sabato 31 agosto 2013

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L BOMBARDAMENTO DI DAMASCO HA GIA’ FATTO UNA VITTIMA ILLUSTRE: BARAK OBAMA. di Antonio de Martini (tratto da “il corriere della collera)

http://corrieredellacollera.com Se pensate di aver assistito a un film di Frank Capra in cui c’è il lieto…Read More...
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Giuseppe Germinario
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La lotta per il potere dentro il Cremlino sta gradualmente venendo allo scoperto

  [Traduzione di Francesco D’Eugenio da: http://vineyardsaker.blogspot.co.uk/2013/04/the-power-struggle-inside-kremlin-is.html] “Al momento, la 

LIBRE friends LIBRE news Recensioni segnalazioni Fisk: bugiardi stragisti siamo noi, e il vero bersaglio è l’Iran

Fisk: bugiardi stragisti siamo noi, e il vero bersaglio è l’Iran

 

«Prima che la più stupida guerra occidentale nella storia del mondo moderno abbia inizio – avverte Robert Fisk – potrebbe essere bene dire che i missili cruise, che fiduciosamente ci attendiamo che si scaglino su una delle città più antiche dell’umanità, non hanno assolutamente nulla a che fare con la Siria: sono destinati a danneggiare l’Iran». Per lo storico inviato britannico, i missili in partenza «sono destinati a colpire la repubblica islamica, ora che ha un nuovo e brillante presidente – a differenza di quel picchiatello di Mahmoud Ahmadinejad – proprio nel momento in cui potrebbe essere appena più stabile». Spiegazione: «L’Iran è il nemico di Israele», quindi è «“naturalmente” nemico dell’America: perciò si sparano i missili contro l’unico alleato arabo dell’Iran». Perché il raid proprio adesso? Perché «lo spietato esercito di Bashar al-Assad potrebbe essere proprio in procinto di vincere contro i ribelli che noi segretamente armiamo».
Con l’assistenza del libanese Hezbollah – alleato dell’Iran in Libano – il regime di Damasco ha debellato i ribelli a Qusayr ed è lì lì per sgominarli Robert Fiskanche a nord di Homs, spiega Fisk in un servizio sull’“Independent” ripreso da “Megachip”. «L’Iran è sempre più profondamente coinvolto nella protezione del governo siriano. Per questo motivo una vittoria per Bashar è una vittoria per l’Iran. E vittorie iraniane non possono essere tollerate dall’Occidente». Tutto questo, ovviamente, è molto pericoloso: la stessa Emma Bonino, da sempre su posizioni ultra-atlantiste e a favore delle innumerevoli “guerre umanitarie” promosse dagli Usa, stavolta frena: l’intervento occidentale in Siria, ribadisce il ministro degli esteri italiano, potrebbe causare «una deflagrazione internazionale», possibile inizio di quella che in molti ormai chiamano Terza Guerra Mondiale. Motivo: se la Siria – protetta da Mosca – è soltanto lo scudo occidentale dell’Iran, la sua dimensione petrolifera fa di Teheran un grande attore regionale; il paese degli ayatollah dispone inoltre di uno dei dieci eserciti più armati al mondo e, soprattutto, ha alle spalle le due potenze costantemente minacciate da Washington, ovvero la Russia e la Cina.
