lunedì 31 gennaio 2011

MOBILITAZIONE GENERALE PER IL COMPAGNO BRUNO !!!

A manca pro s'indipendentzia

Nuova deportazione per Bruno Bellomonte

pubblicata da A manca pro s'indipendentzia il giorno lunedì 31 gennaio 2011 alle ore 21.37


Alla cortese attenzione degli organi di stampa,


In data 28 gennaio 2010 il prigioniero indipendentista Bruno Bellomonte è stato deportato nuovamente nel carcere di Catanzaro.

Dopo mesi dall’apertura del processo non sono ancora chiare le accuse mosse al nostro dirigente nazionale.

Ora Bruno viene nuovamente deportato a Catanzaro, nel punto geografico più lontano dalla sua terra, dagli avvocati, dagli affetti. Tutto ciò in barba alle leggi sulla territorialità della pena e ai più elementari diritti umani.

Si tratta di un vergognoso e ignobile atto di persecuzione politica finalizzato unicamente a spezzare la resistenza civile e politica della sinistra nazionale a partire dall’attacco alla persona di Bruno.

Tentativi vani e sempre più ridicoli perché come abbiamo dimostrato in tutti questi anni la sinistra nazionale sarda non si piega. Le nostre radici sono nel popolo sardo e di giorno in girono diventano sempre più profonde e robuste come testimonia la nostra quotidiana attività politica fra i lavoratori e nelle comunità di Sardigna.

Il colonialismo italiano può solo continuare ad esercitare la sua violenza contro i sardi e contro il movimento di liberazione, ma in Sardigna non ha futuro perché totalmente priva di una visione strategica politica, economica e culturale.

Direttivo Politico Nazionale

A Manca pro s’Indipendentzia

www.manca-indipendentzia.org


OLTRE, BURATTINI ABBRONZATI, PISELLI RIFATTI, FARAONI DURI A MORIRE...C'E DELL'ALTRO !


Ringraziamo Damiano per la segnalazione. (Ndr)
Ma per capire la crisi finanziaria, il 9/11 e molto altro deve essere pronunciato costantemente. Mentre iniziamo un nuovo anno, tra la tirannia globale sempre in aumento, è vitale per tutti avere questa informazione.

DI DAVID ICKE * davidicke.com

Ho scritto e parlato esaurientemente sull’agenda dietro la crisi finanziaria globale in atto e indicherò in questa sede la forza coordinatrice, o per lo meno quella primaria, dietro tale agenda e molte altre cose, compreso il 9/11.

Quasi tutti i ricercatori sulla cospirazione non comprendono il significato fondamentale di questa rete, oppure sono troppo spaventati per parlarne. Al diavolo.
È ampiamente conosciuto come Sionismo o, come lo chiamo io, più accuratamente, suggerisco … Sionismo Rothschild. Aggiungo “Rothschild” per mettere in risalto costantemente i veri creatori del Sionismo e coloro che lo controllano ai nostri giorni (si veda Human Race Get Off Your Knees ).

Spiegherò più avanti la connessione con la crescente catastrofe economica, ma è necessario un po’ del quadro generale, per inserire tutto nel contesto che deve essere visto.


Chiedete alla maggioranza della gente cosa è il Sionismo e diranno che “sono gli Ebrei”, ma anche se è questa l’impressione che le reti dei Rothschild hanno cercato di “vendere” come un “dato di fatto” con grande successo in politica e nei media, non è vero. Rappresenta solo una minoranza di essi e di molti altri che non sono Ebrei.

Il Sionismo Rothschild nella sua espressione pubblica è un’ideologia politica basata su una patria per il popolo ebreo in Palestina e sulla credenza che gli Ebrei siano la “razza prescelta” da Dio, avente il diritto dato da Dio alla “terra promessa” di Israele (storicamente questa è una sciocchezza, come dimostro nei miei libri).

Credono inoltre che i reali confini di Isreale debbano comprendere quello che è ora Israele, compresa la striscia di Gaza e la Cisgiordania, territori ancora ufficialmente posseduti dai Palestinesi, più il Libano, l’Irak, la Siria, l’Egitto e la Giordania, o, come è scritto nella Genesi:“…dal fiume dell’Egitto all’Eufrate”.

Questa è l’espressione pubblica del Sionismo, ma al suo nucleo interno c’è una società segreta creata e controllata dalla dinastia dei Rothschild.

Hanno cercato di vendere la menzogna che “Sionismo vuol dire tutti gli Ebrei” in modo da poter condannare come un “antisemita” e un “razzista” chiunque denunci la verità sul Sionismo Rothschild e dei suoi agenti nel governo, nel settore bancario, in economia, nei media, in ambito militare, ecc.

È per questo che la maggior parte dei ricercatori non toccano l’argomento, persino se sono abbastanza consapevoli da sapere che dovrebbero farlo. Per rivelare e denunciare ciò che sta succedendo nel mondo abbiamo bisogno di avere cervello, fermezza e palle – e mai più di adesso.

Ah, sì, aggiungiamoci la consapevolezza, se vogliamo vedere quanto è realmente profonda la tana del coniglio oltre la realtà dei cinque sensi.

Il razzismo è l’ignoranza più estrema, in quanto mette in relazione il “sé” con il corpo anziché con la coscienza-consapevolezza che animano il corpo e che si vivono attraverso il corpo. È come giudicare un uomo dalla sua tuta spaziale piuttosto che dalla persona che c’è dentro.

