giovedì 1 aprile 2010

FINITO IL BANCHETTO ELETTIVO, VI INVITO AD UN ALTRO BANCHETTO

“Odiare i mascalzoni è cosa nobile”
Marcus Fabius Quintilianus
Calagurris, 35 – Roma, 96

Chi conosce le opere di Pier Paolo Pasolini sa anche che tra i suoi ultimi lavori c’è il film Salò o le 120 giornate di Sodoma, che ha sollevato polemiche e critiche a non finire. Dopo l’assassinio di Pasolini, e mentre si presentava in Francia e in altri paesi la sua ultima pellicola cinematografica, in Italia Salò fu sequestrato e si liberò dalle pastoie della censura soltanto un anno più tardi. Vediamone in breve i tratti salienti: Salò è una rappresentazione del potere e dei suoi aspetti più truci (Pasolini si ispirò a De Sade, ma non casualmente ambientò il film all’epoca dei repubblichini di Salò); è anche una denuncia feroce del consumismo, cioè della realtà dell’epoca in cui Pasolini viveva: nel film viene riferito anche al consumo dei corpi dei ragazzi e ragazze vittime dei “Quattro Signori” (rappresentanti di tutti i poteri della dittatura morente: quello nobiliare, quello ecclesiastico, quello giudiziario e quello economico) – e ai suoi effetti perversi. In Salò, il sesso è visto come violenza e metafora del potere; la sodomia è il simbolo per eccellenza del potere di un uomo su un altro uomo. Un’altra delle metafore che Pasolini utilizzò in Salò, è quella della merda fatta mangiare ai commensali di una tavolata allestita per un pranzo di nozze. Ora, forse non ce ne siamo accorti, ma siamo stati progressivamente educati a non accorgerci neppure più di che ciò che mettiamo sotto i denti, che spesso non ha nulla da invidiare a veri e propri escrementi. In un’intervista Pasolini dichiarò:

Ognuno odia il potere che subisce. Quindi, io odio con particolare veemenza il potere di oggi, 1975. È un potere che manipola i corpi in un modo orribile, che non ha niente da invidiare alle manipolazioni di Himmler o Hitler. Li manipola trasformandone la coscienza, cioè nel modo peggiore, istituendo dei nuovi valori che sono alienanti e falsi. Sono i valori del consumo, che compiono quello che Marx chiama un genocidio delle culture viventi, reali, precedenti. [...] Un vecchio contadino tradizionalista e religioso non consumava delle sciocchezze preconizzate dalla televisione. Bisognava fare in modo che invece le consumasse. In realtà, i produttori costringono i consumatori a mangiare merda. Il brodo Knapp è merda! Danno delle cose sofisticate, cattive, le robioline, i formaggini per bambini, tutte cose orrende che sono merda. Se facessi un film su un industriale milanese che produce biscotti, li reclamizzassi e li facessi mangiare a dei consumatori, verrebbe fuori un film terribile, sull’inquinamento, la sofisticazione, l’olio fatto con le ossa delle carogne. [...]”

Tratto da "PAGINE CORSARE"

PAGINE CORSARE


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