I giochi stanno a zero. A zero. Guardatelo qui su, eh? Due
soldi di cacio di ragazzo extracomunitario che fa da badante a una vecchia, mia
madre. Eh?
Guardate la foto qui sotto.
Lui viene da lì. Suo padre è peruviano, un socio lo aveva
frodato di tutto ciò che aveva nell’azienda. Il padre aveva un rigore morale,
voleva uccidersi e liberare i figli del marchio d’infamia. Christian, quel
piccoletto là sopra, parte per la giungla a lavorare nelle miniere d’oro per
salvare il padre, sì, nelle miniere come in quella foto che avete appena visto.
La “mina” la chiama lui oggi.
Sei
giorni alla settimana scava per il padrone, un giorno
per se stesso, questo è il patto. Ma se mai trova qualcosa, e lo trova
Christian, lo deve nascondere in buchi sotto le radici di alberi, perché
se no
un grosso coltello gli taglierà la gola in quei posti e addio ricavato. E
non
può lasciare la miniera, perché qualsiasi viaggio nella giungla verso
una città
significa appunto che di lui si troveranno il fegato di qua, forse la
testa di là, ma non più l’oro che si è guadagnato in mesi e mesi.
Parte un giorno, Christian, nascosto in un convoglio armato
fino ai denti per il padrone. Arriva in Brasile. Manda al padre tutto l’oro che
ha, lo salva, il suo papà. Poi arriva in Italia. E dove cazzo va uno così nel Paese preoccupato
con Grillo, Renzi o la Champions? Va a lavare culi di preti in pensione, in
nero. Va a lavare vetrine di farmacie, va… A casa mia, a badare mia madre.
Ride sempre Christian. S’inventa cuoco, s’inventa
parrucchiere per quella novantunenne peste di mia madre (le fa capelli e la tinta),
la tocca come fosse la sua mamma, le legge per ore ore ore e ore libri di
qualsiasi genere, anche le istruzioni del frullatore del 1970 che non esiste
più in casa, ma quella maniaca di mia madre vuole ricordarsi come funzionava. E
lui glielo legge.
Sta sempre in casa con lei, sempre, senza pretese di nulla,
fedele, dedicato, le fa fare la ginnastica!, la porta a vedere le vetrine di
Natale sapendo che mia madre è cieca, ma gliele racconta.
In altre parole…
Un uomo immenso.
E poi siccome è alloggiato nell’ex camera del padre
letterato esteta di Paolo Barnard, cioè nella camera dello pseudonimo
letterario Wolfango Rossani con una libreria immensa, inizia a leggere Tolstoj,
Gide, Wilde, Broch, Mann, Voltaire, Musil, Croce. Divora la biografia di
Chopin, di John Locke, di Henry James e Joseph Conrad.
Ride sempre Christian Paucara de la Cruz. Ride quando deve
calmare mia madre che scanchera contro il medico di famiglia che le prescrive
il farmaco che le fa fare tanta pipì. Ride e sapete cosa le dice sempre? Le
dice: “Segnora Bbbarnard, tuto pasa,
tuto…”
E se sarò vivo quando mia madre morirà, lui avrà tutto ciò
che potrò dargli. Tutto... Tuto.....
Christian Paucara de la Cruz. E i nostri giochetti di
bambocci stanno a zero.
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