domenica 31 marzo 2013

Warren Mosler è un uomo che ama.


[Alcune considerazioni su...]
[Alcune considerazioni su...]

Warren Mosler è un uomo che ama.


Io lavoro con Warren Mosler perché è un uomo che ama.

Eravamo una sera insieme a casa di un miliardario per discutere un’eventuale sponsorizzazione della MEMMT. Dopo l’aperitivo c’è la cena, suntuosa. Tutti sono avvinghiati alla politica, vogliono capire come prendere voti in Sicilia con l’aiuto della MEMMT. Io sono seduto davanti a Warren.

Di fianco a lui siede un bambinetto di 10 anni, il figlio del miliardario. Nessuno se lo fila. Sapete, gli adulti importanti discutono. Warren si stacca dal gruppo nel mezzo della discussione più importante, e lo vedo chinarsi verso il bimbetto e gli parla. Con voce soffice, gli parla. Gli chiede cose di lui, si interessa a lui. Nel mezzo della discussione più importante. In quel momento Warren aveva pensato che l'amore era più importante dei soldi.

Warren è l’unico, assieme a me e Parguez, che dice “l’Eurozona è un crimine contro l’umanità, perché la disoccupazione crea orrori sociali ed è mantenuta di proposito”.

Warren Mosler lavora con me perché ama. PB


Io lavoro con Warren Mosler perché è un uomo che ama.

Eravamo una sera insieme a casa di un miliardario per discutere un’eventuale sponsorizzazione della MEMMT. Dopo l’aperitivo c’è la cena, suntuosa. Tutti sono avvinghiati alla politica, vogliono capire come prendere voti in Sicilia con l’aiuto della MEMMT. Io sono seduto davanti a Warren.

Di fianco a lui siede un bambinetto di 10 anni, il figlio del miliardario. Nessuno se lo fila. Sapete, gli adulti importanti discutono. Warren si stacca dal gruppo nel mezzo della discussione più importante, e lo vedo chinarsi verso il bimbetto e gli parla. Con voce soffice, gli parla. Gli chiede cose di lui, si interessa a lui. Nel mezzo della discussione più importante. In quel momento Warren aveva pensato che l'amore era più importante dei soldi.

Warren è l’unico, assieme a me e Parguez, che dice “l’Eurozona è un crimine contro l’umanità, perché la disoccupazione crea orrori sociali ed è mantenuta di proposito”.

Warren Mosler lavora con me perché ama. PB

Che bella che sei…


[Alcune considerazioni su...]

Che bella che sei…

Mi avvicino all’uscita del bus. Alla mia destra c’è una ragazza fra i 20 e i 30, più verso la ventina. Un viso d’angelo, un nasino di marzapane, occhi chiari, sopracciglia lunghissime, naturali però, bocca carnosa semi aperta. Due mani immortali, Caravaggio non le avrebbe dipinte così, con quelle unghie, naturali anche quelle, lunghe e smaltate di azzurro. Guarda il cellulare, mi guarda con un angolo di occhio, appena. La pelle del volto è orribilmente butterata da una patologia verrucosa che ho visto di rado, ma che è terribile. Immaginate, come avere una pallina sottopelle, capita in viso, ma averne centinaia e tutte raggruppate in mucchi, ma anche sparse, soprattutto sulle guance. E quel che è peggio è che tendono poi a moltiplicarsi, a volte – e prego Dio che non sia il caso di quella piccola – fino a trasformare la persona in un mostro. Non so se vi sia una cura, qualcuno dice che le ‘streghe’ curano ste cose, i dermatologi dubito, quella ragazza non sarebbe arrivata a quel punto se vi fossero terapie acclarate.
La pelle di una donna, e in volto! Ma vi rendete conto? E’ come ti presenti alla vita, all’uomo che ti ha acceso il cuore. Ma vi rendete conto?
Si fa presto a dire, ma se si riesce a pensare nel profondo ai minuti di una vita, proprio a cosa significa passare 60 secondi messi così in una qualunque giornata, se ci si riesce, non si può che rimanere strozzati in gola pensando a lei. Non perché era così carina, no, ma perché era una bimba nel pieno dell’esplosione di una vita. La cosa che più mi ha fatto male è un pensiero, ed è questo: si odia?
Guardate che quando ci si ritrova così colpiti dalla vita, così sadicamente prelevati fra milioni per soffrire di una cosa deformante che praticamente nessuno ha, e che neppure ti uccide quella merda, e quando si pensa che è il tuo corpo che ti sta facendo questo, può accadere che ci si odi. Può accadere che una mattina ci si svegli e davanti allo specchio del bagno si esploda a urlare BASTAAAAAAAAA!!!!!!!! MA PEERCHEEEEEEEE’!!!!!!!... e si prenda il fon e lo si scaraventi contro lo specchio, per poi crollare sulle ginocchia in un pianto deforme. Lei si odia? Darei la mia vita perché non fosse così, io che ho avuto tutto, tutto, un gran corpo, energia da vendere a camionate, intelligenza, una vita da film, sesso, amore ad alluvioni, avuto e dato, lavoro di passione, successo… tutto. Io darei la mia vita ora perché lei non si odiasse.
L’autobus sta per fermarsi al mio stop. Estraggo il cellulare e scrivo nella spazio sms “Che bella che sei”, perché lo era. Volevo metterglielo davanti agli occhi, ma non ho fatto a tempo, le porte erano spalancate e la gente mi ha spinto giù. L’ho fissata e lei mi ha fissato.

sabato 30 marzo 2013


ASSEMBLEA OPERAIA NAZIONALE 

IL 6 APRILE AD AVELLINO

(29 Marzo 2013)



Il 6 Aprile ad Avellino si terrà un appuntamento importante dell'avanguardia di classe del movimento operaio italiano.
 Un comitato di lavoratori della Irisbus ( Comitato di Resistenza operaia), assieme al comitato nazionale No Debito,
 si è fatto promotore di un incontro nazionale tra tutte le rappresentanze delle fabbriche in lotta attorno alla parola 
d'ordine della “Riapertura delle fabbriche che chiudono”.
L'incontro vedrà la presenza di un vasto campionario di situazioni d'avanguardia e di esperienze di lotta del settore 
pubblico e privato, con un ampia trasversalità di appartenenze e provenienze sindacali.

Il PCL si è sempre battuto controcorrente per un progetto di unificazione del fronte di lotta delle fabbriche in crisi
 per una svolta radicale del movimento operaio sia sul terreno delle forme d'azione ( occupazione delle aziende che
 licenziano) sia su quello degli obiettivi ( nazionalizzazione senza indennizzo, e sotto il controllo dei lavoratori, delle
 aziende che licenziano, che inquinano, che colpiscono i diritti sindacali). Per questo salutiamo l'assemblea di Avellino
 come un'occasione importante di avanzamento del quadro di confronto e di iniziativa unitaria dell'avanguardia di 
classe in Italia. E lavoreremo per la sua piena riuscita.