E mentre i media italiani passano quasi sotto silenzio la clamorosa rivolta del Parlamento di Londra, che ha costretto David Cameron a rinunciare all’azione di forza, cresce l’unanime denuncia dell’imbarazzante ipocrisia di un Occidente che “vede” solo le stragi altrui e “sorvola” sulle proprie, dai continui massacri tra Afghanistan e Pakistan fino all’estrema crudeltà del disastro di Fallujah, dove furono testate micidiali armi di distruzione di massa – le bombe al fosforo bianco – poi impiegate anche da Israele a Gaza, in aperta violazione di qualsiasi convenzione: crimini di guerra e criminini contro l’umanità, secondo le Nazioni Unite. Questo genere di atrocità promosse dall’Occidente, ricorda Fisk, cominciò nella guerra Iran-Iraq durata dal 1980 al 1988: Saddam fu armato da Washington con gas letali e fece strage di soldati iraniani, su mandato Usa. Poi, quando nell’88 il regime Bambini uccisi dagli Usa a Fallujah con armi di distruzione di massairacheno gasò anche i curdi di Halabja, «la Cia ha architettato la storiella che l’Iran fosse responsabile per le gasazioni».
Menzogne e ipocrisie: «Quando Israele ha ucciso fino a 17.000 uomini, donne e bambini in Libano nel 1982, in una invasione ipoteticamente provocata dal tentativo dell’Olp di assassinare l’ambasciatore israeliano a Londra – era in realtà il compagno di Saddam Abu Nidal ad aver organizzato l’uccisione, non l’Olp – l’America semplicemente si limitò a far appello a entrambe le parti affinché esercitassero “moderazione”». Non una parola da Washington neppure quando, pochi mesi prima di quella invasione, Hafez al-Assad – padre di Bashar – inviò suo fratello ad Hama per spazzare via migliaia di ribelli dei Fratelli Musulmani. E ora dovremmo convincerci che gli Usa si siano improvvisamente impietositi per 350 siriani uccisi dai gas, sparati non si sa ancora da chi? «Se dobbiamo credere alle sciocchezze che escono da Washington, Londra, Parigi e dal resto delmondo “civilizzato”, è solo una questione di tempo prima che la nostra spada rapida e vendicativa si scagli sui damasceni», conclude Fisk. «Il fatto di osservare i leader del resto del mondo arabo mentre applaudono a questa distruzione è forse la più dolorosa esperienza storica che la regione debba sopportare. E la più vergognosa. Se non fosse per il fatto che staremo attaccando i musulmani sciiti e i loro alleati al ritmo del battimani dei musulmani sunniti. Ed è ciò di cui la guerracivile è fatta».

