martedì 30 aprile 2013

Nuoro. La polizia impedisce la conferenza stampa del comitato contrario alla caserma di Pratosardo


Nuoro. La polizia impedisce la conferenza stampa del comitato contrario alla caserma di Pratosardo

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Ieri 29 aprile, la polizia ha impedito la conferenza stampa indetta dal comitato cittadino Arbèschida nugoresa per mettere al corrente la popolazione della costruzione di una nuova caserma in località Pratosardo. I membri del comitato, che avevano dato l’appuntamento in strada, di fronte alla caserma in costruzione, sono stati fermati, identificati e infine allontanati. Per tali motivi, la conferenza stampa è stata aggiornata a giovedì 2 maggio, in piazza Su Connottu, alle ore 11.
La motivazione data dalle forze dell’ordine è quella classica secondo la quale le aree limitrofe alla caserma devono essere costantemente sorvegliate in quanto zone sensibili. Ma dietro l’intervento della polizia c’è qualcosa di più.
Quella della caserma di Pratosardo è una storia lunga e controversa che

RAZZISMO: UN PROLUNGAMENTO DELL’INFELICITA’


RAZZISMO: UN PROLUNGAMENTO DELL’INFELICITA’

Il razzismo è l’espressione di una profonda infelicità di base repressa, camuffata da arroganza, protervia e supponenza. Individui che sulla demonizzazione del diverso hanno improntato la loro esistenza fomentando l’odio e il dispresso. 
Oscuri figuri avulsi da ogni significativo impulso di carità cristiana e di comprensione delle circostanze - schiavi del proprio ego e vittime di mostruosi complessi di inferiorità e perennemente riversi alla soddisfazione di debolezze, dipendenze psicologiche e irrefrenabili perversioni. Insomma, DEI VERI SFIGATI!!
L’odio razziale è la risultante di una particolare/speciale forma di invidia infantile (retaggio adolescenziale e immaturità), nei confronti di individui diversi da noi, per dignità, forza, capacità di adattamento e coraggio; quel rifiuto arbitrario, derivante dall’incapacità di accettare ciò che non comprendiamo e che reputiamo in totale antitesi con le nostre abitudini; l’ignoranza che si fa ideologia. Un branco di cialtroni, impotenti e cornuti che sulla demonizzazione del diverso hanno improntato le loro bieche campagne politiche/elettorali, e di simpatizzanti che fomentano l’odio inneggiando all’eugenetica nazista.
Questo soggetto non è semplicemente un ignorante, ma un minorato mentale, causa di una frustrazione cronica paralizzante, che lo porta ad avere una visione della realtà massimalista, dove esiste un capo al quale obbedire indiscriminatamente al quale delegare ogni responsabilità personale e scelta. In questo modo si sente vivo, realizzato e apparentemente in pace, a tal punto da sentirsi in diritto di reguardire chiunque dissenta e violi le regole prestabilite, di accusarlo e condannarlo per tradimento.
Aggiungerei che il razzista teme il nero che è in lui stesso, così come chi odia i gays teme il gay che è in lui. La figura esterna è soltanto lo specchio del mostro interiore che ci contraddistingue.
Gianni Tirelli

“Perché ignorante, non è chi è stato, ma chi è”


“Perché ignorante, non è chi è stato, ma chi è”