Il nostro partito, che da sempre ha seguito e partecipato alla lotta dei lavoratori IRISBUS, sarà presente col
 proprio portavoce nazionale Marco Ferrando, oltrechè naturalmente con diversi compagni operai del PCL impegnati
 in situazioni di lotta.

SGARBI: UNA CAPRA CHE RAGLIA ALLA LUNA


SGARBI: UNA CAPRA CHE RAGLIA ALLA LUNA

Un vigliacco, un buono a nulla, che cerca di accreditarsi consenso, credibilità e onori, screditando gli altri (supposti nemici) e intimidendoli con attacchi preventivi, e insulti di una furia verbale ascrivibile solo alla peggiore feccia fascista – certo così che l’interlocutore, basito e sconcertato, rinunci a qualsiasi altra rimostranza - un vero codardo, che al primo sentore di potere essere scoperto nel suo bluff (perdurante l’arco di un ventennio), da fondo e sostanza a un’opera di delegittimazione sistematica e gridata, da indurre il poverello, per ragioni di opportunità e buon senso, a una mortificante ritirata. Un cacasotto senza palle, che nell’ipotetica circostanza di potere essere platealmente smentito, smascherato, accusato e condannato, non esiterebbe un istante a prostrarsi piagnucolante ai piedi del suo potente inquisitore, pur di salvare il suo culo flaccido e privilegi.
E in fine, un cornuto ante litteram, che alla ragionevole accettazione della sua connaturata condizione di becco, antepone l’astio, il rancore, la vendetta, e che, in forma di merda, riversa sulla dignità e sull’onore delle persone capaci, intellettualmente oneste, colte e intelligenti.
  
Questo personaggio inaffidabile, finto, abusivo, invalido e scadente, viene illegittimamente spacciato per un intellettuale, da tutto quel branco di caproni, incapaci e incompetenti che, nel brutalità dei suoi attacchi, intravedono il coronamento virtuale al loro stato di ignavia cronica, e una rivalsa ad una codardia, conclamata e connaturata. 
Una astratta cerebralità, e l’ostentazione urlata di una superiorità infondata, (non ascrivibile ad alcunché di tangibile e di ufficiale), sono le armi dello Sgarbi, a difesa di una insicurezza psicotica di fondo che, se sollecitata, rischia di degenerare in isteria compulsiva per poi, accanirsi sui nervi scoperti di una precaria autostima.          
Un vile che si scaglia senza un reale motivo e in forma plateale, contro gli inermi, per poi, nell’ombra, lontano da sguardi indiscreti, ubbidire supinamente agli ordini impartiti dall’alto di chi lo foraggia, non è un uomo, ma il peggiore dei servi.
Quella che Vittorio Sgarbi vorrebbe fosse letta e accreditata come intelligenza, in verità è un’auto difesa camuffata da feroce indignazione, escogitata allo scopo di intimidire l’avversario, scoraggiandolo da ogni altra recriminazione.
Sgarbi, non è niente, non dice niente, non produce niente e non insegna niente. E’ il verso di se stesso; l’immagine iconografica di una inedita e moderna stupidità che, attraverso il filtro mediatico di un ripetuto repertorio circense da suburra, trasfigura la sua originaria inconsistenza culturale, in un eccentrico esercizio didattico. 
Quando prende le difese di Silvio Berlusconi sul caso Ruby, assolvendolo in toto da ogni responsabilità morale, deontologica e politica, affermando di avere avuto, lui medesimo, rapporti sessuali con la marocchina (con l’intento, in questo modo, di sdrammatizzare la questione per sdoganarla come fisiologica e necessaria adducendone una sorta di privilegio ad personam), conferma, in questo modo, la sua natura servile e pusillanime, permeata di ipocrisia, narcisismo paranoide e codardia.            
E’ il classico soggetto affetto dalla “sindrome della nonna”, la quale, sostituendosi alla madre naturale, riempie il piccolo Vittorino di morbose attenzioni, perdonandogli qualsiasi cosa e traducendo ogni suo gesto e pensiero, in un surrogato di genialità. Il risultato, poi, è lo Sgarbi che tutti conoscono. Quando, durante un contraddittorio, ha esaurito il vuoto del suo argomentare (precedentemente preparato a tavolino e affilato in modo tale da potere colpire a morte l’ignaro antagonista), si inceppa come un disco rotto, riproducendo, all’infinito e, con carica emotiva sempre maggiore, l’ultimo insulto della sua lunga e fiorita lista di improperi. Non c’è nulla di creativo, originale o di immaginifico nelle sue parole gridate, ma solo arido apprendimento scolastico, combinato ad una buona dose di memoria. L’assenza, poi, di introspezione, di una corretta e coerente analisi delle circostanze, e un’incapacità di base ad addivenire a conclusioni oggettive, equidistanti da ogni interesse, privilegio e appartenenza, collocano lo Sgarbi, fuori da ogni dimensione che si possa definire o ritenere di natura intellettuale.

“E’ del poeta il fin la meraviglia, parlo dell’eccellente e non del goffo..” scriveva il grande Gianbattista Marino.
Il fine ultimo dello Sgarbismo è la meraviglia - lo stupore del telespettatore sovrastato dall’iperbole e quasi perso nel ginepraio letterario in cui la rappresentazione delle azioni più banali, viene amplificata con concetti di tronfia verbosità, che si sovrappongono senza sintesi.
 Più che a trasmettere nozioni e contenuti, Vittorio Sgarbi, mira ad esprimere sensazionalismi, effetti illusionistici, per stordire ed ammaliare chi ascolta. Ma Sgarbi non è Marino e, la sua, una platea di allocchi .
Gianni Tirelli

ENZO JANNACCI - LA CULTURA E’ DI CHI LA FA


ENZO JANNACCI - LA CULTURA E’ DI CHI LA FA

Muore Enzo Jannacci, un grande della musica italiana - un poeta che come pochi altri hanno saputo tradurre la realtà attraverso una sintesi dialettica (lirica) a tal punto straordinaria, efficace, ed empaticamente sublime, da coinvolgere intere generazioni a prescindere dal loro stato sociale, culturale e ideologico. Un uomo appartenente a quella cultura, che da sempre viene etichettata come espressione di una sinistra progressista, pragmatica e rivoluzionaria.    

