Chi pilota l’Isis ha il terrore che smettiamo di avere paura
«Non
c’è un solo governo, al mondo, che non sia controllato da quei poteri»:
per Fausto Carotenuto, già analista strategico-militare dei servizi
segreti, è deprimente assistere alla farsa dei media
mainstream, che si affannano a presentare “la mente”, “il basista” e
“l’ottavo uomo” della strage di Parigi, come se si trattasse delle
indagini per una normale rapina alle Poste. In compenso, su voci
alternative come “Border Nights”, può capitare di avere – in appena un
paio d’ore, grazie a semplici collegamenti Skype – informazioni e
analisi di altissima qualità, capaci di superare centinaia di ore di
infotainment e chilometri di carta stampata. E’ accaduto anche martedì
17 novembre, a quattro giorni dalla mattanza: ospiti della trasmissione,
oltre a Carotenuto, un indagatore come Paolo Franceschetti (delitti
rituali, Rosa Rossa, Mostro di Firenze), il regista Massimo Mazzucco (11
Settembre), Gioele Magaldi (“Massoni, società a responsabilità
illimitata”) e un secondo massone, Gianfranco Carpeoro, esperto di
codici simbolici: «Scordatevi qualsiasi altra pista, quello di Parigi è
stato un attentato progettato da menti massoniche o para-massoniche e
destinato innanzitutto ad altri massoni, i soli in grado di cogliere
immediatamente il significato di quella data, 13 novembre».
Non
un giorno a caso, ma quello in cui – spiega Carpeoro – nel lontano 1307
un gruppo di Templari riuscì a lasciare Parigi sfuggendo alle
persecuzioni ordinate da Filippo il Bello: quei Templari riapararono in
Scozia, dove si unirono a logge massoniche, all’epoca ancora
“operative”, professionali (dedite cioè alla costruzione di cattedrali)
per poi dar vita, in seguito, alla massoneria moderna. Già avvocato,
pubblicitario e scrittore, eminente studioso di linguaggio simbolico
nonché ex “sovrano gran maestro” della massoneria italiana di rito
scozzese, Carpeoro ha aderito al “Movimento Roosevelt” fondato da
Magaldi per contribuire al “risveglio” della politica italiana in chiave
anti-oligarchica. Su Parigi la pensa come Carotenuto e lo stesso
Magaldi: è semplicemente impossibile, sul piano tecnico, che i commando
di jihadisti in azione nella capitale francese abbiano potuto agire da
soli, senza la copertura decisiva di settori “infedeli” delle forze di
sicurezza. In più, Carpeoro ravvisa la possibile applicazione del modulo
standard concepito dalla Cia per attuare la strategia della tensione,
basato su tre direttrici simultanee: due attentati strategici (uno
principale, l’altro di riserva) e un terzo obiettivo, tattico-diversivo,
per sviare la polizia e centrare più facilmente il “bersaglio grosso”.
Secondo
questo copione, sistematicamente attuato, il presidente Hollande
potrebbe esser stato addirittura all’oscuro del complotto, sostiene
Carpeoro: probabilmente il “bersaglio grosso” doveva essere lui, insieme
agli altri spettatori allo stadio. «Poteva essere una strage ben
peggiore, con persone uccise dall’esplosivo e altre dal caos scatenato
dal panico, sugli spalti. Ma qualcosa è andato storto, perché qualcuno
ha intercettato i kamikaze fuori dallo stadio. Solo a qual punto,
quindi, i terroristi potrebbero aver ricevuto l’ordine di sterminare il
pubblico del teatro Bataclan. Le sparatorie nel centro di Parigi? Solo
un diversivo per distogliere le forze di polizia, ignare dell’operazione
in corso». Obiettivo comunque raggiunto grazie al Piano-B, la strage
nel teatro: terrore diffuso, insicurezza, bisogno di protezione e quindi
maggiore disponibilità ad accettare strette repressive e persino la
prospettiva della guerra.
Retroscena: «Bisogna capire con chi parlò Hollande nei giorni
precedenti, tenendo conto che negli ultimi anni, si veda la Libia ma non
solo, è stata sempre la Francia a dare il via ai grandi sconvolgimenti
geopolitici». Qualcuno potrebbe aver proposto a Hollande di aprire le
danze anche stavolta (un mese fa, il capo dell’Eliseo annunciò di voler
bombardare l’Isis in Siria), in cambio di un allentamento della stretta
di Bruxelles sulla finanza pubblica francese.
