lunedì 7 marzo 2011

Gli inquirenti hanno scoperto cinque casse di uranio 238 nel poligono interforze di Quirra.


L'indagine

Uranio in Sardegna, il poligono è sotto tiro

Gli inquirenti hanno scoperto cinque casse di uranio 238 nel poligono interforze di Quirra. Le multinazionali delle armi affittano la base per testare ciò che altrove è proibito. Decessi per tumore e animali deformi
di Daniela Pistis
Uranio in Sardegna, il poligono è sotto tiro (foto tratta da internet) (immagini di da internet)
A Quirra e dintorni si fa la guerra finta con i morti veri. E forse si continua a sparare nonostante l'inchiesta giudiziaria in corso per omicidio plurimo, disastro ambientale, omesso controllo, uso e detenzione di armi illegali. Succede in Sardegna, nel poligono interforze che, dagli anni cinquanta, occupa 12mila ettari sull'altopiano da Perdasdefogu a Capo San Lorenzo e lambisce cinquanta chilometri della costa sud orientaletra le province di Cagliari e Ogliastra.

Le multinazionali delle armi affittano la base per testare ciò che altrove è proibito. All'ombra del segreto militare, in Sardegna la guerra simulata ha contaminato mare e terra. E fatto ammalare militari e abitanti della zona. Finora le leucemie dei bambini, gli animali deformi e i tanti morti di tumore erano denunce e battaglie di comitati cittadini soli di fronte ai giganti della Difesa. Che ha sempre negato l'utilizzo di sostanze nocive per la salute e l'ambiente. La verità, purtroppo, è un'altra: c'è uranio 238 dentro le cinque casse sequestrate pochi giorni fa in un deposito nel poligono a mare di Capo San Lorenzo. Materiale radioattivo che verrà analizzato dal fisico nucleare Paolo Randaccio in un bunker dell'ateneo cagliaritano.

Nel tentativo di minimizzare, il comando militare riceve una implicita smentita degli inquirenti. La nota stampa, firmata subito dopo il sequestro dai vertici dell'aeronautica, esclude la presenza di uranio impoverito ma non smentisce quella di uranio 238. E ancora: "Si tratta di componenti elettronici – si legge nel comunicato –, per lo più valvole di tipo commerciale che equipaggiano i radar del poligono. Ed erano conservati secondo legge".
Diverso il parere dei consulenti della Procura, a giudizio dei quali chiunque poteva accedere al deposito, rischiando la salute per l'entità delle radiazioni, cinque volte superiori alla norma. Proprio lì hanno lavorato due militari oggi ammalati di linfoma. L'uranio 238 potrebbe essere materiale di scarto eniente da centrali nucleari: le industrie belliche lo acquisterebbero a basso costo per poi smaltirlo, forse utilizzandolo anche per la preparazione di particolari attrezzature o munizioni capaci di perforare le corazze più resistenti.

A trovare il corpo del reato sono stati gli inquirenti della procura ogliastrina. Un'indagine partita dalle notizie pubblicate dal giornalista dell'Unione Sarda Paolo Cartasu un controllo dei veterinari delle Asl di Cagliari e Lanusei:dieci dei diciotto pastori degli ovili intorno alla base si sono ammalati di leucemia. Gli agnelli senza bocca e con sei zampe nascono lì da sempre, a testimoniare la vacuità delle rassicurazioni dei vari monitoraggi ambientali, l'ultimo avviato nel 2008. Tutto in regola, secondo i primi rapporti della Namsa, l'agenzia che gestisce il supporto logistico della Nato: aria sana e pulita, zero radioattività. Ma in discussione c'è l'attendibilità di quei risultati, perché il controllo ambientale disposto dall'ex ministro della Difesa Arturo Parisi – costato due milioni e mezzo di euro – è stato affidato alla stessa Nato, che opera da sempre nel poligono. E ancora, dei rilievi scientifici appaltati dalla Namsa si occupano diverse ditte, anche la società Sgs (gruppo Fiat), che affitta il poligono da decenni. E se controllore e controllato sono gli stessi, qualche dubbio è legittimo.

Dopo il blitz nella base sarda gli inquirenti sono volati al Cisam di Pisa, il Centro interforze studi per le applicazioni militari dove sarebbero custoditi documenti riservati sul poligono di Quirra. Ora si può parlare solo di ipotesi, ma si fanno largo interrogativi inquietanti: il poligono sardo fungeva da stoccaggio di materiale radioattivo da smaltire o da far esplodere? L'uranio 238 è il risultato di manipolazioni chimiche che lo rendono ancora più pericoloso dell'uranio impoverito? Di fronte a queste ipotesi la Cgil ha una certezza: la base va chiusa immediatamente: "La salute dei sardi è a rischio, non dobbiamo aspettare ulteriori indagini scientifiche o accertamenti", ha spiegato subito dopo le prime notizie sul rapporto Asl il segretario generale della Cgil Enzo Costa, aggiungendo che è doveroso aprire una vertenza con lo Stato per dire che "la Sardegna non è più disponibile ad appaltare i suoi territori".

La parola chiave è riconversione: "Le servitù non sono un fatto acquisito per sempre, dobbiamo iniziare a costruire un futuro diverso, che garantirà molti posti di lavoro in più". Sfrattare i militari quindi. Una prospettiva a cui da anni si oppongono pezzi della società sarda. Perché la base crea anche indotto, posti di lavoro. Il prezzo da pagare per assistere in prima fila alla guerra finta che uccide davvero.


Blogger Francesco Zaffuto ha detto...
ho fatto un link con un gadget a questo post
saluti
Danx ha detto...
Pazzesco pazzesco pazzesco..ovviamente armi sempre più potenti e pericolose e il loro giro d'affari sono considerate PROGRESSO, quanto ci fai???
Ahhh l'intelligenza quant'è diabolica!!

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