venerdì 31 dicembre 2010

Aggiornamento Il Più Grande Crimine. 6 (2010-12-31)

Paolo Barnard

Tu che sei in azienda a Ospedaletto e tu di Mirafiori…

Sia chiaro che io sto parlando a te, tu che stai a Ospedaletto in provincia di Treviso, e che sei appena stato al bar a discutere con un amico sul piano di mobilità presentato ieri nell’azienda dove lavori, gran brutto clima, hai detto. Mi spiace per gli altri lettori, sta roba non è per loro. E sto parlando a te, che abiti a Lodi e hai passato il pomeriggio all’agenzia interinale a litigare con quella sciapa impiegata sul tuo curriculum di lavoro, poi dal padrone di casa a chiedere 15 giorni di pazienza per l’affitto. Tu, se accendi il pc, lo fai al massimo per un quarto d’ora dopo le dieci di sera ad ascoltare Ligabue o un video di Madonna, e Paolo Barnard… ma chi è?... Belpietro? Minzolini? Booo… E sono qui a scrivere per te, sì proprio tu che hai finito il turno a Mirafiori, nella bolgia della Newco di Marchionne e stasera ti ronza la testa. Per forza, per ogni parola che ti dicono te ne nascondono cinquecento. Parlo anche a voi due, che stavate a 1.400 euro al mese al commerciale e al magazzino in un’azienda di Fossatone di Budrio, ora siete a casa dai genitori di lui col bambino; e sua madre, vecchia santa, vi passa la sua invalidità, Dio grazie che c’è quella. Non che disdegni gli altri lettori, ma chi non è voi queste righe non le ‘sente’, non le ‘sentono’ quelli del web dell’informazione, quelli ancora all’università, quelli che la crisi la leggono sui giornali. Voi invece sì che la toccate, siete cinque, moltiplicati per un milione, per due, per tre, e per molto di più se si valicano in confini dell’Italia.

Voi che da qualche parte vi siete chiesti “ma cosa succede? com’è possibile che siamo conciati così?”. Ho risposto a quelle domande con una panoramica completa sulle origini di questa crisi di lacrime e sangue del tutto preordinata, goduta oggi da chi vi lucra sopra, e vi ho avvisati: “E’ in atto il più feroce assalto ai redditi da lavoro della Storia moderna”. Ma ora è bene che aggiunga a quelle pagine il dettaglio concreto di come vi hanno portato dove siete ora, e cioè in un bar con l’ansia che ti fa lasciar lì il ‘bianchetto’ prima di cena; davanti al portone del padrone di casa odiando ogni minuto; ad ascoltare i proclami della FIOM con un che dentro che ti dice “ma daiii… tanto abbiamo perso”; o a vergognarvi di spendere i 500 euro di pensione di una nonna, ma dovete.

Cioè come in pratica è accaduto parecchio tempo fa che un’epoca dove ogni aspetto dell’economia sembrava promettere un futuro migliore del giorno precedente, si è trasformata in un incubo allucinante dove ridendo e scherzando il valore del reddito e del lavoro stesso si è sbriciolato sotto i nostri occhi, portandosi dietro il valore stesso della democrazia, perché milioni di ricattati economicamente sono cittadini schiavi. Sotto gli occhi increduli dell’operaio che assieme alla moglie sarta riuscirono fra gli anni ’70 e gli anni ’80 a comprarsi due case, modeste ma case nondimeno, e gli occhi cinici delle loro due figlie che, pur impiegate e sposate, nel 2010 non arrivano neppure a scherzarci sull’idea di fare un mutuo.

Prima di leggere oltre, vi avviso che il racconto vi porterà apparentemente lontano dalla vostra quotidianità di italiani/e, magari vi sembrerà di perdere la bussola in cose astruse e aliene. Ma abbiate fiducia che invece tutta la storia vi riporterà precisamente a voi oggi, alla vostra azienda in crisi qui, al vostro stipendio o cassa integrazione, al vostro dilemma se chiedere un prestito per pagare gli affitti, al (non) futuro dei vostri figli nel mondo del lavoro. Guardate, è inutile credere di poter capire cosa vi è accaduto e cosa accade all’Italia dei redditi oggi senza sapere ciò che andrò a raccontare.

Quello che è successo inizia così: vi ricordate il giorno, diversi anni fa, in cui per la prima volta comparvero in giro dei giovani con la cravatta dal nodo sempre ipertrofico, le scarpe sempre iperlucide, i capelli impataccati di grasso, e che si chiamavano promotori finanziari? Il loro mestiere era di dire a milioni di risparmiatori che i loro soldini potevano fruttare molto di più se investiti in una sorta di contratto dal nome solitamente celestiale, tipo ‘Bluvita’, o ‘Serenity 2000’, dietro i quali si celavano non meglio precisati investimenti. E voi lo avete fatto, e con voi un oceano di altri. E cosa significava? Semplicemente che era nata l’epoca, siamo ai primi anni ’80, in cui l’economia del mondo ricco stava smettendo di scommettere sulla produzione di beni e servizi concreti (ciò che ha fatto per secoli), e iniziava a capire che giocando con il denaro e con i suoi multipli, con le percentuali sulle percentuali, con aritmetiche astruse di numeri e scommesse sui numeri, si potevano fare molti più soldi. Nasceva la finanziarizzazione della ricchezza su scala massiccia, nasceva, nelle parole del grande economista Hyman Minsky, il “money manager capitalism”, cioè il capitalismo dei gestori dei soldi, che soppiantava quello dei produttori di cose e di servizi. In parole grezze, investire e giocare con equities, stock options, shares, futures, swaps erano cose da fighi che fanno grana a pacchi e subito; produrre case, legna, macchine, scarpe, aprire negozi… sì, fate pure, ma roba da sfigati.