Non
a caso, il governo di Parigi ha risposto all’attentato con massicci
blitz dell’aviazione in Siria accanto alla Russia, e ha annunciato che
per questo motivo la Francia sforerà il tetto europeo per la spesa
pubblica. Se Magaldi ricorda quanto già rivelato un anno fa nel suo
libro esplosivo – il ruolo della superloggia segreta “Hathor Pentalpha”
dietro alla strategia della tensione (internazionale) avviata con l’11
Settembre – un ex stratega dell’intelligence come Carotenuto, ora
impegnato sul fronte opposto anche attraverso il network “Coscienze in
rete”, non usa giri di parole: «Per distruggere l’Isis in tre settimane
non serve neppure una bomba, basta chiudere i rubinetti: bloccare via
terra, cielo e mare i rifornimenti che l’Isis riceve ogni giorno, come
le centinaia di Tir che varcano regolarmente il confine turco». Finora
si è lasciato fare? Inutile stupirsene: «Non esiste terrorismo, e
nemmeno strapotere mafioso, senza una protezione diretta da parte dei
vertici. Come dimostra la storia delle Br, a lungo “imprendibili” e poi
liquidate, lo Stato è infinitamente più forte di qualsiasi avversario di
quel genere: se gli attentati hanno successo, è solo perché qualcuno,
dall’interno, ha collaborato coi terroristi».
L’ultima
cosa che manca, oggi, è la manovalanza: «Non si può pensare che milioni
di persone si rassegnino ad avere fame per sempre», dice ancora
Carpeoro: «Questo sistema economico, radicalmente ingiusto, alla lunga
non può che produrre rivoluzioni». Proprio per questo, dice ancora l’ex
“sovrano gran maestro” della massoneria non-allineata di Palazzo
Vitelleschi, gli elementi più lucidi della super-massoneria
interazionale anglosassone hanno iniziato a opporsi all’élite
oligarchica. Magaldi conferma: proprio a loro, oltre che all’opinione
pubblica europea, è rivolto il terrorismo di Parigi, concepito come
monito nei confronti dell’élite democratica, «in fase di
riorganizzazione dopo decenni di dominio da parte dell’ala
neo-aristocratica e reazionaria del massimo potere». Proprio quei poteri, chiosa Carotenuto, hanno operato ininterrottamente nella medesima direzione, la guerra,
a partire dall’11 Settembre: Iraq e Afghanistan, Somalia, Yemen, poi le
«finte primavere arabe» che hanno destabilizzato paesi come Egitto e
Tunisia, fino alla doppia carneficina della Libia e della Siria.
«Identico l’obiettivo: creare il caos, e in quel caos fra crescere la
manovalanza del terrore, ieri Al-Qaeda e oggi Isis». Movente: «Solo in
condizioni di evidente emergenza l’opinione pubblica occidentale più
accettare la guerra e, entro i propri confini, decisive restrizioni della libertà che consegnano ancora più potere ai soggetti dominanti».
Per Carpeoro, dietro a tutto questo non c’è neppure una grande visione, sia pure distorta: «C’è solo brama di potere,
di dominio: se il 50% dell’energia di cui ho bisogno proviene da uno di
quei paesi, non posso tollerare che vi si instauri una democrazia», in grado di insediare un governo che cambi le carte in tavola e pretenda diritti.
Forse, sotto questo aspetto, la strage di Parigi – che è un’esibizione
minacciosa – può essere anche un segnale di debolezza: gli egemoni
ricorrono alla legge della paura perché temono di perdere terreno? Per
Carotenuto, non è neppure questione di geopolitica o banche:
«Al-Qaeda e l’Isis sono soltanto strumenti. Il vero obiettivo è
dominare la nostra mente, condizionandola in eterno per renderci
inoffensivi e rassegnati». Guai a dare la caccia ai fantasmi, insiste
Carpeoro: si rischia solo di credere alla fiaba dell’Uomo Nero, proprio
come vorrebbero gli egemoni. «Il potere
è uno schema», non una piramide: «Puoi abbattere il vertice, e il
giorno dopo i peggiori leader sono sostituiti con altri, identici. Il
problema siamo noi, che accettiamo un sistema senza valori, che prevede
che qualcuno stia meglio se altri stanno peggio: dobbiamo svegliarci,
rifiutare questo tipo di società». E’ possibile che il “risveglio” sia
già partito, ai piani alti? Lo spaventoso massacro di Parigi ne sarebbe
una conferma: l’élite stragista comincia ad avere paura, al punto da
scatenare l’orrore in mondovisione?
