERRA URBANA IN NOME DELLA LOTTA AL TERRORISMO INTERNAZIONALE E DELLA DIFESA DELL'OCCIDENTE.
SOLDATI ITALIANI NELLE AZIONI DI GUERRA UMANITARIA ALL'ESTERO? IMPUNITA' ASSOLUTA! PAROLA DI ESPERTO DI LEGGI MILITARI !!!
QUELLO CHE NON SI DICE IN NOME DELLA DIFESA BYPARTISAN DEI "TERMINATORI" DELLE FORZE SPECIALI TASK FORCE
L'ARTICOLO DI ANTONIO CAMUSO
PER L'OSSERVATORIO SUI BALCANI DI BRINDISI

Militari italiani all’estero:Impunità assoluta per legge! …Storie di taskforce, ambulanze, civili mitragliati e assoluzioni
In queste ore sui media di tutto il mondo girano le immagini del video dell’interrogatorio dei giovanissimi componenti del KILL TEAM , un gruppo di soldati americani ventenni che plagiati dal loro sergente ammazzavano e collezionavano dite di civili afgani innocenti per puro divertimento. Se la Corte marziale li riterrà colpevoli il rischio per loro è la morte o il carcere a vita.
Ma…in Italia quali sono le misure che impediscano che si commettano abusi nelle operazioni militari all’estero?
Impunità assoluta per legge , o meglio, grazie al solito decreto milleproroghe…
Con il nostro articolo che pubblichiamo su

http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/afghan_15_killteam.htm
riteniamo opportuno aprire uno squarcio sul velo plumbeo della legislazione di “emergenza” che da pochi mesi permette la totale impunità sui reati che i militari possono fare durante le operazioni all’Estero.
Un’impunità che non siamo noi a definirla tale, ma, bensì, esperti civili e militari di diritto penale che ha approfondito questo argomento sulla rivista più prestigiosa delle nostre Forze Armate, Informazioni della Difesa, periodico a firma dello Stato Maggiore della Difesa, nel numero 3/2010, giunto un mese fa agli abbonati.
Esso è una conferma autorevole a quanto denunciato da troppo tempo da associazioni pacifiste eantimilitariste, come noi dell’Osservatorio sui Balcani di Brindisi: siamo arrivati ad un punto di deriva democratica tale che, in nome dell’unanime consenso patriottico, le quotidiane polemiche politiche tra poli son state messe da parte per approvare una legge, quella che è entrata in vigore il 1 gennaio 2010, la 197/2009, che praticamente rende non punibili i militari che usassero le armi o altro mezzo coercitivo contro tutti coloro che gli si oppongano, in qualunque modo, impedendo l’esecuzione di ordini e direttive impartite e/o nel rispetto delle Regole d’Ingaggio, ROE.
I due esperti , autori dell’articolo ( Paolo Maria Ortolani e Francesco Zamponi ) nel loro particolareggiato studio, si dichiarano perlomeno sconcertati ( se non addirittura scandalizzati) su come provvedimenti amministrativi ( redatti da Generali e sotto la pressione di Paesi -gli USA- o Alleanze - la NATO- NdR) possano diventare norme di rilevanza penale tali da ledere il principio costituzionale dell’uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge.



Leggi su richiesta NATO-USA
Durante il 2009 , dopo il fallimento delle elezioni afgane e le polemiche su come uscire dal pantano afgano, Obama e il Pentagono richiedevano che l’impegno italiano in Afghanistan fosse più aggressivo e reparti speciali nazionali facessero parte dei team delegati alla eliminazione della minaccia degli insorti.
Come fare per evitare che nostri militari coinvolti in operazioni di “killeramento” di capi talebani, trafficanti di oppio ed armi , potessero andare sotto processo se vi fossero vittime civili? Come evitare che in operazioni multinazionali a guida americana, i nostri uomini, lavorando in team con soggetti come la Kill Team, la squadra di statunitensi che ammazzava afgani tagliando poi loro dita e altre parti del corpo per puro sadismo, potesse ritrovarsi su un tavolo di tribunale? Si scatenava una ridda di ipotesi su come cambiare il codice penale militare di pace o crearne uno apposito riguardante le operazioni di “controguerriglia” e/o di peacekeping.
Alla fine, come al solito, si trovava una soluzione all’italiana che aggirava discussioni parlamentari e coinvolgimento di pericolose Consulte .
Nel solito documento multiproroghe , salva missioni di fine anno, il n 152 del 4 novembre 2009,(disposizioni urgenti proroga missioni internazionali ed altro…) veniva fatta una legge di modifica che , esplicitando la non punibilità degli atti fatti sotto ordine superiore, derubrica a colposo qualunque tipo di violazione nell’uso eccessivo della forza”.
Praticamente una vera e propria licenza di ammazzare o infliggere danni a tutti coloro che anche inconsapevolmente si trovassero a traversare la strada di un nostro gruppo di armati all’estero.
Prendiamo per esempio l’ultima operazione di una nostra Task force andata a male, quella dove il tenente Romani ha perso la vita. quando ha avuto la sfortuna di imbattersi in un gruppo di prede talebane decise a non farsi “terminare”.
Nel quadro specifico della missione del tenente Romani, nel caso che nell’irruzione nel covo talebano fossero stati killerati donne e bambini , lì presenti , la stessa procura di Roma competente per i reati commessi dai nostri militari all’estero non avrebbe dovuto aprire nessuna inutile pratica, poiché il reato, quello che prima si sarebbe potuto configurare come mancata osservanza di norme atte a preservare le vite dei civili, uso eccessivo della forza, ecc è stato cancellato, per adesso soltanto per i militari all’Estero, ma che si prevede di poterlo estendere in tutte le operazioni dove sia richiesto l’intervento di militari in un ambiente urbano, ovvero dove il “nemico” si confonda o sia appoggiato dalla popolazione civile.
Questo non significa che, prima del gennaio 2010, atti di violenza inutile o di stupidità nell’osservanza degli ordini siano stati censurati con condanne!!! Assolutamente no!
Son passati i tempi in cui lo scandalo torture in Somalia, fece oscurare il mito del Buono Soldato Italiano portandolo nell’aula di tribunale. Dal 2001 tutto ciò che è avvenuto di “sporco” all’estero è stato di fatto assolto con motivazioni incredibili in nome della lotta al terrorismo internazionale.
Ambulanze mitragliate, civili giustiziati: la catena delle assoluzioni
Ve la ricordate la famosa battaglia dei ponti a Nassirya in Iraq? Lì vi fu una vera e propria strage di miliziani e civili che contesero al nostro contingente l’accesso ai ponti della città.
Le vittime furono tutte classificate insorti e quindi non-degne neanche di uno sputo di condoglianza, ma choccò tutti l’ambulanza mitragliata, nonostante che portasse i contrassegni della Mezzaluna rossa. In quel caso i nostri soldati ammazzarono 4 occupanti dell’ambulanza, compresa una donna partoriente: ebbene, con sentenza n33 del 7 maggio 2007 il Gup del tribunale militare di Roma ha mandato assolti i nostri militari. ( exart44 cpmp)
Così è stato, in un’altra occasione, per un civile, un manifestante iracheno freddato dai nostri militari.
La vicenda è di una crudeltà rivoltante: lui, l’iracheno che protestava, fu reco “reso inoffensivo” ovvero pestato e gettato, svenuto, per terra. Nonostante ciò, veniva freddato, da un altro soldato italiano che lo colpiva con la canna del fucile dal quale, “inavvertitamente”, gli partiva un colpo. Non ci dilunghiamo sui particolari macabri dell’effetto del proiettile da guerra sulla sua testa ….Ebbene, la Corte militare di Appello con sentenza n27/06 del 5 maggio 2006 n.27 ha assolto il militare per aver agito in stato di necessità militare (exart 44 e 59 cpmp) ponendo a suo fondamento l’interesse militare che aveva come obbiettivo la sicurezza del posto dove i manifestanti si erano radunati.
Su tutto ciò aleggia un silenzio, complice trasversale e chi lo viola , come noi, è additato come sabotatore, antipatriottico e alleato ai terroristi che un giorno potrebbero anche colpire il nostro paese.
Invece, a portare la barbarie della guerra nel nostro paese, sono proprio sentenze e leggi simili, poiché, negli scenari futuri che si prefigurano, vi sarà un sempre più maggiore presenza di militari nelle aree di crisi interne, di controllo e presidio di centrali nucleari, ponti sullo Stretto, Ferrovie Alta Velocità TAV in costruzione, ecc, in caso di gravi crisi sociali, controllo di aree metropolitane a rischio, ecc.
In quel caso ad avere la canna del fucile puntata , saremo tutti noi e non ci potremo appellare a nessuna giustizia, poiché noi siamo rimasti in silenzio quando a cadere sotto i mitra e i silenziatori erano gli altri , gli alieni, gli oppositori della democrazia occidentale.
Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
Brindisi 28 settembre 2010