L’uomo partorito dalla rivoluzione industriale è soggetto ad una particolare ignoranza e schiavitù, uniche nella storia dell’uomo e, in particolare, l’individuo iper tecnologico degli ultimi decenni, che è totalmente dipendente dal Sistema Bestia. Quest’uomo, affetto da infantilismo, non è in grado di procurarsi il cibo, di scaldarsi, di produrre alimenti, di soffrire e di decidere. E’ privo della più remota forma di volontà, e come un infante egoista ed egocentrico, rifiuta ogni fatica fisica, responsabilità individuale e ragione di consapevolezza, essendosi consegnato, anima e corpo, fra le grinfie del Sistema padrone.
Un uomo monco che interpreta alla lettera le indicazioni di un libretto di istruzioni che il Sistema gli consegna al momento della sua venuta al mondo. Le comodità che il Sistema ha messo ha sua disposizione, lo hanno rammollito, fino a ridurlo ad uno stato di invalidità permanente. Etica, deontologia, morale e umanità si sono, in lui, estinte per sempre, privandolo così della spiritualità; un essere completamente manipolabile, ricattabile e corruttibile.
L’individuo iper- tecnologico, dunque, è il risultato di una perversa operazione di lavaggio mentale che, in breve tempo, si è attestata a carattere genetico. La maggior parte del suo cervello, che per milioni di anni gli ha consentito di sopravvivere, di adattarsi e produrre vera conoscenza, non solo è rimasta inattiva, ma nella gran parte degli individui occidentali (nuove generazioni in particolare), è totalmente assente.
La totale assenza del pudore, del senso della misura e, l’incapacità di un giudizio autocritico e analitico, sono le caratteristiche che portano l’ignorante, a percorrere strade, un tempo, battute da uomini giusti e onorabili. La modernità relativista e opportunista, ha spianato la strada all’homo indoctus che, oggi, detiene il potere assoluto sul mondo.
L’ignorante moderno, è un individuo pigro, sia sotto il profilo mentale, che dell’attività fisica, affetto da menzogna cronica e da un tipo di logorrea, ad innesco automatico. La sua pigrizia, è inversamente proporzionale alla quantità di parole che riesce ad emettere. L’ignorante puro, riesce a parlare per ore, senza un vero motivo razionale e razionabile. Contesta qualsiasi cosa, non avendo, lui, nulla da proporre. Trascorre la sua vita, aspettando una preda alla quale contrapporre il suo dissenso.
Atteggiamento tipico dell’ignorante, è quello di lamentarsi in continuazione per il troppo lavoro, per gli impegni che lo sommergono, per un’infinità di problemi inesistenti, per stanchezza, mal di testa, acidità di stomaco e cose del genere. In verità, è dedito all’ozio, al piccolo vizio e alla commedia. L’ignorante tipo basic, al contrario, è innocuo; anzi, come certo colesterolo, apporta benefici all’intricato sistema sociale e ai suoi fragilissimi equilibri.
L’ignoranza, non è specifica caratteristica di una classe sociale ma, nelle moderne società industrializzate, esprime la sua massima virulenza nella rappresentazione del potere politico, economico e mediatico. L’ignorante, è un “uomo preconcetto” per natura, condizione che gli deriva dal suo analfabetismo esistenziale.
Questi soggetti, oggi, sempre più comuni, sono in parte il prodotto della sottocultura consumistica e deresponsabilizzante che, nella potenzialità degli individui a rischio, trova terreno di coltura, per attuare il suo progetto, di manipolazione mentale.
L’habitat, poi, che circonda il tecno/bambino fin dall’alba della sua venuta al mondo, condiziona per sempre il suo domani, ed é l’imprinting che modellerà la sua futura personalità. Televisione, video giochi, telefonino, play station e una montagna di sterile e invadente tecnologia (futuri rifiuti da discarica), lo deresponsabilizzano da ogni sforzo di analisi introspettiva e di immaginazione – esattamente nel senso opposto della propaganda sbandierata dal Sistema: “in questo modo sviluppano la fantasia!!!”. Quelle che poi, insistono a volere chiamare “comodità” (ma che in realtà sono un inferno quotidiano), lo costringono a declinare ogni ragionevole sforzo, adattandosi ad una sorta di baby prepensionamento e trascorrendo il resto della sua vita di fronte ad un computer, ingrassando a dismisura e precarizzando la sua salute, fisica e mentale.
Poi, arriva il momento della scuola materna, con gli infiniti giocattoli morti, di plastica e l’onnipresente televisione e da li, fino al conseguimento dell’insulsa e sempre più inutile laurea. Nel frattempo il Sistema si sfrega le mani, sapendo che un altro pollo è entrato nella gabbia, e che fuori da quella prigione non è più in grado di sopravvivere.
E alla fine: ignorante non è chi non sa scrivere e non sa leggere, ma chi non sa zappare, seminare e raccogliere. Ignorante è chi non sa interpretare il cielo, le onde del mare, e il vento di maestrale. Ignorante è l’uomo che cerca prove fra la sabbia del deserto. Perché ignorante, non è chi è stato, ma chi é.
Gianni Tirelli

Bangladesh, strage di lavoratori tessili. E le foto “accusano” Benetton


Bangladesh, strage di lavoratori tessili. E le foto “accusano” Benetton

A Dacca mercoledì un palazzo di otto piani è crollato e sono morti almeno 381 operai. Lavoravano in assenza delle più elementari condizioni di sicurezza e producevano capi per conto di multinazionali tra cui anche l'azienda di Treviso e di altre aziende

Bangladesh

Una camicia di colore scuro, sporca di polvere, fotografata tra le macerie. Sul tessuto, l’etichetta verde acceso, inconfondibile: “United Colors of Benetton“, recita la scritta. Dalle macerie delRana Plaza, il palazzo

MONDOCANE: DA BOSTON A ROMA (e poi il Barnard disvelato)

MONDOCANE: DA BOSTON A ROMA (e poi il Barnard disvelato): ROMA COME BOSTON?  IL BARNARD DISVELATO … Nella nomina a presidente del consiglio di un membro del Bilderberg il 25 aprile è morto;...

