Strage a Parigi, operazione militare truccata da jihadismo
Orrendo
massacro, lucida follia: ma non è follia. E’ un’operazione militare
quella che ha sconvolto Parigi la sera del 13 novembre 2015, facendo 158
morti, colpiti per strada da esplosioni “kamikaze” o freddati a colpi
d’arma da fuoco al Bataclan, locale gremito per un concerto. La strage,
avverte Pino Cabras, non è solo un evento terroristico spettacolare: «È
anche un evento militare di notevole entità nel cuore di una grande
metropoli europea». Nel mirino di nuovo la Francia,
dopo l’eccidio della redazione di “Charlie Hebdo”. Violenza opaca:
sulle indagini relative alla mattanza del giornale satirico, il governo
Hollande ha apposto il segreto di Stato dopo che gli inquirenti avevano
scoperto che la pista delle armi lambiva i servizi segreti francesi, con
una triangolazione che tocca la Slovacchia e il Belgio passando per il
quartier generale dell’intelligence di Parigi. «Anche stavolta si fa
notare una manovalanza di assassini che si rifà al jihadismo», annota
Cabras su “Megachip”. «Non c’è da stupirsi che essa abbia un peso
militare sempre maggiore, essendo una legione di avventurieri istruiti
con tecniche sofisticate».
Una “legione” di miliziani armata segretamente dall’Occidente
e «schierata su molteplici linee del fuoco geopolitiche, pronta a
prestare i suoi servizi per demolire interi Stati, e allo stesso tempo
ricca di coperture e sovvenzioni statali, persino degli Stati che ne
subiscono le interferenze nella loro sicurezza nazionale». E’ un fatto:
sono ormai migliaia i combattenti jihadisti europei arruolati nelle
guerre di oggi. «Si è creato un tipo di soldato che in Libia, in Siria e
altrove non si vuole far rispondere alle convenzioni di Ginevra, per
poter fare il massimo danno con il minimo di responsabilità». Ai
governanti, scrive Cabras, ci sarebbe da dire: per i vostri sogni
neocoloniali dalla tasca avete tirato fuori uno scorpione, non un
gattino. Dopo la strage di Charlie Hebdo, fu facile fare una profezia
fredda e precisa: «Lo scorpione pungerà ancora in Europa.
I governanti europei, fra i più ricattabili e ricattati in ogni campo,
subiranno pressioni enormi contro gli interessi dei propri paesi. È
l’Impero del Caos che bussa, non l’Islam».
Il Caos, continua Cabras, ha lambito il presidente François Hollande, preso di peso mentre assisteva alla partita di calcio Francia-Germania,
al momento in cui fuori dallo stadio si udivano esplosioni. «Il
messaggio, data la circostanza, non certo casuale (proprio quella
partita…), lo ha sentito sicuramente anche la Germania.
E i lanciatori del messaggio non sono certo da cercare fra i
soldati-terroristi, che sono meri esecutori. Gli autori si trovano fra i
soggetti che vogliono che l’Europa non si sottragga alla grande guerra
che si sta preparando. Sono pezzi di classi dirigenti occidentali,
turche, petro-monarchiche. Gli sponsor dell’Isis e del Caos». Lo
spiegava già a fine 2014 il profetico libro “Massoni”, di Gioele
Magaldi, svelando le trame occulte di alcune delle 36 superlogge segrete
del potere
mondiale, tra cui la “Hathor Pentalpha”, fondata dai Bush, di cui –
secondo l’autore – fanno parte personaggi decisivi come Tony Blair e il
leader turco Erdogan, appena rieletto dopo una vigilia elettorale
scadita da spaventosi attentati come quello di Parigi.