MA QUALE CRISI!!! QUESTA E’ LA FINE DEL MONDO.



MA QUALE CRISI!!! QUESTA E’ LA FINE DEL MONDO.

Un sistema che ha fondato la sua esistenza sullo spreco, sul degrado e sulla commercializzazione di beni superflui e di infima qualità, era destinato a implodere.

Questa, del mondo occidentale, non è una semplice crisi, ma la fine di un’epoca. Il gran numero di disoccupati e di precari in continuo aumento, è il logico risultato di un tipo di lavoro, privo di fondamentali e, quindi di regole certe.
Per usare una metafora, paragonerei il Sistema Liberista Relativista, ad una fabbrica di bolle di sapone. La gente, ingannata per decenni e abbindolata dalla seduzione della modernità e da una massiccia propaganda mediatica totalitaria (che ha speculato sui bisogni, fragilità, paure e debolezze), troppo tardi ha compreso il valore effimero delle bolle di sapone. L’inganno è stato totale e ha prodotto un becero relativismo, che ha fatto piazza pulita di ogni valore etico e morale, omologando gli individui e codificandoli come semplici consumatori. Piano piano il grande imbroglio sta venendo a galla, e così la rabbia dei truffati, che esploderà in tutta la sua potenza, quando, quella che oggi é definita una crisi, assumerà le sembianze dell’apocalisse. L’avvelenamento delle acque e dell’aria, erano parametri sufficienti per rendersi conto di quale cammino era stato intrapreso, e indicatori della loro potenzialità distruttiva. Con che spudoratezza, tutto questo, è stato definito progresso e benessere? Se, per fare un esempio, oggi, tutti gli automobilisti di Milano rispettassero alla lettera il codice della strada, questa città, già invivibile e caotica, si bloccherebbe all’istante. Può sembrare un assurdo ma è proprio grazie a chi elude e infrange le regole che, oggi, miracolosamente il traffico continua a scorrere, e le casse del comune ad ingrassarsi a dismisura.
Lo stesso principio e meccanismo vale anche per l’economia del nostro paese (il Sistema) che se dovesse attenersi a regole ferree e pene certe, imploderebbe in una settimana. Se i cittadini di un qualsiasi paese occidentale poi, in virtù di un risparmio ragionevole e doveroso, si astenessero dal consumare beni effimeri, contraffatti e voluttuari, orientandosi su quelli primari, durevoli e di prima necessità, il Sistema, che oggi ci governa e che ci opprime, si squaglierebbe come neve al sole. Sentire ancora parlare di ricerca, di crescita e sviluppo e delle semplificazioni relative al fare impresa, come le inderogabili soluzioni alla crisi, sarebbe come rendere libera la pesca, epurando il suo regolamento da licenze, normative e divieti, quando oramai di pesci nel mare non ce ne sono più. Avremmo dovuto investire le nostre energie in un prudente dialogo con la madre terra, rispettandone le sue logiche e regole imperiture. E’ stata umiliata la natura e mortificato il lavoro dei campi, adducendone un significato distorto, di inciviltà, di miseria e ignoranza. Abbiamo voluto sfidare le nostre vere ragioni, come alieni, venuti da un’altra galassia, ma presto, la terra, ci ripagherà con la stessa moneta, per averla infamata e violentata.
Solo recuperando i valori e i doveri di un passato luminoso, oggi soppiantati dal perverso consumismo della Bestia Liberista, potremo intravedere un futuro fra le nere nubi che si addensano all’orizzonte, ma il prezzo da pagare sarà di sangue, di paura e di follia. Per tutti questi motivi, “la disperazione più grande che possa impadronirsi di una società, è il dubbio che vivere onestamente sia inutile”. “Una tale disperazione, avvolge il mio paese da molto tempo.”


GJTirelli

Attacco alla Siria: una guerra firmata Israele

Attacco alla Siria: una guerra firmata Israele

Attacco alla Siria: una guerra firmata Israele
di Davood Abbasi. Eccoci giunti ad un solo passo da quel burrone che si chiama "attacco alla Siria". Quando si e' così vicini i primi sassolini iniziano a cadere giù e solo allora si comprende che il pericolo e' proprio vicino.