GOVERNO LETTA/BERLUSCONI/NAPOLITANO (30 Aprile 2013) Nota di Marco Ferrando


GOVERNO

 LETTA/BERLUSCONI/NAPOLITANO

(30 Aprile 2013)
Nota di Marco Ferrando
La nascita del governo Letta/Alfano, salutata dal plauso di tutta la borghesia
 italiana, merita alcune prime considerazioni.


UN GOVERNO PRESIDENZIALE

Il nuovo governo di “unità nazionale” nasce sotto il segno presidenziale. 
Il presidente della Repubblica rieletto lo ha imposto di fatto, ne ha ispirato
 la composizione, si pone pubblicamente quale suo protettore e garante.

Giorgio Napolitano ha scelto Enrico Letta come Presidente del Consiglio, per
 assicurarsi il massimo coinvolgimento politico del PD nel nuovo governo; e 
al tempo stesso per premiare un giovane quadro del capitalismo italiano, già
 ampiamente sperimentato nei crocevia bipartisan della seconda Repubblica,
 particolarmente gradito agli ambienti industriali e al Vaticano.

I ministeri chiave del nuovo governo sono di fatto di nomina presidenziale:
 Saccomanni, direttore di Bankitalia, all'economia, a massima garanzia 
del capitale finanziario italiano ed europeo; Moavero, tecnico confindustriale
 montiano, alle politiche comunitarie, quale garanzia di diretta continuità 
col governo uscente sulle partite negoziali in corso con la U.E.; Giovannini, 
Presidente dell'ISTAT, al lavoro, come regista “super partes” della nuova
 concertazione tra Confindustria, sindacati e banche; Cancellieri, da ministro
 degli Interni alla Giustizia, per lavorare da posizione “neutra” alla “pacificazione”
 tra Magistratura e Berlusconi, disinnescare mine, ricomporre l'equilibrio tra i
 poteri dello Stato; Emma Bonino agli Esteri, per garantire un sicuro 
presidio filo sionista (sotto la veste di un'immagine “popolare”)sul versante del
 complesso scenario medio orientale.

Su tutte le frontiere “critiche” il Lord Protettore Giorgio Napolitano ha posto
 l'interesse generale del capitalismo italiano al di sopra del negoziato privato
 tra i partiti borghesi. Facendo leva sulla loro crisi e sulla crisi dei loro rapporti.

EQUILIBRI DI GOVERNO E AFFARI BORGHESI

I partiti borghesi, dal canto loro, si sono spartiti il resto della partita 
ministeriale. Letta Presidente del Consiglio e Alfano vice presidente, nonché
 ministro dell'Interno, segnano al massimo livello l'accordo di governo tra PD 
e PDL. Al di sotto di questo livello di rappresentanza, l'equilibrio politico del
 nuovo esecutivo si regge tra le seconde o terze file dei due maggiori partiti.
 Con due elementi di nota: la sostanziale assenza di ministri di “estrazione 
PCI/DS” e la pletora trasversale di ministri cattolici. La prima registra la crisi 
verticale del campo bersaniano dentro la disfatta del PD: i gruppi dirigenti 
del PCI e la loro “ditta” sono la prima vittima del disastro della propria 
creatura. La seconda misura la funzione cerniera del campo cattolico
 borghese lungo la linea centrale dell'equilibrio politico, il suo peso contrattuale
 nei rispettivi schieramenti, i suoi legami con potentati borghesi. Lupi a 
Infrastrutture e Trasporti compensa CL della caduta di Formigoni, a presidio
 dell'enorme giro d'affari sull'Expo. Lorenzin alla Salute onora le proprie 
relazioni familiari coi vertici di Farmindustria, e garantisce gli interessi della
 sanità privata. De Girolamo all'Agricoltura, più modestamente, riflette i legami
 filiali col potente direttore del Consorzio Agrario di Benevento.

Come si vede i conflitti di interesse, piccoli o grandi, non sono una prerogativa
 di Berlusconi, come vorrebbe la letteratura liberal progressista, ma un
 connotato fisiologico della vita politica borghese. Quando Marx parlava del 
governo come “comitato d'affari della borghesia” si riferiva alla 
rappresentanza dell'interesse generale DI sistema. Ma anche alle miserie 
correnti dei mille interessi particolari NEL sistema.