mercoledì 29 settembre 2010

SARA' UN BENE O UN MALE A LIVELLO NAZIONALE ? la risposta... E CHI SE NE FREGA.

EGOISTA COME DISCORSO ? VENITE A VISITARE LE TRUFFE ECONOMICHE-POLITICHE-INDUSTRIALI, LE NOSTRE STRADE I TERRITORI INTERAMENTE INQUINATI, IL NOSTRO ENTROTERRA, LA NOSTRA ECONOMIA-PRODUTTIVA, LE PROPRIETA' APPARTENENTI NON PIU' AI SARDI, LE AZIENDE ARTIGIANE, LA GENTE SENZA LAVORO, COSTRETTA AD EMIGRARE DA SEMPRE!!!! ETC...ETC... POI SE VOLETE, NE RIPARLIAMO!


Sardex, moneta complementare della Sardegn
28 settembre 2010 | Autore: Jacopo Castellini | Stampa questo articolo
Sardex, ecco la nuova moneta per il mercato sul web

da unionesarda.it

Un gruppo di under 30 ha creato un mercato via web dove le aziende dell’Isola fanno affari pagando col sardex, che vale un euro. Un aiuto a combattere la crisi con enormi prospettive di crescita.

DAL NOSTRO INVIATO PAOLO PAOLINI


La famiglia Littera
SERRAMANNA Dalle nebbie di un altro secolo emerge il baratto, aggiornato ai tempi e su misura per il web. Si compra e si vende col sardex, una moneta nuova di zecca che vale esattamente un euro. Il primo vero esperimento di federalismo monetario. «A gennaio abbiamo inaugurato la rete di scambio commerciale per promuovere tutto ciò che viene prodotto nell’Isola», spiega Gabriele Littera, presidente del consiglio di amministrazione e responsabile marketing, «in meno di nove mesi si sono associate centosettanta aziende».
Venticinque anni, laureato in marketing a Teramo, s’è creato un mestiere da sé riuscendo a trovare il tempo per comiziare nelle piazze del Medio Campidano in veste di candidato dell’Irs alla presidenza della Provincia: «La politica è una passione che tengo ben distinta dal lavoro».
Com’è nata l’idea?
«Mio fratello ha sbagliato indirizzo internet finendo dentro un sito che si occupa di questo tipo di commercio».
Investimento iniziale?
«Poco, ma era tutto ciò che avevamo».
Quanto?
«Diciotto ore di lavoro al giorno, lo stabile diventato sede della Sardex.net e trentamila euro».
Prestiti o risparmi?
«Debiti zero. Qualcosa l’abbiamo chiesta a casa».
Quanti soci?
«Mio fratello, due amici e io, tutti con la stessa quota».
Il principio ispiratore?
«Tutte le imprese – piccole, grandi oppure micro – chiunque lavori oggi non lo fa al massimo della potenzialità. Ha merce che rimane in magazzino, tavoli che restano vuoti nelle pizzerie. Il denaro è insufficiente, quindi si tagliano acquisti, si rinviano investimenti e le imprese lavorano meno. Non è una crisi produttiva ma finanziaria. Quello che abbiamo fatto è stato dare un altro mezzo di pagamento a chi ne aveva bisogno».
Risultato?
«Sapevamo che era necessario un periodo per testare l’iniziativa e così è stato. Oggi decine di aziende fanno affari tra loro senza sborsare un euro».
Un esempio?
«Ogni cliente ha un certo numero di crediti sardex che può spendere per l’acquisto di beni e servizi. Un centro fisioterapico può comprare i manifesti pubblicitari, un’azienda di trasformazione può acquistare i prodotti alimentari che le servono. Tutto dentro i confini regionali stimolando la produzione».
Costo d’iscrizione?
«Dai trecento sardex, per i piccoli, ai cinquecento euro, per gli imprenditori medio-grandi».
L’associato col fatturato più piccino?
«Un’agenzia che progetta siti web. Sono iscritti da sei mesi e hanno raddoppiato il fatturato».
La più grande?
«L’Unione Sarda».
L’utilità per un quotidiano?
«Mettere sul mercato spazi pubblicitari invenduti oppure ridurre il costo della cancelleria».
L’euro non esiste?
«No, per le transazioni sino a mille sardex. Quelle superiori possono essere perfezionate con entrambe le monete».
La concorrenza?
«Non c’è».
Zone della Sardegna che vi snobbano?
«La piccola impresa cagliaritana ci ignora. Si lamenta, questo sì, sempre, ma non cerca soluzioni».
Differenze rispetto al baratto tradizionale?
«C’è in più la multilateralità. Un agricoltore, per esempio, vende le mele e avrà sul suo conto cento sardex da spendere in un ristorante o dove preferisce. Non esistono interessi, l’unico valore sono i beni e servizi. Acquisti e vendite sono comprensivi di iva».
È la spia del malessere arrivato in profondità?
«Dove la crisi è più forte è più semplice che nascano le soluzioni».
Avete un’etica?
«Certo, e ci ha spinto a impedire l’accesso a imprese finanziarie e rivenditori di armi».
Differenze tra euro e sardex?
«La moneta col corso forzoso spinge all’accumulazione, il sardex no. Nella nostra rete commerciale non esistono pagamenti a trenta-sessanta-novanta giorni: il conto si salda subito e già questa è una grande novità».
Chi è il garante?
«Le stesse aziende che si danno reciprocamente fiducia».
Perché avete tagliato fuori i consumatori?
«Così come stiamo dando potere d’acquisto alle imprese, lo faremo con i privati. Il nostro obiettivo è far girare l’economia con i prodotti sardi, mettere in comunicazione i distretti produttivi»
Chi decide quanti sardex valgono i prodotti?
«Il venditore, se stabilisce prezzi alti nessuno li compra».
Cosa risponderebbe se le dicessero che è solo folklore?
«Che non vedono in prospettiva. Quando promuoviamo la nostra rete alcuni imprenditori dicono: “Io voglio soldi”. Rispondiamo: “Ti diamo la possibilità di risparmiare il denaro che userai per altri scopi”».
Dove volete arrivare?
«Per ora consideriamo quello che abbiamo fatto un buon inizio. La speranza è riuscire a usare questi strumenti come in Svizzera, dove un’impresa su quattro è in rete».
ppaolini@unionesarda.it
Domenica 26 settembre 2010 07.18
Fonte: http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/197353
Per informazioni: sardex.net
VEDI ANCHE:
Circuito Wir e buoni locali