E’ chiaro che nessuno si può arrogare l’esclusiva del primato della cultura, ma è anche vero che la cultura, è di chi la fa.
Possiamo tranquillamente dire che, oggi, la cultura, è una sorta di depuratore, che intende liberare dalle contaminazioni degenerative, immesse nel pensiero libero, i rifiuti inquinanti, tossici ed omologanti, quale risultato della contraffazione della realtà e quindi, della verità, addotti dal Sistema Liberista Consumista.
Oggi, parlare di cultura di destra, è un ossimoro. Sarebbe, come volere sostenere il primato dell’acqua sporca, sull’acqua pulita, della guerra sulla pace, del regime autoritario, sullo stato di diritto, della devastazione dell’ambiente sulla qualità della vita.
La cultura è il risultato di una presa di coscienza e di consapevolezza; un bene di prima necessità - un bisogno che non si può eludere e, come l’arte, in tutte le sue forme ed espressioni, abbisogna di impegno, continuità e passione. La cultura è un atto dovuto alla vita.
Alda Merini, Fernanda Pivano, Fabrizio De André, Giorgio Gaber, Moravia, Pasolini - per fare solo due nomi fra i mille - sono alcuni degli esponenti di quella cultura che viene definita, di sinistra. Questi grandi artisti che oggi non sono più fra noi, lasciano  un vuoto incolmabile nei nostri cuori, e una infinita nostalgia.
A questo punto, una domanda sorge spontanea: “Perché gli artisti di destra non muoiono mai?” La risposta è altrettanto ovvia, in ragione del fatto, che l‘ideologia/egemonia del “pensiero unico” non produce cultura per definizione, e per tale motivo, ciò che non esiste, non può morire. Ed è ancor più vero, che è proprio nella contrapposizione e nella rivoluzione, atte a ristabilire lo stato di diritto, che la cultura esprime al massimo le sue ragioni e da forma alla sua vocazione di giustizia e di libertà.    

Del resto la sinistra, non si accampa l’esclusiva della cultura, ma è la stessa cultura che, in maniera del tutto naturale, tende a inglobare al suo interno i soggetti che la generano e che, da lei, attingono gli elementi del sapere e della conoscenza, dentro un ragionevole e leale confronto.
All’inverso si comporta l’ignoranza, dentro la quale, i soggetti che la rappresentano, tendono a compattarsi in un unico blocco, omologato e omologante, privo di contraddittorio, di sano pluralismo e spersonalizzato di ogni differenza. E’ in questo contesto che, regimi e moderni autoritarismi, trovano terreno fertile al fine di attuare il loro piano eversivo e di degenerazione etica e morale.
La moderna destra, non ha titoli per partecipare al dibattito culturale, salvo che (visti i tempi), l’acqua sporca, la guerra, il regime e la devastazione dell’ambiente, non siano i nuovi criteri per un’inedita forma di cultura.
Il presupposto di ogni dittatura è l’ignoranza che, nel potere assoluto nelle mani di un solo uomo (il capo), ripone ogni responsabilità individuale, morale e spirituale e, nella sudditanza e nel servilismo, accampa il diritto a privilegi di natura gerarchica e all’esercizio umorale del potere.

Un uomo di cultura, che ha raggiunto la fama per meriti assodati, non si pone il problema di dare un colore politico al suo impegno intellettuale, ma è la stessa cultura che lo assorbe al suo interno.

Potrei portare l’esempio di una trasmissione come “Report”, codificata nella lista di proscrizione dei programmi ideologici dell’area di sinistra.
L’equivoco, l’incongruenza di tali affermazioni (per non dire altro), sta proprio in questo pasticcio verbale, e in una lapalissiana malafede. La stessa destra, dovrebbe - al contrario - esultare per un tale programma, vista l’entità dei crimini, degli abusi e dell’illegalità imperante che la Gabanelli denuncia, così da allertare la popolazione e renderla consapevole della realtà che la circonda. E per motivi di buon senso e logica, dovremmo tutti investire sempre di più su questo tipo di informazione. E’ un atto dovuto, civile e democratico ma in totale antitesi con la “cultura dell’acqua sporca”, della guerra, del regime, della devastazione dell’ambiente, tanto cara a questa destra.

“Report” è di sinistra, per il solo fatto che porta alla luce i comportamenti illeciti, dei quali, la stessa destra è corresponsabile e complice. Non esiste altro motivo!
Oggi la destra italiana, tutela il crimine e la criminalità, essendone parte integrante, nella nuova veste di procacciatore di affari e cassaforte di profitti.

Gianni Tirelli

LA DEPRESSIONE – UN’ENTITA’ OCCUPANTE


LA DEPRESSIONE – UN’ENTITA’ OCCUPANTE

La psicologia, la psichiatria e la farmacologia che si propongono di curare il Mal di Vivere, non fanno altro che peggiorare ulteriormente una tale condizione di disagio psichico, relegando il depresso, all’interno di un’illusione indotta confezionata a parole (logoterapia) e di dipendenza dai principi chimici del farmaco. Da questa gabbia non se ne esce con tali pratiche ma semplicemente e drammaticamente, si sopravvive a mala pena, nell’inconscio desiderio di farla finita una volta per sempre!
Possiamo vivere una tale vita, in balia di quel martirio incompreso che, come uno scudiscio, ci lacera e ci consuma? Cos’è la depressione se non la perdita della speranza! Un’atmosfera dal sapore di vuoto e di un’estrema solitudine che come una cupola di ghiaccio, avvolge il nostro spirito, costringendolo ad un isolamento totale e ad una penosa prigionia!Lo spirito dell’uomo si nutre di luce, di aria, di ragione e di una particolare sostanza generata dall’incontro (non che dai rapporti) che, ha nostra insaputa, intrattiene con gli altri spiriti della terra. La depressione, in sintesi, non è altro che il drammatico scollamento che, la “modernità”, ha prodotto fra l’uomo e la natura e quindi, fra le varie e infinite entità spirituali.
Dobbiamo considerare una visione più ottimistica dell’uomo in cui sono presenti tendenze innate alla verità, alla giustizia, alla libertà e creatività, la cui frustrazione produce angoscia e panico.“I valori dell’Io genetico presenti in tutti gli uomini di tutte le culture sono la dignità, la libertà, la giustizia, l’amore, che se contrastati dai condizionamenti sociali, ambientali e culturali provocano il disagio dell’ uomo che poi lotta come può, per far emergere queste forze interne”.
L’analisi introspettiva, finalizzata a scoprire, decifrare e poi rimuovere le ipotetiche cause, relative agli stati depressivi, turbe nevrotiche, ansie e attacchi di panico, rimane strumento sterile e inefficace e, diversamente dall’intento che si prefigge, peggiora ulteriormente la condizione del depresso che considera il suo stato, come patologico e il castigo di una colpa incompresa. Spesso la depressione, come altre tante patologie legate al sistema nervoso, è il risultato della frustrazione derivante dall’incapacità di individuare se stessi, il proprio Io e le nostre autentiche necessità. Il condizionamento delle società moderne, che si attua in un’opera di omologazione delle scelte individuali e più consone ai nostri reali bisogni, è schiacciante, e altera la nostra capacità di un giudizio critico e volontà decisionale.
Quest’epoca di materialismo edonista oltre ad avere messo in secondo piano il significato dell’esistenza e delle sue ragioni, ha scardinato quell’impianto etico, parametro assoluto di riferimento e comparazione di ogni nostra azione umana, sconfessando ogni spiritualismo trascendente, valore e principio, considerati come ostacoli e veri e propri impedimenti alla soddisfazione sistematica di beni effimeri, dipendenze, debolezze, vizio e perversione.