GRANDE CAPITALE E PARTITO DEMOCRATICO

Il grande capitale è il mandante diretto del nuovo governo dell'unità nazionale.
 Come lo fu del governo Monti nel novembre del 2011.

Non era questo il suo disegno. Dopo l'esperienza del governo “tecnico”
 la grande borghesia puntava su un equilibrio politico basato sull'incontro tra
 PD e Monti, dentro la ricomposizione di una dialettica bipolare rifondata
 che emarginasse ruolo e peso di Berlusconi ( apparentemente “finito”). 
La sconfitta elettorale del centrosinistra, lo sfondamento populista a 5 Stelle,
 il recupero politico di Berlusconi, la precipitazione senza rete della crisi 
politico istituzionale, hanno totalmente ribaltato il quadro. Dal 26 Febbraio 
tutti i poteri forti hanno visto nell'unità nazionale l'unico possibile sbocco della 
crisi politica. Per questo hanno accompagnato con scetticismo e persino 
sarcasmo i tentativi di Bersani di sfuggire alla propria sconfitta. E per questo
 hanno salutato con entusiasmo la rielezione di Napolitano e la formazione del
 nuovo governo di “pacificazione”.

Dopo mille drammatiche convulsioni, il PD e tutte le sue componenti 
fondamentali si sono infine allineati al volere del grande capitale. 
Nella drammatica emergenza capitalistica del novembre 2011 fu il grande 
capitale industriale e bancario a chiedere al PD di non andare al voto, a
 favore della soluzione Monti: e Bersani rinunciò ad una vittoria elettorale 
certa proprio in virtù della dipendenza PD dalle scelte e necessità del capitale.
 Oggi, nella drammatica emergenza politico istituzionale di questi mesi, è 
ancora una volta la pressione del grande capitale a riallineare alla fine tutto 
il PD attorno all'unità nazionale: sino a imporgli la sconfessione pubblica di 
un'intera campagna elettorale e l'umiliazione penosa del gruppo dirigente.
 Oggi come ieri, l'interesse generale della borghesia italiana prevale 
sull'interesse particolare di partito. La natura borghese del PD, se ve ne
 era bisogno, è confermata nel modo più clamoroso dall' intero svolgimento
 politico dei due ultimi anni. Contro tutte le illusioni di un suo possibile 
condizionamento a sinistra.


GOVERNO MONTI E GOVERNO LETTA

Il nuovo governo non è e non sarà la semplice continuità del governo Monti.
 Medesima è la maggioranza politica che lo sostiene, seppur ora in forma
 esplicita e non più mascherata. Ma diversa è la sua funzione, perchè diverso
 è il contesto.

Il governo Monti nacque alla fine di una legislatura berlusconiana, nel momento
 di massima crisi economico finanziaria del capitalismo italiano, col compito di
 tamponare l'emergenza con misure urgenti di impatto brutale 
( distruzione delle pensioni d'anzianità, età pensionabile a 70 anni,
 smantellamento dell'articolo 18): misure che non avrebbero potuto adottare 
con le proprie forze né un governo Berlusconi in agonia, né un governo
 Bersani/Vendola; e che richiedevano dunque la supplenza temporanea dei
 grandi “tecnici” del capitale.

Il governo Letta Alfano nasce al piede di partenza della legislatura, nel 
momento della massima crisi politico istituzionale della seconda Repubblica.
 Ha il compito di amministrare l'eredità e la continuità delle politiche di 
Monti sul terreno dell'attacco alle condizioni del lavoro e alle prestazioni sociali.
 Ma ha anche il compito di inquadrare e stabilizzare le politiche di sacrifici
 in un nuovo contesto. Deve consolidare un quadro stabile di concertazione
 sindacale, che recuperi organicamente la CGIL al fianco di CISL e UIL.
 Deve cercare di riaprire parallelamente uno spazio di negoziazione in 
Europa sul Fiscal Compact e le politiche di bilancio che consenta un margine
 di manovra più ampio ( anche e innanzitutto per dare più soldi ai capitalisti).
 Deve avviare una vera riforma istituzionale e costituzionale che miri a 
dare al capitalismo italiano un quadro certo di governabilità, sullo sfondo 
di una crisi capitalistica nazionale ed europea che è ben lungi dall'essere 
superata( “Convenzione per le riforme istituzionali”). L'avanzata delle posizioni
 presidenzialiste in campo borghese si colloca in questo quadro.

Nel suo insieme il programma del nuovo governo è quello di una 
stabilizzazione capitalista sul fronte sociale e della transizione alla Terza
 Repubblica sul fronte politico.