Quindi i razzisti sono ridicoli, puerili e stupidi, ma la minaccia di essere definito un razzista non mi fermerà in alcun modo (ci hanno già provato e non ci sono riusciti) nel denunciare quello che deve essere denunciato se il Sistema del Controllo deve cadere.

Dopotutto i razzisti più estremisti del mondo sono i Sionisti Rothschild. Israele è uno stato di apartheid tanto quanto lo sono stati il Sudafrica e l’America.

E con ciò non mi riferisco solo al dolore inflitto sul popolo palestinese minuto dopo minuto, giorno dopo giorno, ma anche alle straordinarie divisioni razziste all’interno della società ebraica con gli Ebrei neri dell’Etiopia, ad esempio, che vengono trattati come la feccia.

Quindi oltrepassiamo lo schermo di fumo calcolato che sfidare il Sionismo Rothschild e gli orrori di Israele significa che sei un antisemita e guardiamo invece ai semplici fatti che non vogliono che noi sappiamo e accettiamo.

Innanzitutto, non bisogna essere ebreo per essere un sionista Rothschild, come ha detto pubblicamente un vicepresidente americano, Joe Biden, mentre leccava i piedi ai suoi padroni a Tel Aviv (e infine, ai suoi padroni a Chateaux Rothschild).

Alcuni dei più veementi Sionisti Rothschild sono i Sionisti Cristiani negli Stati Uniti ed altrove, guidati per lo più vocalmente dal loro leader “spirituale” John C. Hagee. Immaginatevi il peggior tipo di estremista predicatore ipocrita e l’avrete inquadrato alla precisione.

Hagee è il fondatore e il presidente nazionale dell’organizzazione Sionista-Cristiana Christians United for Israel, visita regolarmente Israele ed ha incontrato ogni primo ministro da Menachem Begin in poi.

CANELIBERONLINE, ne consiglio il seguito della lettura su http://www.stampalibera.com/

Blogger Francesco Zaffuto ha detto...

Ho ricevuto il PREMIO SUNSHINE AWARD ’11 e poiché trattasi di un premio che si passa ad altri, ve lo passo.
http://www.lacrisi2009.com/2011/01/premio-sunshine-award-11.html
Canelibero - http://caneliberonline.blogspot.com/ - Quando vado nel loro blog mi sembra di precipitare nell’ottocento, e c’erano tante cose importanti nell’ottocento.
un caro saluto
francesco zaffuto


CANELIBRONLINE...risponde : Ciao Francesco, scusa l'ignoranza ma non so di che cosa si tratti (mi documenterò), ma conoscendoti, so che di certo è un riconoscimento d'affetto anche se "virtuale" da parte tua, quindi ti ringrazio a nome di tutti i membri. Vedro' di passarlo a qualche altro blog, se questa è la prassi. In quanto alla precipitazione ottocentesca non e' poco, se ci pensi.Cio' significa, che pur nel nostro piccolo, qualcosa trasmettiamo. Ciao Francesco, un saluto a pugno chiuso (giusto per rimanere in tema).

PALESTINA

News
2011-01-31 An-Nasira11° demolizione del villaggio di al-'Araqib: espulsi gli abitanti
2011-01-31 an-Nasira (Nazareth)Contatti Israele-Suleiman: timori d'isolamento e sicurezza al confine con Gaza
2011-01-31 Gaza CityGoverno Haniyah ai commercianti: 'Non sfruttate la crisi in Egitto'
2011-01-31 al-Quds (Gerusalemme)Forze nazionali e religiose ad Anp: 'Abbandonate strada negoziale'
2011-01-31 NicosiaCipro riconosce lo Stato palestinese
2011-01-31 an-Nasira (Nazareth)Ex ministro Affari minoranze: 'Rischio insurrezione palestinesi in Israele'
2011-01-31 Ramallah/Gaza'Erekaat annuncia comitato d'indagine su 'The Palestine Papers'. Scetticismo a Gaza
2011-01-31 CisgiordaniaQuattro palestinesi arrestati, altri convocati a colloquio da sicurezza Anp
2011-01-31 Il CairoPalestinesi bloccati all'aeroporto del Cairo senza acqua né cibo
2011-01-31 CisgiordaniaIsraele arresta nuovamente deputato palestinese

Blogger angie ha detto...

SABATO 12 FEBBRAIO 2011, alle ore 14.00 INIZIATIVA NAZIONALE A LIVORNO AL TERMINAL PASSEGGERI
DI FRONTE A PIAZZA DEL LUOGO PIO.

BOICOTTIAMO L'ECONOMIA DI GUERRA E DI APARTHEID DELLO STATO DI ISRAELE
LIBERIAMO TUTTI I DETENUTI PALESTINESI SEQUESTRATI NEI LAGER SIONISTI


UDAP - Unione Democratica Arabo Palestinese


CANELIBERO...Risponde : Grazie Angie per la comunicazione, pur non potendo partecipare per la lontananza, sai benissimo quanto sentiamo il problema dei fratelli Palestinesi e di tutti i perseguitati dai NAZI-USA-UE-SIONISTI, nel mondo. Per quanto ci riguarda faremo girare l'avviso anche sulla nostra pagina facesbook, e altri blog amici. Un abbraccio.

