domenica 5 giugno 2011
NON C'E' PALESTINA SENZA LIBIA, NON C'E' LIBIA SENZA PALESTINA (e ancora Radko Mladic)
”En Brasil reina ahora un régimen semifascista que todo revolucionario no puede ver más que con odio. Supongamos, sin embargo, que mañana Inglaterra entra en un conflicto militar con Brasil... En este caso estaré del lado
del Brasil ‘fascista’ contra la ‘democrática’ Gran Bretaña. ¿Por qué? Porque el conflicto entre ellos no será una cuestión de democracia o fascismo. Si Inglaterra saliera victoriosa, pondría otro fascista en Río de Janeiro y colocaría dobles cadenas al Brasil. Si por el contrario Brasil fuera victorioso, daría un poderoso impulso a la conciencia nacional y democrática del país y conduciría al derrocamiento de la dictadura de Vargas. La derrota de Inglaterra daría al mismo tiempo un golpe al imperialismo británico y un impulso al movimiento revolucionario del proletariado británico. Verdaderamente uno tiene que tener la cabeza vacía para reducir los antagonismos mundiales y los conflictos militares a la lucha entre fascismo y democracia.¡Bajo todas las máscaras uno debe saber cómo distinguir a los explotadores, los
esclavistas y saqueadores!” (León Trotsky, Entrevista con Mateo Fossa en Escrito, settembre de 1938) .
Dedico questa citazione di Trotzky ai supposti, sedicenti, successori. Al PCL, ai miei amici Ferrando e Grisolia, ai saputelli, zerbini dell’informazione imperial-colonialista, di ogni sinistra che si divincola nella formula idiota e codarda di “la guerra è brutta, ma anche Gheddafi…”, disprezzando la volontà chiara, eroicamente espressa da 6 milioni di libici sollevati dalla ferocia italiana, dall’oppressione britannica, dal feudalesimo oscurantista e vendipatria del re fantoccio, alla sovranità, al benessere e alla dignità di una nazione protagonista dell’unità araba e africana. Ovviamente non c’è parallelo tra il fascista a capo del Brasile ai tempi di Trotzky e l’illuminato creatore della libertà libica. Tanto più vale la fustigazione di Trotzky.
Pubblico volentierei alcune vignette su Libia e Palestina di un grande amico, maestro e compagno, Enzo Apicella, combattente indomabile, che dopo anni di contributi correttivi al foglietto moderato “Liberazione”, oggi risulta nobilmente inviso alla “sinistra”, come me, come tutti noi.
Ho unito queste sue denunce dei necrocrati che vorrebbero irachizzare la Libia e la Palestina all’invito all’indignazione (in che termini, compagni?) fatto circolare in vista dell’oscena kermesse dei nazisionisti in Piazza del Duomo a Milano. Indignarsi è una bella cosa, ma vi pare che basti? E poi? Comunque nella mia scelta di disegni e testo è nascosta una polemica che ora esplicito. Premetto che sono interamente dalla parte di coloro che hanno il fegato e la coscienza di imbarcarsi per sostenere la liberazione di Gaza e gli auguro ogni successo, figurarsi! Meno sono dalla parte di chi della spedizione ha fatto vetrina della propria visibilità politica in accanita competizione con altri. Pazienza, siamo in Italia. E fa bene George Galloway, nell’iniziativa allestita dall’International Solidarity Movement (ISM), a ricordare ai suoi compagni italiani che chi sta con Gaza e Palestina non può non stare con la Libia e con un legittimo governo che briganti mercenari e necrofagi imperialisti vogliono sbranare e tornare a ridurre a colonia.
Cosa che i “palestinesi” d’Italia non fanno, forse intimiditi dalle riserve e ambiguità di certi ambienti palestinesi che, forse, non vorrebbero rinunciare ai fondi del Qatar e dei sauditi, capifila del rinnegato satrapismo arabo. Ancora più le distanze vengono prese dalla Siria, per la cui “liberazione”, cioè il classico regime change” bushian-obamiano, girano in rete stolti e involontariamente opportunistici appelli al sostegno dei soliti “giovani rivoluzionari”. I “giovani rivoluzionari” sono delinquenti assoldati e armati, all’interno, dai più grossi imprenditori siriani, avidi di nicchie in un libero mercato multinazionale, e spediti da fuori dalla cosca reazionaria filoamericana di Arabia Saudita, Giordania e Libano (bastano le numerose confessioni di ribelli alla tv, in particolare quella dei cecchini pagati e inviati da Saad Hariri, capofila della destra libanese e famiglio dei sauditi, nonchè i video che li colgono mentre sparano su folle e forze di sicurezza). Si distingue in questa congrega di frastornati anche il per altri versi meritevole bollettino Uruknet che, compiendo acrobazie logiche, sostiene la difesa della Libia, dell’Iraq e della Palestina, mentre si accanisce atlanticamente su due altri obiettivi della campagna nazionicida euroatlantica, Siria e Iran, sollecitando dubbi sui percorsi delle sue sinapsi e, a voler pensar male, sui suoi suggeritori politici.
