Davvero la Russia rappresenta il "nemico"
Per tutta l'Europa si estende l'impressione che (noi europei) ci troviamo dalla parte sbagliata. La politica nordamericana oggi risulta la più pericolosa per l'Europa che non la politica russa.
Questa
stessa settimana, il capo di Stato maggiore dell'Esercito
nordamericano, il generale Mark Milley, prendeva la parola nel vertice
della "Difense One", a Washington, e segnalava la Russia come "la
principale minaccia per gli Stati Uniti".
Cosa
sta accadendo? Essenzialmente che la mappa del potere mondiale è
cambiata in forma sensibile in soltanto tre anni. Fino a poco tempo fa,
gli Stati Uniti avevano creato un percorso spedito per realizzare il
loro progetto di un grande spazio trasparente su scala mondiale,
alimentato dalle relazioni commerciali e finanziarie globali e con
epicentro, naturalmente, a Washington. La NATO rimaneva ed ancora rimane
sotto questa orbita.
Tuttavia a questo punto è avvenuto che la Cina e la Russia hanno
fatto le loro mosse, si sono costruite i loro progetti ed in nessun modo
sono disponibili ad accettare l'egemonia mondiale nordamericana. Questo
era prevedibile? In realtà, si. Quello che non risultava tanto
prevedibile era che gli europei scoprissero immediatamente che,
in questa specie di nuova guerra fredda, quelli che sono perdenti siamo
noi europei. E che forse, alla meglio, conviene non assecondare del
tutto la politica del blocco totale che Washington insiste a voler
mantenere nei confronti della Russia.
L'ungherese Viktor Orban dichiara che la Russia sta facendo in Siria quello che avrebbe dovuto fare l'Europa. Sarkozy — lo stesso che era tornato a collocare la Francia nella NATO — viaggia a Mosca ed elogia il ruolo di Putin nell'ordine internazionale. Simultaneamente, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese, François Hollande, viaggiano a Pechino e manifestano il loro desiderio di stringere legami con la Cina. L'Ungheria, la Francia, la Germania formano parte dell'Alleanza Atlantica. Gli ultimi paesi hanno appoggiato inoltre le operazioni di cambiamento di potere in Ucraina, istigate da Washington. Tuttavia le esigenze nordamericane stanno andando troppo lontano. La guerra di Siria ha aperto molti occhi.A livello di base, è un fatto obiettivo che chi sta difendendo i cristiani siriani ed iracheni e chi sta attaccando la tirannia rabbiosamente antidemocratica dello Stato Islamico è Mosca. Al contrario, i paesi della NATO ed i loro alleati hanno appoggiato la creazione di milizie islamiste nel Medio Oriente e questo è anche un fatto obiettivo. Ossia che gli occidentali hanno armato in Siria gli stessi che qui in Europa incarceriamo. È strampalato ma questa è la situazione reale.
E
l'Europa? Cosa fa l'Europa? Non si sa nulla. Cosa che ci mette tutti
in una situazione francamente fastidiosa, perché l'Europa, che lo voglia
o no, è costretta a trattare con la Russia, per quanto questo pesi agli
americani ed agli eurocrati di Bruxelles. In primo luogo, per
inevitabile contiguità geografica: basta guardare la cartina per capire
che l'Europa è solo l'appendice della massa eurasiatica. Siamo dove
siamo e non avremo mai di mezzo un mare che ci separi da Mosca. Inoltre,
per evidente vicinanza culturale, sono o non sono europei Dostoevskij,
Tolstoj, Rachmaninov e Tchaikovsky? E in un modo molto particolare, per
complementarità economica.
Articolo originale di Javier Jose Esparaza per La Gaceta, pubblicato in italiano sul sito Controinformazione
Le azioni della Russia — dice il
generale —"sono aggressive e contrarie agli Stati Uniti". "Essendo
questo l'unico paese del mondo" — argomenta Milley — "con capacità
nucleare sufficiente per distruggere il Nord America, la Russia
rappresenta, agli occhi di Washington, una "minaccia esistenziale".
L'ungherese Viktor Orban dichiara che la Russia sta facendo in Siria quello che avrebbe dovuto fare l'Europa. Sarkozy — lo stesso che era tornato a collocare la Francia nella NATO — viaggia a Mosca ed elogia il ruolo di Putin nell'ordine internazionale. Simultaneamente, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese, François Hollande, viaggiano a Pechino e manifestano il loro desiderio di stringere legami con la Cina. L'Ungheria, la Francia, la Germania formano parte dell'Alleanza Atlantica. Gli ultimi paesi hanno appoggiato inoltre le operazioni di cambiamento di potere in Ucraina, istigate da Washington. Tuttavia le esigenze nordamericane stanno andando troppo lontano. La guerra di Siria ha aperto molti occhi.A livello di base, è un fatto obiettivo che chi sta difendendo i cristiani siriani ed iracheni e chi sta attaccando la tirannia rabbiosamente antidemocratica dello Stato Islamico è Mosca. Al contrario, i paesi della NATO ed i loro alleati hanno appoggiato la creazione di milizie islamiste nel Medio Oriente e questo è anche un fatto obiettivo. Ossia che gli occidentali hanno armato in Siria gli stessi che qui in Europa incarceriamo. È strampalato ma questa è la situazione reale.