Caro Fulvio, eccoti il saluto di Bruno Bellomonte il 1° gennaio dal carcere di Viterbo
SU PATRIOTTU BRUNO BELLOMONTE SU PRIMU 'E S'ANNU IN SA GALERA COLONIALE DE VITERBO (ITAGLIA) SALUDA SOS CUMPANZOS! LIBERTADE
Fulvio Grimaldi
La carcerazione di Bruno è un crimine di Stato. Mobilitiamoci tutti per Bruno libero!

domenica 30 gennaio 2011

QUALCUNO SI SCONVOLGE, QUANDO SENTE PARLARE DI LOTTA PER L'INDIPENDENZA DELLA SARDEGNA, DALLA COLONIZZAZIONE ITALO-USA-SIONISTI ?

I volti della repressione. Dal pestaggio di San Sebastiano al “sequestro” di Civitavecchia

(IlMinuto) – Cagliari, 29 gennaio – I pastori di Mps “sequestrati” nel porto di Civitavecchia, il caso Bruno Bellomonte, gli sfratti forzati degli immigrati senegalesi al centro di Cagliari, l’uccisione di Carlo Giuliani, le morti di Giuseppe Casu e Aldo Scardella. Sono solo alcuni dei nomi e dei fatti di oggi e di ieri legati dal filo “nero” della repressione di cui si è parlato nell’assemblea “Sorvegliare e punire”, dal saggio di Michel Foucault, che si è svolta ieri sera nella sede del Cagliari social forum. In via Lanusei circa 60 persone hanno preso parte per più di tre ore all’assemblea organizzata dal Csf, dalla Rete Antirazzista e dal Collettivo anticapitalista sardo e coordinata da Roberto Loddo dell’associazione 5 novembre. “Hanno caricato cittadini che difendevano il territorio. Hanno caricato operai e pastori. Non possiamo non sapere. Non possiamo ignorare. Con questo incontro – ha spiegato Dina Raggio del Csf nell’introduzione dell’assemblea – non vogliamo solo denunciare la repressione, ma anche trovare insieme i modi per contrastare questa deriva fascista”. Secondo Elias Vacca, avvocato e parlamentare del Pdci nella legislatura 2006-2008, gli episodi che hanno dato il via alla deriva repressiva sono due: il pestaggio nel carcere di San Sebastiano a Sassari del 3 aprile 2000 (in pieno governo di centrosinistra)

(VOLEVO RICORDARE A QUESTO SIGNORE CHE, IL SEGRETARIO DEL SUO PARTITO E' STATO MINISTRO DELLA GIUSTIZIA CON IL GOVERNO PRODI... ci dica cosa ha fatto in merito ?.....Caneliberonline)

e i fatti di Genova nel luglio 2001, con l’uccisione di Carlo Giuliani.
“L’istituzione della Commissione di inchiesta sul G8 – ha ricordato Vacca – è stata bocciata nel 2007 col voto determinante dell’Italia dei Valori. In ogni segmento della vita sociale – ha sottolineato – si sta via via instaurando e perfezionando un sistema repressivo inaudito. Una repressione che è stata resa molto più facile con la reintroduzione dell’oltraggio a pubblico ufficiale nel 009″. Accusa di oltraggio dalla quale – ha precisato il legale sulla base di 20 anni di processi – è quasi impossibile difendersi con successo. L’intervento della Rete Antirazzista si è concentrato sul volto discriminatorio della repressione, con la denuncia della funzione del Cpa di Elmas – definito “vero e proprio campo di prigionia per migranti” – e delle retate subite dagli immigrati senegalesi a Cagliari e a Quartu Sant’Elena.
Partendo dal ricordo del pestaggio dei minatori della Carbosulcis di fronte a Montecitorio nel 1995 – 16 anni fa – Antonello Tiddia ha ricostruito il caso del militante e dirigente di A Manca pro s’Indipendentzia Bruno Bellomonte, incarcerato da innocente dal giugno 2009. Il “Minatore rosso” ha denunciato pubblicamente le intimidazioni subite di recente e legate all’impegno in questa causa. Andrea Locci, indipendentista dell’associazione Amsicora, e Claudia Zuncheddu, Consigliere regionale dei Rossomori, hanno sottolineato invece il trattamento riservato ai pastori sardi negli ultimi mesi: la carica delle forze del’ordine di fronte al Consiglio regionale del 19 ottobre, il pestaggio dell’allevatore fermato in un posto di blocco all’altezza di Abbasanta e il “sequestro” nel porto di Civitavecchia del 28 dicembre. Secondo la presidente dell’Asarp, Gisella Trincas, siamo alla “repressione di tutto ciò che è fuori norma”. Così come per “qualcuno” doveva essere “fuori norma” l’ambulante quartese Giuseppe Casu, morto nel 2006 mentre era ricoverato e contenuto per un Trattamento sanitario obbligatorio nel Servizio psichiatrico di diagnosi e cura del SS Trinità di Cagliari.
La repressione può assumere anche il volto del teorema giudiziario, come nel caso di Aldo Scardella – ricordato ieri dal fratello Cristiano – morto suicida il 2 luglio 1986 nel carcere di Buoncammino di Cagliari, dopo sei mesi passati in galera da innocente.
Intanto il sistema di “sorveglianza e controllo” continua a perfezionarsi, ha chiarito Fawzi Ismail di Sardegna Palestina citando l’accordo prefetto-sindaco-sindacati di martedì scorso. Come riporta un lancio Ansa del 25 gennaio, d’ora in poi “niente più manifestazioni sul lato porto di via Roma, percorsi alternativi alla stessa strada nel caso di cortei in contemporanea e pugno di ferro contro le proteste non autorizzate”. Lo prevede una intesa sottoscritta dal prefetto Giovanni Balsamo, dal sindaco Emilio Floris da alcune organizzazioni sindacali: Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Css, Confsal e Cisal.