INCOGNITE POLITICHE E CRISI DI CONSENSO

Ma questo programma ambizioso deve fare i conti con molte difficoltà, su 
un terreno politico ancora scosso, e segnato da numerose incognite 
( sviluppi della crisi del PD, vicende giudiziarie di Berlusconi..). E sopratutto 
deve misurarsi con l'assenza di spazi materiali significativi sul terreno del 
recupero del consenso sociale; con la presenza di forti contraddizioni nei 
compositi blocchi sociali di riferimento i partiti che lo sostengono; col rischio,
 in particolare, di una ripresa reale dell'opposizione sociale e di massa.

Il governo cercherà di prevenire e ridurre questo rischio con qualche iniziale
 concessione che provi a dare l'immagine di “una nuova stagione”( come
 sull'IMU). Così produrrà qualche fatto simbolico sul terreno dei cosiddetti 
“costi della politica”( stipendi, vitalizi, numero dei parlamentari, rimborsi 
elettorali..), per mascherare la continuità dei sacrifici sociali per le grandi 
masse: a riprova del fatto che il populismo rappresenta a tutti gli effetti 
uno strumento di conservazione dell'ordine borghese e di protezione delle
 sue politiche di rapina.
Ma gli strumenti di distrazione di massa non sono infiniti. E possono rivelarsi
 effimeri.


LO SPAZIO POLITICO DELL'OPPOSIZIONE SOCIALE

C'è una differenza importante, dal versante della percezione di massa, tra la 
genesi del governo Monti e la genesi del governo Letta Alfano. Il governo 
Monti beneficiò al piede di partenza di alcuni fattori favorevoli. In primo
 luogo dell'effetto “liberatorio” della caduta di Berlusconi presso un'ampia
 fascia di opinione pubblica democratica . In secondo luogo del fatto di
 essere un governo “senza partiti” nel momento del loro massimo discredito
 agli occhi di grandi masse popolari. Ciò consentì al governo di intraprendere
 la propria offensiva antioperaia e antipopolare in un quadro segnato da un
 senso comune popolare inizialmente non ostile. Su cui peraltro si appoggiò
 la stessa burocrazia CGIL per coprire la rapina sulle pensioni, a vantaggio 
del PD. Un PD a sua volta tonificato dagli anni di opposizione a Berlusconi.

Oggi il decollo del nuovo governo avviene su uno sfondo molto diverso.
 E meno “protetto” nel rapporto di massa.
I partiti che si alleano al governo attorno a Letta hanno perso nel loro insieme
 11 milioni di voti dal 2008. I lunghi anni della crisi capitalista e l'esperienza
 comune del sostegno a Monti per ben due anni ne hanno sfibrato 
ulteriormente credibilità e forza. In più il popolo della sinistra è ampiamente 
traumatizzato e scosso dal “ritorno di Berlusconi” al governo e da un quadro 
di unità nazionale che lo stesso PD aveva chiamato a superare e a 
respingere: da qui un sentimento diffuso a sinistra di estraneità o di rigetto.
La burocrazia CGIL (nuovamente spiazzata dal mancato appuntamento 
concertativo con l'agognato governo di centrosinistra) si aggrappa in 
mancanza di meglio al nuovo governo e alla ritrovata intesa con CISL e UIL,
 candidandosi più direttamente di ieri a copertura di un PD allo sbando, 
e dunque a scudo del governo. Ma sarà dura coprire la continuità dei sacrifici, 
senza risultati, e dentro una recessione che permane.

Da qui il “rischio” serio di una radicalizzazione sociale.
E' il vero timore dei circoli dominanti. La reazione corale di sistema agli 
sventurati colpi di pistola di piazza Montecitorio, all'insegna del “stringiamoci 
a corte” contro chi “aizza la piazza”, non ha alcun rapporto logico con 
l'episodio in sé: riflette invece la volontà di disarmare preventivamente
 l'opposizione di massa, di intimidirne le ragioni, di disinnescare ogni possibile
 dinamica di ribellione. Quando Napolitano evoca il rischio di “una piazza
 contrapposta alle istituzioni” confessa la paura della borghesia italiana.

Le opposizioni parlamentari lavorano contro la radicalizzazione sociale.
Il M5s di Grillo e Casaleggio cercherà di capitalizzare le politiche dell'unità 
nazionale a vantaggio del proprio progetto (reazionario) di Repubblica 
plebiscitaria. Che è contro il movimento operaio.
Sinistra e Libertà si attesterà sull'opposizione “costruttiva” per salvaguardare
 la prospettiva di una ricomposizione col PD in occasione delle future elezioni
 politiche.