Che la follia di Stati Uniti ed alleati sia così grande da aggredire nelle prossime ore la Siria, e' un qualcosa che non sappiamo; che si tratti, nel caso di aggressione, di un cosiddetto bombardamento "chirurgico" o di una guerra su vasta scala idem.
Ma sappiamo una cosa ancor più importante; già ora abbiamo i documenti e le prove che bastano ed avanzano per poter identificare e presentare al mondo il vero responsabile di questa eventuale catastrofe. Un responsabile che rimane incredibilmente "nascosto" agli occhi dell'opinione pubblica; e questo e' un male perchè la gente "ha il diritto di sapere".
Torniamo indietro nel tempo. L'attacco alla Siria viene citato per la prima volta nel documento redatto nel settembre del 2000 dai neocons americani; quindi prima ancora dell'attacco alle Torri Gemelle; lo strano documento che proponeva le politiche da seguire per assicurarsi che gli Usa avessero "dominato il mondo" nel nuovo secolo, teorizzava una guerra ai seguenti paesi: Iraq, Corea del Nord, Libia, Siria e Iran.
(Quì il link per poter scaricare il documento originale presente in rete http://www.kelebekler.com/occ/pnac.pdf)
Dopo ci fu l'attentato alle Torri Gemelle; i neocons che erano al potere diedero inizio alla guerra contro l'Islam. Ma chi erano questi neocons?  I cosiddetti sionisti-cristiani, che credono che il ritorno degli ebrei nella Terra Santa e la fondazione di Israele nel 1948 sia il preludio del compimento delle profezie bibliche e dell'arrivo della fine dei tempi, che avevano bisogno di un pretesto per realizzare il loro piano strategico; se non avevano proprio organizzato loro l'11 Settembre, nessuno può negare che il fatto si e' rivelato come una ciliegina sulla torta per i loro piani.
Andiamo più avanti. Il 20 Marzo 2003, Saddam a distanza di ore dall'inizio dell'attacco anglo-americano punta il dito contro Israele come responsabile dell'attacco e spiega che l'aggressione contro il suo paese avviene nonostante la cooperazione con gli ispettori dell'Onu.
Bisognerà aspettare il 2005 per capire che aveva ragione. Perchè nel Febbraio di quell'anno Tony Blair confessa che l’adesione di Londra alla guerra contro Saddam era stata co-decisa assieme a ufficiali israeliani .
Venendo alla Siria, dal 2011 in poi Israele ha lanciato per tre volte raid aerei contro Damasco. Probabilmente Tel Aviv aveva in mente l'idea di innescare una risposta di Assad e quindi trascinare in un conflitto creato così dal nulla pure gli Stati Uniti. Il problema e' che Assad non ha risposto.
Il 21 Agosto scorso c'e' stato un attacco chimico in periferia di Damasco. E' il casus belli, insomma, ciò per cui Usa, Gb e Francia sono pronti ad attaccare subito la Siria. Agli ispettori dell'Onu però non risulta che sia stato il governo siriano; Carla del Ponte, tra le autorità dell'Onu, dice che ci sono documenti che provano di sicuro l'uso di armi chimiche da parte dei ribelli; i russi hanno foto satellitari che provano che le armi chimiche le hanno usate i terroristi anti-Assad; ed infine il governo siriano spiega che quelle armi sono state date ai terroristi proprio dai paesi occidentali.
Ma chi esibisce prove per accusare di nuovo il governo siriano? Le principali prove contro le esibisce il Mossad, l'intelligence israeliana, che avrebbe delle registrazioni telefoniche. Siamo all'alba di Venerdì 30 Agosto e basta andare a guardare i siti delle principali testate occidentali, (compresi Repubblica e Corriere) per vedere come si esaltino "le prove fornite da Israele".
Altro particolare: perche' sia Iran che Siria dicono che nel caso di una guerra colpiranno Israele? Perche' e' un alleato degli Usa? Se e' per questo nella regione ce ne sono anche di altri di alleati. A meno che qualcuno voglia insinuare che Iran e Siria siano il male assoluto, perche' proprio Israele e non ad esempio le tantissime basi americane nella regione?
Ora a qualcuno rimane qualche dubbio?
E' chiaro come il sole che se la guerra alla Siria ci sarà la stragrande maggioranza della colpa riguarderà inesorabilmente Israele; in altre parole più che quella degli Stati Uniti, la guerra porta la firma di Israele che a quanto pare e' impegnato in una guerra estremista, a tutto campo e dai contorni apocalittici contro l'Islam e le nazioni musulmane.
La stampa occidentale non a caso influenzata da ambienti e lobby simpatizzanti per il regime sionista cerca di celare questa verità e di mostrare Obama, Cameron e Hollande i promotori di questa guerra; non che loro siano senza colpa, ma sapere chi e perchè e' il vero "guerrafondaio" aiuterà anche a comprendere i fatti delle prossime ore e gli sviluppi dello scenario mediorientale.

