sabato 28 maggio 2011

QUANDO LA TERRA ERA PIATTA

Quel giorno fu il peggiore dei miei giorni!!
La terra era li, una grossa palla sospesa nel vuoto. Circondata dal nulla, viaggiava a tutta velocità verso l’ignoto, forse attratta da un pianeta infinitamente più grande e dalla sua immensa forza di gravità; un mega pianeta così distante e così diverso dai soliti, che nessun marchingegno umano era in grado di scorgerlo. Un pianeta composto di pura energia, invisibile, silenzioso ma con un tale potere di attrazione, che tutti i corpi del sistema solare, prima o poi, sarebbero stati fagocitati dal suo devastante risucchio. A questo pensavo!! Allo stesso tempo la terra roteava su se stessa, e così l’Everest, la sconfinata muraglia cinese, l’oceano Indiano, il Pacifico e fiumi e laghi, senza che una sola goccia d’acqua si disperdesse nel circostante universo - e noi tutti eravamo li, in una infinitesima parte di quel mondo. Un mondo che non avrei mai voluto vedere, un mondo violato, ridicolizzato, messo a tacere per sempre.
Era il 24 dicembre del 1968 e la televisione trasmetteva per la prima volta l’immagine della nostra terra vista dallo spazio. Il mondo tutto festeggiò l’evento, ma forse nessuno si rese conto e capì che, quel giorno, segnava l’inizio del periodo più buio dell’umanità. Un oscuro senso di angoscia invase tutto il mio essere, e un’amara paura si fece spazio fra le speranze del mio domani.
Quando la terra era piatta, e senza confini, l’uomo era degno e perciò felice. L’acqua scorreva pura fra le valli immacolate, fino ai campi di grano, per dissetarli e onorarli con la sua fresca devozione.
Quando la terra era piatta, l’aria danzava libera fra le foglie degli alberi, libera fra i capelli delle spose e tutte le cose vive, annusavano il nuovo giorno, inebriate da tanta fragranza.
Quando la terra era piatta, l’uomo poteva sognare e Dio governava le loro notti.
Cosa resta di Dio, oggi, e cosa resta dell’uomo?
Un incubo senza risveglio sovrasta le nostre vite. La paura, è il perno cancerogeno intorno al quale si consuma la nostra esistenza.
Nessun farmaco, nessuna parola e nessun pensiero, potranno mai liberarci dal dolore e dall’angoscia di questo mondo insensato.
Gianni Tirelli
*Dioniso*777* ha detto...
Bellissimo!
Condivido, anche se nel '68 ancora non ero arrivato, non è stato un grande passo per l'umanità, anzi si che lo è stato, ma un passo verso il baratro, verso il consumismo, verso il nulla. A cosa serve vivere 80 anni di vita inutile? Non era meglio viverne 40, ma vissuti, la natura era il mondo, oggi il mondo a cosa si riduce se non ad una massa di cemento? Noi non siamo animali, mammiferi, non abbiamo nulla in comune con loro, nessun animale si comporta come noi. Solo il virus si comporta come l'uomo, arriva e con violenza sottrae tutto quello che gli serve all'ospite fino a ucciderlo. Noi facciamo lo stesso, basta vedere gli Indiani d'America, un popolo con una saggezza infinita, un popolo che viveva in armonia con la natura, rispettava ogni cosa poiché credeva che in tutto vi fosse LO SPIRITO della vita. Noi cosiddetti occidentali e primo mondo, noi i civilizzati che siamo solo capaci di uccidere per il gusto di farlo, depredare, saccheggiare...guarda ho preso una frase del tuo articolo e poi ho scritto, puoi leggere se vuoi http://fintatolleranza.blogspot.com/
gianni tirelli ha detto...
Caro Dionisio, non é vero che si sia é alzata l'aspettativa di vita media, ma si é omologata la mortalità. Questa é un'altra bufala del Sistema Bestia!!
Io ho avuto nonni e bisnonni che hanno superato alla grande il secolo e so di tanti altri!! La storia é stata descritta dagli scribacchini delle città, lo 0,001% di tutta la popolazione del pianeta che viveva libera e in autonomia dispersa come semente fra boschi, valli e praterie. Ognuno decideva della propria vita e della morte della propria gioia e dolore! Questa marmaglia moderna, infama un passato luminoso per giustificare le aberrazioni di questo secolo. E' tempo di impiccagioni!! Ho apprezzato il tuo commento e ti abbraccio affettuosamente.

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