venerdì 30 luglio 2010

Queste righe saranno rese pubbliche dopo la mia morte.

A 70 ANNI DALL'ASSASSINIO: IL TESTAMENTONon ho bisogno di confutare ancora una volta le stupide e vili calunnie di Stalin e dei suoi agenti: non v' è una macchia sul mio onore rivoluzionario.Né direttamente né indirettamente non sono mai sceso ad accordi, o anche solo a trattative dietro le quinte, coi nemici della classe operaia. Migliaia d’oppositori di Stalin sono cadute vittime d’accuse analoghe, e non meno false. Le nuove generazioni rivoluzionarie ne riabiliteranno l’onore politico e tratteranno i giustizieri del Cremlino come si meritano.
Ringrazio con tutto il cuore, gli amici che mi sono stati fedeli nei momenti più difficili della mia vita. Non ne nomino nessuno in particolare, perché non posso nominarli tutti. Mi ritengo tuttavia nel giusto facendo un’eccezione per la mia compagna, Natalja Ivanova Sedova. Oltre alla felicità di essere un combattente per la causa socialista, il destino mi ha dato la felicità d’essere suo marito. Durante i circa quarant’anni di vita comune, ella è rimasta per me una sorgente inesauribile d’amore, di generosità e di tenerezza. Ha molto sofferto, soprattutto nell’ultimo periodo della nostra esistenza. Mi conforta tuttavia, almeno in parte, il fatto che abbia conosciuto anche giorni felici.
Per quarantatré anni della mia vita cosciente sono rimasto un rivoluzionario; per quarantadue ho lottato sotto la bandiera del marxismo. Se dovessi ricominciare tutto dapprincipio, cercherei naturalmente di evitare questo o quell’errore, ma il corso della mia vita resterebbe sostanzialmente immutato. Morirò da rivoluzionario proletario, da marxista, da materialista dialettico, e quindi da ateo inconciliabile.
La mia fede nell’avvenire comunista del genere umano non è meno ardente, anzi è ancora più salda, che nei giorni della mia giovinezza.
Natascia si è appena avvicinata alla finestra che dà sul cortile, e l'ha aperta in modo che l’aria entri più liberamente nella mia stanza. Posso vedere la lucida striscia verde dell’erba ai piedi del muro, e il limpido cielo azzurro al disopra del muro, e sole dappertutto.
La vita è bella. Possano le generazioni future liberarla da ogni male, oppressione e violenza, e goderla in tutto il suo splendore.
27 febbraio 1940

Il 20 agosto 1940 un sicario di Stalin colpì alla testa Trotsky che in seguito al trauma morì all'ospedale Puesto Central de Socorro de la Cruz Verde il giorno seguente alle 18,48.






Blogger Francesco Zaffuto ha detto...

Certo la storia son si può analizzare come un “poteva essere”, finisce di essere storia.
Ma la riflessione sul passato può essere caricata dal “poteva essere”, ci serve per vedere se ci sono stati errori o tutto è accaduto per gli accidenti del caso. Trotsky poteva succedere a Lenin e la storia avrebbe avuto un altro corso nell’URSS. Penso che il motivo sia stato la mancanza di una democrazia interna dentro il partito, non nel senso di una maggioranza che vince il gioco democratico, ma nel senso del successivo rispetto della minoranza. Di conseguenza la prima vittoria di Stalin divenne definitiva.
saluti


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