Negli USA e in Europa, sia i lavoratori che le aziende scommisero sui rendimenti dei fondi pensione privati (da noi, anche se con anni di ritardo, si disse: scegliete dove mettere il TFR), e questo significò che una montagna di denaro incredibile finì nelle casse di questi mostri finanziari, i Pension Funds, e nelle mani dei loro managers, cioè sempre i misteriosi investimenti. Nacque il fratello del “money manager capitalism”, e cioè il “pension funds capitalism” come lo ha definito nel 2000 l’economista italiano Riccardo Bellofiore. Ma attenzione a questo passaggio, che Bellofiore e il suo collega Joseph Halevi descrivono con efficacia: “Il piazzamento di queste somme in azioni e in titoli finanziari di vario tipo, creò un legame d’interessi fra i manager delle istituzioni finanziarie e quelli delle aziende, i quali vennero cooptati direttamente nelle strategie dei primi. Di fatto l’ipertrofismo dei Pension Funds creò una situazione dove poche istituzioni finanziarie, assieme alle agenzie di rating, finirono per controllare un intero sistema di aziende… con ripercussioni profonde sul mondo del lavoro”.

In altre parole: dai primi anni ’80 masse crescenti di piccoli risparmiatori e di aziende si gettano a investire denaro in questi prodotti finanziari che promettevano ottime rendite. E quando una cosa attira denaro, ne attira sempre di più, e se ne attira sempre di più rende sempre di più, e se rende sempre di più tutti corrono a mungere la vacca grassa e la vacca grassa diventa un mostro fuori controllo. Cioè, questi prodotti finanziari passarono dall’essere giustamente apprezzati, all’essere apprezzati fuori di testa e a rendere da fuori di testa. Con queste parole ho appena descritto il fenomeno del asset price inflation, che sta alla base della più grave catastrofe finanziaria dal 1929 a oggi, quella che sta distruggendo il tuo lavoro e quello dei tuoi figli. Infatti la convergenza degli interessi degli speculatori (assicurazioni, finanziarie, hedge funds, pension funds ecc.) e dei manager aziendali verso nuove forme di guadagno speculativo, lasciarono il settore produttivo reale (quello dove lavori tu) abbandonato a se stesso, mentre a frotte ci si gettava nell’economia “del denaro con i suoi multipli, delle percentuali sulle percentuali, delle aritmetiche astruse di numeri e scommesse sui numeri”, che gonfiavano le economie di interi Paesi fuori da ogni reale ricchezza prodotta.

Nell’euforia, ci si buttò poi nella speculazione immobiliare, cioè milioni di risparmiatori si gettarono a comprar case che ovviamente più venivano comprate e più salivano di prezzo, e più salivano di prezzo più venivano richieste perché si sapeva che rivendendole poco dopo ci si scremava su un bel gruzzolo. Spiego: il signor A faceva il suo bel mutuo e comprava casa oggi primo Maggio per 100 denari, e siccome tutti compravano case come dannati, la sua casa il primo settembre già valeva 102 denari. Così A la vendeva, ci scremava 2 di guadagno, ripagava il primo mutuo, e ne faceva subito un altro e ricominciava il giochetto. Oppure, addirittura A rifinanziava il primo mutuo e ci comprava una seconda casa che rivendeva… ecc ecc.. Mutui su mutui a go-go, specialmente in Irlanda, Spagna e Stati Uniti, ma anche in Gran Bretagna e Francia. Negli USA poi la cosa divenne pazzesca, perché nella frenesia speculativa furono offerti mutui a qualunque Tizio Caio Sempronio squattrinato, perché si presupponeva che col meccanismo dei 100 denari che diventano 102 in un attimo e via andando, anche costoro potessero poi onorare i debiti; sto parlando dei famigerati mutuisubprime americani (in realtà la cosa è molto più criminosa di così, ma non posso dilungarmi ora).

Quindi abbiamo: denari infiniti che se ne vanno dagli investimenti produttivi verso avventure finanziarie folli – Stati che registrano ricchezze così prodotte che sono tutte teoriche, cioè bolle speculative che non sono affatto sostenute da ricchezza reale di produzione – milioni di individui sempre più impegnati economicamente verso questi prodotti finanziari e speculazioni immobiliari – masse di lavoratori i cui fondi pensione sono stati investiti in questo bailamme di pazzi scommettitori in finanza – manager di aziende a centinaia di migliaia che trascurano gli investimenti produttivi per far giochetti a braccetto con gli speculatori professionisti, sapendo che in tal modo incasseranno quattrini facili. Abbiamo cioè

UNA BOLLA DI RICCHEZZA FASULLA DI PROPORZIONI IMMENSE IN TUTTO L’OCCIDENTE.

Cui si aggiunge, come già descritto ne Il Più Grande Crimine, un disegno ideologico dominante (Neoliberismo) che aveva paralizzato gli Stati togliendogli ogni possibilità di spendere a deficit per creare ricchezza nei cittadini. Inoltre, lo strapotere in Europa di Germania e Francia stava imponendo a tutti, sempre dai primi anni ’80, politiche disastrose per il mondo del lavoro. Si tratta del cosiddettoNeomercantilismo franco-tedesco, cioè una politica delle loro industrie maggiori (ma anche medie) di abbattere impietosamente i salari per poter primeggiare nell’export. Ma perché tagliare proprio i salari? Si deve comprendere che uno degli strumenti principali per uno Stato che desideri aumentare le esportazioni è la svalutazione competitiva della propria moneta (competitive devaluations). L’Italia in questo era regina: svalutavamo la lira nei confronti del marco tedesco, ed ecco che le nostre aziende si beccavano più commesse dall’estero di quelle teutoniche perché a parità di prodotto la nostra lira costava di meno del marco. La Germania corse ai ripari e impose già nel 1979 il sistema monetario europeo (SME), che di fatto incatenava le monete degli Stati aderenti a cambi fissi, per cui nessuno poteva più svalutare a piacimento. Scrivono Bellofiore e Halevi: “… e naturalmente le esportazioni dell’Italia iniziarono a crollare”. Poi, come sappiamo, sempre la Germania è stata la grande sponsor, assieme alla solita Francia, della moneta unica, l’euro, che ancor di più rende impossibili le svalutazioni competitive perché l’euro letteralmente non è di nessuno Stato, nessuno Stato lo può maneggiare a piacimento. Ma se uno Stato non può più svalutare la moneta, cosa può fare allora per essere competitivo sui mercati? Indovinate: svalutare i salari, così da rendere i suoi prodotti più a buon mercato, non c’è altra via (wage deflation). E infatti, scrivono i precedenti autori, “la forza strutturale dell’Italia (le svalutazioni competitive) svanì, e la svalutazione dei salari è richiesta ancor più che in Germania”. Quest’ultima, contrariamente a quanto si crede, continua a primeggiare nell’export solo grazie appunto a politiche crudeli sulle buste paga: sappiate che dall’introduzione dell’euro la Germania ha imposto ai suoi lavoratori una produttività (cioè sgobbare) del 35% superiore a quella degli altri Stati dell’Eurozona, con stipendi che crescevano della metà di quelli degli altri Stati.