Il PCL lavorerà per l'unificazione delle lotte sul terreno di un'opposizione
 radicale e di massa che miri alla cacciata del governo Letta/Alfano/Napolitano.
 Solo un'esplosione sociale radicale guidata dal movimento operaio può dare 
una soluzione progressiva alla crisi italiana aprendo dal basso un nuovo scenario
 politico. Solo la rottura di ogni cordone ombelicale col PD, e il rifiuto di ogni 
subordinazione al qualunquismo populista, possono liberare la via della 
ribellione di massa. Lavorare all'innesco della ribellione, dare ad essa una 
coscienza anticapitalista, indicare nel governo dei lavoratori l'unica vera 
alternativa per gli sfruttati: questa è tanto più oggi la politica del PCL, e lo
 strumento della sua stessa costruzione e radicamento.

FONTE

Grillini, uccidetevi.


[Alcune considerazioni su...]

Grillini, uccidetevi.

Dedico al M5S*  queste parole da Animals, dei Muse:
“Uccidetevi, dai, fateci un favore”.
(* il gruppo umano più indicibilmente stupido della storia dell’umanità da sempre. E sono capitati qui. Non devono sopravvivere)
(** la cosa più tragica è che quando Casaleggio leggerà queste righe penserà "Questo ci ha preso, bravo")

Banglagreci.


[Alcune considerazioni su...]

Banglagreci.

Lo stipendio minimo legale banglagreco è oggi ufficialmente di 490 euro al mese.
15.200 famiglie perderanno, entro il 2014, il reddito principale, e questo solo nel settore pubblico, non parliamo dei numeri nel settore privato.
Spero che il governo del Bangladesh si renda conto che fra poco dovrà trovare occupazione per una valanga di suoi lavoratori che si vedranno i banglagreci (ma anche i banglaitaliani) passargli davanti con una (tristissima) pernacchia.
L'Eurozona, che bella cosa.

lunedì 29 aprile 2013

“Stiamo morendo come cani randagi”


“Stiamo morendo come cani randagi”Usala

La diretta 
a cura di Donatella Percivale
20:00. Terminato l’incontro tra Salvatore Usala e l’assessore De Francisci. “Abbiamo vinto la battaglia”, ha detto l’ex sindacalista di Monserrato affetto da Sla. Termina così il sit-in in corso da stamane in assessorato. Soddisfatto il consigliere regionale del Pd Marco Espa, che insieme al collega di partito Mario Bruno ha fatto visita stasera al presidio, ora sciolto. Felice la moglie di Usala, Giuseppina: “Abbiamo ottenuto ciò che volevamo”.
19:50. Sulla questione Sla ci sarà sinergia tra Giunta e Consiglio regionale. Nel corso del secondo incontro tra l’assessore della Sanità Simona De Francisci e Salvatore Usala, l’assessore si è impegnata a sottoporre all’assemblea legislativa una proposta di emendamento alla legge Finanziaria 2013, con la quale si preveda che le economie spendibili di eventuali rivisitazioni dei Piani assistenziali e dei progetti presentati vengano destinate all’incremento della dotazione dei capitoli di riferimento delle Politiche sociali. L’obiettivo sarà di potenziare l’attività assistenziale dei progetti.
19:35. Nota dell’assessore De Francisci. Uno specifico tavolo con l’Anci per accelerare sui pagamenti dei Comuni dovuti a pazienti e alle loro famiglie e massima disponibilità della Regione alle proposte sul programma Caregiver. Sono tra i punti discussi oggi nel corso dell’incontro a Cagliari tra l’assessore regionale della Sanità, Simona De Francisci e la delegazione dell’associazione Viva la Vita Sardegna Onlus con il loro segretario Salvatore Usala. L’assessore, che nel primo pomeriggio ha assunto anche l’impegno di sollecitare il Governo e in particolare il nuovo ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ha ascoltato con dirigenti e funzionari dell’assessorato le proposte e le ragioni di Usala, rispondendo alle criticità sollevate dalla sua associazione. Per quanto riguarda il ritardo dei Comuni nelle spese agli operatori, De Francisci ha premesso che la Regione eroga con puntualità i fondi alle amministrazioni e che spesso i ritardi sono imputabili esclusivamente agli stessi Comuni. In ogni caso, la questione sarà trattata da un apposito tavolo al quale sarà chiamata a partecipare anche l’Anci Sardegna. Sull’erogazione dei contributi del progetto “Ritornare a casa” l’assessorato s’impegna pertanto a garantire la massima tempestività nell’erogazione. Sul progetto Caregiver, l’assessorato si è detto favorevole ad accogliere la proposta di finanziare i progetti personalizzati relativi al 2012, facendo partire i finanziamenti da quello stesso anno. Infine, sulla proposta di riduzione di personale infermieristico a favore di assistenti familiari, l’assessore ha ricordato di non avere poteri in tal senso e come sia l’Unità di valutazione territoriale l’unico organismo deputato a formulare decisioni in merito ai piani terapeutici personalizzati dei singoli pazienti.
protezionecivile_usala19:17. Mentre Salvatore Usala è impegnato nel faccia a faccia con l’assessore De Francisci, gli uomini della Protezione civile del comune di Cagliari stanno iniziando a sistemare materassi e reti per i partecipanti al sit-in, intenzionati a trascorrere la notte in via Roma, di fronte all’assessorato regionale alla Sanità. C’è però una notizia che crea sconcerto e nervosismo tra i partecipanti: la direzione generale della Protezione civile regionale non ha ritenuto necessario mettere a disposizione una tenda per proteggere questa notte i tre malati e i loro familiari.

