lunedì 18 luglio 2011

ALLARME!!! C’E’ TROPPA POLITICA NELL’ACQUA!

Una ricerca recentemente pubblicata sulla rivista Nature accende i riflettori sulla crisi idrica che sta minacciando le riserve d'acqua dolce del pianeta: inquinamento, prelievo per usi agricoli, industriali e civili sono i principali responsabili di un prosciugamento che sembra non volersi arrestare. Secondo lo studio di Nature tra le zone più a rischio ci sono proprio i paesi del Mediterraneo, Italia compresa, dove si prevede una riduzione della portata media dei fiumi dal 30 fino all'80% rispetto ad oggi. Ciò significa che nei prossimi decenni succederà sempre più spesso di dover decidere chi avrà diritto all'acqua: le città, i campi o i fiumi. Contemporaneamente, il progressivo aumento della siccità, incrementerà il prelievo delle acque per usi agricoli, innescando un pericoloso circolo vizioso.

A meno acqua, poi, corrisponde una concentrazione più alta degli inquinanti a tal punto da renderla inutilizzabile per qualsiasi uso.

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-Il mare Adriatico, partendo dal golfo di Trieste in giù, fino a Bari, è uno fra i mari più inquinati e contaminati del Mediterraneo (e non solo). Come non potrebbe essere diversamente, quando la più grande industria chimica d’Europa, vanto dei padani, ha sede nel caotico Nord?

In questa enorme vasca da bagno, si riversano alcuni dei fiumi più tossici d’Europa e del Mediterraneo. Il Po’, fiore all’occhiello della Lega e meta di riti comico-pagani, accoglie nel suo percorso verso l’Adriatico, affluenti come, il Lambro, l’Olona, il Ticino, l’Oglio, il Mincio, l’Adda, il Sesia, l’Arno (una vera fogna) ecc, e infiniti rigagnoli e torrentelli che, con il loro carico di bombe chimiche (pcb, diserbanti, pesticidi, fertilizzanti, metalli pesanti, & c.), vanno ad aggiungersi alle flatulenze e miasmi del “Grande Fiume” padano per finire, come lo scarico di un grande cesso, nell’Adriatico selvaggio che erboso “era” come i pascoli dei monti!! Gli estrogeni, derivanti da fonti animali, sono 50 volte superiori alla media - un dato, più che allarmante! Una vera calamità!

Se a tutto questo, aggiungiamo gli infiniti scarichi delle stazioni balneari, e le tonnellate di abbronzanti, creme rassodanti, snellenti, tonificanti e rivitalizzanti ( trionfo della chimica) che milioni di bagnanti senza speranza, cospargono sui loro corpi deformati da anni di sedentarietà invalidante al chiuso di asfittici e mortificanti uffici e di malsane fabbriche fumanti, allora, ogni speranza a trascorrere una vacanza salutare e rigenerante, viene miseramente disattesa.

Non possiamo non considerare, nonostante la loro natura (in parte biologica), migliaia di ettolitri di urina, sputacchi e scorregge che pur mimetizzandosi fra le torbide e basse acque, concorrono ad elevare la percentuale di inquinamento del “Grande Stagno”.

Ciò nonostante e per un perverso meccanismo introdotto dal “profitto ad ogni costo” (che, sulla mistificazione della realtà ha mercificato ogni cosa e valore), il litorale adriatico è costellato da “bandiere blu” a certificare il massimo livello di qualità di queste mete turistiche e di uno svago senza precedenti!

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-Quel giorno, vista la splendida giornata, mi sono concesso una pausa di lavoro. Con la mia jeep ho raggiunto una località di mare a mezzora di strada da casa; una meravigliosa e infinita spiaggia che lambisce una lunga fila di vecchie case di pescatori, oltre le quali si ergono rigogliose e imponenti colline di querce, sugheri e corbezzoli. Un posto primordiale, magico e incantato che, per ragioni di praticità, avevo smesso di frequentare per un altro più vicino.

Questo accadeva il 7 di giugno di quest’anno.

Nonostante fosse un giorno infrasettimanale e soffiasse un fastidioso vento di maestrale, molta gente aveva già preso possesso di quel piccolo paradiso. Dopo avere sonnecchiato una buona mezzora al sole, decisi di farmi un bagno ristoratore e godermi quell’acqua ancora fresca e (nel mio ricordo), unica per la sua trasparenza. Ad un tratto mi resi immediatamente conto di un’estesa macchia giallognola e oleosa che, come una pellicola, galleggiava ondulando sulla superficie dell’acqua. La gente non se ne curava e flotte di bambini inconsapevoli, si immergevano in quel liquido fetido, fra piroette, grida di gioia e spruzzi d’acqua.