IL DRAGO HA CONSUMATO LA CODA "CHE AL CONTRARIO, NON RICRESCERA' PIU'"


di Ambrose Evans-Pritchard September 27th, 2010 fonte: http://blogs.telegraph.co.uk

Inflation targeting: Bernanke è il nuovo Von Havenstein, capo della Reichsbank di Weimar?

Chiedo scusa ai lettori di tutto il mondo per aver difeso le politiche di stimolo di emergenza della Federal Reserve statunitense, e per aver creduto come un ingenuo imbecille che la Fed ce l’avrebbe fatta a non soccombere alla tossicodipendenza, all’abuso politico, e alla folle dissolutezza, una volta cominciato a prendere le prime dosi di “allentamento quantitativo”(stampa di moneta, ndr).

La mia patetica ipotesi era che Ben Bernanke avrebbe potuto distribuire ulteriormente il Quantitative easing (allentamento quantitativo) solo allo scopo di scongiurare la deflazione, ma non per creare inflazione. Se il Federal Open Market Committee non riesce a cogliere la differenza, che Dio aiuti l’America.

Veniamo a sapere adesso, nell’ultima settimana, che la Fed è disposta “ad offrire facilitazioni supplementari se necessarie …a riportare col tempo l’inflazione a livelli compatibili con il suo mandato”.

NO, NO, NO, questo non può essere vero.

Ben Bernanke non solo ha rifiutato di abbandonare la sua idea fissa di un “obiettivo di inflazione”, una delle principali cause della catastrofe globale delle banche centrali degli ultimi venti anni (perché essa consente, ed effettivamente ha permesso, una corsa pazza dei capitali, col credito che raggiunge pericolosi estremi).

Peggio ancora, egli sembra determinato a stampare migliaia di miliardi come stimolo di emergenza, senza una reale giustificazione di emergenza, per mettere alla prova le sue teorie di Princeton, che tra l’altro sono vecchie come il mondo. Keynes ridicolizzava la “tirannia del livello generale dei prezzi” già nei primi anni ’30, e giustamente. Bernanke sta rivitalizzando una dottrina che già ottanta anni fa è stato dimostrato essere una sciocchezza.

Quindi tutti quei montanari in Idaho, con le loro Colt 45 giri, che hanno inviato furiosi messaggi di posta elettronica al Telegraph accusandomi di difendere una cabala iperinflazionistica, avevano ragione fin dall’inizio. La Fed è davvero fuori controllo.

Quei sofisticati come me, che in occasione delle conferenze bancarie a Londra, Francoforte e New York difendevano questa primitiva creatività monetaria – sono loro che hanno perso il filo.

Le mie scuse. Chiedo misericordia, perché ho peccato contro la moneta sonante, e quindi contro la politica in maniera sonora.

Io mi attengo al mio punto di vista che il QE ad oltranza alla Friedman è legittimo per impedire un crollo dell’aggregato monetario M3, e per evitare la deflazione vera e propria in economie con livelli di debito totale vicino o sopra il 300% del PIL. Non in tutti i casi, ma se necessario, e se eseguite correttamente con l’acquisto di obbligazioni al di fuori del sistema bancario (non come il “creditismo” di Bernanke).

I pericoli di cascare in una trappola del debito – come descritto da Irving Fisher nel Debt-Deflation Theory of Great Depresssions del 1933 – superano i rischi di una espansione dello stock di moneta che prenda fuoco e attivi un aumento dell’ inflazione. La deflazione da debito è un processo tossico che può, e lo fa, distruggere le società e le economie. Non bisogna scherzarci.

Ma creare deliberatamente un’inflazione “coerente” con il mandato della Fed – implicitamente per erodere il debito – è un’altra questione. Né questo può essere giustificato in questa particolare congiuntura. M3 si è stabilizzato. M2 ha iniziato a salire rapidamente. La velocità della moneta ha ripreso. Il moltiplicatore monetario M1 si è impennato.

Il mondo è molto strano. Il FMI ha raddoppiato le sue previsioni di crescita globale del 4.5% quest’anno, e le autorità in tutto il mondo hanno escluso un serio rischio di una recessione double dip.
Eppure, allo stesso tempo la Banca del Giappone si è impegnato in un intervento sulla valuta di tipo espansivo, e sia la Fed che la Banca d’Inghilterra danno segnali di nuovo QE.

Non potete avere entrambe le cose. Se gli Stati Uniti non fossero in profonda difficoltà, la Fed non dovrebbe pensare ad altro QE. Dovrebbe fare un passo indietro e lasciare che l’economia guarisca da se stessa, se necessario con diversi anni di scarsa crescita per spurgarsi dagli eccessi.

Sì, la disoccupazione è al 16.7%. Ma, come i dissidenti della Fed di Minneapolis ci ricordano, non si può risolvere una crisi strutturale di disoccupazione con denaro a perdere.
La Fed sta cercando di scongiurare la sbornia dell’ultimo festino (che Greenspan / Bernanke hanno causato, non dimentichiamolo), quasi a rivendicare la pretesa di poter sempre riprendersi in modo indolore dalle bolle speculative.

Hanno ragione i cinesi? Gli americani e gli inglesi sono così decadenti che si rifiutano di scontare la pena, scegliendo di dare default sui loro debiti di nascosto?


martedì 28 settembre 2010

Teresa Lewis

L'uomo col cappuccio
ha ricevuto l'ordine di ammazzarmi
eppure quelli che stanno in alto parlano di libertà.

Sorella,
io morirò senza conoscere libertà.

In questa cella sono sola,
nessuno mi sente cantare
eppure canto canzoni di speranza.

Ascolta sorella,
tu che hai il viso gentile
e il velo sul capo,
insegnagli un poco come si prova pietà.