usala_518:55. Dopo sei ore di attesa, Salvatore Usala è stato appena ricevuto dall’assessore regionale alla Sanità Simona De Francisci dopo l’incontro preliminare tenuto intorno alle 13. Gli altri malati di Sla attendono con ansia l’esito dell’ulteriore faccia a faccia nell’androne dell’assessorato alla Sanità.
17.50. Piove, lampi e tuoni compresi. Sul marciapiede davanti all’assessorato alla Regione non si è ancora fatto vedere nessuno dello staff De Francisci. Tutto tace. In compenso è arrivata la Protezione civile per montare una tenda più solida e poter sistemare i lettini.  Ci si prepara ad affrontare una lunga notte. 
17. “Tutte cazzate”. Questo il commento di Usala al comunicato che gli viene letto direttamente da Sardinia Post, visto che nessuno dei funzionari in assessorato si è preso la briga di scendere giù al pianterreno e comunicare ufficialmente al presidio quanto stabilito. “A Roma andremo personalmente e parleremo col ministro in prima persona. Quello che aspettiamo stasera dalla De Francisci sono i punti discussi oggi in riunione, ovvero riscrivere la circolare del progettocaregiver, il rispetto dei tempi, e la delibera che genererebbe almeno 5 milioni di risparmi”.
16:10. Con la pioggia e le raffiche di vento arriva anche il comunicato ufficiale dell’assessore regionale alla Sanità Simona De Francisci. Arriva alle redazioni, però. Non ai malati, che al momento ancora non sanno nulla. Questo il testo del documento. “Sul fronte del contrasto alla Sla la Regione intensificherà il suo lavoro, ma allo stesso tempo solleciterà il nuovo governo, e in particolare il neo ministro della salute Beatrice Lorenzin, a rispettare quanto annunciato lo scorso ottobre dal suo predecessore Balduzzi e dal collega del Lavoro Fornero durante la loro visita a casa di Usala, a Monserrato”.
“Chiederò ai nuovi responsabili dei dicasteri – sottolinea De Francisci – di fare il punto sull’attuazione degli impegni assunti personalmente da Balduzzi e Fornero: è un fatto di sensibilità istituzionale al quale i neo ministri sicuramente non sapranno sottrarsi, anche perché parliamo di fondi per la non autosufficienza utili a molti pazienti e alle loro famiglie di tutta Italia”.