Per tutta l'Europa si estende l'impressione che
siamo dalla parte sbagliata. Non è soltanto una impressione: è un fatto
che la politica nordamericana, oggi, risulta più pericolosa per
l'Europa che non la politica russa.
Intendiamoci:
Mosca non ci salverà. Mosca non sta difendendo la "Cristianità". Tanto
meno la "democrazia". Mosca sta difendendo i suoi interessi geopolitici
che sono anche i nostri. La chiave di volta sta nel fatto che questi
interessi russi, che Washington vede come nemici, non sono
necessariamente avversi ai nostri, con gli occhi degli europei.
Spesso sentiamo dire dagli analisti faziosi che
Putin stia cercando di ricostruire lo spazio geopolitico sovietico. No:
in realtà si sta cercando di ricostruire il tradizionale spazio
geopolitico russo, che è lo stesso dai tempi di Pietro il Grande. I
regimi cambiano e passano, ma la geografia è sempre la stessa e, quindi,
gli interessi geopolitici di una nazione sono sempre identici.
Nel
caso russo, si tratta di dover avere il controllo un enorme spazio
continentale, ma molto difficile e climaticamente ostile da vivere, cosa
che richiede la necessità di cercare costantemente degli sbocchi verso
sud, verso i mari caldi. È questa una costante storica della Russia e
nient'altro. E non ci sono forse differenze tra il Cremlino di oggi e il
1960? Sì, certo che ci sono. La Russia di oggi, a differenza della
vecchia Unione Sovietica, non ha un progetto di dominio del mondo.
Questo perché neppure avrebbe gli strumenti per una cosa del genere.
Qualcosa da tenere a mente quando si parla di "minaccia russa".
Di cosa dispone la Russia per essere una
superpotenza? Lo spazio. Perché la Russia ha tutto ciò che — che non è
cosa da poco — ma, soprattutto, ha un altro elemento che è fondamentale
per l'insieme: territorio più spazio. Oggi come nei tempi degli zar. E
poiché da quando governa Putin, questi ha anche la determinazione chiara
di prendere piede in quello spazio per riaffermare la sovranità russa
sulla scacchiera mondiale.
Quando si dice che Putin è l'unico "statista" che rimane in Europa si
vuole dire precisamente che: Mentre tutti gli altri capi di stato o
governo Europa vedono se stessi come temporary manager di un'azienda cui
origine e destino non dipende da loro, Putin si vede come protagonista
della sovranità del suo paese.
La Russia come proietta questa affermazione
della sua sovranità? Prima di tutto, in termini classici di uno
stato-nazione, per maggior ragione che si tatta di uno Stato continente.
Vale a dire che Mosca non concepisce il mondo come uno scenario
chiamato a formare un unico spazio commerciale ed istituzionale secondo i
criteri della "governance mondiale" — Questa è l'opinione predominante
in Occidente, — ma rimane nella visualizzazione classica della politica
internazionale, interpretato da agenti che possono essere ora amici, ora
nemici, ma sempre ognuno con il proprio obiettivo singolo. Attualmente
gli agenti sono non soltanto nazionali, ma transnazionali, ma le regole
del gioco, agli occhi di Mosca, sono le stesse. Dove Washington — e
Bruxelles — vedono un mondo unipolare, Mosca lo vede multipolare.
All'ultima festa nazionale russa si è molto commentata l'assenza dei
leader occidentali nelle celebrazioni. "Putin è isolato," hanno detto i
nostri media da noi. Ma coloro che erano al lato di Putin nella tribuna
erano i cinesi e gli indiani. 2 miliardi e 500 milioni di persone che
vanno per la maggiore. Curioso forma di "isolamento".
Di cosa dispone la Russia che noi non abbiamo?
Materie prime. Di che cosa disponiamo noi che non ha la Russia?
Altissima capacità tecnologica e industria di trasformazione di alta
qualità. Non è che siamo fatti uno per l'altra, ma la complementarità è
evidente. Sia in Europa e sia in Russia lo si sapeva perfettamente già
da dieci anni. Anche a Washington lo sapevano e proprio per questo è
successo quello che è successo nel mondo.
La Russia è il nostro nemico? Visto il caso da Washington, sì: la
Russia ed anche la Cina. Ma gli europei devono abituarsi a guardare con
occhi europei. Tutto poggia su ciò che intendiamo per "nostro". È il
momento che questo "nostro" ritorni a corrispondere ad un "noi". Noi,
gli europei.Articolo originale di Javier Jose Esparaza per La Gaceta, pubblicato in italiano sul sito Controinformazione
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