Le cause scatenanti di quel tormento esistenziale invalidante che oggi colpisce drammaticamente giovani e anziani, belli e brutti, alti e bassi, magri e grassi, di qualsiasi razza, ceto e sesso, in forme depressive, nevrosi, stati di panico e ipocondrie di ogni genere, vanno tutti ricondotti ad uno stile di vita improprio che si pone in netta antitesi con quella che è la nostra originaria natura e funzione.
Il nostro doppio spirituale, in virtù di un automatismo di autoconservazione (connaturato dall’alba dei tempi), non si adeguerà mai per nessun motivo al mondo, alle logiche perverse di una tale anomala realtà e circostanza!
La sua ribellione a questo progetto di contraffazione dell’Io, é totale e senza sconti, fino al punto estremo di programmare a tempo debito l’annullamento di quei soggetti che non sono in grado di ristabilire l’armonia psichica e spirituale e gli equilibri imperituri che hanno regolato da sempre ogni azione umana
Dobbiamo considerare una visione più ottimistica dell’uomo in cui sono presenti tendenze innate alla verità, alla giustizia, alla libertà e creatività, la cui frustrazione produce angoscia e panico.
“I valori dell’Io genetico presenti in tutti gli uomini di tutte le culture sono, la dignità, la libertà, la giustizia, l’amore, che se contrastati dai condizionamenti sociali, ambientali e culturali provocano il disagio dell’ uomo che poi lotta come può, per far emergere queste forze interne”.
L’analisi introspettiva, finalizzata a scoprire, decifrare e poi rimuovere le ipotetiche cause, relative agli stati depressivi, turbe nevrotiche, ansie e attacchi di panico, rimane strumento sterile e inefficace e, diversamente dall’intento che si prefigge, peggiora ulteriormente la condizione del depresso che considera il suo stato, come patologico e il castigo di una colpa incompresa.
Spesso, la depressione, come altre tante patologie legate al sistema nervoso, è il risultato della frustrazione derivante dall’incapacità di individuare se stessi, il proprio Io e le nostre autentiche necessità.
Il condizionamento delle società moderne, che si attua in un’opera di omologazione delle scelte individuali e più consone ai nostri reali bisogni, è schiacciante, e altera la nostra capacità di un giudizio critico e volontà decisionale.
La sofferenza umana ha molteplici aspetti e il disagio esistenziale si caratterizza nella mancanza di senso della vita, e nell’angoscia derivata da questo vuoto di valori e significati.
La terapia esistenziale raccoglie diversi approcci che hanno tutti in comune, il principio di riconoscere che ogni persona vive in un mondo proprio di significati e sensazioni personali. Si centra l’attenzione sull’essere nel mondo, sulla coscienza di sé, sulla possibilità di compiere scelte consapevoli che poi contribuiscono al nostro destino. L’assunzione di responsabilità e’ la base per cambiare! Lo sfuggire a questo, genera colpa esistenziale, la consapevolezza in fondo, di scegliere di non decidere.
“Lo sviluppo dell’Io cosciente si propone di liberare l’individuo dai condizionamenti e dalle memorie del passato che tende a difendere istintivamente – l’esperienza del disagio esistenziale nell’adolescenza (fase critica per eccellenza), favorisce la ricerca, dei valori e del senso della vita e si traduce in una spiritualità libera dai legami e dai dogmi di modelli prestabiliti”.
“Oltre alla lotta con se stessi, gli ostacoli che ogni uomo incontra in un cammino di sviluppo di sé, sono dovuti agli attacchi di chi difende opinioni personali, privilegi di potere, danaro e possesso. Non che l’invidia di chi non conosce bene la fatica del percorso e vede solo qualche aspetto positivo già raggiunto dagli altri, svalutandolo (per coprire il suo disagio o enfatizzandolo eccessivamente), invece che trarne spunto di riflessione ed esempio.
Il disagio esistenziale e’ quindi spesso dovuto (oltre che alle memorie e ai condizionamenti da superare), all’ ignoranza ben difesa da molti e alla difficoltà a vivere in un mondo governato da chi cerca più il potere che il servizio al prossimo”. dr. Ciro Aurigemma
Il sentimento dell’auto/commiserazione, é quanto di più deleterio e nefasto ci possa essere; scaraventa l’individuo depresso in uno stato di particolare e profondo isolamento e smarrimento dal quale difficilmente riuscirà a riemergere. Una tale condizione, produce nel breve periodo, assuefazione e dipendenza costringendo il depresso a dosi sempre più massicce di negatività, ed esimendolo di da ogni oggettiva responsabilità personale.
In questo modo, il soggetto in causa, intende delegare/imputare a terzi (al mondo esterno, a Dio stesso, al destino), le cause relative a quello stato di disagio esistenziale cronico che ha invalidato ogni sua capacità e risorsa – fondamentali per fuoriuscire dal tunnel della depressione e riaffiorare a nuova vita.
In verità, all’origine di queste “patologie”, non esiste mai una causa prima scatenante, ma é il risultato di una somma di circostanze (traumi, predisposizione, qualità della vita, ambiente, affetti, bisogni inconsci, lavoro ed altro) che, tutti insieme, l’hanno determinata.
Il cammino da intraprendere lungo il traguardo, della guarigione si basa sulla forza di volontà, sulla determinazione e caparbietà, che dobbiamo contare e investire ogni nostra residua energia. In questo modo saremo in grado di rivitalizzare il senso e il valore dell’esistenza, messo a tacere (per il momento), dal subdolo tormento di quel Male Oscuro che ci ha precluso ogni vera gioia e speranza.
La depressione è un’entità occupante che tende a colmare gli spazi vuoti che trova all’interno della nostra sfera esistenziale. Sta a noi, riprenderci l’area espropriata a nostra insaputa dalla Bestia, per sancire così definitivamente, il nostro originario diritto proprietà.

In tutto questo ci vuole metodo, continuità, costanza, ma con la certezza che,
quel giorno, noi, fieri trionfatori di uno scontro che credevamo impari e impossibile e gratificati per tanto orgoglio e coraggio, avremo restituito al nostro esistere le sue ragioni e un uomo migliore ai nostri cari.
Gianni Tirelli

giovedì 28 marzo 2013

LA QUALITA’ DELL’ACQUA, MISURA DEL NOSTRO TEMPO


LA QUALITA’ DELL’ACQUA, MISURA DEL NOSTRO TEMPO

- Nella civile Italia, se sei un imprenditore, puoi disperdere i rifiuti tossici residuali al processo di produzione della tua fabbrichetta, nel fossato attiguo alla stessa e, a maggior ragione, se il corso d’acqua passa proprio da quelle parti. La sera, poi, potrai declamare ai tuoi figli, il sommo inno alla natura, unica vera ragione della tua vita. “La fabbrica – dirai - l’ho fatta per voi, con sacrifici e privazioni” -

Oggi, se intendi sopravvivere, lavorando al chiuso di una delle migliaia di fabbriche fumanti disseminate sul tessuto connettivo del nostro paese, devi mettere nel conto la possibilità, non più remota, di morire di cancro. E lo stesso, vale se intendi continuare a bere, ad alimentarti e a respirare. Una prospettiva che potrebbe apparire fantascientifica e inimmaginabile, se non fosse quella cruda realtà, dalla quale non ci possiamo più dissociare, sottrarre, negare  e fingere di non vedere.