QUESTO POST E' DEDICATO AGLI SCONVOLTS DELLE CURVE DEI Santorini, Travaglini, Savianini, Dandinini, Florinini, Lernerini.

SCUSATEMI SE DIMENTICO QUALCHE (TANTI) "INI".......
Carlo Vulpio

I professionisti della doppia morale invocano la difesa in piazza di valori costituzionali sacrosanti per ridurli a miserabili strumenti di lotta politica, mentre tacciono su fatti ben più gravi. Idem, il politburo della Fnsi, che farebbe meglio a suicidarsi in massa, come la setta di Padre Jones

Carlo Vulpio | 30 gennaio 2011 at 00:38 | Categorie: Blog | URL: http://wp.me/pAweW-he
Tutti in piazza, tutti in piazza! Anzi, tutti sotto il palazzo di giustizia di Milano! A far che? A difendere l’indipendenza della magistratura, la libertà di espressione, i valori costituzionali.
Chi fa questo appello alla “gente” a scendere in piazza?
Ma come chi lo fa?, ma lo fa lui, il telemartire Michele Santoro, dopo la telefonata in diretta del direttore generale della Rai, Mauro Masi, durante l’ultima puntata di Annozero.
Santoro, dopo avere sfanculato Masi – al quale dovrebbe invece essere grato per l’enorme pubblicità che gli ha fatto con quella telefonata inutile e improvvida -, “accoglie” l’appello lanciato con sincronismo perfetto da Marco Travaglio e da Barbara Spinelli e invoca la manifestazione di piazza.
E da quale pulpito Santoro lancia questo appello impavido e persino eroico? Dalla sede del sindacato dei giornalisti, la Fnsi, Federazione nazionale della stampa italiana.

Si guardò bene Santoro dal fare, non dico lo stesso appello, ma anche una sola mezza puntata del suo programma, una sola mezza domanda in occasione di tanti “dibbattiti” sulla libertà di stampa e di espressione ospitati dal suo programma, quando io, altri quattro giornalisti e un capitano dei carabinieri fummo scandalosamente accusati del fantasmagorico reato di “associazione a delinquere finalizzata alla diffamazione a mezzo stampa” (con il "concorso morale esterno" -!- del sottoscritto).
Uno scandalo – quella ipotesi di reato, inesistente nei codici e mai applicata in centocinquant’anni di storia patria - che dura tutt’ora, persino dopo la scadenza dei termini di indagine (prorogata quattro volte) a gennaio 2009.
Uno scandalo che, con l’applicazione della figura del reato associativo, ha consentito e tutt’ora consente di tenere sotto controllo i nostri telefoni e quelli di tutti coloro che anche per avventura intrattengano con noi qualsiasi tipo di conversazione.
Uno scandalo che non è un fatto “personale”, ma pubblico quant’altri mai, e sul quale, recentemente, richiesto formalmente da noi imputati, il procuratore generale della procura della Repubblica di Potenza, Massimo Lucianetti, ha risposto che l’indagine verrà chiusa quando verrà chiusa, perché è complicata (una presunta diffamazione!) e che noi imputati non abbiamo di che lamentarci, dal momento che “gli atti compiuti dopo la scadenza dei termini di indagine sono inutilizzabili”.
Non solo. Oltre a questa vicenda, Travaglio e Santoro (Spinelli, non so) ne conoscono bene anche un’altra: quella del cosiddetto “editto bulgaro” non di Berlusconi, ma di Vendola nei miei confronti, con l’accusa rivoltami sui giornali e in tv, a reti unificate, di essere stato il “mandante morale” di una finta bomba ritrovata nell’estate del 2007 sul litorale brindisino come segno di protesta per un depuratore non funzionante.
Vendola mi scagliò contro questa accusa infamante in seguito ad alcuni miei articoli sulla realizzazione di una serie di discariche invereconde in Puglia, articoli – badate bene - mai querelati e anzi rivelatisi fondatissimi.
Non pago, Vendola telefonò più volte anche al mio giornale per lamentarsi delle mie inchieste sulla sanità pugliese e sul suo operato di presidente della giunta regionale. Io lo querelai, ma il pm Francesca Pirrelli, meglio nota come la moglie del pm-senatore del Pd, Gianrico Carofiglio, tenne a dormire per due anni e mezzo la querela nel cassetto. Quando poi mi rivolsi al procuratore generale, affinché avocasse a sé l'indagine per inerzia nell'esercizio dell'azione penale da parte del suddetto pm, ecco che la Pirrelli si "ricorda" di essere amica (lo scrive lei stessa) della sorella di Vendola e, per questa ragione, si astiene. La querela allora finisce sul tavolo del procuratore di Bari, Emilio Marzano (ora in pensione), notoriamente vicino all'area politico-culturale di sinistra, e Marzano chiede l'archiviazione (che il gip prontamente accorda) con una motivazione che, a essere educati, potremmo definire singolare: riconosce la "grave diffamazione" nei miei confronti, ma chiede l'archiviazione perché – scrive – io avrei “provocato” Vendola con i miei articoli. Capito? Il diritto costituzionale di cronaca e di critica per quei magistrati di Bari è improvvisamente decaduto al rango di “provocazione”, nonostante l’assenza di querele o smentite nei miei confronti.
Anche questo, come chiunque può giudicare, non è un fatto “personale”, ma una vicenda pubblica quant’altre mai.
Ma anche in questo caso, come nel precedente, non ho ascoltato appelli, o anche solo un singulto, per la difesa della libertà di espressione e dei valori fondamentali della Costituzione. Chissà perché. Forse perché in casi come questi diventerebbe chiara a tutti che “l’indipendenza della magistratura” –grande e ottimo valore – è nella realtà un optional, un arma al servizio dei professionisti della doppia morale, uno slogan usa e getta, una invocazione da intonare a giorni alterni e a seconda dei casi. Uno strumento di lotta politica.
Anche la sede da cui l’appello è stato lanciato la dice lunga sulla natura di questa mistificatoria chiamata alle armi (per ora, metaforica).
La sede di quella stessa Fnsi che, in tutti questi anni (dal 2007 a oggi), non ha avuto mai nulla da dire su queste vicende. Come mai? Semplice: la verità su questi casi pubblici, ripeto, non personali, avrebbe “danneggiato” non Berlusconi, ma i suoi “nemici” (magistrati, politici dello schieramento avversario). E quindi, in base alla logica amico/nemico e al sillogismo che vuole amici i nemici dei propri nemici, ecco che non assume alcuna importanza il fatto che possano (e magari debbano) crepare tutti gli altri. Innocenti ed estranei ai fatti, adulti e infanti, donne e uomini. Purché si raggiunga l’obiettivo di abbattere colui che questa emergente casta di “eletti” ritiene "il tiranno da abbattere" (cosa manca a un'altra Piazzale Loreto?). Puro stalinismo. Dal punto di vista tecnico, prima ancora che politico.