Se Obama diventa Bush

Se Obama diventa Bush

Se Obama diventa Bush
Nelle ultime settimane l’attenzione dei media internazionali si era concentrata sull’Egitto, sul colpo di stato e sull’alto numero dei morti nelle piazze del Cairo; la crisi era talmente pesante che molti governi hanno deciso di alzare la voce per condannare le violenze.
L’Arabia Saudita allora decideva di sostenere i militari e gli Stati Uniti prendevano una posizione ambigua, sottolineando l’importanza del rapido ristabilimento del “processo democratico”. Negli stessi giorni della crisi egiziana, in Libano un attentato in un quartiere di Beirut, ovvero una bomba, causava decine di morti, mentre dopo due gironi dall’attentato la diplomazia saudita si metteva in moto e avvertiva l’UE di non mettersi contro i militari egiziani. Eloquente al riguardo la visita improvvisa del minitro degli esteri di Riad a Parigi. Infatti, mentre l’Europa sembrava intenzionata a punire i militari egiziani per il golpe contro i Fratelli Musulmani, i sauditi ribadivano il fatto che non avrebbero lasciato l’Egitto nella crisi economica, grazie ad un “aiuto” finanziario al governo provvisorio, che rischava di non ricevere più i finanziamenti europei. Qualche giorno dopo arrivava “puntuale” l’attentato a Tripoli, questa volta contro la comunità sunnita libanese (mentre l’attacco di Beirut era contro gli sciiti, anche se tra i morti a dire il vero c’erano pure dei sunniti). Dopo pochi giorni infine, i media hanno dato la notizia di un attacco con armi chimiche alla periferia di Damasco. Questa però non era la prima volta negli ultimi mesi che i ribelli siriani pretendevano che i governativi avessero usato le armi di distruzione di massa. Infatti qualche tempo fa gli oppositori di Assad avevano avuto la stessa pretesa e il presidente americano Obama aveva parlato della famosa “linea rossa”, ovvero che l’uso delle armi chimiche sarebbe stato il motivo che poteva giustificare un intervento straniero in Siria, a salvaguardia della popolazione civile.
Nelle occasioni precedenti però Carla Del Ponte, membro del comitato ONU per la tutela dei diritti umani in Siria, aveva affermato con certezza che le armi chimiche in Siria erano state utilizzate dai ribelli e non dal regime; notizia questa non molto propagandata dai media internazionali. Nella vicenda riguardante gli ultimi giorni però, questione che ha fatto immediatamente dimenticare a tutti la crisi egiziana, l’Occidente si è detto pronto a intervenire militarmente anche fuori dalla decisione dell’ONU: ciò è molto importante perché è la prima volta che USA, Francia e Gran Bretagna prendono una posizione del genere dall’inizio della crisi siriana nel 2011. Sei anni fa i media nordamericani avevano diffuso delle notizie riguardanti la stretta collaborazione tra i sauditi e il governo Bush per indebolire l’asse Iran-Siria-Hezbollah. Allora si disse che il governo americano avesse deciso di cambiare alcuni approcci nei confronti di certe organizzazioni islamiste, vicine alla rete di Al Qaida, soprattutto in Libano, per iniziare un progetto riconducibile al confronto con Hezbollah sul territorio libanese. I sauditi quindi avevano il compito in quella situazione di finanziare i gruppi radicali in Libano, mentre gli americani si dovevano occupare di far pressione al governo siriano per convincerlo a non sostenere più Hezbollah e a trattare con gli israeliani.
Oggi, a distanza di sei anni, con una nuova amministrazione USA, guidata da Obama, siamo dinnanzi allo stesso progetto. Un decennio fa gli USA guidarono una coalizione contro l’Iraq; allora come oggi, il pretesto dell’attacco fu la presenza delle armi di distruzione di massa. Oggi la vittima designata sembra la Siria, sempre con la scusa delle armi chimiche. I mediorientali si ricordano bene di come andò la guerra contro l’Iraq e di come le pretese occidentali si rivelarono infondate, però l’amministrazione americana sembra voler ripercorrere la stessa drammatica strada. Addirittura oggi, è lo stesso Colin Powell, uno dei principali artefici dell’attacco contro l’Iraq, a mettere in guardia Obama; recentemente l’ex segretario di Stato ha detto: “Pensare che possiamo cambiare tutto in poco tempo, solo perché siamo l’America, è una cosa sbaglata”. Obama ci dovrà riflettere bene.
fonte:Stato&Potenza