La quasi totalità degli individui del mondo occidentale industrializzato, sono affetti (chi più e chi meno) da un congruo numero di patologie croniche, organiche e neurologiche, relative dall’assunzione di cibo e di acqua contaminati. Immaginare di poterle combattere facendo uso di farmaci (principi attivi pericolosi per l’intrinseca natura maligna, controindicazioni, interazioni ed effetti collaterali), si rischia di acuirne il disagio e la virulenza, vanificando ogni presunta e auspicata guarigione.

Oggi, tutta la catena alimentare, è totalmente compromessa da un’infinita lista di sostanze chimiche cancerogene, prodotte in forma parossistica da altrettante fabbriche fumanti che, a fronte di mero profitto, disperdono sul territorio e nelle acque il loro carico di morte, con la facilità di chi ottempera ad un diritto - e in barba alla salute della gente comune e dell’ecosistema tutto.
Si tratta di antiparassitari, diserbanti, pesticidi, fertilizzanti, neonicotinoidi, e di particolari insetticidi a base di isomeri strutturali del gruppo degli idrocarburi alogenati, come l’esaclorocicloesano ( BHC ), oggi presente in percentuali elevatissime nelle acque di fiumi, laghi e falde. Decine di migliaia di capi di bestiame, ogni anno, vengono abbattuti, ed altri, per essere nati con malformazioni genetiche di ogni tipo .

Basta, non possiamo più stare a guardare, mentre nel frattempo ci ammazzano come mosche! Il problema non siamo noi - non è dentro di noi!! Non ci servono psicologi e psichiatri per curare il nostro tormento esistenziale!  Abbiamo solo bisogno di acqua e aria pura, di un habitat liberato da ogni intrusione chimica, di etica, di significato di bene comune e, più in generale, di una qualità di vita sostenibile rispettosa della Madre Natura, delle sue regole ineludibili, e in armonia con tutte le forme di vita.
I crimini perpetrati contro l’ambiente e la salute dei cittadini, vanno condannati attraverso pene esemplari, pragmatiche e senza sconti, proporzionali hai danni provocati, fino alla reclusione a vita . Diversamente per noi e i nostri figli, non ci sarà alcuna speranza di salvezza.
Siamo a un punto di non ritorno, e sentire ancora parlare di “politiche industriali” come la panacea di tutti i mali e soluzione della crisi, mi procura un senso di nausea e di voltastomaco.
Entro pochi anni, le società ultra liberiste allo sfascio, dovranno fare i conti con la fame e con la sete. La “roba”, non avrà più alcun valore!
Il commercio dell’acqua, sarà l’affare degli affari, essendo il  dono dei doni, il più nobile degli elementi e il più prezioso dei gioielli.
Nel frattempo i ghiacciai marciscono e si squagliano. Le acque dei fiumi raggiungono il mare con il loro micidiale carico, di bombe chimiche, e un numero infinito di fabbriche fumanti, si fottono miliardi di metri cubi di acqua, rendendola inutilizzabile e putrida, contaminando le falde più profonde. Terribili guerre, causa la corsa all’approvvigionamento delle ultime riserve idriche, feriranno a morte il pianeta.

Nel prossimo decennio succederà sempre più spesso di dover decidere chi avrà diritto all'acqua: le città, i campi o i fiumi.
Contemporaneamente, il progressivo aumento della siccità, incrementerà il prelievo delle acque per usi agricoli, innescando un pericoloso circolo vizioso.
A meno acqua, poi, corrisponde una concentrazione più alta degli inquinanti a tal punto da renderla inutilizzabile per qualsiasi uso. Auguri!!!

Gianni Tirelli

PERCHE'IL MOVIMENTO OPERAIO 

IRROMPA NELLA CRISI POLITICA E 

IMPONGA LA PROPRIA SOLUZIONE

 DELLA CRISI

(26 Marzo 2013)
La crisi politico/istituzionale della Seconda Repubblica si avvita senza trovare uno sbocco. Il populismo 
reazionario di Grillo è al centro della scena. Mentre il movimento operaio osserva in silenzio, con le
 mani legate dalle proprie direzioni politiche e sindacali, a fronte di una crisi sociale che va precipitando. 
Questa è la sostanza dell'attuale momento politico.


LA CRISI POLITICA DELLA BORGHESIA

La borghesia ha perso il controllo della crisi politica. Prima del voto puntava a un compromesso tra 
centrosinistra e Monti. Ma il voto ha spazzato via questa possibilità. Ed oggi i vecchi partiti dominanti sono
 alle prese con la propria crisi.

Bersani cerca di salvare il suo gruppo dirigente del PD candidandosi a risolutore della crisi. Ma non è in grado
 di formare un governo. E prepara così, in prospettiva, il tappeto rosso per Matteo Renzi, col rischio serio di 
conflagrazione del PD.

Berlusconi cerca di salvarsi dalle sentenze annunciate della magistratura, e per questo punta a un negoziato
 politico istituzionale col PD che gli possa garantire un salvacondotto. Ma cozza con le difficoltà insolute del 
PD a un compromesso pubblico col Cavaliere. E per questo accarezza in subordine l'idea di nuove elezioni con
 l'obiettivo di vincerle e dunque di procurarsi per questa via il salvacondotto istituzionale.

La Lega, uscita malconcia e divisa dalle urne, vorrebbe evitare il voto ad ogni costo, e per questo ha lanciato
 segnali di disponibilità al PD. Ma è troppo debole per giocare una partita in proprio senza il benestare di Berlusconi. 

Il Centro di Lista Civica è a sua volta diviso dalle ambizioni frustrate di Mario Monti, col rischio di una clamorosa
 disgregazione parlamentare: indebolendo ancor più le fortune già precarie di Bersani.

In sostanza: un ginepraio irrisolto e forse, nell'immediato, insolubile.

Napolitano proverà forse a istruire ancora una volta “un governo del Presidente”, facendo leva sull'emergenza 
finanziaria e istituzionale. E certo non manca un programma comune di governo tra PD, PDL, Monti: una pioggia
 di 50 miliardi di “debiti” della pubblica amministrazione alle imprese ( prevalentemente alla industria
 farmaceutica e ai grandi costruttori); l'abolizione progressiva dell'Irap a vantaggio dei padroni ( 34 miliardi
 che oggi finanziano la sanità); l'ulteriore appesantimento delle norme Fornero sul mercato del lavoro.
 E' il programma ufficiale di Confindustria, sotto la guida dell'”illuminato” Squinzi. Cui tutti i partiti padronali 
si sono inchinati riverenti.
Ma questo programma comune saranno in grado di gestirlo in un comune governo, fosse pure sotto l'egida 
presidenziale? Perchè questa è l'unica possibilità consentita dai numeri parlamentari. E questa è la drammatica 
difficoltà del PD.


IL POPULISMO REAZIONARIO DI GRILLO CASALEGGIO

Grillo e Casaleggio cercano di tenersi fuori da tutto. Per una ragione semplice: puntano in prospettiva al potere
 politico in proprio.

