Made in Italy e Qatar: facciamo affari con chi finanzia l’Isis
«Non
facciamo affari con paesi che finanziano l’Isis», così il premier
Matteo Renzi ha liquidato l’argomento ad esplicita domanda, nel corso
dell’intervista rilasciata a SkyTg24 mercoledì sera. Storiella, questa,
che andrà ad aggiungersi alla collezione di bugie sesquipedali alle
quali il premier ci ha abituato. Se è vero, infatti, che è da qualche
tempo ormai riconosciuto a livello internazionale il ruolo principale
dell’emirato del Qatar nel finanziamento del Daesh (Isis), non si vede
all’orizzonte nessun provvedimento nei confronti del Qatar da parte
dello Stato italiano. Le attività economiche dei qatarioti nel nostro
paese sono diverse e seppure non raggiungano ancora la mole di
investimenti già toccata in Francia,
la dimensione degli affari tra Italia e Qatar, pubblica o privata che
sia, sta diventando altrettanto importante. Sebbene non abbiano ancora
comprato una squadra di calcio, come è capitato al Paris Saint-Germain,
il fondo sovrano qatariota, la Qatar Holding Llc, ha buoni rapporti con
imprenditori italiani e addirittura con il Fondo Strategico Italiano Spa
(Fsi), società controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti, cioè
direttamente dallo ministero del Tesoro.
La
società, che fu fondata dall’ex ministro Giulio Tremonti nel 2011,
venne ideata sul modello francese per difendere le aziende italiane che
grazie alla crisi
rischiavano spesso di venir acquistate da società straniere, come è
accaduto alla Parmalat. Tuttavia sembra che finito il governo Berlusconi,
lo scopo sia stato tutt’altro. L’Fsi nel 2013, nei mesi successivi ad
una visita in Qatar dell’allora premier Mario Monti, ha costituito una
joint venture con il fondo sovrano qatariota dando vita ad una società
dedicata, si legge nel comunicato, squisitamente al made In Italy,
denominata Iq Made in Italy Venture. La società, forte dei milioni del
fondo sovrano è entrata (tanto per trarre un esempio delle sue attività)
in società con un colosso della carne italiana, Cremonini, rilevando il
28,4% della Inalca, gruppo dell’imprenditore bolognese, che si occupa
della distribuzione delle sue carni all’estero.
Al
di fuori degli affari con il ministero del Tesoro, il fondo sovrano
qatariota ha rilevato all’inizio dell’anno per intero, passando dal 40%
precedente al 100% attuale, la struttura di Porta Nuova a Milano, il
complesso di grattacieli e palazzi, che era controllata dalla Hines srg
(insieme ad altre società come Unicredit) dell’imprenditore Manfredi
Catella. Siamo dunque all’ennesima fregatura di Renzi, a meno che non si
voglia avere l’ardire di negare i coinvolgimenti dell’emirato nel
finanziamento di gruppi radicali islamici, compresi i gruppi afferenti
all’Isis. Non solo con il Qatar ci facciamo bellamente affari, ma
consentiamo agli emiri di papparsi i nostri prodotti made In Italy,
comprese le aziende dell’alta moda come Valentino, acquistata dagli
Al-Thani nel 2012. Ma il Qatar ha compiuto negli anni una politica molto
accorta, dove ha saputo da un lato proporsi come interlocutore di pace,
lo ha fatto in Afghanistan, e lo ha fatto in Libano. E dall’altro ha
cavalcato le primavere arabe, che se non erano piaciute ai sauditi, che
hanno perso, a causa di queste ultime, alcune roccaforti come l’Egitto
di Mubarak, hanno consentito ai qatarioti di fomentare più di tutti, i
ribelli in Libia.
Ma
stranamente non se ne parla mai, né ne parlano i soliti analisti ed
opinionisti che affollano le trasmissioni di approfondimento che si
accalcano negli ultimi giorni. I soldi del Qatar fanno comodo a molti
paesi europei, in primis la Francia.