C’è del misterioso, oltrechè dell’eticamente e intellettualmente insano, o magari della voglia di navigare, senza troppo sconvolgere le acque, nella morta gora delle “verità” condivise, in questa schizofrenia che, per di qua, amoreggia con una vittima culturalmente consolidata, compianta senza dar troppo scandalo, tanto più non dà più “terroristici” segnali di vita, mentre, per di là, fa da ausiliaria al terrorismo della comunità internazionale canaglia. Non si avvede che i barbuti invasati o prezzolati che a Bengasi tagliano teste e invocano sfracelli Nato sul popolo che intendono “liberare” (leggi schiavizzare e rapinare) sono gli stessi che, addestrati dai manuali Cia al kamikazismo per le vergini in paradiso, cacciarono i sovietici chiamati a presidio dell’emancipazione e sovranità afghana. Gli stessi che in Kosovo e Bosnia, guidati dall’asset Cia Bin Laden, tagliavano teste serbe da mettere in tavola ai narcokiller fascisti Izetbegovic e Hashim Thaci, cari a Clinton e Madeleine Albright. Sono gli stessi che, facendosi passare per Al Qaida, mettono bombe nei mercati iracheni per confondere nel loro terrore la vincente guerriglia patriottica e per rilanciare una guerra civile che stabilizzi la preda coloniale. Sono le stesse bande di intossicati sgozzatori al servizio di un burattino del FMI e dell’Occidente, lanciato contro il legittimo presidente della Costa d’Avorio che, per non aveva voluto legittimare il ritorno dell’ex-padrone coloniale francese, doveva scomparire nel mare di sangue del popolo che lo sosteneva. Sono gli stessi che sparacchiano qua e là in Algeria e nel Subsahara onde giustificare “interventi umanitari” che accerchino la Libia, garantiscano la predazione dei giacimenti di uranio e di molto altro, aprano la strada all’AFRICOM statunitense per restituire alla regina Vittoria (Wall Street) quel che è della regina Vittoria: l’Africa.
Guerra alla Libia, sanzioni e terrorismo destabilizzatore importato in Siria, blocco e sterminio di Gaza, genocidio in Iraq, il venduto rinnegato Abu Mazen e la sua loggia usati come silicone a fissare la morsa di ferro sionista sulla Cisgiordania, lo squartamento progressivo del Sudan con l’uso di un mercenariato del Vaticano, di Israele e dei petrolieri, l’assedio all’Iran mediante infiltrazione di squadroni dela morte, sollecitazioni secessioniste, rivoluzioni colorate e finte ginomartiri, il massacro dei popoli di Bahrein e Yemen per mano di tiranni predoni teleguidati dagli Usa. Tutto questo e molto di più fa parte di quel gioco sulla famigerata Grande Scacchiera che coinvolge pedoni, torri e regine del mondo arabo. Pedoni-popolo, torri-governi resistenti,
regine-mignotte del tenutario imperiale. E, fratelli della flottiglia, cui auguro ottimi venti, o la costa di Gaza la intravedete come il litorale dell’intera regione, sotto blocco atlantico come quella lo è sotto blocco israeliano, o la gente che spunta tra la macerie di Piombo Fuso e seguenti la riconoscete come costola di un corpo che si dibatte e si batte tra le macerie di Tripoli e Baghdad, o siete solo il trailer di un film che altri realizzeranno. Voglio un’analoga flottiglia per Tripoli, ma dubito. Qualcuno avrà almeno l’improntitudine di mettere una bandiera verde, addirittura un ritratto di Gheddafi, su una prua della flottiglia? Temo di no, ma posso sempre confidare in Galloway.
Ho difeso il mio popolo, la mia terra, ora difendo me stesso davanti a voi. Voglio solo dire che io voglio vivere per mostrare che sono un uomo libero… Io non ho ucciso individui in quanto croati e musulmani. Non ho ucciso in Libia o Palestina, ho solo difeso il mio paese… Avrei preferito essere ucciso dalla polizia in Serbia, o in America, piuttosto che leggere quello che è stato scritto qui su di me. Generale Radko Mladic, comandante della Repubblica Serba di Bosnia.
Un uomo che non ha mai fatto stragi di civili (vedi il mio post precedente), che ha salvaguardato le donne e i bambini degli sbranatori del popolo serbo, ascari bosniaci e croati dell’imperialismo che dalla pulizia etnica non si difendevano come i serbi, ma la perpetravano a forza di stragi, anche di donne e bambini, a Sarejevo, in Kosovo, nelle Kraijne. Un milione di serbi sradicati e messi allo sbando nel vento della non-storia. Tutti gli altri sulla loro terra e nelle loro case. A quando gli assassini di massa italiani, Usa, tedeschi, francesi, britannici, davanti al tribunale-mattatoio dell’Aja? Mai, perché, anche con jene ammaestrate come i giudici del TPJ, l’evidenza dei loro delitti abbaglierebbe il mondo. Mentre, se le accuse sono indimostrabili e false, vi si muore.
INDIGNAMOCI!
Impediamo lo scempio,
“ISRAELE CHE NON TI ASPETTI”.
Le “10” giornate della vergogna,
dal 12 al 23 giugno 2011,
in piazza Duomo a Milano.
Non un evento culturale, ma una
fabbrica del falso per occultare:
•i crimini di guerra
•i crimini contro l’umanità
israeliani,
dalla NAKBA del 1948
a PIOMBO FUSO del 2008-2009.
63 anni di sionismo:
pulizia etnica, apartheid,
politicidio, sociocidio,
memoricidio, genocidio,
espropriazione di terre, razzismo.
Una lunga striscia di sangue, una
ininterrotta storia di violenza
contro un popolo di innocenti, il
popolo palestinese.
INDIGNATEVI!
Impediamo lo scempio,
“ISRAELE CHE NON TI ASPETTI”.
Uno stato canaglia che uccide,
tortura, affama, umilia un
intero popolo, il popolo
palestinese, con la complicità
italiana, dell’Unione Europea
e degli Stati Uniti.
Milano sarà “occupata” per
mostrare una immagine falsa
di Israele.
Nel nome della Italia della
Resistenza e della Liberazione,
nel nome di Vittorio Arrigoni,
impediamo, che questo
scempio si compia.
Restiamo Umani!
Palestina Libera!
Boicotta Israele!
Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 12:52
Nessun commento:
Posta un commento