E dunque se i salari vanno tagliati, e lo Stato non può intervenire spendendo a deficit per compensare le perdite di ricchezza dei lavoratori, abbiamo

INTERE FORZE LAVORO NAZIONALI STRUTTURALMENTE E PERICOLOSAMENTE INDEBOLITE.

Siamo alla fine degli anni ’90, inizio del terzo millennio, e noi europei siamo nelle due perigliose condizioni di cui sopra. A questo punto accadono due cose altrettanto sciagurate: la prima è il disastro Clinton-Wall Street, e la seconda è il disastro banche-aziende (o aziende-banche) in Europa.

Bill Clinton domina la politica USA per quasi tutti gli anni novanta. E cosa fa? Decide (gli viene fatto decidere) di pareggiare il bilancio dello Stato, cioè spendere tanto quanto tassa, conti pari. Secondo il comprovato principio di economia (Keynes, Samuelson, Minsky, Wray et al. ne Il Più Grande Crimine) per cui la spesa a deficit dello Stato con moneta sovrana è, al contrario di quanto si crede, la ricchezza dei cittadini, quando Clinton smise di spendere a deficit gli americani si impoverirono. Ma gli americani non rinunciano al loro stile di vita, e quindi dalla metà degli anni ’90 per poter spendere si affidarono in massa alle loro carte di credito, ai prestiti, a scommesse finanziare azzardatissime e a quei mutui scellerati di cui parlavo sopra. In altre parole, l’economia più potente del mondo si gonfiò come un pallone mostruoso di debiti e di speculazioni finanziarie per cifre inimmaginabili. Ma se da una parte milioni di persone scommettono e impegnano denaro (che non hanno), significa che dall’altra qualcuno crea quelle scommesse e accetta quegli impegni, cioè prodotti finanziari di ogni sorta e tipo, a milioni appunto. E cosa successe? Successe che i furboni di Wall Street che creavano tutti quei prodotti e che prendevano tutti quegli impegni, decisero che potevano re-impacchettare tutta quella roba e rivenderla a tutto il mondo, e peggio, la re-re-impacchettarono, e peggio, la suddivisero in sub-pacchetti di pacchetti, re-re-resuddivisi in altri pacchetti con nomi esotici… insomma, un caos di roba ‘tossica’ (toxic assets) che approdava qui da noi come prodotti d’investimento che sia le nostre banche, sia i nostri Comuni, sia noi europei abbiano comprato convinti di profittare in modo succulento. Questi investimenti sciagurati, si andarono ad aggiungere a quelli che già avevano formato, come scritto all’inizio, la bolla di ricchezza fasulla del “money manager capitalism”, e del “pension funds capitalism”.

A questo punto siamo in Europa, sempre in questi anni cruciali che sono le due decadi 1990-2010. Di fatto accade una cosa grave: calano vistosamente, nel tempo, i prestiti delle banche alle aziende. Questo porta a reazioni da parte delle banche e delle aziende che sono prevedibili: entrambe, per racimolare denaro, si gettano ancor più nelle speculazioni finanziarie di cui abbiamo trattato finora. Le aziende lo fecero per motivi ovvi, appunto trovare denaro che non gli veniva più dalle banche, ma soprattutto lucrare soldi facili per i managers e non per i lavoratori; le banche lo fecero perché per esse i prestiti alle aziende sono un attivo, cioè il loro guadagno, e dunque se non prestavano più tanto alle aziende dovevano prestare a chi faceva giochi finanziari o a chi s’indebitava con il credito al consumo. Ma attenzione, avrete notato che in entrambi i casi il risultato è lo stesso: di fatto meno soldi agli investimenti di produzione, cioè all’economia vera. Questo è cruciale.

Si badi a una cosa: se gli Stati con moneta sovrana avessero (fino all’arrivo dell’euro) svolto la loro funzione di creatori di ricchezza per il settore privato spendendo a deficit quanto necessario - cioè comprando cose, finanziando progetti, e quindi accreditando i c/c di aziende e di lavoratori italiani – forse le aziende non sarebbero così dipese dalle banche e le banche dalle aziende, ed entrambe dalle speculazioni in finanza. Ma in Europa, scrive l’economista Alain Parguez, “Francia e Germania decisero di imporre a tutti i governi un crollo di spesa pubblica permanente (fiscal deflation) per deprimere i consumi e da ciò ottenere alta disoccupazione per infine deprimere i salari”. Ne ho scritto poco più sopra, siamo sempre alNeomercantilismo franco-tedesco, cioè la politica delle loro industrie maggiori di abbattere i salari per poter primeggiare nell’export.

Quindi in queste acque agitate, il salvataggio della spesa dello Stato non esisteva più, e di fatto la tendenza alla finanziarizzazione sia di banche che di aziende non fece altro che esacerbare ulteriormente due dei fenomeni disastrosi che ci hanno rovinati: la corsa a ingigantire sempre più la colossale bolla speculativa di denaro-aria fritta sparsa per il mondo - e la sottrazione degli investimenti, che i manager e le banche destinavano ai giochetti col denaro invece che a creare occupazione.

Ok, stop e ricapitolo, abbiamo:

DAL 1980 NASCE IL CAPITALISMO DEI GESTORI DEI SOLDI, CHE PENALIZZA LA CREAZIONE DI RICCHEZZA CONCRETA, E CREA UNA BOLLA DI RICCHEZZA FASULLA DI PROPORZIONI IMMENSE IN TUTTO L’OCCIDENTE.