«Non c’è un solo governo, al mondo, che non sia controllato da quei
poteri»: per Fausto Carotenuto, già analista strategico-militare dei
servizi segreti, è deprimente assistere alla farsa dei media
mainstream, che si affannano a presentare “la mente”, “il basista” e
“l’ottavo uomo” della strage di Parigi, come se si trattasse delle
indagini per una normale rapina alle Poste. In compenso, su voci
alternative come “Border Nights”,
può capitare di avere – in appena un paio d’ore, grazie a semplici
collegamenti Skype – informazioni e analisi di altissima qualità, capaci
di superare centinaia di ore di infotainment e chilometri di carta
stampata. E’ accaduto anche martedì 17 novembre, a quattro giorni dalla
mattanza: ospiti della trasmissione, oltre a Carotenuto, un indagatore
come Paolo Franceschetti (delitti rituali, Rosa Rossa, Mostro di
Firenze), il regista Massimo Mazzucco (11 Settembre), Gioele Magaldi
(“Massoni, società a responsabilità illimitata”) e un secondo massone,
Gianfranco Carpeoro, esperto di codici simbolici: «Scordatevi qualsiasi
altra pista, quello di Parigi è stato un attentato progettato da menti
massoniche o para-massoniche e destinato innanzitutto ad altri massoni, i
soli in grado di cogliere immediatamente il significato di quella data,
13 novembre».Non un giorno a caso, ma quello in cui – spiega Carpeoro – nel lontano 1307 un gruppo di Templari riuscì a lasciare Parigi sfuggendo alle persecuzioni ordinate da Filippo il Bello: quei Templari riapararono in Scozia, dove si unirono a logge massoniche, all’epoca ancora “operative”, professionali (dedite cioè alla costruzione di cattedrali) per poi dar vita, in seguito, alla massoneria moderna. Già avvocato, pubblicitario e scrittore, eminente studioso di linguaggio simbolico nonché ex “sovrano gran maestro” della massoneria italiana di rito scozzese, Carpeoro ha aderito al “Movimento Roosevelt” fondato da Magaldi per contribuire al “risveglio” della politica italiana in chiave anti-oligarchica. Su Parigi la pensa come Carotenuto e lo stesso Magaldi: è semplicemente impossibile, sul piano tecnico, che i
commando di jihadisti in azione nella capitale francese abbiano potuto agire da soli, senza la copertura decisiva di settori “infedeli” delle forze di sicurezza. In più, Carpeoro ravvisa la possibile applicazione del modulo standard concepito dalla Cia per attuare la strategia della tensione, basato su tre direttrici simultanee: due attentati strategici (uno principale, l’altro di riserva) e un terzo obiettivo, tattico-diversivo, per sviare la polizia e centrare più facilmente il “bersaglio grosso”.
Secondo questo copione, sistematicamente attuato, il presidente Hollande potrebbe esser stato addirittura all’oscuro del complotto, sostiene Carpeoro: probabilmente il “bersaglio grosso” doveva essere lui, insieme agli altri spettatori allo stadio. «Poteva essere una strage ben peggiore, con persone uccise dall’esplosivo e altre dal caos scatenato dal panico, sugli spalti. Ma qualcosa è andato storto, perché qualcuno ha intercettato i kamikaze fuori dallo stadio. Solo a qual punto, quindi, i terroristi potrebbero aver ricevuto l’ordine di sterminare il pubblico del teatro Bataclan. Le sparatorie nel centro di Parigi? Solo un diversivo per distogliere le forze di polizia, ignare dell’operazione in corso». Obiettivo comunque raggiunto grazie al Piano-B, la strage nel teatro: terrore diffuso, insicurezza, bisogno di protezione e quindi maggiore disponibilità ad accettare strette repressive e persino la prospettiva della guerra. Retroscena: «Bisogna capire con chi parlò Hollande nei giorni precedenti, tenendo conto che negli ultimi anni, si veda la Libia ma non solo, è stata sempre la Francia a dare il via ai grandi sconvolgimenti geopolitici». Qualcuno potrebbe aver proposto a Hollande di aprire le danze anche stavolta (un mese fa, il capo dell’Eliseo annunciò di voler bombardare l’Isis in Siria), in cambio di un allentamento della stretta di Bruxelles sulla finanza pubblica francese.