Queste cose, pari pari, sono andato a ribadire, giusto due settimane fa, nella massima assise della Fnsi. Il 26° congresso nazionale, tenutosi a Bergamo dall’11 al 14 gennaio scorsi.
Non mi sono mai illuso di smuovere le cariatidi che comandano nella Fnsi. Ma se non ci fossi andato (anche perché sono stato eletto delegato, non ero lì da osservatore esterno o in gita) e se non fossi intervenuto, di sicuro avrei trovato il fariseo di turno pronto a rinfacciarmi l’occasione perduta.
Ebbene, ciò che ho visto e sentito lì, al congresso, ha superato ogni immaginazione. Perché uno pensa al sindacato – dei giornalisti, poi – ed è ovvio che immagini un organismo libero, trasparente – non certo “puro”, poiché la “purezza” in politica non esiste -, ma almeno corretto nell’applicazione delle regole e delle procedure. E soprattutto equanime nella difesa, appunto, dei valori e dei princìpi, specialmente quelli “inderogabili” alla base della professione giornalistica.
E invece. Tutto può fare la Fnsi, tutto si può fare dalla sede della Fnsi, fuorché invocare la libertà di espressione, l’indipendenza, la schiena dritta, eccetera.
Non vi annoierò con la cronaca di quella tre giorni avvilente. Vi racconterò un solo episodio affinché possiate comprendere tutto il resto.
A Bergamo, credetemi, ho provato su di me cos’è un soviet staliniano.
Un soviet del XXI secolo. Un soviet all’italiana: imbroglione, un po’ sgangherato e molto servile. Un soviet “correntizio”, come si addice ormai persino ai nuclei familiari: tre persone, quattro correnti. Ma pur sempre un soviet: autoreferenziale, autoritario, falso, antidemocratico, prono, ma sempre in nome e per il bene del popolo e della democrazia, e ovviamente della Costituzione.
Il soviet della Fnsi, signori miei, è un partito, una consorteria, una confraternita, una corporazione vecchia e senza fiato, non un sindacato – né un sindacato vecchia maniera, né un sindacato moderno: insomma, tutto è fuorché la “controparte naturale” (che non significa “soggetto che dice sempre di no”) del suo interlocutore, cioè gli imprenditori editoriali.
E infatti, il soviet della Fnsi ha gestito il congresso a modo suo, e alla fine il politburo, com’era scontato, ha riprodotto se stesso – dal segretario Franco Siddi, al presidente Roberto Natale.
Queste cose che avete letto qui avrei dovuto dirle il mattino dell’ultimo giorno del congresso, secondo l’ordine degli iscritti a parlare, ma mi hanno fatto intervenire all’una e mezza di notte (ovviamente lo hanno fatto apposta, e se non avessi protestato il mio intervento sarebbe slittato alle tre).
Capite bene che una “gestione” degli interventi priva di un criterio certo e obiettivo, ma letteralmente manipolata dal politburo, cambia tutto. A cominciare dalla risonanza sui mass media delle cose dette in congresso. Infatti, se si truccano le carte, e invece di un intervento come il mio, al mattino della giornata conclusiva, si infilano quelli degli amici “chiagni e fotti”, organici al politburo, ecco che tutto appare diverso. La solita giaculatoria dell’autonomia e dell’indipendenza dei giornalisti è salva e non si rischia di far male ad alcuno, men che meno a magistrati, per citarne due a caso, come Palamara e Cascini (presidente e segretario della Anm, l'associazione nazionale magistrati), che chiedono il sequestro preventivo e la chiusura dei blog che li criticano. In nome della libertà di stampa e di espressione, si capisce.
Ecco perché ho invitato pubblicamente il soviet della Fnsi a suicidarsi in massa per emendare se stesso – come fecero i 900 adepti della setta di padre Jim Jones il 18 novembre 1978, in Guyana – e così “liberare” davvero il giornalismo italiano. Ed ecco perché sento di dover affermare, per spirito di verità, che questa ennesima “convocazione della piazza” di Spinelli-Santoro-Travaglio (che non ce la faranno mai a entrare nell'immaginario collettivo come Sarti-Burgnich-Facchetti...) è falsa e bugiarda. E con i valori fondamentali della Costituzione non c’entra nulla.