Non si tratta anche in questo caso di differenze di programmi da un punto di vista di classe. Sul mantra
 del “taglio ai costi della politica” tutti pagano pegno al grillismo, col sostegno unanime della grande stampa
 borghese. E' il classico specchietto per le allodole: come si possono chiedere nuovi pesanti sacrifici sociali
 agli sfruttati senza dare una spuntatina d'immagine agli stipendi istituzionali? Quanto ai programmi sociali,
 nulla questio. Il M5S rivendica come Berlusconi ( e il PD) l'abolizione dell'Irap. E in fatto di mercato del lavoro,
 scavalca a destra, per alcuni aspetti, i vecchi partiti padronali: rivendicando un reddito di cittadinanza di 
600 euro come indennizzo di licenziamento per lavoratori “esuberanti” delle fabbriche in crisi ( “da chiudere” 
come nel Sulcis) e del settore pubblico (.. per risparmiare i soldi con cui tagliare l'Irap ai padroni). “
 Col nostro programma nei prossimi 5 anni saremmo più poveri, ma più felici” ha dichiarato il milionario
 Grillo a una TV turca. Del resto un soggetto politico che a Parma, dove governa, attacca frontalmente 
le prestazioni sociali per pagare il debito ai banchieri, non ha certo ostilità di principio verso i programmi padronali.

Il punto è un altro. Grillo e Casaleggio rifiutano alleanze di coalizione coi vecchi partiti borghesi perchè mirano 
alla Repubblica di.. Grillo e Casaleggio. Fuori e contro la vecchia democrazia borghese e la sua tradizione
 costituzionale. Sulla base di un progetto ideologico reazionario, che punta all'abolizione del sindacato in 
quanto tale (“roba da 800”), alla soppressione di “tutti i partiti”, al dominio totalizzante della “Rete” come 
moderno modello plebiscitario. In attesa... dell'”ordine nuovo” universale di Gaia del 2054, secondo le 
farneticazioni di Casaleggio.


LA CRISI DRAMMATICA DEL MOVIMENTO OPERAIO
LA PARALISI SUBALTERNA DELLE SINISTRE

Il movimento operaio è il grande assente dello scenario politico, per responsabilità delle sue direzioni. 
E' clamoroso. Di fronte alla crisi dei vecchi partiti padronali e dell'intero edificio della seconda Repubblica,
 non esiste sul campo una proposta alternativa della classe lavoratrice.

Le burocrazie sindacali difendono i propri interessi di burocrazie. CISL e UIL chiedono un governo di unità 
nazionale che dia continuità lineare alle politiche di Monti e al proprio asservimento alla Fiat. La burocrazia 
CGIL, orfana di un governo di centrosinistra su cui aveva puntato le proprie carte, cerca di salvaguardare
 il canale di dialogo con Confindustria. Mentre tace sul programma sociale del grillismo per coprire il gioco
(vano) di Bersani verso i 5 stelle. Così all'incontro col presidente incaricato, Camusso, Bonanni, Angeletti,
 si sono presentati con..la piattaforma di Confindustria: “tagli ai costi della politica” ( per dare più soldi ai padroni),
 “taglio delle tasse” ( in primo luogo l'Irap per i padroni), pagamento degli “arretrati alle imprese”.
 Nulla che riguardi il mondo del lavoro, se non i penosi auspici per “ sviluppo e occupazione”. 
E questo nel momento della massima precipitazione dei salari, del blocco annunciato dei contratti del
 pubblico impiego, della carneficina dei posti di lavoro. Sullo sfondo della recessione italiana ed europea.

Parallelamente ciò che rimane delle sinistre politiche balbetta una recita subalterna.

SEL resta attaccata alla gonna del PD e di un suo improbabile governo ( borghese). Vendola chiede a Bersani
 l'accordo (irrealistico) con il M5S di cui beatifica le immaginarie virtù. Per il resto copertura totale dell'afasia 
della CGIL, e nessuna proposta d'azione per il movimento operaio. Il peggio del peggio. Col rischio oltretutto
 di trovarsi, a breve, di fronte al vicolo cieco un centrosinistra elettorale targato Renzi e alleato di Monti.
 In realtà la crisi del bersanismo trascina con sé la crisi del vendolismo e ne documenta la totale inconsistenza.

Il PRC è nel vortice di una crisi drammatica dopo la disfatta di Ingroia. E mentre la sua ala “grassiana”
 cerca la ricomposizione..con SEL, il segretario Ferrero chiede a Bersani e al PD di “avere più coraggio”(?)
 e a Grillo/Casaleggio di “far valere i voti ottenuti per imporre una svolta”..al PD nella critica al “fiscal 
compact”. In altri termini chiede al populismo reazionario di premere sul polo liberal borghese per una
 svolta progressista ( il famigerato New Deal di Roosvelt). Il tutto, per la cronaca, nel nome della rifondazione.
.”comunista”. E' la misura di una crisi senza ritorno di una sinistra “radicale” sempre più allo sbando.


PER UNA ALTERNATIVA OPERAIA ALLA CRISI POLITICA E SOCIALE

C'è una sola svolta possibile dentro la crisi politica. E' quella che passa per una aperta irruzione sulla scena
 del movimento operaio e dei movimenti di lotta, in un grande fronte unitario contrapposto a tutti i loro avversari:
 liberali (Pd /Monti), reazionari (Berlusconi), populisti ( Grillo/ Casaleggio).

E' necessario avanzare una piattaforma di lotta indipendente della classe operaia, contrapposta a tutte le 
soluzioni borghesi della crisi sociale: una piattaforma che parta dal blocco dei licenziamenti, dall'esproprio di
 tutte le aziende che licenziano, dalla ripartizione fra tutti del lavoro esistente, da un grande piano del lavoro
 finanziato con l'abolizione del debito pubblico verso le banche, con la tassazione progressiva dei grandi redditi,
 con una patrimoniale ordinaria e straordinaria. E su questa piattaforma indipendente va organizzato un piano
 di mobilitazione straordinaria e continuativa che unisca in un unico fronte l'insieme del mondo del lavoro, 
dei precari, dei disoccupati. Solo questa mobilitazione straordinaria può incidere sulle contraddizioni (enormi) 
del blocco sociale populista, capovolgere i rapporti di forza, aprire dal basso la prospettiva dell'unica possibile
 soluzione progressiva della crisi politica e sociale: quella di un governo dei lavoratori, basato sulla forza e 
l'organizzazione degli sfruttati.
E viceversa, senza questa svolta unitaria e di lotta, la profondità della crisi politico istituzionale della seconda
 Repubblica, sommata con la drammatica crisi sociale, rischiano di creare, in prospettiva , le condizioni di svolte
 autoritarie. Quali che possano essere la loro dinamica e i loro canali di sviluppo.

Di certo il PCL si batte e si batterà in ogni luogo di lavoro, in ogni movimento, in ogni organizzazione sindacale
 e di massa, per l'indipendenza del movimento operaio su un programma anticapitalista. Unico fattore possibile 
di una vera alternativa.
MARCO FERRANDO

Da Warren Mosler al pubblico italiano. P.Barnard


[Alcune considerazioni su...]