IL NEOMERCANTILISMO IMPOSTO DA FRANCIA E GERMANIA DOMINA L’EUROPA, CIOE’: DEPRIMERE I SALARI PER ESPORTARE E LEGARE LE MANI AGLI STATI CHE NON POSSONO PIU’ SOCCORRERE I CITTADINI CON LA CREAZIONE DI RICCHEZZA PUBBLICA. NE CONSEGUONO INTERE FORZE LAVORO NAZIONALI PERICOLOSAMENTE INDEBOLITE.

IL PIU’ GRANDE MOTORE ECONOMICO DEL PIANETA (USA) SI REGGE SU UN OCEANO DI DEBITI PRIVATI INSTABILI E SCOMMMESSE FINANZIARIE/TRUFFA, CHE HA SPARSO IN TUTTO IL MONDO E CHE SI AGGIUNGONO ALLA BOLLA SPECULATIVA EUROPEA.

IN EUROPA LE BANCHE E LE AZIENDE SPEZZANO IL CIRCOLO VIRTUOSO DEL DENARO PRESTATO PER LA PRODUTTIVITA’ E GIOCANO IN FINANZA SPECULATIVA, CHI CI RIMETTE E’ L’IMPIEGO.

E quando l’economia di tutto il mondo che conta si regge su bolle di denaro aria fritta, mentre i lavoratori perdono sempre più redditi e occupazione, basta un cerino per far saltare in aria il pianeta. E puntualmente è accaduto. Tutto parte dagli USA e arriva come uno Tsunami abominevole a Ospedaletto di Treviso, a Lodi, a Fossatone di Budrio, a Mirafiori, sul tuo posto di lavoro e sul futuro dell’occupazione di tutti, ma soprattutto sulla stessa democrazia, dove masse enormi non hanno più voce in capitolo perché troppo oppresse dalla precarietà economica, e devono letteralmente sopravvivere senza più un’oncia di energia per partecipare alla vita pubblica.

Ecco la sequenza del crollo: verso il 2004 i prezzi delle case negli Stati Uniti iniziano a scendere, anche perché nell’euforia della bolla speculativa immobiliare i palazzinari ne avevano costruite troppe, che rimanevano invendute. Infine, i prezzi delle materie prime (legno, minerali, cotone, cereali…) iniziarono a salire fuori dal controllo americano, rendendo ancor più costosa la vita dei cittadini USA e ancor più pesante il loro ricorso al debito. Cosa era accaduto? Che Cina e India promettevano crescite economiche favolose, e quindi i mercati si aspettavano che i due giganti asiatici avrebbero richiesto molte materie prime; l’aspettativa crea speculazione, e la speculazione fa schizzare in alto i prezzi di quelle materie. E cosa fece il governo USA per rimediare? La solita cosa: tagliò gli stipendi, perché con paghe meno grosse la gente spende di meno, quindi circola meno denaro e quindi c’è meno inflazione. Cioè: bilanciare l’inflazione dei prezzi generata dall’aumento delle materie prime, abbattendo l’inflazione generata dallo spendere gli stipendi (Bellofiore, Halevi 2010). Il cerino era stato acceso nella stanza piena di gas… Booooommmm! L’effetto domino partì con una violenza inaudita:

- crollo del valore degli immobili USA

- crollo della scommessa di milioni di americani che speravano con quei valori di pagare i loro debiti , e infatti smettono di ripagare i mutui

- crollo dei libri contabili delle banche e di chiunque aveva fatto mutui facili (circa 65 milioni di essi)

- crollo degli stipendi, crollo della domanda interna USA e quindi licenziamenti nelle aziende

- panico da “Oddio! Qui andiamo tutti sotto!” e la scoperta che nell’euforia dei giochetti col denaro alcuni immensi istituti finanziari americani avevano fatto cose turche, peggio, infernali, al punto che il quotatissimo economista Nouriel Roubini dichiarò a New York che “in sostanza l’intero sistema bancario americano è fallito”.

Come già detto, l’Europa è a questo punto (primi anni 2000) legata a doppio filo agli USA, soprattutto per due motivi: primo, abbiamo anche noi comprato masse di prodotti finanziari ‘tossici’ americani che infettano i bilanci delle nostre banche, di privati, di aziende e di Comuni; e secondo, a causa della compressione della ricchezza pubblica (e anche privata) voluta da Francia e Germania, il Vecchio Continente conta molto sulla spesa degli statunitensi per incassare denaro. Terzo elemento, e sempre a causa delle politiche franco-germaniche e dell’ideologia economica neoliberale, l’Europa si trova insaccata nel pantano di economie stagnanti da anni, con alta disoccupazione, alto precariato, stipendi depressi, Stati disattivati. E dunque quando l’ondata della crisi americana si abbatté qui, ci fece a pezzi. Bellofiore: “L’Eurozona era impantanata in una depressione competitiva dei salari e in budget di Stato assai avari. La ricchezza interna era debole, contavamo sull’export. Non ci volle molto a capire che il contagio americano sarebbe diventato europeo… l’infezione attecchì partendo dalla crisi dei mutui inglesi, poi dal crollo della bolla immobiliare spagnola… ci prendevamo sberle finanziarie dall’America bloccati nella nostra gabbia neomercantile, senza una via di fuga”.

Di colpo i mercati, gli onnipotenti mercati, si svegliano di fronte all’incubo che trent’anni di capitalismo dei gestori dei soldi non valga più nulla, che tutta quella carta firmata, quei gochetti con “denaro e coi suoi multipli, con le percentuali sulle percentuali, con aritmetiche astruse di numeri e scommesse sui numeri” sia un immenso buco nero nei bilanci delle banche e di chiunque li abbia voluti. Poi l’incubo diventa verità, le cose stanno proprio così, la bolla è scoppiata e dentro c’era solo aria fritta. A questo punto il Vero Potere fa la solita cosa: si appella al consolidato principio per cui i profitti sono i suoi, ma le perdite sono degli Stati, e batte cassa alla Casa Bianca, all’Eliseo, a Downing Street, a Palazzo Chigi… Gli Stati europei e l’America sborsano per salvare le voragini delle grandi banche criminali, quelle dei giochi infernali di cui sopra, qualcosa come 12 mila miliardi di dollari, ma nessuno sa veramente quanto è stato speso. L’Italia ne sborsa 52, di miliardi in euro, ma anche qui non sappiamo la verità, e vede sparire dalla sua ricchezza nazionale 457 miliardi di euro dal 2007 al 2009 (prendi nota tu che lavori a Pomegliano per 1050 euro al mese, e ti dicono pure che c’è la crisi dell’auto).

