Rina Gagliardi Fausto Bertinotti Piero Sansonetti Tiziana Maiolopdl
LUNEDÌ 28 GIUGNO 2010
Rina Gagliardi e l'aristocrazia comunista.
Rina Gagliardi è stata una delle figure più rappresentative di quel mondo comunista che ha svuotato di senso il concetto stesso di comunismo, arrivando a concepire la classe operaia uno strumento come un altro per affermare la propria contiguità al potere costituito: non due classi che si contrapponevano, ma due aristocrazie che si sostanziavano. Lei, come molti altri, si sono impegnati a proclamare una dottrina esposta interamente a parole, ammantandosi di una retorica rivoluzionaria che, per renderla più concreta, ovvero più credibile, hanno dovuto assumere nei loro mezzi di informazione ex brigatisti rossi (dimenticando, e così contraddicendosi, con quanto scrivevano quando comparsero le prime rivendicazioni brigatiste: questi sono degli agenti provocatori! Solo dopo è stato resuscitato l’album di famiglia).
Una sinistra parolaia, un concetto di comunismo che non trovava per nulla contraddittorio lodare su Il Manifesto le competenze economiche di Padoa Schioppa, oppure lodare il cambiamento storico negli Usa attraverso Obama, non sentendosi affatto ridicoli nell’aprire a tutta pagina su Liberazione la vittoria storica all’isola dei famosi di Luxuria (paragonandola a quella di Obama). Difatti, poco dopo, Rina Gagliardi è andata a scrivere per Gli Altri di Sansonetti.
Il 18 gennaio del 2004, insieme a Curzi, sulle colonne di Liberazione, Rina Gagliardi titolava il suo intervento Non-violenza, l’arma più forte di cui disponiamo. Di fatti, questa potentissima arma, ha consentito a chi deteneva l’arma del ricatto (ovvero a coloro che disponevano sia dei mezzi di produzione, sia l’uso legittimo della forza) di poter far scempio di ogni diritto dei lavoratori, Pomigliano insegna. Nell’articolo citato, Curzi e la Gagliardi, scrivevano: Con questo articolo, vogliamo anche noi dire la nostra, misurandoci con quel nodo teorico-politico, violenza e non-violenza, che appassiona non da oggi il movimento operaio e la sinistra. Scriveva proprio così Rina Gagliardi, appassiona il movimento operaio e la sinistra. Peccato che ciò che per lei e Curzi era una passione intellettuale, per gli operai (senza movimento e senza un partito che li rappresentasse e sostenesse nelle lotte) si trattava non di appassionarsi ma di sopravvivere alle liberalizzazioni e alle leggi Treu che apriranno la stagione al definitivo massacro delle conquiste dei lavoratori (si avranno, grazie al governo di sinistra, le prime flessibilizzazioni, ovvero precarizzazioni). Ma per la Gagliardi e tutti gli aristocratici del comunismo, la questione della non-violenza gli appariva come una conquista teorica capace di ritrovare quella forma di rivoluzione nuova, dandogli il nome di rivoluzione del futuro. Peccato che la non-violenza teorizzata da Bertinotti, e fatta propria dalla Gagliardi abbia portato i partiti della sinistra dell’aristocrazia comunista al completo fallimento prima, e poi costretti a votare la rappresentante del vero partito della non-violenza, cioè la radicale Bonino, preferendo l’originale alla brutta copia.
Oggi siedono sugli scranni della Pisana due comunisti (sic!) che hanno chiesto al popolo della sinistra di sostenerli votando Emma Bonino.
Mi pare il logico epilogo di una lunga serie di posizioni convergenti tra le diverse aristocrazie.
Per il popolo e i lavoratori sarà una lunga stagione di violenza, checché ne dicano i benpensanti.
Una sinistra parolaia, un concetto di comunismo che non trovava per nulla contraddittorio lodare su Il Manifesto le competenze economiche di Padoa Schioppa, oppure lodare il cambiamento storico negli Usa attraverso Obama, non sentendosi affatto ridicoli nell’aprire a tutta pagina su Liberazione la vittoria storica all’isola dei famosi di Luxuria (paragonandola a quella di Obama). Difatti, poco dopo, Rina Gagliardi è andata a scrivere per Gli Altri di Sansonetti.
Il 18 gennaio del 2004, insieme a Curzi, sulle colonne di Liberazione, Rina Gagliardi titolava il suo intervento Non-violenza, l’arma più forte di cui disponiamo. Di fatti, questa potentissima arma, ha consentito a chi deteneva l’arma del ricatto (ovvero a coloro che disponevano sia dei mezzi di produzione, sia l’uso legittimo della forza) di poter far scempio di ogni diritto dei lavoratori, Pomigliano insegna. Nell’articolo citato, Curzi e la Gagliardi, scrivevano: Con questo articolo, vogliamo anche noi dire la nostra, misurandoci con quel nodo teorico-politico, violenza e non-violenza, che appassiona non da oggi il movimento operaio e la sinistra. Scriveva proprio così Rina Gagliardi, appassiona il movimento operaio e la sinistra. Peccato che ciò che per lei e Curzi era una passione intellettuale, per gli operai (senza movimento e senza un partito che li rappresentasse e sostenesse nelle lotte) si trattava non di appassionarsi ma di sopravvivere alle liberalizzazioni e alle leggi Treu che apriranno la stagione al definitivo massacro delle conquiste dei lavoratori (si avranno, grazie al governo di sinistra, le prime flessibilizzazioni, ovvero precarizzazioni). Ma per la Gagliardi e tutti gli aristocratici del comunismo, la questione della non-violenza gli appariva come una conquista teorica capace di ritrovare quella forma di rivoluzione nuova, dandogli il nome di rivoluzione del futuro. Peccato che la non-violenza teorizzata da Bertinotti, e fatta propria dalla Gagliardi abbia portato i partiti della sinistra dell’aristocrazia comunista al completo fallimento prima, e poi costretti a votare la rappresentante del vero partito della non-violenza, cioè la radicale Bonino, preferendo l’originale alla brutta copia.
Oggi siedono sugli scranni della Pisana due comunisti (sic!) che hanno chiesto al popolo della sinistra di sostenerli votando Emma Bonino.
Mi pare il logico epilogo di una lunga serie di posizioni convergenti tra le diverse aristocrazie.
Per il popolo e i lavoratori sarà una lunga stagione di violenza, checché ne dicano i benpensanti.



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