martedì 7 giugno 2011

LA CROCEFISSIONE DI SANTORO E LA LIBERAZIONE DI BARABBA

L’intendo volto a castigare e punire Michele Santoro, alla pari di uno scolaretto impertinente e, di contro, ignorare l’opera di alterazione, di omissione, di censura e di mistificazione della verità del direttore Minzolini applicata al Tg della la prima rete nazionale, é stato come volere crocefiggere Cristo e liberare Barabba. Una tale similitudine che, in un primo momento, potrebbe apparire azzardata e blasfema, in realtà, é illuminante e, non da adito ad alcuna differente interpretazione.

Ma, in questo caso, la RAI non si comporta come Pilato, che aveva delegato al popolo un tale giudizio. La RAI, non se ne lava le mani ma, imprudentemente, se le sporca, motivando il suo comportamento come l’atto finale di una decisione consensuale.

Questo é il problema! Il popolo dell’odiens, su questo “caso”, aveva già espresso la sua decisione, acclamando e liberando Santoro mentre, disertando il Tg1 di Minzolini (il Barabba), ne chiedeva implicitamente la sua testa.

Tutto il mondo sa perfettamente che il “direttorissimo” é al soldo del nostro primo Ministro, in maniera così lapalissiana e spudorata, da cancellarne ogni residuo dubbio. Negare una tale verità, va oltre la malafede, la disonestà intellettuale e le simpatie politiche, per sconfinare nella becera sudditanza e nello scontro ideologico. Per questo, Minzolini, andrebbe radiato per sempre dall’ordine dei giornalisti.

Il Telegiornale del Minzolini, in fatto di servilismo, ha surclassato di gran lunga la commerciale Rete4 del patetico Emilio Fede che, del resto, non ha mai nascosto la sua fedeltà incondizionata al Venerabile Padrone. Per tale motivo, la stupidità caricaturale di Emilio Fede, è tale da essere riconosciuta, anche dalla sua stessa parte politica, come del resto, l'ininfluenza dei suoi telegiornali "macchietta", sull'esito elettorale.

La questione “Minzolini”, é di ben altra natura. Qui si tratta di una televisione di Stato, super partes, assunta dai cittadini come parametro di verità, equità, imparzialità e quindi, di rispetto delle regole. Un esempio di democrazia partecipativa, incontaminata e avulsa da ogni influenza esterna di natura politica, economica e di potere.

Sulla base, di quanto sopra esposto e per fare fede ai miei principi etici e morali, mi asterrò dal versamento del canone RAI fino al momento in cui si creeranno le condizioni necessarie e i parametri deontologici per distinguere la TV commerciale dal servizio pubblico, la verità dalla menzogna e la realtà dalla contraffazione.

Gianni Tirelli

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