Stefano Zecchinelli

ASPETTAVAMO CASTELLI PER SAPERE CHE NON ABBIAMO PIU' SOVRANITA' MONETARIA (il resto sta arrivando piu' veloce del previsto)

Paolo Barnard

IL PIU’ GRANDE CRIMINE.
Questo saggio vi parla del più grande crimine in Occidente dal secondo dopoguerra a oggi. Milioni di esseri umani e per generazioni furono fatti soffrire e ancora soffriranno per nulla. I dettagli e l’ampiezza della loro sofferenza sono impossibili da rendere in parole. Soffrirono e soffriranno per una decisione che fu presa a tavolino da pochi spregiudicati criminali, assistiti dai loro sicari intellettuali e politici. Essi sono all’opera ora, mentre leggete, e il piano di spoliazione delle nostre vite va intensificandosi giorno dopo giorno, anno dopo anno.
La decisione di cui parlo si è materializzata in un progetto di proporzioni storiche come pochi prima, architettato con un dispiegamento di mezzi impressionante, quasi impossibile da concepire per una mente comune, e una finalità che toglie il respiro solo a considerarla: la distruzione degli Stati sovrani, delle leggi, delle classi lavoratrici, e di ogni virgulto rimasto di democrazia partecipativa in tutto l’Occidente, per profitto. Fu letteralmente deciso a tavolino, e ci sono riusciti: nomi e cognomi, date e fatti, nelle righe che seguono.
Quella decisione piagò, e tutt’ora sta piagando, l’esistenza di milioni di famiglie e di milioni di singole vite tormentate dalla disoccupazione, con le infinite agonie sociali e personali che causa; costrette a penuria e malattia dai tagli al Welfare e alla Sanità, con i suoi eserciti di morti anzi tempo; e poi mettete in conto i morti sul lavoro nella perenne rincorsa al taglio dei costi; l’attacco frontale alle pensioni, che immiserisce fino all’oltraggio gli ultimi preziosi anni di tantissime persone degne; i centesimi spesi per l’istruzione, cioè la condanna all’arretratezza sociale per schiere di giovani vite oggi ormai irrecuperabili; il precariato, che è stata ed è la più oscena negazione del diritto al proprio futuro, portatore di drammi personali come gli aborti decisi per carenza di reddito o i danni irreparabili alla dignità della persona, e strumento di resa in neo-schiavitù della forza lavoro; sto parlando degli impieghi nelle fabbriche con stipendi sempre al limite dell’indecenza per milioni di operai, impiegate, manovali; della svendita dei beni pubblici edificati col sacrificio di generazioni, ma alienati per “far cassa” a seguito di un subdolo inganno; delle economie nazionali sempre minacciate dalla crisi, e noi sempre con l’acqua alla gola per una vita intera, la nostra vita e quella di tantissimi che ci hanno preceduti, intimiditi dall’incessante incubo del debito degli Stati e della perenne carenza di ricchezza. Insomma, milioni di persone, milioni di destini troncati, vite schiacciate per sempre. Era ed è tutto un inganno.
Tutto fu deciso a tavolino e non era necessario accadesse. Mai stato necessario. Mai esistita una reale ragione economica per quelle sofferenze e non esiste oggi. Ci hanno mentito e continuano a mentirci i ministri, gli economisti, i docenti, i giornalisti. E si pensi solo al patetico contrattare dei sindacati su delle briciole di benessere in busta paga, quando nel frattempo quella decisione stava sventrando il mondo del lavoro senza rimedio. I sindacati non hanno mai saputo né capito nulla, poveracci loro, ancor più miseri i lavoratori.
In realtà fu tutto voluto a tavolino perché dovevamo vivere nel bisogno, nella carenza istituzionalizzata, dovevamo lavorare come schiavi, avvelenarci il vivere e consumarci nell’invidia dei privilegiati. Poi morire. Così ci avrebbero neutralizzati. Infatti avevano paura di noi, persino terrore, perché sapevano che le cittadinanze partecipative, in alleanza col potere legislativo degli Stati sovrani e della democrazia, erano sul punto di finirli per sempre all’apice di duecento cinquant’anni di lotte dal basso. Dunque distruggere noi, gli Stati, le leggi e la democrazia. E ci sono riusciti. I loro fini erano e rimangono il lucro e l’accumulo in cima alla piramide sociale di un immenso potere. Questo ci hanno fatto, ci stanno facendo, oggi con sempre maggiore perfidia.
E’ senza dubbio il più grande crimine in Occidente dal secondo dopoguerra a oggi. Gli ingredienti usati per architettare questo abominio sono stati la manipolazione di massa e del consenso politico, la castrazione della spesa a deficit dello Stato, l’uso della moneta, la deflazione dei mercati, e in particolare i falsi dogmi sul debito e sull’inflazione. E non è il ‘complotto del signoraggio’. C’è ben altro, qualcosa di immensamente più grave.
Ma affinché voi possiate comprendere appieno l’entità del crimine di cui sopra, devo prima raccontarvi cos’è il denaro, come lo Stato lo impiega, perché lo impiega in tal modo, devo chiarire tanti malintesi che circondano la questione monetaria. Devo soprattutto ricostruire i passaggi storici del Vero Potere che hanno preceduto lo scempio finale. Solo dopo tutto ciò ha senso giungere al Più Grande Crimine, e alle sue odiose propaggini odierne.


Blogger accaacikappa ha detto...

Peccato che Castelli si sia dimenticato di informarti sull'inflazione che ne deriva stampando moneta a tutto vapore. E chi la paga l'inflazione, come è stato per molti in italia con la lira ? I soliti poveracci! (infatti l'inflazione è anche chiamata "tassa sui poveri").
Ci sono pochi modi con cui gli Stati rubano i soldi ai poveri e alla classe media, il più facile si chiama appunto INFLAZIONE! che viene generata stampando tonnellate di valuta.
potremmo arrivare alla iperinflazione oppure alla stagflazione dove per prendere un caffè al bar ci vorranno 150 euro! immaginate che un appartamento di 50 mq in periferia potrebbe arrivare a costare 2 milioni di euro e la gente sarà felice pensando che solo 10 anni prima lo pagò 100.000 euro nn rendendosi conto che la valuta nn è denaro è solo cartastraccia. Per capire meglio guarda agli USA!
Saluti

CANELIBERONLINE ha risposto:

Grazie, quello che tu dici e' giusto, ma in qualche modo si puo' controllare, senza sovranita' monetaria e' la fine per i poveri e ceto medio. Colgo l'occasione per suggerire la lettura dell'ultimo Saggio di PAOLO BARNARD, l'unico a parer mio che si e'preoccupato e si e' preso cura di spiegare il problema (grave piu' di quanto non si possa immaginare), usando un linguaggio ed una terminologia comprensibile a tutti. Grazie ancora.



COSA AVEVA TERESA DI DIVERSO DA SAKINECH....LURIDI IMBECCILLI !!!



GOOD BYE USA-KINEH
Postato il Lunedì, 27 settembre @ 06:34:02 CDT di davide
UsaDI GABRIELE ADINOLFI
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Qui la civiltà; i barbari stanno fuori

Teresa Lewis (nella foto) è morta in Virginia, lo Stato guida di quel sud che fu “liberato” un secolo e mezzo fa dagli apostoli del progresso.
E' morta di notte perché nei civilizzatissimi States non si ha più l'abitudine di offrire al condannato l'ultima alba.
E' stata giustiziata perchè, accusata di aver avuto una qualche complicità nell'uccisione del marito, fu riconosciuta colpevole, esattamente come l'iraniana Sakineh e malgrado i suoi ritardi psichici lasciassero adito a più di un dubbio. La mobilitazione per salvare la Lewis non ha avuto paragone con quella ancora in atto per la detenuta iraniana.
L'Occidente si scandalizza per l'orribile pena cui quest'ultima è destinata: la lapidazione.