La Siria e L’Uomo Nero della Casa Bianca, solo contro Ragione e Storia

La Siria e L’Uomo Nero della Casa Bianca, solo contro Ragione e Storia

La Siria e L’Uomo Nero della Casa Bianca, solo contro Ragione e Storia
Venerdì, Agosto 30th/ 2013 – Sergio Basile, Redazione Qui Europa -   Siria, Appello per la Pace,  Casa Bianca, USA,, Francia, Regno Unito, Cameron, Parlamento Inglese, Papa Francesco, Bruxelles, Catherine Ashton, Hollande, Damasco, Attacco, Guerre degli Usa nel Mondo, Crimini nel Novecento, Vilnius, Re di Giordania, Rania, Adituati alla disinformazione, Sbarco del 1943, Parigi, deputati inglesi votano [...]

SCIOPEROgenerale in Colombia. Governo schiera l'esercito, sei morti

CONTROPIANO.ORG

 SCIOPEROgenerale in Colombia. Governo schiera l'esercito, sei morti

Sciopero generale in Colombia. Governo schiera l'esercito, sei morti

Sempre più tesa la situazione in Colombia, scossa da uno sciopero contadino contro il Trattato di Libero Commercio con gli USA che sta coinvolgendo settori crescenti della popolazione. Il governo decide la repressione selvaggia e schiera i militari nelle strade.
 
Il presidente colombiano Juan Manuel Santos ha ordinato oggi all’esercito di militarizzare la capitale del paese Bogotà e di rafforzare la propria presenza in alcune regioni del paese per impedire le violente proteste popolari degli ultimi giorni, già represse nel sangue dagli apparati di sicurezza. La decisione segue due settimane di posti di blocco istituiti ovunque dalla polizia e l'imposizione ieri del coprifuoco in tre aree densamente popolate della capitale per tenere sotto controllo le manifestazioni. "Ieri notte - ha detto Santos in un intervento alla tv pubblica - ho ordinato la militarizzazione di Bogotà e oggi farò la stessa cosa in ogni comune dell'area in cui ritengo ci sia bisogno della presenza militare". Secondo le notizie fornite da diversi media colombiani sarebbero oltre 50 mila i soldati mobilitati dal governo contro il cosiddetto ‘Paro Nacional’, lo sciopero generale a tempo indeterminato convocato da numerose organizzazioni popolari contro le politiche neoliberiste e repressive di uno degli ultimi governi dell’America Latina rimasto fedele a Washington.

1manibogotàIeri decine di migliaia di ‘campesinos’, sostenuti da autotrasportatori, studenti, medici, lavoratori statali, dipendenti del commercio e precari, hanno marciato nelle strade delle principali città della Colombia, inclusa la capitale Bogotá, nell’11° giorno del “Paro nacional agrario”. A cominciare una protesta che si è presto estesa e intensificata erano stati due settimane fa i contadini produttori di patate, cipolle, frutta e latticini che stanno paralizzando con i loro blocchi stradali importanti arterie in diverse regioni del paese, ostacolando anche il rifornimento di generi di prima necessità nei centri abitati. Secondo il ministero dell’Interno solo ieri sono state realizzate 48 diverse manifestazioni e oltre 70 blocchi stradali in otto stati.