Definita
“loggia del sangue e della vendetta”, creata nel 1980 quando a George
Bush fu preferito Reagan, secondo Magaldi la “Hathor Pentalpha” – il cui
nome è sinistramente consonante con Isis (Hathor è l’altro nome di
Iside) sarebbe stata nella “cabina di regia” dell’11 Settembre e oggi
sarebbe al corrente di parecchi retroscena del Medio Oriente, a
cominciare proprio dalla comparsa dei “tagliagole” in Siria e in Iraq,
macabro esito della “fabbrica di terroristi” armati sottobanco dal
Pentagono, in collaborazione con Francia
e Gran Bretagna e Turchia, nonché Arabia Sudita e altri paesi del
Golfo. Non può non colpire la sincronicità della nuova, mostruosa strage
di Parigi rispetto all’impegno dell’unica potenza finora schierata sul
campo in modo trasparente – la Russia
di Putin – per cercare di mettere fine alla sanguinosa strategia della
tensione che sta devastando il teatro mediorientale. Altro motivo di
preoccupazione, per i “burattinai del terrore”, le crescenti esitazioni
della Germania,
schierata coi russi nel sostegno al regime di Assad (il male minore) e
sempre più contraria all’aggressione occidentale verso lo spazio russo,
organizzata utilizzando l’espediente del golpe in Ucraina.
«Il
governo di Angela Merkel – scrive Pino Cabras – sta sempre più
prendendo atto dell’efficacia dei bombardamenti russi in Siria, delle
divisioni in seno alle classi dirigenti statunitensi e dei rapidi
cambiamenti negli equilibri strategici internazionali». Berlino,
aggiunge Cabras su “Megaxchip”, sta dunque cercando di ritirarsi da una
battaglia tutto sommato persa, e di giocare un nuovo ruolo pacificatore
in Siria. «Il ministro degli esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier,
punta da settimane a organizzare un incontro del tipo 5+1 (il formato
diplomatico che a Vienna ha spinto verso gli accordi per l’Iran) in modo
da risolvere il buco nero terroristico che ha investito la Siria».
Dentro quello stadio, accanto a Hollande, c’era proprio Steinmeier. «E
fuori dallo stadio, sui selciati parigini, decine di innocenti
ammazzati, lo stato d’emergenza, la solita strategia della tensione.
Dentro e fuori dalla fortezza europea, le braci di una guerra
che possono incendiarla. Dove sarà la prossima strage?». Un ottimo
argomento, conclude Cabras, per l’imminente G-20 di Antalya. Sede del
summit, la Turchia di “Hathor” Erdogan: un paese Nato che, fino
all’intervento russo, ha sostenuto con armi, mezzi e logistica i
tagliagole anti-Assad, l’esercito dello “scorpione” che ora ha di nuovo
colpito Parigi.
Orrendo massacro, lucida follia: ma non è follia. E’ un’operazione
militare quella che ha sconvolto Parigi la sera del 13 novembre 2015,
facendo 120 morti, colpiti per strada da esplosioni “kamikaze” o
freddati a colpi d’arma da fuoco al Bataclan, locale gremito per un
concerto. La strage, avverte Pino Cabras, non è solo un evento
terroristico spettacolare: «È anche un evento militare di notevole
entità nel cuore di una grande metropoli europea». Nel mirino di nuovo
la Francia,
dopo l’eccidio della redazione di “Charlie Hebdo”. Violenza opaca:
sulle indagini relative alla mattanza del giornale satirico, il governo
Hollande ha apposto il segreto di Stato dopo che gli inquirenti avevano
scoperto che la pista delle armi coinvolgeva i servizi segreti francesi,
con una triangolazione che tocca la Slovacchia e il Belgio passando per
il quartier generale dell’intelligence di Parigi. «Anche stavolta si fa
notare una manovalanza di assassini che si rifà al jihadismo», annota
Cabras su “Megachip”.
«Non c’è da stupirsi che essa abbia un peso militare sempre maggiore,
essendo una legione di avventurieri istruiti con tecniche sofisticate».Una “legione” di miliziani armata segretamente dall’Occidente e «schierata su molteplici linee del fuoco geopolitiche, pronta a prestare i suoi servizi per demolire interi Stati, e allo stesso tempo ricca di coperture e sovvenzioni statali, persino degli Stati che ne subiscono le interferenze nella loro sicurezza nazionale». E’ un fatto: sono ormai migliaia i combattenti jihadisti europei arruolati nelle guerre di oggi. «Si è creato un tipo di soldato che in Libia, in Siria e altrove non si vuole far rispondere alle convenzioni di Ginevra, per poter fare il massimo danno con il minimo di responsabilità». Ai governanti, scrive
Cabras, ci sarebbe da dire: per i vostri sogni neocoloniali dalla tasca avete tirato fuori uno scorpione, non un gattino. Dopo la strage di Charlie Hebdo, fu facile fare una profezia fredda e precisa: «Lo scorpione pungerà ancora in Europa. I governanti europei, fra i più ricattabili e ricattati in ogni campo, subiranno pressioni enormi contro gli interessi dei propri paesi. È l’Impero del Caos che bussa, non l’Islam».