Sebbene ora sul campo degli imputati ci sta andando l’Arabia Saudita,
chi è ben informato sa che i sauditi formalmente non hanno finanziato
direttamente l’Is, ma semmai il fronte di al-Nusra. Ma è anche bene
sapere come abbiamo spiegato anche sulle colonne di questa testata che
il fronte di ribelli armato e definito a torto come moderato e l’Isis
sono praticamente la stessa cosa. Se al-Nusra nasce da una cellula di
Al-Qaida, l’Isis nasce dalla stesa radice dei movimenti wahabiti, ma
questa è un altra storia. Ciò che importa è sapere che l’Italia non solo
fa affari con il Qatar, ma vende armi ai sauditi tramite Finmeccanica,
come ampiamente evidenziato in questi giorni e in tono polemico dagli
esponenti del Cinque Stelle, così come il nostro vende la sua compagnia
aerea di bandiera agli emirati arabi, altro Stato accusato di avere più
di buoni rapporti con certe frange islamiste.
Ma
Renzi oltre a queste incongruenze non perde occasione di fare la solita
propaganda di bassa lega. La totale assenza di dialogo con il Vaticano
viene spacciata come un successo. Secondo il premier, infatti, al Papa
non si poteva chiedere di rinviare il Giubileo, ma questa è
implicitamente un’ammissione di debolezza. Di fatto Papa Francesco ha
imposto un Giubileo non programmato in una città come Roma, che vive uno
dei peggiori momenti della sua storia, non tanto per una questione di
sicurezza, ma a livello amministrativo, sociale e politico. Nessuno
vuole vietare alla Chiesa cattolica di compiere la propria missione, ma
rimandare un evento così importante come il Giubileo e aspettare un
momento politico più stabile dell’amministrazione della capitale,
sarebbe stato saggio. E che il presidente del consiglio non abbia
neanche provato a costruire un dialogo con il Vaticano sulla questione
del Giubileo è abbastanza grave. Anche la promessa di aumentare la spesa pubblica per l’apparato di sicurezza in barba alla spending review, appare buttata lì per imbonire l’opinione pubblica.
L’emergenza
immigrazione ha messo a dura prova la capacità dello Stato italiano in
generale di garantire sicurezza e giustizia ai propri cittadini. E
sappiamo bene come il traffico di migranti serva a molte società vicine
ai partiti per fare affari. Motivo per il quale, viste le condizioni
della Polizia di Stato, piuttosto che rassicurarsi delle parole del
premier, bisogna ringraziare qualcuno lassù che il nostro paese conti
davvero così poco in questo periodo storico da risultare poco credibile,
a nostro avviso, che vi possa essere una reale minaccia terroristica
alle città italiane. Infine il premier ha dato merito all’intelligence
italiana nell’aver dato una mano importante nell’individuazione di
Jihadi John, cosa tutta da verificare, ammesso che uccidere uno che fa
il boia sia così importante nella lotta all’islamismo e non invece il
solito gossip di guerra buono per twitter e i telegiornali.
Dunque soltanto in una cosa ci sentiamo di concordare con il leader del Pd:
è inutile farsi prendere dall’isteria, l’Italia ha saputo già superare
gravi minacce terroristiche, senza fare ricorso ad ulteriori restrizioni
delle libertà personali, soprattutto in un’epoca nella quale siamo
spiati da internet e tecnologie varie molto più di 30-40 anni fa, e
spesso basterebbe un bambino un po’ pratico per conoscere vita morte e
miracoli di una persona soltanto dal profilo Facebook. Ma è anche vero
che dell’Italia del 2015 c’è poco da fidarsi, il disagio e il caos in
cui vivono le nostre città da alcuni anni la dice lunga sulle
possibilità di tenuta dello Stato italiano in caso di grave emergenza e
destabilizzazione. Per il resto Renzi e Pd bocciati e menzogneri, come sempre.