sabato 29 gennaio 2011

ECCOLO, AL SOLITO....FA LA STRAGE... "DEI COLPEVOLI"!

Informazioni personali


sabato 29 gennaio 2011

GELSOMINI 'STA MINCHIA!


L’internazionalismo non è un principio astratto, ma un riflesso teorico e politico del carattere internazionale dell’economia, dello sviluppo mondiale delle forze produttive e del livello mondiale a cui è giunta la lotta di classe.
(Che Guevara)

Dai rozzi rimestatori / falsi paladini, / e spiriti fini e blandi e vili, / dalla feccia che sazia / la sua canagliocrazia / prendendosi gioco della gloria, la vita, l’onore, / dal pugnale di grazia, liberaci o signore!
(Rubén Darìo. Dalle letture preferite del Che. Il “signore” cui si riferisce è Don Chisciotte)

Se il manichino Standa, vestito da maggiordomo di Barbie, è l’unico ministro degli esteri dell’Anonima Omicidi chiamata Comunità Internazionale che insisteva a puntellare prima Ben Ali e poi Mubaraq quando già l’energumeno Hillary Clinton (un “angelo” per il “manifesto” del 2008) aveva buttato a mare questi satrapi-ascari dell’Impero, non è solo perché lui e tutto il verminaio governativo sono degli oligofrenici, incompetenti se non su questioni di mafia e bordelli. Il dramma che vivono, al di là e al di sopra del casotto da trogloditi della politica, della morale e dell’estetica che stanno rappresentando, sfugge alla sinistra tutta, pure a quella dai nomi tautologici “sinistra ecologia e libertà”, “sinistra critica”, “sinistra popolare” e via arrabattandosi tra termini inediti che mascherino l’inanità del contenuto, come se “sinistra” non dovesse già contenere libertà, ecologia, critica e popolo.
E’ peggio, molto peggio, è decisivo, conclusivo. E’ quello dei gaglioffi zannuti che si sono logorati a spadroneggiare rozzamente e incontinentemente sui propri paesi e che, assaliti dalla marea montante della coscienza e della collera delle masse, si sentono d’un tratto sospesi a mezz’aria e poi precipitare: il filo che li appendeva ai burattinai dietro le quinte era stato tagliato dagli stessi burattinai, pronti a riannodarlo alla nuova marionetta, bella lucida e scattante, scovata nel retrobottega. Tutt’intorno al Mediterraneo, fino alle sue propaggini nel Mar Rosso, la rivoluzione covava (e questo nessuno lo racconta perchè darebbe altra profondità strategica alle “proteste per il pane e per la democrazia”) fin dai tempi del mercimonio di Sadat con Usraele, del rovesciamento del nazionalista Burghiba (Tunisia), della liquidazione del percorso di Boumedienne (Algeria), del golpe contro il presidente progressista Al Hamdi (Yemen), delle guerre o aggressioni Usraeliane a cuori e arti della nazione araba (Iraq, Libano, Siria), del genocidio in Palestina fino al megamarzabotto di Piombo Fuso, degli scorpioni secessionisti infiltrati in Sudan dai colonialisti già espulsi, insieme al loro terrorismo etichettato Al Qaida, sparso come alibi per l’ intervento imperialista dal Maghreb all’Asia.
Prima ancora che da bisogni economici, la rivolta è alimentata dal senso di frustrazione di una nazione che è pienamente e universalmente cosciente della sua identità, vocazione e del suo destino di unità, esigenza politica e culturale dell’animo e poi strumento necessario per contrastare il ritorno dei colonialisti e svolgere il ruolo dovuto a livello planetario. Un fantasma, quello dell’unità di mezzo miliardo di arabi, congiunti da lingua, costumi, storia, credo, volontà, che tanto terrorizzava l’Occidente imperialista da occultarne sistematicamente ragioni ed espressioni. Come le enormi manifestazioni che in tutti i paesi arabi rispondevano ai crimini dei necrocrati occidentali in Iraq, Palestina, Libano. Su questo tessuto di base si sono poi inseriti ricami come il disgusto-disprezzo per dirigenti predatori, inetti e asserviti al nemico ontologico, le spaventose condizioni di vita imposte dagli associati a delinquere del FMI e della Banca Mondiale che qui, nel quadro della globalizzazione, affondavano ancora più a fondo che da noi la ruspa del più feroce trasferimento di ricchezza dal basso in alto della storia umana
E’ razzismo eurocentrico non riconoscere ai rivoluzionari di Tunisi, del Cairo, di Amman, Algeri e Sanaa la dignità di una visione politica e ideologica che alle rivendicazioni di pane, correttezza, trasparenza, diritti umani, fornisce le ali della visione di una nuova società. L’urlo “libertà”, che media e politicanti fantoccio restringono alla scopiazzatura delle truffaldine “libertà” delle nostre democrazie bancarie e dei nostri brogli elettorali indiretti (ma ormai anche scopertamente diretti), per questi giovani che, avendo nel cuore Nasser, Ben Bella, Saddam, Michel Aflak, Hamas e Hezbollah e perfino Averroé e il Saladino, è anzitutto libertà dall’oppressore straniero, secolare e attuale. Libertà da fame, esclusione, despotismo, divisione, come dettati dalla cricca mondialista al vassallo locale. Un vassallo che per forza deve essere delinquente, malfattore ricattato con mille scheletri tra armadio e salotto, tonnara e bordello, cassaforte e cimitero. Vedi l’afghano Karzai, l’iracheno (si fa per dire) Al Maliki, l’albanese Berisha, il kosovaro Hashim Thaci, il pachistano Zerdari, il libanese trombato Hariri, l’honduregno Pepe Lobo, il messicano Calderon…Scheletri da estrarre alla luce quando lo imponga la fase, come quella di un popolo che dice basta ma che si deve assolutamente mantenere nell’ordine imperiale costituito, facendo finta di condividerne le richieste. Quelle compatibili. E dunque, dopo Ben Ali, un suo sodale meno compromesso, dopo Mubaraq magari Mohammed El Baradei.