Il Caos, continua Cabras, ha lambito il presidente François Hollande, preso di peso mentre assisteva alla partita di calcio Francia-Germania, al momento in cui fuori dallo stadio si udivano esplosioni. «Il messaggio, data la circostanza, non certo casuale (proprio quella partita…), lo ha sentito sicuramente anche la Germania. E i lanciatori del messaggio non sono certo da cercare fra i soldati-terroristi, che sono meri esecutori. Gli autori si trovano fra i soggetti che vogliono che l’Europa non si sottragga alla grande guerra che si sta preparando. Sono pezzi di classi dirigenti occidentali, turche, petro-monarchiche. Gli sponsor dell’Isis e del Caos». Lo spiegava già a fine 2014 il profetico libro “Massoni”, di Gioele Magaldi, svelando le trame occulte di alcune delle 36 superlogge segrete del potere mondiale, tra cui la “Hathor Pentalpha”, fondata dai Bush, di cui – secondo l’autore – fanno parte personaggi decisivi come Tony Blair, l’inventore delle “armi di distruzione di massa” di Saddam, Nicolas Sarkozy (fautore della guerra in Libia) e il leader turco Erdogan, appena rieletto dopo una vigilia elettorale scandita da spaventosi attentati come quello di Parigi.
Definita “loggia del sangue e della vendetta”, creata nel 1980 quando a George Bush fu preferito Reagan, secondo Magaldi proprio la “Hathor Pentalpha” (il cui nome è sinistramente consonante con Isis: Hathor è l’altro nome di Iside) sarebbe stata nella “cabina di regia” dell’11 Settembre e oggi sarebbe al corrente di parecchi retroscena del Medio Oriente, a cominciare proprio dalla comparsa dei “tagliagole” in Siria e in Iraq, macabro esito della “fabbrica di terroristi” armati sottobanco dal Pentagono, in collaborazione con Francia, Gran Bretagna e Turchia, nonché Arabia Sudita e altri paesi del Golfo. Non può non colpire la sincronicità della nuova, mostruosa strage di Parigi rispetto all’impegno dell’unica potenza finora schierata sul campo in modo trasparente – la Russia di Putin – per cercare di mettere fine alla sanguinosa strategia della tensione che sta devastando il teatro mediorientale. Altro motivo di preoccupazione, per i “burattinai del terrore”, le crescenti esitazioni della Germania, schierata coi russi nel sostegno al regime di Assad (il male minore) e sempre più contraria all’aggressione occidentale verso lo spazio russo, organizzata utilizzando l’espediente del golpe in Ucraina.
«Il governo di Angela Merkel – scrive Pino Cabras – sta sempre più prendendo atto dell’efficacia dei bombardamenti russi in Siria, delle divisioni in seno alle classi dirigenti statunitensi e dei rapidi cambiamenti negli equilibri strategici internazionali». Berlino, aggiunge Cabras su “Megachip”, sta dunque cercando di ritirarsi da una battaglia tutto sommato persa, e di giocare un nuovo ruolo pacificatore in Siria. «Il ministro degli esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, punta da settimane a organizzare un incontro del tipo 5+1 (il formato diplomatico che a Vienna ha spinto verso gli accordi per l’Iran) in modo da risolvere il buco nero terroristico che ha investito la Siria». Dentro quello stadio, accanto a Hollande, c’era proprio Steinmeier. «E fuori dallo stadio, sui selciati parigini, decine di innocenti ammazzati, lo stato d’emergenza, la solita strategia della tensione. Dentro e fuori dalla fortezza europea, le braci di una guerra che possono incendiarla. Dove sarà la prossima strage?». Un ottimo argomento, conclude Cabras, per l’imminente G-20 di Antalya. Sede del summit, la Turchia di “Hathor” Erdogan: un paese Nato che, fino all’intervento russo, ha sostenuto con armi, mezzi e logistica i tagliagole anti-Assad, l’esercito dello “scorpione” che ora ha di nuovo colpito Parigi.
Nessun commento:
Posta un commento