(Mirco Coppola, “Allarme terrorismo, le nuove menzogne di Renzi”, da “Opinione Pubblica” del 19 novembre 2015).
«Non facciamo affari con paesi che finanziano l’Isis», così il
premier Matteo Renzi ha liquidato l’argomento ad esplicita domanda, nel
corso dell’intervista rilasciata a SkyTg24 mercoledì sera. Storiella,
questa, che andrà ad aggiungersi alla collezione di bugie sesquipedali
alle quali il premier ci ha abituato. Se è vero, infatti, che è da
qualche tempo ormai riconosciuto a livello internazionale il ruolo
principale dell’emirato del Qatar nel finanziamento del Daesh (Isis),
non si vede all’orizzonte nessun provvedimento nei confronti del Qatar
da parte dello Stato italiano. Le attività economiche dei qatarioti nel
nostro paese sono diverse e seppure non raggiungano ancora la mole di
investimenti già toccata in Francia,
la dimensione degli affari tra Italia e Qatar, pubblica o privata che
sia, sta diventando altrettanto importante. Sebbene non abbiano ancora
comprato una squadra di calcio, come è capitato al Paris Saint-Germain,
il fondo sovrano qatariota, la Qatar Holding Llc, ha buoni rapporti con
imprenditori italiani e addirittura con il Fondo Strategico Italiano Spa
(Fsi), società controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti, cioè
direttamente dallo ministero del Tesoro.La società, che fu fondata dall’ex ministro Giulio Tremonti nel 2011, venne ideata sul modello francese per difendere le aziende italiane che grazie alla crisi rischiavano spesso di venir acquistate da società straniere, come è accaduto alla Parmalat. Tuttavia sembra che finito il governo Berlusconi, lo scopo sia stato tutt’altro. L’Fsi nel 2013, nei mesi successivi ad una visita in Qatar dell’allora premier Mario Monti, ha costituito una joint venture con
il fondo sovrano qatariota dando vita ad una società dedicata, si legge nel comunicato, squisitamente al made In Italy, denominata Iq Made in Italy Venture. La società, forte dei milioni del fondo sovrano è entrata (tanto per trarre un esempio delle sue attività) in società con un colosso della carne italiana, Cremonini, rilevando il 28,4% della Inalca, gruppo dell’imprenditore bolognese, che si occupa della distribuzione delle sue carni all’estero.
Al di fuori degli affari con il ministero del Tesoro, il fondo sovrano qatariota ha rilevato all’inizio dell’anno per intero, passando dal 40% precedente al 100% attuale, la struttura di Porta Nuova a Milano, il complesso di grattacieli e palazzi, che era controllata dalla Hines srg (insieme ad altre società come Unicredit) dell’imprenditore Manfredi Catella. Siamo dunque all’ennesima fregatura di Renzi, a meno che non si voglia avere l’ardire di negare i coinvolgimenti dell’emirato nel finanziamento di gruppi radicali islamici, compresi i gruppi afferenti all’Isis. Non solo con il Qatar ci facciamo bellamente affari, ma consentiamo agli emiri di papparsi i nostri prodotti made In Italy, comprese le aziende dell’alta moda come Valentino, acquistata dagli Al-Thani nel 2012. Ma il Qatar ha compiuto negli anni una politica molto accorta, dove ha saputo da un lato proporsi come interlocutore di pace, lo ha fatto in Afghanistan, e lo ha fatto in Libano. E dall’altro ha cavalcato le primavere arabe, che se non erano piaciute ai sauditi, che hanno perso, a causa di queste ultime, alcune roccaforti come l’Egitto di Mubarak, hanno consentito ai qatarioti di fomentare più di tutti, i ribelli in Libia.