Dunque:

IL MOTORE DELL’AMERICA SI PIANTA E SMETTE DI CREARCI RICCHEZZA

L’EUROPA SCOPRE DI AVERE BUCHI FINANZIARI VISIBILI DALLO SPAZIO, LE SUE BANCHE PEGGIO. INDEBOLITA DAL NEOMERCANTILISMO, ESSA NON PUO’ REAGIRE

PARTE LA CRISI ECONOMICA IN CODA ALLA CRISI FINANZIARIA DELL’IMMENSA BOLLA ESPLOSA. MILIARDI DI DOLLARI O EURO VANNO A SALVARE LE GRANDI BANCHE E NON I LAVORATORI.

Eccoci a casa nostra, già da anni indeboliti, senza più uno Stato in grado di spendere per salvarci come fece il presidente americano Roosevelt dopo la crisi del 1929 coi suoi cittadini, ed eccoci ad affrontare un futuro nero, dove redditi e lavoro sono già merce deprezzata che dobbiamo dirci stracontenti se ce la offrono o comprano a prezzi da straccioni.

E tutto questo accade mentre un’altra cosa accade.

Accade che i medesimi mercati si rendono anche conto che l’Europa dell’euro, cioè i sedici Paesi truffati nell’adesione a questa moneta assurda, ha governi che non possono più usare una moneta sovrana per salvarsi dai crolli di ricchezza che la crisi gli sta infliggendo (i dettagli ne Il Più Grande Crimine). Nuovo panico, perché si sparge la voce che per quel motivo i titoli di Stato emessi dai Paesi euro più deboli sono a rischio di non essere mai più rimborsati. Chiunque li possiede trema, soprattutto le banche tedesche e francesi, ma anche una miriade di altri investitori. Gli occhi severi dei tecnocrati europei come Draghi, Trichet, Rehn, Von Rompuy e degli speculatori internazionali sono puntati su Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia, e viene loro detto che per riguadagnare la credibilità come debitori devono risanare i famosi conti. Significa ridurre il deficit di bilancio, il debito pubblico, e l’inflazione, attraverso misure di austerità economica. Sapete che significa in realtà? Tagli, tagli, tagli, tagli a tutto ciò che invece in un’economia sana, in un mondo sano, crea sana ricchezza per i cittadini. Tagli ai salari pubblici (ma anche privati), alla scuola e università, alle infrastrutture, alla sanità, agli investimenti pubblici di ogni sorta, ai programmi di piena occupazione, a tutto lo Stato sociale. E ci risiamo: Neomercantilismo per milioni di lavoratori i cui stipendi saranno depressi, e se i loro redditi sono depressi, costoro non potranno spendere, per cui saranno depressi anche i commerci, e con essi le attività produttive che li alimentano, e con esse le aziende di quelle attività, che licenzieranno e/o cassa integrazione e/o mobilità, in un nuovo girone di deflazione della ricchezza che porta sempre più licenziamenti e disoccupazione, che porta sempre più precarietà, che porta sempre meno diritti che portano a sempre meno democrazia… e che faranno la fortuna del Vero Potere nelle modalità spiegate alla fine del mio saggio Il Più Grande Crimine. E che ci riportano a voi, in quel bar di Ospedaletto, sotto quella casa di Lodi, a sopravvivere coi soldi di un’invalida a Fossatone di Budrio, a sentire la testa che ti scoppia a Mirafiori.

Questo vi hanno fatto ed è per questo che siete lì in quelle condizioni. Lasciate perdere le cretinate di facciata che vi raccontano i giornali, Tremonti, o i vostri sindacalisti. Non ci sarà ripresa, nessun Paese da solo farà il trucchetto della ripresa, anzi, sarà sempre peggio. Perché? Perché tutte le strutture sciagurate che vi hanno rovinato in 50 anni – il Neoliberismo; il divieto ai governi di spendere a deficit con moneta sovrana per avere piena occupazione; il primato dell’economia speculativa su quella che produce cose vere; l’impunità delle grandi banche; e soprattutto ilNeomercantilismo con la sua depressione dei salari e le aziende che non investono in lavoro – sono tutte lì intatte, pronte a divorarti la vita ancora.

Di voi cinque, lascio in pace la ragazza di Lodi e i due sposini di Fossatone di Budrio, perché obiettivamente siete troppo sott’acqua per aver la forza di fare qualsiasi cosa. Ma tu che sei in azienda a Ospedaletto e tu di Mirafiori, voi ancora avete il potenziale di smuovere le cose fra i lavoratori. Dovete prima di tutto:

DIVULGARE COSA REALMENTE E’ SUCCESSO, AIUTARE I LAVORATORI A SMETTERE DI FISSARSI SU MICRO REALTA’ NAZIONALI DI POCA IMPORTANZA

SFIDARE I SINDACATI AD AGGIORNARSI, A CAPIRE CHE SONO SCONFITTI E A RIPENSARE TUTTA LA STRATEGIA

CONCENTRARVI SUI MALI STRUTTURALI, SUI MACRO PROBLEMI E SUI GRANDI MANOVRATORI INTERNAZIONALI, PERCHE’ SONO QUELLI CHE VI STANNO DIVORANDO LA VITA (leggere Il Più Grande Crimine)

Prima cosa fate questo, poi per le soluzioni apriamo un altro capitolo. Ci sono.

Paolo Barnard

giovedì 30 dicembre 2010

Il mio articolo di ieri per Peacereporter.net:



“Noi i pastori li mettiamo nel presepe, gli israeliani li mettono sotto l'albero. Quattro metri sotto.” Così ha sardonicamente commentato su Facebook il mio amico Otaku, la notizia dell’ultimo civile palestinese ammazzato dai soldati israeliani.