E' giusto inorridire per la lapidazione.
La Lewis invece è stata eliminata pulitamente. L'hanno soppressa con un'iniezione letale.
Detta così potrebbe lasciar pensare ad una sorta di sonnifero per cui uno si addormenta e non si sveglia più. Invece si tratta di ben altro fenomeno. Il composto iniettato nelle vene, quello che porta all'annunciato “arresto cardiaco” produce un progressivo irrigidimento delle membra, dei muscoli, l'atrofia dei polmoni, fino ad un senso insopportabile di soffocamento. Un'agonia ignobile e interminabile.
Non ha l'aspetto barbaro delle pietre scagliate su di una persona sepolta fino al collo, ma non è pratica migliore.
Negli Usa, nel paradiso democratico, nella nazione guida del fondamentalismo biblico in salsa liberal, c'è di peggio. Si può venire fritti a fuoco lento su di una sedia elettrica, oppure soppressi in un'agonia di ore nella camera a gas. Un modo di morire così lungo e complesso che dovrebbe indurre a riflettere. Oppure si può semplicemente venire impiccati. Un sistema rapido, secco: con l'osso del collo che si spezza di colpo? Non proprio. Basti pensare che i boia di Norimberga si attrezzarono per far durare ogni agonia più di tre quarti d'ora. E, non contenti, fecero le botole così strette che le vittime si contusero e si ferirono in sopraggiunta. Solo ogni tanto c'è un po' dignità umana nelle esecuzioni americane – che comunque avvengono solitamente dopo quindici o vent'anni di galera – ed è nei pochi casi in cui il condannato viene fucilato.

Questo almeno è un modo pulito, l'unico che non mette in evidenza innanzitutto e solo la perversione subumana del carnefice veterotestamentario.
Tutto questo non è però oggetto d'indignazione pubblica. Gli Usa sono gli Usa, il mondo di Hollywood e della Cnn, il mondo dei telefilms, quello dei Buoni. Quando si tratta di loro, al massimo ci si mobilita per “sensibilizzarli”.
Per inorridirsi no. Per quello abbiamo il mostro, quello che dobbiamo tenere lontano dalle nostre case e che a questo scopo ci fa acclamare ed amare le stelle le strisce del Grande Fratello.
Salvo poi, sulla falsa riga delle demagogie di Fini e Vendola, invitarlo in casa nostra fino ad offrirgli la nazionalità. Secondo l'ultima bestemmia internazionalista che confonde il sangue, il suolo, i Lari e la cultura con il codice fiscale e la partita Iva.

Noi, politicamente corretti e quotidianamente idioti, non dobbiamo pensare ma soltanto reagire emotivamente a comando, e possiamo inorridire solo per ciò che è ufficialmente barbaro.
E nemmeno sempre per quello. Bisogna che l'oggetto di violenza del barbaro sia una categoria che fa lobby: le donne, i gay, o gli animali (quelli per interposta persona ovviamente).
Perché il mondo liberal è così. Non soltanto si è stratificato su di una serie di orrori quotidiani che Attila non avrebbe neppure osato immaginare, non soltanto è ingiusto, sperequativo e liberticida come nemmeno il più fantasioso Polpot avrebbe osato sognare, ma concede la possibilità di lamentarsi per le libertà, per le dignità delle minoranze, vere o presunte che siano.
Le libertà e le dignità, cavalli di battaglia delle generazioni della nevrosi postsessantottina, hanno ucciso, nella pluralità indifferenziata, la libertà, la dignità. E non c'è più alcuna possibilità di difesa per chiunque sia un cittadino comune. Il quale può solo indignarsi per Sakineh e mugugnare un po' per la Lewis, ma non potrà impedire di essere sepolto sotto i detriti del progresso.

Gabriele Adinolfi
Fonte: www.noreporter.org
Link: http://www.noreporter.org/index.php?option=com_content&view=article&id=14814:good-bye-usa-kineh&catid=7:alterview&Itemid=13
24.09.2010


LA LBERTA' E' ANCHE POTER SCEGLIERE COME CURARSI......E DIRE CHE C'E' ANCORA QUALCUNO CHE PENSA DI ESSERE LIBERO !

QUESTA E' LA CONFERMA DELLE CONFERME,,,,CON LE ERBE CI SI PUO' CURARE
PIU' DI QUANTO NON IMMAGINIAMO...CHI LO DICE? LA BIGH PHARMA

LE ERBE MEDICINALI ILLEGALI IN EUROPA DAL 1° APRILE 2011! 26 settembre 2010

DA: http://gaia-health.com/articles301/000301-big-pharma-scores-big-win-medicinal-herbs-disappear-eu.shtml#here
Nella sintesi e traduzione che seguono, si evidenzia la gravissima decisione europea contro la libertà di cura e le medicine erboristiche tradizionali.

UN PESSIMO PESCE D’APRILE 2011: 1° di aprile 2011 tutte le erbe medicinali praticamente diventeranno illegali nell’Unione Europea.

L’industria farmaceutica e quella agroalimentare hanno quasi completato il loro assalto su tutti gli aspetti della salute: dai cibi che mangiamo al modo col quale decidiamo di “curarci” quando stiamo male.

Nessun dubbio: questo loro arraffare ci deruberà di quel poco di salute che ci era rimasto.
La European Directive on Traditional Herbal Medicinal Products (THMPD) è stata emanata il 31 marzo 2004 ed ha reso operative delle regole per l’uso dei prodotti erboristici che erano precedentemente commercializzati sul libero mercato.

Tale direttiva richiede che per tutte le preparazioni di erbe si debba passare attraverso le stesse procedure dei farmaci. Non importan se un’erba è stata liberamente utilizzata per millenni. I costi di queste – nuove – procedure sono ampiamente superiori a quelli affrontabili dalla maggior parte dei produttori – esclusa ovviamente le grandi industrie farmaceutica ed agroalimentare. Per avere un’idea, si parla di costi oscillanti fra i 100.000 ed i 150.000 € per erba; se poi si tratta di un composto, ogni erba deve essere trattata separatamente.

Non avrà importanza se un’erba è stata usata con sicurezza ed efficacia per migliaia di anni: dovrà essere trattata come fosse un nuovo farmaco di laboratorio. Ovviamente, le erbe NON sono farmaci di laboratorio, ma preparati ottenuti da fonti biologiche che non sono necessariamente purificate – perchè la cosa potrebbe modificarne natura ed efficacia – così come avviene per gli alimenti.

SEGUE SU Stampa libera.it

lunedì 27 settembre 2010

Ahmadinejad agli Usa: è ragionevole uccidere centinaia di migliaia di persone per riscattarne tremila?

Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad nel suo intervento di giovedì all’Assemblea Generale dell”Onu ha fortemente criticato l’occupazione di Iraq e Afghanistan guidata dagli Usa effettuata a seguito dei sospetti attacchi dell’11 Settembre. Secondo la rete satellitare in lingua inglese PressTv, il presidente Ahmadinejad ha detto che mentre circa 3000 persone sono state uccise negli attacchi dell’11 Settembre,”per cui siamo molto rattistrati”, centinaia di migliaia di persone sono state uccise e milioni di persone sono state ferite e cacciate dalle loro case finora mentre il conflitto continua ad andare avanti e ad espandersi. Sollevando molteplici domande sull’origine e la natura degli attacchi dell’11 Settembre, il presidente si è chiesto “concedendo che la versione fornita dal governo americano sia giusta e che un complesso gruppo terroristico sia stato abile di superare tutte le barriere dell’intelligence e della sicurezza Usa per sferrare gli attacchi, è ragionevole lanciare una guerra classica attraverso l’impiego esteso di truppe che ha portato alla morte di centinaia di migliaia di persone per affrontare un gruppo terroristico?”.
Il presidente iraniano ha inoltre criticato il regime israeliano per l’assedio delle terre palestinesi e le ripetute aggressioni contro gli abitanti di Gaza e del Libano effettuate con la benedizione dei sostenitori occidentali di Israele. “Il popolo oppresso della Palestina ha vissuto sotto il dominio di un regime occupatore per 60 anni, è stato privato della liberta’, della sicurezza, e del diritto di scegliere, mentre agli occupatori è stata data ufficiosita’ “, ha ricordato il docente universitario d’ingegneria civile oggi alla testa del governo iraniano. “Quasi ogni giorno, ha proseguito, le case vengono distrutte sopra le teste di donne e bambini innocenti. La gente viene privata persino dell’acqua, del cibo e delle medicine nella sua stessa terra d’origine. I sionisti hanno imposto cinque guerre senza motivo ai paesi vicini e al popolo palestinese”. Il presidente Ahmadinejad ha pure ricordato l’attacco israeliano contro la flottiglia umanitaria diretta verso Gaza lo scorso mese di maggio definondolo “una plateale violazione di tutte le norme internazionali”. Mahmoud Ahmadinejad ha sottolineato che mentre il regime di TelAviv “minaccia regolarmente i paesi della regione e che ha pubblicamente annunciato l’assassinio di personaggi palestinesi, gode dell’assoluto supporto dei paesi occidentali; ciò mentre, ha ricordato, i difensori palestinesi e coloro che si oppongono a questo regime vengono messi sotto pressione ed etichettati come terroristi ed anti-semiti”. Il presidente iraniano ha poi detto che tutte le soluzione sono condannate al fallimento se i diritti del popolo palestinese non verranno tenuti in considerazione auspicando il ritorno dei profughi palestinesi nelle loro terre natie e la fondazione di uno Stato palestinese basato sul voto popolare.
Riferendosi alla recente offesa arrecata al Corano negli Stati Uniti l’ha definita una “brutta e disumana azione” contro il testo sacro dell’Islam che “invita all’adorazione di un unico Dio ed invita alla giustizia ed alla compassione tra la gente, allo sviluppo al progresso, alla riflessione e all’uso del pensiero, alla difesa degli oppressi ed alla resistenza dinanzi agli oppressori”. Egli ha ricordato che il Corano è stato bruciato “per bruciare tutte queste verita’ e buoni giudizi”, ma ha promesso che “la verita’ non potra’ mai essere bruciata”.
Parlando della questione nucleare iraniana il presidente ha reiterato la disponibilita’ dell’Iran a riprendere i negoziati sulla base della dichiarazione di Teheran criticando l’ingiusta imposizione di sanzioni anti-iraniane in seno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Notando che il Trattato di Non-Proliferazione (TNP) permette ai paesi membri di usare l’energia nucleare senza limiti proibendo solo lo sviluppo e l’immagazzinamento di armi nucleari; il presidente ha sottolineato che alcuni membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu hanno preso per la stessa cosa l’energia nucleare e la bomba nucleare, ed hanno allontanato molti paesi dal raggiungimento di questa utile energia stabilendo un monopolio del nucleare civile e facendo pressioni sull’AIEA. “Di conseguenza, ha detto, non solo il disarmo nucleare non è stato realizzato, ma le bombe nucleari si sono diffuse in alcune regioni, incluso il regime occupatori e minaccioso dei sionisti”. Il professore dell’universita’ Elm-o-San’at di Teheran ha proposto che il 2011 venga proclamato l’anno del disarmo nucleare e l’anno “dell’Energia nucleare per tutti e delle Armi nucleari per nessuno”. Secondo il presidente la dichiarazione di Teheran sullo scambio del combustibile è “un grando passo costruttivo nell’ambito degli sforzi mirati a costruire fiducia” ed ha detto che quella dichiarazione venne agevolata dalla buona volonta’ dei governi di Turchia e Brasile. Ahmadinejad ha detto che anche se la dichiarazione ha incontrato “una reazione inappropriata” di alcuni governi ed è stata seguita da “una risoluzione illegale”, questa è ancora valida. “Abbiamo rispettato i regolamenti dell’AIEA più di quanto doveva farlo in base alle leggi”, ha osservato. “Allo stesso modo, non ci siamo mai sottomessi a pressioni illegali e non ci sottometteremo mai”.
Ahmadinejad ha pure criticato la struttura ingiusta dell’Onu, ricordando che le grandi potenze hanno monopolizzato il potere del Consiglio di Sicurezza soprattutto con il diritto di veto mentre l’organo più importante dell’Onu, l’Assemblea generale, è stata marginalizzata. Ricordando che nei decenni passati almeno uno dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza è stato sempre impegnato in un conflitto ha detto “Il diritto di veto da impunita’ all’aggressione e all’occupazione; uno, allora, come può aspettarsi competenza quando il giudice è una delle parti della disputa?”. Il presidente iraniano ha poi posto un’altra domanda: “Se l’Iran avesse avuto il diritto di veto al Consiglio di Sicurezza, il direttore generale dell’AIEA avrebbe assunto le stesse posizioni sulla questione nucleare?”. Il presidente iraniano ha insistito dicendo che il privilegio del veto deve essere annullato e l’Assemblea generale deve divenire il principale membro decisionale dell’Onu. All’inizio del suo discorso, il presidente ha anche espresso solidarieta’ alla popolazione disastrata del Pakistan chiedendo l’aiuto mondiale per soccorrere le vittime delle inondazioni.

"NAZIUSASIONISMO">>>>>>>Segue.....


[“La Israel lobby e la politica estera americana”, il recente libro di John Mearsheimer e Steve Walt.]


L’OPINIONE PUBBLICA AMERICANA E IL RAPPORTO SPECIALE CON ISRAELE
Postato il Domenica, 26 settembre @ 19:00:00 CDT di marco]DI JOHN MEARSHEIMER
Information Clearing House

È innegabile che il rapporto tra gli Stati Uniti e Israele non abbia pari nella storia moderna. Washington fornisce a Israele un appoggio diplomatico costante e pressoché incondizionato e più aiuti dall’estero di ogni altra nazione. In altre parole, Israele ottiene questi aiuti anche quando fa delle cose che gli Stati Uniti non approvano, come costruire insediamenti. Inoltre, Israele viene raramente criticata dai funzionari americani e certamente non da chi aspiri ad una carica importante. Basti ricordare cos’è successo l’anno scorso a Charles Freeman, obbligato a lasciare la sua posizione di capo del Consiglio Nazionale dell’Intelligence per aver criticato alcune politiche israeliane e aver messo in discussione il valore del rapporto speciale con Israele.