Ma stranamente non se ne parla mai, né ne parlano i soliti analisti ed opinionisti che affollano le trasmissioni di approfondimento che si accalcano negli ultimi giorni. I soldi del Qatar fanno comodo a molti paesi europei, in primis la Francia. Sebbene ora sul campo degli imputati ci sta andando l’Arabia Saudita, chi è ben informato sa che i sauditi formalmente non hanno finanziato direttamente l’Is, ma semmai il fronte di al-Nusra. Ma è anche bene sapere come abbiamo spiegato anche sulle colonne di questa testata che il fronte di ribelli armato e definito a torto come moderato e l’Isis sono praticamente la stessa cosa. Se al-Nusra nasce da una cellula di Al-Qaida, l’Isis nasce dalla stesa radice dei movimenti wahabiti, ma questa è un altra storia. Ciò che importa è sapere che l’Italia non solo fa affari con il Qatar, ma vende armi ai sauditi tramite Finmeccanica, come ampiamente evidenziato in questi giorni e in tono polemico dagli esponenti del Cinque Stelle, così come il nostro vende la sua compagnia aerea di bandiera agli emirati arabi, altro Stato accusato di avere più di buoni rapporti con certe frange islamiste.
Ma Renzi oltre a queste incongruenze non perde occasione di fare la solita propaganda di bassa lega. La totale assenza di dialogo con il Vaticano viene spacciata come un successo. Secondo il premier, infatti, al Papa non si poteva chiedere di rinviare il Giubileo, ma questa è implicitamente un’ammissione di debolezza. Di fatto Papa Francesco ha imposto un Giubileo non programmato in una città come Roma, che vive uno dei peggiori momenti della sua storia, non tanto per una questione di sicurezza, ma a livello amministrativo, sociale e politico. Nessuno vuole vietare alla Chiesa cattolica di compiere la propria missione, ma rimandare un evento così importante come il Giubileo e aspettare un momento politico più stabile dell’amministrazione della capitale, sarebbe stato saggio. E che il presidente del consiglio non abbia neanche provato a costruire un dialogo con il Vaticano sulla questione del Giubileo è abbastanza grave. Anche la promessa di aumentare la spesa pubblica per l’apparato di sicurezza in barba alla spending review, appare buttata lì per imbonire l’opinione pubblica.
L’emergenza immigrazione ha messo a dura prova la capacità dello Stato italiano in generale di garantire sicurezza e giustizia ai propri cittadini. E sappiamo bene come il traffico di migranti serva a molte società vicine ai partiti per fare affari. Motivo per il quale, viste le condizioni della Polizia di Stato, piuttosto che rassicurarsi delle parole del premier, bisogna ringraziare qualcuno lassù che il nostro paese conti davvero così poco in questo periodo storico da risultare poco credibile, a nostro avviso, che vi possa essere una reale minaccia terroristica alle città italiane. Infine il premier ha dato merito all’intelligence italiana nell’aver dato una mano importante nell’individuazione di Jihadi John, cosa tutta da verificare, ammesso che uccidere uno che fa il boia sia così importante nella lotta all’islamismo e non invece il solito gossip di guerra buono per twitter e i telegiornali.
Dunque soltanto in una cosa ci sentiamo di concordare con il leader del Pd: è inutile farsi prendere dall’isteria, l’Italia ha saputo già superare gravi minacce terroristiche, senza fare ricorso ad ulteriori restrizioni delle libertà personali, soprattutto in un’epoca nella quale siamo spiati da internet e tecnologie varie molto più di 30-40 anni fa, e spesso basterebbe un bambino un po’ pratico per conoscere vita morte e miracoli di una persona soltanto dal profilo Facebook. Ma è anche vero che dell’Italia del 2015 c’è poco da fidarsi, il disagio e il caos in cui vivono le nostre città da alcuni anni la dice lunga sulle possibilità di tenuta dello Stato italiano in caso di grave emergenza e destabilizzazione. Per il resto Renzi e Pd bocciati e menzogneri, come sempre.
(Mirco Coppola, “Allarme terrorismo, le nuove menzogne di Renzi”, da “Opinione Pubblica” del 19 novembre 2015).
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