E in effetti durante il periodo natalizio sia in West Bank che a Gaza si è registrata una escalation di attacchi contro i pastori palestinesi, oltre che contro i contadini e raccoglitori di materiale di riciclo ormai drammaticamente obbiettivi abituali dei tiratori scelti di Tel Aviv.

Il 15 dicembre il Palestinian Center for Human Rightsha denunciato come Ibrahim Hassan, 28 anni, è stato assalito da un gruppo di coloni israeliani mentre pascolava il suo bestiame a sud di Nablous. Hassan è riuscito a liberarsi e darsi alla fuga mentre 2 delle sue pecore veniva uccise dai coloni.

Sempre nei pressi di Nablous, 3 giorni dopo, il 18 dicembre, un gruppo di israeliani armati provenienti dalle colonie di “Eitamar” hanno attaccato Sameer Mohammed Bani Fadel, mentre stava pascolando le sue pecore a est del villaggio di Aqraba. Il pastore è scappato sotto le minacce degli estremisti israeliani che dopo aver raggruppato le sue pecore vicino a dei cespugli secchi gli hanno dato fuoco. Risultato: 12 pecore arse vive e altre 7 gravemente ustioniate, un atto abominevole e un grave danno economico per il pastore palestinese.



Probabilmente il mio amico commenterebbe che i coloni si sono dovuti difendere, visto mai ci fosse stata una pecora kamikaze.

Qui a Gaza i pastori non hanno trascorso un Natale migliore.

Il 19 dicembre Ejmaian Fareed Abu Hwaishel di 19 anni, stava pascolando le sue bestie a Beit Lahiya, Nord della Striscia, quando cecchini israeliani piazzati sulle torri di osservazione hanno sparato verso di lui ferendolo al piede destro.

L’episodio più grave in questo periodo è certamente l’omicidio a sangue freddo di un altro pastore, avvenuto il 23 dicembre: Salama Abu Hashish.



Salama, giovane beduino di vent’anni, che sin da bambino per tirare a campare faceva pascolare le sue pecore dalle parti di Beit Lahiya, a Nord della Striscia, è stato colpito alle spalle da un cecchino israeliano mentre a detta del padre, si trovava a più di 300 metri dalla linea di confine.

Il proiettile gli perforato uno dei reni. Trasportato via prima a spalla, poi sopra un carretto trainato da un asino ed infine sopra ad un ambulanza, è stato operato d’urgenza all'ospedale di Kamal Adwan di Beit Lahiya , ma è morto subito dopo l’uscita dalla sala operatoria.

E cosi’ il mio Natale si è tramutato in un funerale: la veglia funebre all’ultima vittima dell’oppressione israeliana su Gaza, la tredicesima dall’inizio di novembre.

“Tutto questo è a causa dell'occupazione e della povertà che ha generato a Gaza! Salama rischiava molto andando nei pressi della buffer zone ma non aveva altre possibilità per dare da mangiare ai suoi animali”. Ha riferito ad un compagno dell’International Solidarity Movement lo zio del ragazzo ucciso mentre il padre Khalil domandava a me a quando la fine di questo onda di omicidi impuniti contro i civili di Gaza.

Nel piano superiore dell’abitazione, sopra il al tendone nel quale i parenti si alternavano con gli occhi lucidi scambiandosi dignitosissime condoglianze, impercettibile l’urlo soffocato di disgrazia della moglie di Salama con in braccio Ghassan, il figlio appena nato. Il cecchino israeliano con un solo proiettile ha ucciso un uomo, reso vedeva una giovane donna di 18 anni e orfano il suo primogenito, venuto al mondo appena poche ore prima dell’omicidio del marito.



Salama non ha avuto neanche il tempo di dare il nome a suo figlio.

Restiamo Umani

Vittorio Arrigoni da Gaza city

mercoledì 29 dicembre 2010

A CHI, LA COLPA QUEST'ANNO ?????

A CHI, LA COLPA QUEST'ANNO ?????



Russano Giuseppe
Anche quest’anno l’influenza suina c’è. Ma (quasi) nessuno ne parla

L’anno scorso in questo periodo eravamo in pieno delirio “influenza suina”. I media ci tartassavano, le scuole erano in subbuglio (ricordo una circolare del nido di mia figl
ia che chiedeva espressamente di firmare una lettere in cui i genitori si impegnavano a tenere a casa i figli al primo starnuto…) ma anche il Governo ci metteva del suo, spendendo milioni di euro per un vaccino rimasto sostanzialmente inutilizzato. E quest’anno? Il silenzio è assoluto, eppure…

… proprio ieri la Health Protection Agency (HPA) britannica ha diffuso il dato: nel Regno Unito da ottobre sono morte 27 persone di influenza, di cui 24 di suina (le altre tre di un altro ceppo). Si tratta di nove bambini e 18 adulti.

Non si tratta di dati allarmanti: almeno metà delle persone decedute si trovava in un cosiddetto gruppo “a rischio”, e John Watson, a capo del dipartimento sulle malattie respiratorie dell’HPA ha dichiarato che tutto è in linea con quello che ci sia aspetta in questo periodo dell’anno (a parte forse una maggiore severità dei disturbi nelle persone nei gruppi non a rischio). Quello che vorrei sottolineare è il solito comportamento schizofrenico dei media. L’anno scorso era “caccia al morto”, quest’anno non va più di moda. E il rischio pandemia?

Personalmente trovo molto più sensato l’atteggiamento attuale (rispetto al delirio dell’anno scorso), Mi chiedo però quale sarà la grande paura che i media tireranno fuori quest’anno
.
GRAZIE, GIUSEPPE.
Blogger Francy274 ha detto...

Il delirio italiano quest'anno è inoltrarsi nelle spiegazioni cavillose degli omicidi. Perdersi fra supposizioni e illazioni gratuite. Siamo sotto scacco con le horror-soap.

martedì 28 dicembre 2010

L'AMORE.... AL DI FUORI DI OGNI EGOISMO.

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Questo uomo ha cambiato il mondo.