E i nostri faceti bavosi? Uguale. Dopo Andreotti, Craxi e dopo Craxi, oltre e contro la mannaia dei magistrati onesti di Mani Pulite, riflesso della nostra ultima volontà sovversiva prima del 14 dicembre e prima della Fiom (altro che consapevoli strumenti “giustizialisti” del gattopardo), Berlusconi. Si scaldano ai bordi del campo, osceni fiduciari come Fini, Casini, Montezemolo, Draghi, perfino Bersani. Evitato per ora il turbine epocale che sta scaraventando verso l’immondezzaio della storia i sodali d’oltremare, il rigurgito di fogna che ha saputo installarsi sulla carogna putrescente della prima repubblica sa comunque di avere i giorni contati alla Ben Ali e Mubaraq, alla Karzai e Abdallah, alla Buteflika e Mohammed VI e che alla dittatura mondiale vagheggiata dai necrocrati della cupola mafiocapitalista serve un nuovo, meno sputtanato argine allo tsunami della collera e della lucidità di popoli e classi.
Secessionisti del Sud Sudan con la bandiera di chi
li arma e manipola
Oggi la partita si gioca tra questi popoli-classe proletaria, la loro volontà di palingenesi, e le manovre di restaurazione operate attraverso l’infiltrazione, la manipolazione che facciano tutto cambiare senza che nulla cambi. I complottisti – questi, sì, autentici, altro che chi rivela il demonio sotto i paramenti del prelato che brandisce la croce dell’11 settembre - nel mondo arabo-islamico sono stati presi in contropiede. Con i finti Al Qaida sparsi da Cia e Mossad per ogni dove si voglia intervenire, massacrare e rubare, con le stragi dinamitarde contro copti e cristiani, con le operazioni secessioniste di Sud Sudan, Darfur, curdi, sciti, beluchi, bande drogatrafficanti di Myanmar, con la compravendita dei gaglioffi palestinesi, con i tribunali internazionali-truffa in Libano, Jugoslavia, Ruanda, Sudan, finalizzati a criminalizzare un settore sociale e innescare frantumazioni nazionali, l’associazione criminale “comunità internazionale” mira al divide et impera del recupero coloniale e del governo capitalista mondiale su quattro quinti dell’umanità polverizzati e imbelli. Ma, dopo quelli latinoamericani, ora anche i popoli della nazione araba, di colpo riunificata nell’insurrezione rivoluzionaria, si sono messi di traverso. C’è da sperare che prevalgano, lo faranno in ogni modo nel lungo termine. Hanno nella memoria collettiva la rivoluzioni vittoriose contro colonialisti e proconsoli di appena mezzo secolo fa. I loro combattenti hanno accettato il prezzo ineluttabile della rivoluzione, la morte. Noi abbiamo alle spalle il Risorgimento, rilanciato dalla guerra partigiana (anche quella tradita dal nostrano equivalente dell’ANP). Ma nella memoria collettiva non abbiamo che nebbie. Quanto al prezzo, per ora ci basta quello che serve a pagare un piatto di fettuccine.

Perché il titolo “Gelsomini’sta minchia”? Perché quella “dei gelsomini” emana il fetore delle rivoluzioni colorate, delle rose, dei gerani, di Ucraina, Georgia e via elencando le messinscena di imperialismo, oligarchie saprofite e plebi obnubilate. Sperano, infangando la rivoluzione con gli slogan dei “diritti umani” e della “democrazia”, dell’”innovazione” bertinottiana, dell’ecumenismo vendoliano e del pacifismo ONG, di recuperare i contenuti incompatibili appiccicandovi l’insegna del mercato delle patacche. La prima della fila? Giuliana Sgrena del “manifesto”. Quella che nella sua “narrazione” (termine-fuffa vendoliano) dei fatti di Tunisi o Algeri, non ha saputo fornirci uno straccio di analisi geopolitica, geoeconomica e geostrategica, preferendo baloccarsi con “rimpasti maghrebini”, la “riduzione della vendita di benzina per evitare suicidi” e l’ottimo Canadà “che userà tutti i mezzi a disposizione per cooperare con la comunità internazionale contro i membri dell’ex-regime”, impedendo, tra le altre cose, “il viaggio di Ben Ali e di sua moglie per assistere in Canadà al parto di una figlia”. Veri compagni, questi canadesi.