In diverse occasioni i manifestanti hanno bloccato gli autobus pubblici e costretto i passeggeri a scendere. Scontri si sono registrati in alcune zone di Bogotà dove i contadini, i lavoratori delle imprese petrolifere, camionisti, lavoratori della sanità, esponenti del partito di sinistra Marcha Patriotica e attivisti sindacali hanno sfilato in corteo da diversi punti della città fino a Plaza de Bolívar, nel centro storico, dove sono stati dispersi violentemente dalla polizia antisommossa con gas lacrimogeni, proiettili di gomma e gli idranti. In piazza sono scesi anche migliaia di studenti universitari che hanno sfilato in corteo a partire dalle diverse facoltà. In alcuni casi i manifestanti, con il volto coperto, hanno opposto resistenza agli agenti dell’Esmad (Squadroni Mobili Antisommossa) lanciando pietre e bottiglie, o erigendo barricate, e sono stati segnalati anche saccheggi di negozi di lusso e incendi di automobili. In tre zone densamente popolate del sud e del nord-ovest della capitale il sindaco di Bogotà, appartenente all’opposizione di centro-sinistra, Gustavo Petro, ha decretato il coprifuoco dalle 20:30 fino alle 5:00 di stamane. Ciò non ha impedito a gruppi di manifestanti di imbrattare le facciate di diverse banche con la vernice rossa e di scrivere slogan come “Qui sta il denaro dei contadini colombiani”, un’accusa esplicita nei confronti del settore finanziario di rovinare milioni di piccoli agricoltori locali a beneficio degli interessi di Washington e delle grandi multinazionali.
Al termine della giornata di ieri solo nella capitale si sono contati 147 feriti e alcune decine di arrestati, ma anche due vittime: un ragazzo di 17 anni morto nel quartiere di La Gaitana dopo essere stato ferito da un proiettile sparatogli in testa da un poliziotto e un altro manifestante ucciso nella zona di Engativà. Sono diventate così sei in tutto le vittime della mobilitazione antigovernativa. Segnalato anche un poliziotto in gravi condizioni.
1manibogotà1Mentre il presidente Santos accusa i manifestanti di essere ‘vandali’, il ministro della Difesa, Juan Carlos Pinzón ha tuonato: “È chiaro che (fra i manifestanti) non vi sono colombe, ma solo vandali criminali al servizio di interessi oscuri, di certo dei terroristi delle Farc, in alcuni casi, e dei loro referenti politici”. I contadini protestano perché i costi di produzione ormai superano i miseri introiti derivati dalla vendita delle loro merci: denunciano soprattutto gli alti costi dei fertilizzanti, ma anche l’aumento delle importazioni di alimenti, effetti dei trattati di libero commercio firmati dal governo nel settore agricolo e che facilitano l’ingresso nel paese di prodotti statunitensi. “Se il governo non risponde adeguatamente, le marce proseguiranno” ha minacciato Julio Roberto Gómez, presidente della Confederazione generale del lavoro, un coordinamento tra diversi sindacati del paese.

ISRAELE NUCLEARE: ECCO DOVE SONO LE ARMI DI STERMINIO DELL'UMANITA'



Israele, Dimona: centro nucleare segreto - archivio NSA


di Gianni Lannes


Con la Siria il copione angloamericano-sionista si ripete: le solite provocazioni, ossia artifici pretestuosi per aggredire una nazione sovrana.

La messinscena era preventivata da anni. Armi di sterminio? Sono ben presenti in Israele (Dimona, deserto del Negev) centinaia di ordigni nucleari. 


Rep.Centrafricana: uccisioni senza fine

Rep.Centrafricana: uccisioni senza fine

Ex ripelli Seleka ora al potere continuano stupri, saccheggi

30 agosto, 22:20
Rep.Centrafricana: uccisioni senza fine(ANSA) - BANGUI, 30 AGO - Gli ex ribelli dell'organizzazione Seleka che hanno preso il potere nella Repubblica Centrafricana continuano a saccheggiare e a uccidere impunemente i civili, soprattutto nelle aree nord-orientali. Lo hanno riferito testimoni e abitanti che chiedono disperatamente un intervento internazionale che fermi la mattanza. Il piccolo Paese ricco di minerali ma poverissimo è precipitato nel caos da quando, lo scorso marzo, il ribelli Seleka hanno conquistato la capitale Bangui. (ANSA).