Non a caso, il governo di Parigi ha risposto all’attentato con massicci blitz dell’aviazione in Siria accanto alla Russia, e ha annunciato che per questo motivo la Francia sforerà il tetto europeo per la spesa pubblica. Magaldi fa bene a ricordare quanto già rivelato un anno fa nel suo libro esplosivo: il ruolo della superloggia segreta “Hathor Pentalpha” dietro alla strategia della tensione (internazionale) avviata con l’11 Settembre. Un clan sanguinario fondato da Bush padre, che poi reclutò leader come Blair, Sarkozy, Ergdogan. Dal canto suo, un ex stratega dell’intelligence come Carotenuto, ora impegnato sul fronte opposto anche attraverso il network “Coscienze in rete”, non usa giri di parole: «Per distruggere l’Isis in tre settimane non serve neppure una bomba, basta chiudere i rubinetti: bloccare via terra, cielo e mare i rifornimenti che l’Isis riceve ogni giorno, come le centinaia di Tir che varcano regolarmente il confine turco». Finora si è lasciato fare? Inutile stupirsene: «Non esiste terrorismo, e nemmeno strapotere mafioso, senza una protezione diretta da parte dei vertici. Come dimostra la storia delle Br, a lungo “imprendibili” e poi liquidate, lo Stato è infinitamente più forte di qualsiasi avversario di quel genere: se gli attentati hanno successo, è solo perché qualcuno, dall’interno, ha collaborato coi terroristi».
L’ultima cosa che manca, oggi, è la manovalanza: «Non si può pensare che milioni di persone si rassegnino ad avere fame per sempre», dice ancora Carpeoro: «Questo sistema economico, radicalmente ingiusto, alla lunga non può che produrre rivoluzioni». Proprio per questo, dice ancora l’ex “sovrano gran maestro” della massoneria non-allineata di Palazzo Vitelleschi, gli elementi più lucidi della super-massoneria internazionale anglosassone hanno iniziato a opporsi all’élite oligarchica. Magaldi conferma: proprio a loro, oltre che all’opinione pubblica europea, è rivolto il terrorismo di Parigi, concepito come monito nei confronti dell’élite democratica, «in fase di riorganizzazione dopo decenni di dominio da parte dell’ala neo-aristocratica e reazionaria del massimo potere». Proprio quei poteri, chiosa Carotenuto, hanno operato ininterrottamente nella medesima direzione, la guerra, a partire dall’11 Settembre: Iraq e Afghanistan, Somalia, Yemen, poi le «finte primavere arabe» che hanno destabilizzato paesi come Egitto e Tunisia, fino alla doppia carneficina della Libia e della Siria. «Identico l’obiettivo: creare il caos, e in quel caos fra crescere la manovalanza del terrore, ieri Al-Qaeda e oggi Isis». Movente: «Solo in condizioni di evidente emergenza l’opinione pubblica occidentale più accettare la guerra e, entro i propri confini, decisive restrizioni della libertà che consegnano ancora più potere ai soggetti dominanti».
Per Carpeoro, dietro a tutto questo non c’è neppure una grande visione, sia pure distorta: «C’è solo brama di potere, di dominio: se il 50% dell’energia di cui ho bisogno proviene da uno di quei paesi, non posso tollerare che vi si instauri una democrazia», in grado di insediare un governo che cambi le carte in tavola e pretenda diritti. Forse, sotto questo aspetto, la strage di Parigi – che è un’esibizione minacciosa – può essere anche un segnale di debolezza: gli egemoni ricorrono alla legge della paura perché temono di perdere terreno? Per Carotenuto, non è neppure questione di geopolitica o banche: «Al-Qaeda e l’Isis sono soltanto strumenti. Il vero obiettivo è dominare la nostra mente, condizionandola in eterno per renderci inoffensivi e rassegnati». Guai a dare la caccia ai fantasmi, insiste Carpeoro: si rischia solo di credere alla fiaba dell’Uomo Nero, proprio come vorrebbero gli egemoni. «Il potere è uno schema», non una piramide: «Puoi abbattere il vertice, e il giorno dopo i peggiori leader sono sostituiti con altri, identici. Il problema siamo noi, che accettiamo un sistema senza valori, che prevede che qualcuno stia meglio se altri stanno peggio: dobbiamo svegliarci, rifiutare questo tipo di società». E’ possibile che il “risveglio” sia già partito, ai piani alti? Lo spaventoso massacro di Parigi ne sarebbe una conferma: l’élite stragista comincia ad avere paura, al punto da scatenare l’orrore in mondovisione?
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