Steve Walt ed io sosteniamo che alla base di questo rapporto speciale non vi sia alcuna logica strategica né morale, ma che esso dipenda in gran parte dall’enorme influenza della lobby israeliana. Chi critica la nostra posizione asserisce che il legame assai stretto tra le due nazioni sia dovuto al fatto che la maggior parte degli americani prova un particolare attaccamento per Israele. Il popolo americano, a quanto pare, si sente così fortemente in dovere di sostenere Israele in modo generoso e incondizionato che i politici di ogni partito non possono fare altro che essere favorevoli a tale rapporto.

Il Chicago Council on Global Affairs (Consiglio di Chicago sulle Questioni Internazionali) ha appena pubblicato uno studio di primaria importanza sulle opinioni degli americani in materia di politica estera. Si tratta di un’indagine esplorativa condotta su un campione di 2500 americani a cui è stato chiesto di rispondere a un’ampia varietà di domande, alcune delle quali riguardanti Israele. Le risposte dimostrano che la maggior parte degli americani non si sente profondamente in obbligo verso Israele in alcun modo significativo. Non esiste alcuna intima relazione tra gli americani e Israele.

[Image]
[“La Israel lobby e la politica estera americana”, il recente libro di John Mearsheimer e Steve Walt.]
Ciò non significa che siano ostili verso Israele, e infatti non è così. Ma non c’è niente che provi l’affermazione che gli americani siano uniti a Israele da un legame così forte da non lasciare ai loro leader altra scelta se non quella di costruire con Israele un rapporto speciale. Se mai, i fatti rivelano che se fosse per gli americani gli Stati Uniti tratterebbero Israele come una nazione qualunque, allo stesso modo in cui trattano altri paesi democratici, come la Gran Bretagna, la Germania, l’India e il Giappone.

Di seguito alcune conclusioni tra le più importanti dello studio:

“Contrariamente alla posizione ufficiale di lunga data degli Stati Uniti, meno della metà degli americani si mostra pronta a difendere Israele anche da un attacco non provocato da parte di un paese vicino. Alla domanda se si approverebbe l’uso delle truppe statunitensi nell’eventualità che Israele venisse attaccato da un paese confinante, solo il 47% degli americani dà una risposta affermativa, mentre il 50% dice che sarebbe contrario… La stessa domanda è stata posta con una dicitura leggermente diversa anche nei sondaggi condotti dal 1990 al 2004 (se le truppe arabe invadessero Israele). In nessuno di questi sondaggi la maggioranza si è mostrata a favore di un utilizzo incondizionato e unilaterale delle truppe statunitensi.”

Gli americani “si sono inoltre mostrati cauti di fronte alla possibilità di essere trascinati in un conflitto provocato da un attacco israeliano alle istallazioni nucleari dell’Iran. In questo sondaggio, condotto nel giugno 2010, una netta maggioranza degli americani (56%) ha detto che se Israele fosse sul punto di bombardare le istallazioni nucleari iraniane, l’Iran reagisse attaccando a sua volta Israele e le due nazioni entrassero in guerra, gli Stati Uniti non dovrebbero intervenire con le loro forze militari schierandosi dalla parte di Israele e contro l’Iran.”

“Nonostante gli americani provino dei sentimenti molto negativi nei confronti dell’Autorità Palestinese … una forte maggioranza (66%) preferisce non ‘schierarsi dalla parte di nessuno’ nel conflitto.”

“Esiste qualche preoccupazione concreta circa l’andamento dei rapporti con Israele. Anche se il 44% afferma che la relazione si “mantiene tutto sommato la stessa”, una percentuale molto alta pari al 38% ritiene che i rapporti stiano ‘peggiorando’, mentre solo il 12% pensa che stiano ‘migliorando’.”

“Gli americani non sono a favore degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, un grande punto di stallo nel conflitto, con il 62% che afferma che Israele 'non dovrebbe costruire' tali insediamenti.”

Infine, solo il 33% degli intervistati ritiene che Israele sia “molto importante” per gli Stati Uniti, mentre il 41% ha detto che è “piuttosto importante”. Vale anche la pena notare che sulla lista delle nazioni considerate “molto importanti” per gli Stati Uniti, Israele si è classificata al quinto posto dopo Cina, Gran Bretagna, Canada e Giappone. Naturalmente, tutti questi paesi hanno un rapporto normale con gli Stati Uniti e non una relazione speciale come quella che Israele intrattiene con Washington.

I dati dello studio del Chicago Council concordano con quelli che Steve e io abbiamo presentato nel nostro libro e durante innumerevoli dibattiti. La storia non cambia.

In sostanza la lobby è largamente responsabile del rapporto speciale tra gli USA e Israele, che nuoce ad entrambe le nazioni. Alan Dershowitz aveva esattamente ragione quando diceva, “La mia generazione di ebrei […] è diventata parte di ciò che è forse la più efficace operazione di raccolta di capitali e lobbismo della storia della democrazia.”

John Mearsheimer è l’R. Wendell Harrison Distinguished Service Professor di Scienze Politiche presso l’Università di Chicago.

Titolo originale: "American Public Opinion and the Special Relationship With Israel"
Fonte: http://www.informationclearinghouse.info
Link
19.09.2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CRISTINA URONI


L'TALIA, IL MONDO......E LE TRE SCIMIETTE.......

Il Profumo
(25 Settembre 2010)

nota di Marco Ferrando
LA VICENDA UNICREDIT
IL “PROFUMO”…..DI GRILLO E DELLE SINISTRE