Padri dai corpi gonfi e flaccidi, abbrutiti da un’alimentazione ricca di estrogeni, ormoni e tossine chimiche e precocemente invecchiati da uno stile di vita sedentario e invalidante (noncuranti dello schifo), si godevano sul bagnasciuga il flusso costante delle piccole onde che lambiva le estremità dei loro arti inferiori. Altri, immersi fino a livello dei fianchi perché incapaci di affrontare il brivido tonificante di una temperatura non ancora in linea con loro parametri da pensionamento anticipato, si cimentavano in inutili e retoriche conversazioni di rito, alternate da risatine senza gioia e accomodanti cenni di consenso.

In quelle acque infette, ho attinto alla metafora del nostro presente.

“Siamo talmente assuefatti ai miasmi di questa moderna società putrescente e in perenne simbiosi con il marciume e il lordume etico, morale e ambientale che, riteniamo tutto ciò (rare eccezioni a parte), perfettamente coerente, e in linea con i nostri reali bisogni a tal punto di non essere più in grado di valutarne i pericoli”.

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-E come un sogno programmato, che appena raggiunto è già passato, così l’estate si dissolverà dentro il frettoloso crepuscolo della retorica quotidianità, e le splendide spiagge dello Jonio catanzarese torneranno deserte.

“Cammino lentamente in quel silenzio ritrovato fra stormi di gabbiani, muti, cupi, immobili, e bottiglie di birra, lattine di coca, bicchieri, cadaveri di ombrelloni e deformi sedie a sdraio - buste di plastica, e palette - secchielli, materassini asfittici, e braccioli strappati. E infiniti lettini da sole abbandonati come cani ripudiati e ingombranti - tendalini di nylon, palloni bucati, maschere e boccagli, tetra pak, piatti, forchette, e bidoni da cinque, dieci e venti litri, e ancora bottiglie, e contenitori patinati, grandi, piccoli, medi, e scarpe di gomma, tappi, mozziconi e in fine preservativi.

Scempio sconcertante di un “usa e getta”, assunto a pratica normale e necessaria – ultimo ed estremo atto di un consumismo becero e criminale, che fa leva sull’indolenza fisica e morale dell’uomo “moderno”, risultato di uno sterminio di valori, principio etico e del comune buon senso. Un individuo amorfo, avulso da ogni oggettiva responsabilità individuale, presa di coscienza e senso di colpa.

Una sedia pieghevole dallo scheletro metallico attira la mia attenzione. Il suo stato è perfetto - come nuova; abbandonata per la rottura di un tirante elastico della spalliera.

La raccatto e, seduta stante, la riporto al suo stato originario sostituendo l’inutilizzabile tirante con una robusta e sottile corda di mare (sagola). Sarà buona per la prossima estate!

Avvilito per tanto degrado, mi avvio sconsolato sotto braccio al mio ritrovamento.

Ma subito dopo, un brutale e incontrollato desiderio di vendetta scarica, in parte, la frustrazione relativa alla mia impotenza di fronte a tanto orrore, degrado e miseria umana.

E così, immagino una moltitudine di assessori, sindaci, presidenti di regione, governatori, prefetti, imprenditori e preti, legati in catene e ricurvi sotto il sole a ripulire le spiagge e io “a batter col remo qualunque s’adagia”.

Nessuno, ormai, può cambiare questo mondo insensato e, presto, le irriducibili mareggiate invernali, ritorneranno a divorare le spiagge trasportando il loro carico, di morte e di vergogna, sul fondo di un mare senza speranza.

E’ quindi del tutto privo di qualsiasi logica e fondamento il solo immaginare un cambiamento, una riconversione, una rivoluzione quando, i parametri necessari per addivenire ad una reale presa di coscienza, sono stati sacrificati per sempre sull’altare della stupidità e dell’imbecillità umana.

Gli individui, di quest’epoca nefasta sono così sporchi e marci dentro (nel profondo dell’anima), che non fanno più caso alla sozzura che li circonda. Il loro spirito è defunto e ogni valore e principio, rimossi. Così, delegano al destino e al fato, ogni oggettiva responsabilità e, al Sistema Bestia, ogni loro più intima scelta.

Cari amici lettori, questa è la cruda realtà! Nessuna nuova classe politica, geniale riforma, o finanziaria lacrime e sangue ci potrà salvare dalla catastrofe ambientale, sociale, umana e di valori che, come un’ombra nera, si sta addensando all’orizzonte ad oscurare il futuro dei nostri figli. Il tempo stringe, e tutto volge al peggio!

All’indignazione deve seguire l’azione, perché la rabbia si trasformi in vendetta e la schiavitù in libertà.

Questa guerra tra poveri che ci divide sul Nulla, deve giungere al termine! La stessa, consolida il potere criminale che ci opprime e corrobora il suo progetto di omologazione.

Solo uniti, si vince - solo uniti si cambia - solo uniti si spera! Oltre ogni bandiera, retaggio, personalismo e insulsa dipendenza.

Gianni Tirelli

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