Un uomo mi ha scritto:

"Leggendo ciò che lei scrive mi accorgo di diventare una persona migliore. Quindi io le devo qualcosa! spero le sia gradito il mio piccolo regalo.
Mi trovavo in guardiola, (stavo scrivendo delle cose sul registro delle consegne, lavoro in un nucleo alzheimer e demenza senile ), mi accorgo che un nostro ospite stava dirigendosi verso l'uscita dal nucleo e io l'ho chiamai dicendogli: Caro, dove vai di bello? Vieni qui, mi fai un po di compagnia? Lui si avvicinò e mi disse: Io non so perchè sono qui, non so chi sei tu, non so da quanto sono qui. Io dissi: sei tra persone che ti vogliono bene! tenendogli la mano, lo tranquillizzai ed ad un certo punto lui mi guarda e scoppia in lacrime. Io gli dissi: perchè piangi? e lui mi rispose: perchè non so come dirti che ti voglio bene. Dovetti alzarmi dalla sedia ed evitare di scoppiare a piangere con lui.
Spero di averle regalato un pò d'umanità."

Se leggendo noi che scriviamo per voi, anche solo una minoranza traducesse il sapere in amore come questo uomo ha fatto, avremmo già cambiato il mondo. Sono le persone così che salvano la terra, ogni giorno. Sono gli anonimi, quelli che 'non sono nessuno', i coraggiosi, gli umili. Questi uomini e queste donne sono i Paladini. Sono i miei Paladini.

PAOLO BARNARD 10/01/2009

lunedì 27 dicembre 2010

CONTINUANO LE PROTESTE ISOLATE....FINO A QUANDO??

QUANTO DAI, TANTO OTTIENI E IL POTERE REAZIONARIO DELL'ITALIETA CORROTTA,
BASATA SULL'INTERSCAMBIO, INCASSA MEDAGLIE ALL'ONORE (DE CHE'?).
QUALCUNO SI FARA' AVANTI A RACCOGLIERE L'ONORIFICENZA DELLA VISIBILITA' CHE, NON GUASTA MAI. COSI,' IL PRIMO CITTADINO DI SPERONE, FINALMENTE POTRA' MANGIARE UNA FETTA DI PANETTONE, OFFERTA DAL QUIRINAPOLITANO.
MA CHI DIRA' MAI A QUESTO EGREGIO SIGNORE CHE, TAGLI E MALSANITA' PARTIRONO ANNI FA PROPRIO DAL CENTROSINISTRA? CHE LUI RAPPRESENTA IN CONSIGLIO COMUNALE??......ma si, e' al secondo mandato, potra' sempre sperare in un prossimo mandato in provincia, o perche' no...in Regione?

Sindaco irpino da 4 giorni protesta davanti Quirinale

Sindaco irpino da 4 giorni protesta davanti Quirinale

In sciopero della fame da quattro giorni contro chiusura ospedali nella sua zona

27 dicembre, 19:52

Sindaco irpino da 4 giorni protesta davanti Quirinale

ROMA - Stremato dalla fame, intirizzito dal freddo, la barba incolta, ma determinato a proseguire nella sua singolare protesta. Da quattro giorni Salvatore Alaia, sindaco di Sperone (Avellino), e' piantato su un marciapiede davanti al Quirinale. Ha dormito in un sacco a pelo e, le prime due notti, quella di Natale e la successiva, sotto l'acqua. Aiala sta facendo lo sciopero della fame e si alimenta solo con del the'. Dal presidente della Repubblica vuole una garanzia: quella di ottenere un incontro con il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, da quest'ultimo -dice- sempre rifiutato, per discutere le conseguenze del piano sanitario regionale approvato nello scorso ottobre - sottolinea - senza alcun confronto con gli enti locali.

Tra le incongruenze denunciate dal primo cittadino di Sperone c'e' la chiusura di due ospedali, a Bisaccia e a Sant'Angelo dei Lombardi, che costringera', a suo dire, un bacino di utenti di 70 mila persone, residenti anche nei comuni limitrofi, a dover percorrere 80 chilometri per raggiungere la citta' ospedaliera di Avellino. Cinquantuno anni, docente di discipline giuridiche ed economiche nell'Istituto professionale per l'industria e l'artigianato di Nola, Aiala e' al secondo mandato come sindaco di Sperone e guida una giunta di centrosinistra.

Ieri ha avuto un improvviso innalzamento della pressione ed e' stato 'costretto' a recarsi nell'ospedale San Giovanni per dei controlli. Malgrado i medici lo abbiano invitato a desistere dalla sua iniziativa, il sindaco irpino e' tornato al suo posto davanti al Quirinale. ''Ancorche' la questione posta rientri tra le materie di esclusiva competenza regionale - e' stato detto dal Colle nei giorni scorsi - essa e' stata rappresentata, per le valutazioni di competenza, alla Regione Campania. Di cio' e' stata data comunicazione al sindaco Alaia''. Il quale, tuttavia, dichiara l'intenzione di non muoversi fino a quando non avra' la certezza di poter incontrare Caldoro.

''Il Quirinale - ha aggiunto - non ha mosso un dito consentendo cosi' al padre-padrone della Regione Campania di agire in dispregio di qualsiasi norma elementare alla base del nostro dettato costituzionale''. Ad Alaia non stanno mancando in questi giorni le attestazioni di stima e di solidarieta', anche da altri sindaci irpini. Il consiglio comunale di Sperone, compresa l'opposizione, e' tutto dalla sua parte ''perche' si tratta una battaglia di civilta' - ha concluso - che va oltre le divisioni politiche''.

domenica 26 dicembre 2010

COME DARGLI TORTO?... DOPO 94 ANNI

pubblicata da Radio Stella Rossa il giorno domenica 26 dicembre 2010 alle ore 18.10


"Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno.


Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un'azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date.


Dicono che la cronologia è l'ossatura della storia; e si può ammettere. Ma bisogna anche ammettere che ci sono quattro o cinque date fondamentali, che ogni persona per bene conserva conficcate nel cervello, che hanno giocato dei brutti tiri alla storia. Sono anch'essi capodanni.