Piccole vicende dell’ordinaria vita borghese possono fornire squarci di luce illuminanti sulla natura delle cosiddette “opposizioni”. Sia di quelle liberali. Sia anche di quelle che si presentano come “radicali” o antisistema. La destituzione del banchiere Profumo dai vertici di Unicredit è al riguardo esemplare.
Tutto l’arco delle opposizioni, in forme diverse, ha pianto l’estromissione del più grande banchiere italiano.
Il PD ha rivendicato la figura di Profumo come banchiere autentico, di profilo europeo e non provinciale, estraneo alle bassezze della politica. Al punto che il quotidiano La Repubblica non ha perso tempo per indicarlo come un possibile candidato premier del centrosinistra in contrapposizione a Berlusconi. Si tratta di una posizione naturale. Il PD è il partito borghese italiano più vicino al mondo bancario, in particolare attraverso l’associazione dalemiana Italiani europei ( direttamente finanziata da grandi banche). Il vicesegretario del PD, Enrico Letta, ha recentemente promosso un pubblico incontro tra la propria componente e il fior fiore dei banchieri italiani ( Profumo incluso). Del resto lo stesso Profumo, come tutti ricordano, è stato grande elettore alle primarie sia di Romano Prodi nel 2006, sia di Walter Veltroni nel 2008. Non a caso l’impronta dei banchieri sulle politiche dei governi di centrosinistra negli ultimi 15 anni è stata davvero indelebile: dalla promozione dei Fondi pensione sino all’abbattimento dell’Ires sui profitti bancari ( dal 34% al 27% nella sola Finanziaria Prodi del 2007). E il centrosinistra ha difeso significativamente l’ “autonomia” e la sacralità delle banche dalle battute populiste ( del tutto ipocrite) del ministro Tremonti o dalle “ingerenze” politiche di Centrodestra. La difesa liberale di Profumo non fa dunque una grinza.
Colpisce invece l’allineamento ai liberali dell’intero mondo delle sinistre.
Valentino Parlato su il Manifesto ha denunciato, in prima pagina, la liquidazione politica di “un banchiere di sinistra, di qualità, capace di mantenere in ordine e far crescere Unicredit” ( 22 Settembre). Il quotidiano Liberazione ha seguito a ruota, affermando che Profumo avrebbe “ rotto le regole non scritte del capitalismo italiano e il suo rapporto simbiotico con la politica, assicurando a Unicredit un profilo europeo, indipendente dai palazzi romani.. vicino all’economia reale” pur senza sostenere un’adeguata “politica di intervento pubblico”. Beppe Grillo, a sua volta, ha denunciato l’eliminazione del”banchiere italiano più stimato in Europa” , estraneo al “Sistema”, e per questo vittima del complotto della Lega e dei “Partiti”( v. blog). Tutti insomma sembrano celebrare con Profumo la naturalità di una banca capitalista ideale e moderna, insidiata dalle forze estranee della “politica” ( provinciale e maneggiona ).
Disgraziatamente per loro..”la banca capitalista ideale” vive di rapina ( come ogni banca).E la politica dominante ( di ogni colore) supporta le banche.
Non confondiamo intanto due piani distinti. Un conto è il profilo dell’operazione antiProfumo ,e un conto la natura della più grande banca capitalista italiana (e dell’amministratore delegato che l’ha gestita e impersonificata per 15 anni.).
E’ indubbio che alla liquidazione del banchiere abbiano concorso anche appetiti politici leghisti ( in particolare veneti) legati alle Fondazioni bancarie. Come è indubbio che vi possa aver partecipato il banchiere Geronzi ( unico grande banchiere berlusconiano). Del resto che la lotta politica borghese si svolga anche nei labirinti del capitale finanziario in funzione di diversi interessi e cordate , è cosa ovvia. Ciò che non è affatto ovvio è la difesa ammirata della natura del principale istituto del capitalismo bancario, e la rivendicazione della sua “autonomia”, da parte delle sinistre cosiddette “radicali” o di Grillo.
Stiamo scherzando? Unicredit è, per molti aspetti, il cuore economico dell’imperialismo italiano. E’ nata e si è sviluppata attraverso le gigantesche privatizzazioni bancarie della seconda repubblica a partire dal 92, sospinte dai governi Amato, Ciampi, Prodi ( a proposito di..autonomia dalla politica). Ha beneficiato, direttamente e indirettamente, delle politiche di detassazione di rendite e profitti promosse indistintamente da centrodestra e centrosinistra per ben 15 anni ai danni del lavoro salariato. Quale grande detentrice di titoli di Stato ( tassati scandalosamente al 12,5%), beneficia ogni anno del pagamento statale degli interessi sul debito pubblico, concorrendo così alla rapina sociale su scuola, sanità, pensioni, servizi, contro la maggioranza della società italiana. Coi soldi regalati dai governi o rapinati a lavoratori e risparmiatori italiani ( e non solo), ha promosso un’espansione internazionale enorme, con acquisizioni ( Hvb e Capitalia), fusioni, partecipazioni finanziarie in tutta Europa e in particolare nell’Europa dell’est ( soprattutto in Polonia e nei Balcani), contribuendo alle privatizzazioni antioperaie di quei Paesi , all’estensione della dittatura del mercato, al supersfruttamento di manodopera a basso costo. Come tutte le banche capitaliste ha fatto affari con tutti i governi. Incluso peraltro il governo Berlusconi cui ha garantito il sostegno determinante alla cosiddetta Banca del Sud ( in funzione della rapina del Nord) e la creazione del primo fondo pubblico-privato per la ricapitalizzazione delle Pim ( nuovi soldi di contribuenti e piccoli risparmiatori ai capitalisti). E’ un caso che Tremonti si sia prodigato sino all’ultimo per salvare Profumo, in contrasto con un settore della stessa Lega?
L’incredibile abbellimento di Profumo e Unicredit da parte delle sinistre obbedisce in realtà a due ragioni complementari. La prima è che se si vuole fare l’Alleanza Democratica con il centrosinistra liberale, ricandidandosi a sostenere un suo governo, occorre subordinarsi alla difesa di quelle banche che fanno parte organicamente della sua costituzione materiale. Del resto se si votarono negli anni di governo le politiche e i programmi delle banche, in cambio di ministeri o ruoli istituzionali, non si capisce perché la stessa prospettiva politica non dovrebbe trascinare le stesse conseguenze. Ma c’è una ragione più profonda. Le sinistre e lo stesso Grillo, al di la delle chiacchiere, non immaginano un mondo senza capitalismo. L’anticapitalismo, quando c’è, è retorica verbale o comiziesca, a fini elettorali, non un programma reale di trasformazione. Ne deriva che le banche private sono un istituto naturale del paesaggio sociale, salvo chiedere loro eventualmente ( e invano) un po’ di pietà per lavoratori e piccoli risparmiatori. E dunque se una grande banca privata “fa bene” “è stimata in Europa” o è insidiata dalla Lega, è naturale difendere l’autonomia e il prestigio della banca. L’argomentazione di Grillo è al riguardo esemplificativo di una concezione del mondo. Per il comico guru “il Sistema” non è la dittatura degli industriali e dei banchieri sul lavoro salariato ( per il quale non mostra interesse), ma l’indistinta cupola della “Vecchia Politica dei Partiti” che si intromette nella vita reale dell’”economia” ( senza aggettivi) per condizionarne il corso e lederne le virtù. La soluzione? Non il rovesciamento del capitalismo, a partire dalla nazionalizzazione ( senza indennizzo) delle banche, ma la difesa dell’autonomia delle banche dalla “Politica”. Anche dalla politica anticapitalista. Non la nazionalizzazione di Unicredit, ma la difesa di Profumo, in ..compagnia di quella politica liberale dei “morti viventi” contro cui, a volte, si inveisce nei comizi. Non il controllo operaio e popolare sul sistema finanziario, quale condizione decisiva di un ‘alternativa di società, ma un rosario di innovazioni telematiche e tecnologiche all’interno di questa società. Non un altro potere nel mondo reale, ma l’immaginario del mondo virtuale. Nel mondo reale, viva Profumo, e l’autonomia dei banchieri. Dunque il potere borghese.
C’è di più. Il risvolto politico paradossale di questa difesa di Profumo è un ulteriore insperato regalo alla Lega di Bossi: che avrà un argomento in più per denunciare una sinistra chic, amica dei banchieri, e per dare un’immagine popolare alla propria rivendicazione di controllo sulle banche.
Come sempre la sudditanza al capitalismo “democratico” è benzina nel motore della reazione. Tanto più in tempo di crisi sociale.
Quanto a noi, troviamo confermate, ancora una volta, tutte le nostre ragioni. La liberazione del lavoro salariato dallo sfruttamento del capitale non verrà dai parolai di una sinistra subalterna o di un populismo democratico, ma solo da un programma reale di rivoluzione sociale e da un partito che per questo si batta in ogni lotta.

MARCO FERRANDO