Da Warren Mosler al pubblico italiano.

I fully support open debate with the heterodox and mainstream Italian economists on this life and death matter.
Unemployment is indeed an inexcusable crime against humanity perpetrated by governments that fail to allow sufficient deficit spending to cover the tax liabilities and savings desires. Intentionally or not, those perpetuating the crime of unemployment have blood on their hands.  They are fully responsible for the death and destruction of the lives and property in its wake.
___________
Sono pienamente a favore di un dibattito aperto con gli economisti sia eterodossi che classici italiani su questa questione di vita o di morte.
La disoccupazione è veramente un crimine contro l’umanità senza scusanti, perpetrato da governi che si rifiutano di permettere deficit sufficienti per permettere al pubblico di pagare le tasse e di risparmiare. Intenzionalmente o no, costoro che perpetrano il crimine della disoccupazione hanno sangue sulle loro mani. Sono pienamente responsabili per la morte e la distruzione delle vite e dei beni che si lasciano dietro di sé.
Warren Mosler, 27/03/2013

mercoledì 27 marzo 2013

NEMESI DELL’UOMO POLLO


NEMESI DELL’UOMO POLLO

- Il cancro si combatte, semplicemente evitando di creare le condizioni perché si sviluppi -

Oggi, che tutto è ribaltato e brancoliamo dentro il buio di un mondo al contrario fatto di contraddizioni, illusioni, debolezze e becere dipendenze, anche il famoso motto di Giovenale “mens sana in corpore sano”, (Satire, X, 356), si scontra, in maniere stridente, con la realtà di una società di individui squilibrati e smarriti, tale da capovolgerne il senso e il suo significato ultimo. Per tanto, la salute mentale, non è più la risultante di un corpo sano, ma l’esatto contrario: “corpore sano in mens sana”.
Gli individui, delle “moderne” società occidentali consumiste, sono afflitti da una infinita serie di disturbi, malesseri e patologie di natura organica e psicologica che ne compromettono ogni più remoto barlume di benessere e di autentica felicità. Ed è sulla base di un tale parametro che si misura il grado di civiltà e di progresso di un popolo, venendo a mancare il quale, tutto si riduce a mera illusione, isteria e dipendenza. Mal di testa, emicranie, bruciori di stomaco, dolori articolari, insonnia, eiaculazione precoce, sterilità, emorroidi, obesità, stanchezza cronica, stitichezza, calvizie, psoriasi, disfunzioni tiroidee, celiachia, allergie, spasmi muscolari e coliti, non sono che il prodotto di uno stile di vita in totale contrasto e contraddizione con i reali bisogni dell’organismo umano che, per millenni, aveva tratto le sue risorse dai frutti di una natura incontaminata e prodiga, dispensatrice di sostanze dopanti, rigeneranti e curative.
Lo stress, una delle patologie più invalidanti dell’individuo moderno era, un tempo, completamente sconosciuto. Poi, con Sigmund Freud, Carl Gustav Jung e compagnia bella, che attraverso la psicoanalisi e l’introspezione forzata, si propone di individuare le cause dei disturbi neurologici (e conseguenti somatizzazioni) dell’uomo tecnologico partorito dalla rivoluzione industriale, si apre la strada all’industria dello psicofarmaco che, ha fronte di profitti stellari, ha debilitato ulteriormente, lo stato di salute dei soggetti in cura, acuendone il disagio e innescando un processo di decadimento e di dipendenza.
Nell’uomo di questo secolo maligno, si è estinta l’osservazione, la percezione e la capacità di discernimento avendo, noi, delegato al Sistema Bestia, ogni responsabilità oggettiva, personalismo e giudizio critico.
Tutto ciò che, in realtà, acquistiamo e consumiamo meccanicamente al mercato del Grande Malfattore, non è, che la contraffazione sistematica di qualcosa che assomiglia vagamente alla sua forma originaria, ma che, nella sostanza, è un concentrato di estrogeni, ormoni, fertilizzanti, antiparassitari, antibiotici, “migliorativi”, pesticidi, aromi sintetici, coloranti, conservanti e tossine concentrate.
Così un pollo non è un vero pollo, ma una mina vagante pronta a fare saltare il nostro sistema nervoso e destabilizzare quello immunitario, perché incapaci di decifrare e codificare la reale natura dei nuovi intrusi e di reagire di conseguenza.  Un tale pollo, non ha vissuto felice razzolando nell’aia fra oche, anatre, cani, conigli e gatti, ma dietro le sbarre fredde e angoscianti di un loculo metallico, beccando pattume industriale alla luce accecante di una lampada alogena. Come pensiamo di potere essere belli, in forma e felici, ingurgitando tali diavolerie?
Ma l’esempio del pollo, è estendibile a qualsiasi prodotto, che sia animale e vegetale. Tutti noi, in verità, siamo quel pollo; tristi e apatici, indolenti e flaccidi, frustrati e repressi, costretti dentro un limbo gelatinoso, brulicante di paranoie, ansie e ipocondrie. Una vita apparente scandita ad ogni ora del giorno da acciacchi e  malesseri di ogni tipo e genere.
Per tanto, tutta questa montagna di merda marcia, che, con inaudita crudeltà, il liberismo relativista (in sfregio ad ogni principio etico e deontologico), spaccia per  buone, e fatte con “l’amore della nonna”, finiscono per accanirsi sulla nostra esistenza e quotidianità, acuendo il nostro disagio fisico, morale e psicologico. E’ a questo punto che il Sistema Bestia, estrae il suo ennesimo coniglio, dal cilindro delle illusioni, indicandoci il nuovo miracoloso farmaco a cui ricorrere, peggiorando ulteriormente,  la nostra condizione patologica e inducendoci alla assuefazione.
Come può sentirsi appagata un società che si alimenta di cose morte e infelici per definizione? Un’alimentazione alla quale, negli ultimi trent’anni (passo dopo passo), è stato sottratto ogni principio nutritivo e tonificante: una vera pacchia per l’industria della chimica che, con la televisione e la tecnologia, sono in assoluto le più grandi tragedie della storia del mondo, prima ancora dell’evento apocalittico che ha causato la scomparsa dei dinosauri, del biblico diluvio universale e delle epidemie di peste bubbonica.
Quanto potranno reggere ancora la frustrazione, l’odio, il rancore e la repressa vendetta covata nell’animo di milioni di individui infelici, prima di esplodere in tutta la sua apocalittica violenza?
Noi occidentali, in quanto a bellezza, forma e prestanza fisica (se paragonati alle popolazioni dei “paesi del terzo mondo”), siamo gli ultimi della lista. Creme, cremine, botulino, chirurgia estetica, diete, tapis roulant, cyclette e diavolerie meccaniche in offerta sui vari canali televisivi che promettono miracolosi risultati in tempi scandalosamente brevi (previa rimborso), non  sono che gli estremi tentativi di una società “alla frutta”, connotata da una singolare bruttezza, risultato ultimo di una inattività invalidante e della somatizzazione di ansie, paure e di un congruo numero di disturbi del sistema nervoso; effetti collaterali di una alimentazione necrofila.
La profonda consapevolezza di ciò che ci circonda e la capacità di immaginare una realtà diversa e opposta da quella che siamo soliti vivere, è la sola opzione che ci consente di decifrare i fatti della nostra esistenza, di analizzarli nella loro oggettività, prenderne atto, e decidere per la giusta scelta.
E’ la salute, dunque, ciò a cui dobbiamo aspirare! Lei, il dono dei doni! Una condizione di totale appagamento fisico, spirituale e sensoriale, che prescinde da ogni status, cultura e spazio temporale. Si, la salute, dispensatrice di gioia e creatività, fonte di solidarietà e di pace, forza generatrice di un progresso compatibile con i bisogni della comunità, sinonimo di libertà e di tolleranza, di volontà e di speranza – intrinsecamente moderna nel suo significato più corretto, rivoluzionaria, liberatoria, ascetica e divinatoria. L’esatto contrario, delle nostre “moderne” società, malate e in cancrena, oppresse e frustrate da quella persistente sofferenza esistenziale e corporale che ci preclude ogni barlume di vera felicità, alimentando l’odio, il rancore negli uomini e la loro sete di vendetta.