Il capodanno della storia romana, o del Medioevo, o dell'età moderna. E sono diventati cosí invadenti e cosí fossilizzanti che ci sorprendiamo noi stessi a pensare talvolta che la vita in Italia sia incominciata nel 752, e che il 1490 0 il 1492 siano come montagne che l'umanità ha valicato di colpo ritrovandosi in un nuovo mondo, entrando in una nuova vita.


Cosí la data diventa un ingombro, un parapetto che impedisce di vedere che la storia continua a svolgersi con la stessa linea fondamentale immutata, senza bruschi arresti, come quando al cinematografo si strappa la film e si ha un intervallo di luce abbarbagliante.


Perciò odio il capodanno. Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell'animalità per ritrarne nuovo vigore.

Nessun travettismo spirituale. Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur riallacciandosi a quelle trascorse. Nessun giorno di tripudio a rime obbligate collettive, da spartire con tutti gli estranei che non mi interessano. Perché hanno tripudiato i nonni dei nostri nonni ecc., dovremmo anche noi sentire il bisogno del tripudio. Tutto ciò stomaca.


Aspetto il socialismo anche per questa ragione. Perché scaraventerà nell'immondezzaio tutte queste date che ormai non hanno piú nessuna risonanza nel nostro spirito e, se ne creerà delle altre, saranno almeno le nostre, e non quelle che dobbiamo accettare senza beneficio d'inventario dai nostri sciocchissimi antenati."


1° gennaio 1916, di Antonio Gramsci, da Avanti! ed. torinese, rubricaSotto la mole

venerdì 24 dicembre 2010

FULVIO GRIMALDI.....LE VERITA' SCOMODE...(per apatici, narcotizzati dal sistema e il Potere)

UN 14 DICEMBRE LUNGO TUTTO IL 2011

pubblicata da Fulvio Grimaldi il giorno venerdì 24 dicembre 2010 alle ore 11.43

Or ti piaccia gradir la sua venuta:
libertà va cercando, ch'è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta.
(Dante Alighieri, Purgatorio, I, 70-72)

Cari amici, corrispondenti, interlocutori, compagni, ancora una volta devo scusarmi di non avere il tempo per chiudere adeguatamente questa annata di letame che, sul finire dell’autunno, ha visto deandreianamente spuntare dei rigogliosi fiori rossi. L’irrinunciabile accanimento lavorativo sul docufilm “Messico, angeli e demoni nel laboratorio dell’Impero”, che deve essere finito per metà gennaio, tempo per il quale ho impegnato la mia ottima montatrice, mi impediscono di dedicarmi al blog e continuare le a me care conversazioni con tutti voi. Vi snocciolo dunque solo alcuni pensierini che via via, negli ultimi tempi, ho sparato su feisbuc. Quanto ai miei auguri, che, saltando a pié pari le oscenità natalizie, sono pensati per l’anno a venire, non ne ho trovato uno migliore di quello che apre questo irriverente rosario laico. I nostri bravissimi studenti – lascio ai margini i buoni perbenisti dell’UDU, una specie di CISL dell’università - hanno capito tante cose. Spero che la loro incredibile maturazione includa presto anche la coscienza antimperialista, cioè la comprensione del quadro complessivo e dei suoi autori, mercanti e compratori.



Il migliore augurio: un 2011 straripante di 14 dicembre!


Luca Zaia, l'unto del barbiere, regala ai bimbi veneti una bibbia. Per compensare questo attentato all'incolumità mentale infantile, Berlusconi esonera i veneti dalle tasse. Ma non gli aquilani perchè più che alla bibbia, sembrano credere al 14 dicembre.


Da una settimana i nazisionisti bombardano l'inerme Auschwitz chiamata Gaza. E uccidono innocenti. L'ONU, che condanna il Sudan ma non il Messico o l'Italia dei CIE, giustifica e approva perchè "in risposta ai razzi". Se incontrate quei sinistri che invocano l'ONU (Tavola della Pace e sconcezze simili), sputategli in faccia.


Il rivelatore si è rivelato un'altra volta: Wikileaks si associa al manutengolo del capitalismo e venditore dell'URSS Gorbaciov e all'oligarca ladrone Alexander Lebedev. Tutti e due cari anche ad Anna Politovskaja, giornalista sionista al soldo delle emittenti Cia "Free Europe" e "Liberty", a sua volta cara, quanto Assange, all'universo mondo.

Un'associazione e delinquere che fabbrica auto, con il sicario immaglionato ricatta: o schiavi o morti. E' la stessa metastasi che dal dopoguerra ha imposto all'Italia un modello di trasporto necrogeno con un prodotto di schifo, obsoleto, destinato a ucciderci. E poi blaterano di violenza! W il 14 dicembre.

Da noi picchiatori nazifascisti divenuti boss berlusconidi impongono arresti preventivi e detenzioni su sospetto, alla Obama. In Argentina la presidente Kirchner e la ministra Nilda Garré hanno proibito alla polizia nelle manifestazioni di portare armi da fuoco, incluse quelle che sparano gas o proiettili di gomma. Latinoamerica, continente della speranza.

Nel momento della massima ferocia repressiva del mafioterrorismo al potere, il Papa detta ai suoi due rettili di razza, Bagnasco e Bertone, la riconferma del sostegno alla cosca berlusconide. Da 2000 anni il potere è la metastasi, la Chiesa cristiana il tumore maligno. Viva i ragazzi, tutti, del 14 dicembre.


Questa banda di delinquenti, partner della mafia e ascari di Cia e Mossad, che dal 1948 si mantiene al potere a forza di stragi di Stato e bombe mafiose, ossigenata dagli inciuci di una falsa opposizione, osa, per bocca di un necrofilo ministro degli interni, criminalizzare gli studenti che hanno riscattato l'onore del paese e gli hanno riaperto il futuro.
Dopo i licantropi del "dagli al delinquente", i pifferi dei nonviolenti che rampognano i "ragazzi traviati dai teppisti", "comprendendone peraltro il disagio, non fosse mai!, ma, perbacco, a bruciare cose ci si da la zappa sui piedi". In testa i

grilli parlanti del collaborazionismo nazionale, Saviano e Marcon, (quello della burla Sbilanciamoci"), amici del giaguaro e utili idioti. Viva il 14 dicembre!