Si aprono le tombe, si levano i morti. Ci fosse tra loro pure Stefano Chiarini!

LA GUERRA "NON AL POTERE" ma, "per il potere"!


LA RISPOSTA DI ANNOZERO

Santoro contro Masi e il suo 'mandante' Berlusconi

Il conduttore parla dell'asservimento dei vertici Rai a Berlusconi

di A.F.
Il direttore generale della Rai telefona in diretta alla trasmissione AnnoZero e redarguisce Michele Santoro, motivo: la violazione delle regole. Il risultato è comunque di 6 milioni di spettatori. Santoro quindi in una conferenza stampa ha raccontato come si è arrivati alla telefonata di Masi e a quale mancanza di autonomia siano ormai i vertici Rai nei confronti del presidente del Consiglio Silvio Berlsuconi. Poi lancia una manifestazione in difesa dei magistrati il 13 febbraio, lo stesso giorno il Pdl ne ha convocata una di segno esattamente contrario.

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La sala stampa della Federazione nazionale della stampa è piena. Ci sono Michele Santoro, Sandro Ruotolo, Marco Travaglio. A raccontare i retroscena sulla telefonata del direttore generale della Rai Mauro Masi, che ha stigmatizzato la trasmissione di giovedì scorso che si occupava del caso Ruby.


Santoro ha spiegato che l'episodio della telefonata è solo l'ultimo atto di una excalation che ha avuto inizio lunedì scorso qundo il giornalista riceve una circolare in cui si dispone che il pubblico deve corrispondere al colore politico degli ospiti. «Immaginate cosa sarebbe successo quando era stata ospitata la Santanchè, sarebbe arrivata la rissa» argomenta Santoro. La cosa poi è rientrata con una mediazione per cui il pubblico non avrebbe applaudito.


C'è poi la questione degli ospiti per l'ultima trasmissione, Santoro racconta che aveva chiesto all'onorevile Roberto Bonaiuti di poter avere in studio Cicchitto, cosa che sembrava confermata fino a quando il vice direttore Guido Paglia telefona al conduttore riferendo che a presenza di Cicchitto era sfumata dopo che il Pdl voleva invece mandare Alfano o Ghedini. La redazione scopre invece che sia Cicchitto che Alfano non sapevano niente. La sera della trasmissione si presenta l'on. Sisto che dice di essere andato al trucco e dice di essere il designato dal Pdl per partecipare alla trasmissione. Santoro chiaramente rifiuta. Questa la storia che fa pensare a vertici Rai sottomessi al potere politico di Berlusconi. A questo punto Santoro sbotta e dice «Berlusconi non è il conduttore, venisse lui così si fa un bunga bunga anche qui».


Il seguito è noto, Masi telefona in diretta e dice che Santoro sta violando le regole prima che esse siano violate visto che si era all'inizio della trasmissione. Santoro, Spinelli e Travaglio lanciano quindi un appello per il 13 febbraio per una manifestazione davanti al tribunale di Milano in difesa dei magistrati e della costituzione. Un'iniziativa in concomitanza proprio con la manifestazione del Pdl contro la magistratura.


Alla fine dalle parole di Santoro si capisce come lo scontro stia ora diventando più grande ancora di quello che è, perchè sulla proposta di Santoro dovranno schierarsi anche i partiti. Il clima dunque si incendierà ancora di più. Le ulrime parole del consuttore non lasciano dubbi su quello che aspetta gli italiani: «Berlusconi non rispetta le regole, Berlsuconi non rispetta gli altri»

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http://www.agenziami.it/index.php

SAVIANO......salvaci TU !! da leggere !


Il capo della Mobile di Napoli: controproducente la figura dell’eroe solitario

(di Vittorio Zincone da il Corriere del Mezzogiorno)

Vittorio Pisani, 42 anni, capo della Squadra Mobile di Napoli, mi accoglie nella sua stanza sommersa dai modellini di auto della polizia. (…) Nell’era di Roberto Saviano, scrittore anti camorra, star dei teatri, sotto scorta, osannato dalle piazze e dai lettori, appena cito Gomorra, Pisani sbuffa: «Già… questo Gomorra». Lui non ce l’ha con Saviano, ma brechtianamente col savianismo. Ricordate la riga arcinota di Brecht nella Vita di Galileo? «Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi».

Partiamo da qui. Pisani, che cosa c’è che non va con Gomorra?

«Il libro ha avuto un peso mediatico eccessi vo rispetto al valore che ha per noi addetti ai lavori».

Saviano ha permesso ai non addetti ai lavo ri di conoscere una realtà criminale mostruo sa.

«E questo è un merito. Ma nel libro ci sono inesattezze».

È un romanzo. E ora Saviano vive sotto scorta, in una caserma. È amatissimo, ma fa una vita infame.

«A noi della Mobile fu data la delega per ri scontrare quel che Saviano aveva raccontato a proposito delle minacce ricevute. Dopo gli ac certamenti demmo parere negativo sull’asse­gnazione della scorta».

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