Gianni Tirelli

QUANDO IL PARLAMENTO TRASFIGURA IN LUPANARE


QUANDO IL PARLAMENTO TRASFIGURA IN LUPANARE

Troia: “Donna che offre prestazioni sessuali a pagamento o in cambio di favori”.
E’ detta anche cortigiana, donna da marciapiede, di facili costumi, meretrice, passeggiatrice, peripatetica, prostituta, sgualdrina, bagascia, baldracca, battona, mignotta, zoccola.

Immagine vettoriale - relativa espressione di un linguaggio che differenzia la pluralità di un concetto, che riassume il pavoneggiare dei politici, la noia indotta da questi soggetti che non rappresentano l'Italia sofferente, l'Italia stufa di certi atteggiamenti denominabili metaforicamente, per l'appunto, "puttaneriali”.
                 
L’uso della metafora “troia” non ha un esclusivo e specifico riferimento a una certa condizione femminile! Anche l'uomo può essere definito “una troia” - anche l'omosessuale e' una “troia”. L’essere Troia, definisce un individuo che non rispetta la moralità, il limite etico/deontologico, e si pone in netto contrasto logico (in forma di ossimoro) con la sacralità della carica che dovrebbe rappresentare, come esempio illuminante di assoluta integrità morale.
Il soggetto, “troia”, che oggi spopola all’interno delle istituzioni e mortifica scandalosamente l’inviolabilità del nostro parlamento, deve la sua ribalta a uno dei personaggi più inquietanti della storia Repubblicana di questo paese: Silvio Berlusconi.
Non capisco, del resto, tutto questo clamore nato intorno alle affermazioni Franco Battiato, per avere dato delle Troie a delle Zoccole a tutti gli effetti. Donnine allegre che in cambio di performances erotiche, hanno preteso cariche istituzionali.  
E' come dare del Mafioso a Berlusconi o a Dell'Utri, del Servo a Belpietro, a Feltri, a Sallusti, del pedofilo a don Gelmini, del ladro a Scapagnini, Verdini, Scaiola, Fiorito, Zambelli, Formigoni, ecc... ecc.. !!
Ergo, Il problema non sta nell’avere chiamato per nome delle prostitute in carriera ma, averle elette in parlamento, in cambio di rapporti sessuali e omertà. Questo è lo scandalo più clamoroso e sconcertante di tutta la storia della Repubblica!!   

Quale donna normale, del resto, o avvenente signorina di compagnia, potrebbe mai concedersi (senza prima, avere incassato un congruo tornaconto e represso il disgusto iniziale), alle brame di Berlusconi, Brunetta, Cicchitto, Bondi o Emilio Fede, individui dalle fattezze ripugnanti e dall’animo servile? Potrà mai una donna colta, sobria, intelligente, affascinante, libera, e per tanto “comunista”, condividere alcun che con quest’orda di inediti freaks  (rifiuti umani pericolosi) della moderna politica della spazzatura?

Un esempio di grande “troia” è Vittorio Feltri, che definiva Adolf Hitler un uomo severo ma giusto - Maurizio Belpietro, che pur essendo al servizio di un padrone nano, dirige un quotidiano che si chiama “Libero” - Daniela Santanché, che si scaglia come una cagna rabbiosa contro l’uso del burka; proprio Lei, che per avere contraffatto la sua immagine attraverso i vari interventi di chirurgia plastica, andrebbe arrestata per camuffamento.
Troie, sono i famosi “responsabili”, le anime immonde del girone dei nani malefici, che hanno traghettato la loro sporca coscienza nell’inferno delle libertà, nella nuova e non inedita veste, di “traditori” - l’incoronazione per acclamazione di Angelino Alfano, la nascita del “partito degli onesti”, dopo i responsabili e dell’amore,
fanno parte di quella lunga serie di grottesche TROIATE che hanno caratterizzato il governo Nano.
Una delle TROIATE più rivoltanti e grottesche che un parlamento abbia potuto ospitare in periodo di pace, è relativa alla storia della signorina Ruby (prostituta riconosciuta), accusata di avere mentito sulla sua vera età e sulla presunta parentela con Mubarak!

(Trecentoquattordici (314) deputati, hanno ritenuta legittima la richiesta di sollevare davanti alla corte costituzionale un conflitto di attribuzione nei confronti dell’autorità giudiziaria, per spostare il processo “Ruby” dal tribunale di Milano al tribunale dei ministri, sulla base di una grottesca motivazione che ha ridicolizzato l’intero paese agli occhi del mondo).

"Sconfiggeremo il cancro entro tre anni!", affermava dal palco, dentro un delirio psicotico di onnipotenza, facendosi gioco del dolore delle persone, usandole come cavie di laboratorio, per un’operazione di marketing, a tal punto disumana, da sconfinare nella propaganda nazista, fino a surclassarla, per fini meramente elettorali. E poi l’ennesima TROIATA fantascientifica, che annunciava al Paese una longevità da Guinnes dei primati. "Abbiamo intenzione, anche con l'attività del governo e di don Verzè, di allungare la vita a tutti fino a 120 anni". "Vicino a Verona ci sarà un centro, con medici di tutto il mondo che avrà proprio questa missione".
Quando questo paese, un giorno, resuscitato dai fumi narcotizzanti di un potente maleficio, riuscirà a guardare con la necessaria obiettività, serenità e disincanto, al ventennio berlusconiano, prendendo così coscienza di una circostanza ai confini della realtà (inimmaginabile per qualsiasi democrazia occidentale e autore di commedie tragicomiche), non potrà che porsi la domanda:” Ma come è potuto accadere tutto ciò!!” e, di seguito, analizzare  nel profondo i motivi, le cause e le interazioni che hanno prodotto una delle degenerazioni più sconvolgenti della nostra storia politica e sociale.

Gianni Tirelli