 
usala_espa15:50. Il consigliere regionale del Pd Marco Espa (foto) ha raggiunto i manifestanti e sta chiedendo informazioni sullo stato della vertenza. Sembra che almeno su due punti, “caregiver” e “sburocratizzazione” lo staff della De Francisci abbia dato parere positivo. I soldi per l’assistenza sarebbero già stati stanziati ma a tenere tutti sotto scacco è l’ufficio della ragioneria dell’assessorato.
15.  Sono pronti anche a rimanere in strada anche tutta la notte Usala, Sanna e Pinna. In attesa delle risposte da parte della Regione sull’incontro avvenuto all’ora di pranzo e che verte sui piani personalizzati per malati e disabili gravi. L’ultimatum è quello delle 17, ora in cui si scaricano le batterie delle apparecchiature che li tengono in vita e che a turno stanno ricaricando. Familiari e assistenti hanno ribadito la richiesta di rimodulazione dell’assistenza familiare domiciliare e dei tempi per il rimborso spese. I funzionari della Regione, in queste ore al lavoro, stanno verificando le proposte presentate.
13:40. Le trattative ai piani alti dell’assessorato non devono essere andate per il verso giusto. Raggiunta al telefono Giuseppina Usala ha la voce che trema. “A breve scendiamo nuovamente in strada, devono darci delle risposte. Hanno detto di aspettare. Noi aspettiamo, ma Tore non può. E’ in sciopero della fame dal 23 aprile. La carica del ventilatore ha sette ore di autonomia. E alle 17 finisce”.
13:00. Tore Usala è ancora dentro gli uffici, e intanto al presidio si avvicinano i parenti di chi non c’è più, di chi non ce l’ha fatta. Pina Casanova, gli occhi di chi ha visto il dolore rovinarle addosso, è la moglie di Pietro Perra, morto un anno fa. “Pietro se n’è andato, ma oggi la sua energia è qui con noi. Vicino a Tore e a sua moglie. La loro battaglia è la nostra battaglia. Pietro si è ammalato a 70 anni, ha resistito poco tempo. Con Tore si scrivevano via mail, anche lui era un tracheotomizzato, ma non ce l’ha fatta a conoscerlo di persona. Questo presidio significa combattere per il diritto alla vita. Noi non ce ne andiamo. Siamo diventati una macchina da guerra. I nostri politici non possono non capirlo”.
zedda112:40. L’assessore De Francisci è arrivata e ha voluto ricevere solo Tore Usala e la moglie. L’incontro è iniziato da una ventina di minuti. Da solo, confuso tra i passanti, è arrivato anche il sindaco di Cagliari Massimo Zedda (nella foto). Conosce Usala da tempo. Vuole manifestare anche lui il suo sostegno. “Buona battaglia” sussurra quasi sottovoce vicino al letto di Natalino Sanna.

12:00. Il presidio di questa mattina è stato organizzato dalla Onlus “Viva la Vita Sardegna” non solo per chiedere i fondi alla Regione, ma soprattutto per consentire un’assistenza più adeguata ai malati gravissimi, assistenza che viene portata avanti notte e giorno, non solo dagli infermieri specializzati, ma anche da badanti e parenti: è il cosiddetto progetto caregiver. “Anche in questo caso i soldi arrivano con un ritardo inaccettabile – sottolinea Giuseppina Usala – l’assessorato deve finanziare i Comuni regolarmente. In Sardegna da questo punto di vista siamo all’anno zero. Per 150 malati di Sla, la Regione doveva farci avere 11.400 euro nel 2012. Stessa cifra nel 2013. Quei soldi non si sono mai visti. Ora ci hanno detto che li stanzieranno nel 2014. E io cosa faccio? Chiedo un mutuo per comperare le medicine?”.
natalino11.45. Tore Usala non è solo. Vicino a lui, anche Giorgio Pinna, 54 anni di Siliqua, malato di Sla dal 1990, e Natalino Sanna (foto), 48 anni, di Assemini. E’ la prima volta in un anno che Natalino esce. La faccia è pallida, ma sulle labbra un accenno di sorriso. “E’ felice di vedere finalmente un po’ di gente” racconta il suo angelo biondo che lo assiste senza sosta. “In casa, al piano terra dove è obbligato, lo spazio è limitato. Ci sarebbe bisogno di un elevatore in grado di portarlo nelle camere ai piani di sopra, ma anche con la colletta fatta dai parenti non ce la facciamo”.
11.40. La protesta verte sempre sugli stessi temi: i fondi che non arrivano. Dopo l’arrivo dei ministri Fornero e Balduzzi a Monserrato, a casa di Usala, che avevano promesso 500 milioni, non si è visto un euro. La moglie Giuseppina è stanca: “Da 500 milioni erano passati a 40, ma alla fine non sono arrivati nemmeno quelli. In un anno siamo andati cinque volte a Roma a nostre spese ma le cose non cambiano. Stamattina l’assessore De Francisci ha detto che ci riceverà alle 12. Siamo qui, aspettiamo. Abbiamo un solo ventilatore, una sola batteria. Non dura molto. Da qui non ci muoviamo”.
11:00. Non lo ha fermato nemmeno la bufera di vento di questa notte. Tore Usala, il guerriero sardo colpito dalla Sla, questa mattina si è presentato alle 10.30, assieme ad altri due malati gravissimi, davanti agli uffici della Regione. “Stiamo morendo come cani randagi”, ha detto mentre tutto intorno un via vai di parenti, assistenti, curiosi, giornalisti. Nel caos si è aggiunta anche la protesta degli studenti cagliaritani che non vogliono essere trasferiti di istituto e manifestano con slogan e cortei. L’incontro con i malati di Sla è dolce e,  all’improvviso, scende il silenzio. Qualche studentessa si commuove. Tore guarda tutti e aspetta.
Donatella Percivale
(Seguono aggiornamenti)