venerdì 30 agosto 2013

TERRA REAL TIME....venerdì 30 agosto 2013 Siria, il New York Times distrugge Obama: non ha prove per attaccare

venerdì 30 agosto 2013

Siria, il New York Times distrugge Obama: non ha prove per attaccare


29 ago – -Il presidente Barack Obama deve ancora dare spiegazioni per intervenire militarmente in Siria. E’ quello che sostiene il New York Times in un editoriale che mette seriamente in discussione la legittimità di un eventuale, e imminente, attacco americano.
Per prima cosa il quotidiano sottolinea che, sebbene l’ipotesi concreta di un intervento sia nata dopo la strage della scorsa settimana condotta con gas nervino, “Obama deve ancora dimostrare come una reazione possa davvero fare da deterrente per l’uso di armi chimiche in futuro”.
E soprattutto, si chiede il Times, “dov’è la prova che sia stato il presidente Bashar al Assad a condurre l’attacco?” Anche se gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia e la Turchia hanno detto di non dubitare sul fatto che la colpa sia del regime di Damasco, non ci sono ancora documenti che lo dimostrino. “Visto l’errore clamoroso con l’Iraq – quando l’amministrazione di Bush è entrata in guerra per armi nucleari inesistenti – l’accuratezza delle prove deve essere più che mai alta”. Inoltre, continua il quotidiano, Obama farebbe meglio a spiegare come pensa che un attacco possa aiutare a risolvere il conflitto esploso nella regione. L’azione militare dovrebbe dunque essere parte di una più ampia e solida strategia che possa ricondurre il conflitto armato sul più razionale piano della diplomazia. Ma anche su questo Obama non ha dato spiegazioni.
Oltre alla scarsa chiarezza dei presupposti, il New York Times condanna i metodi: l’ipotesi di un attaco statunitense senza l’Onu, l’ente teoricamente legittimato a prendere in mano la vicenda. Il consiglio di Sicurezza è infatti “la prima sede in cui si dovrebbe trattare l’uso di armi chimiche, essendo questo un crimine di guerra vietato dagli accordi internazionali”. In un mondo ideale, se le prove che stanno raccogliendo gli ispettori dell’Onu dimostrassero che è stato il governo di Damasco ad usare gas nervino contro i civili, allora il Consiglio lo condannerebbe. Assad sarebbe spedito alla Corte Internazionale Criminale e verrebbe bloccato il trasporto di armi e materiale bellico in Siria.
Come se non bastasse, spiega il New York Times, agli Stati Uniti manca anche il pieno sostegno di Nato e Lega Araba, due organizzazioni chiave. Senza un solido supporto internazionale, si lege nell’editoriale, “un attacco militare condotto da Stati Uniti, Francia e Inghilterra (due ex potenze coloniali) sarebbe una propaganda per Assad”.
Inoltre, il New York Times definisce “la presentazione dell’intelligence più importante dal febbraio del 2003″, ma poi sostiene che somiglierà alla lettura di “un comunicato stampa”. L’annuncio che potrebbe arrivare oggi da Washington – su prove evidenti che dimostrerebbero la responsabilità del governo di Damasco per la strage della scorsa settimana compiuta per mezzo di armi chimiche – si preannuncia molto diverso da quello pronunciato dieci anni fa dall’allora segretario di Stato Colin Powell, quando comunicò l’entrata in guerra degli Stati Uniti contro l’Iraq. Powell, ricorda il Times, aveva reso pubblici alcuni documenti per dimostrare che Baghdad fosse in possesso di armi nucleari, cosa che giustificava l’attacco americano e che tuttavia in seguito è stata clamorosamente smentita.
Invece di un annuncio dettagliato e solenne come quello del braccio destro dell’ex presidente George W. Bush, che aveva mostrato fotografie satellitari e diffuso il contenuto di comunicazioni tra funzionari di Baghdad, l’amministrazione del presidente Barack Obama – riporta ancora il New York Times – si prepara a un discorso “contenuto”, simile a quello già pronunciato a giugno dalla Casa Bianca sull’uso di armi chimiche in Siria “in piccola scala contro l’opposizione diverse volte nello scorso anno”. tmnews
    
http://www.imolaoggi.it/2013/08/30/siria-il-new-york-times-critica-obama-non-ha-prove-per-attaccare/