venerdì 29 luglio 2011

DUE MONDI OPPOSTI E CONTRAPPOSTI

"Questi ultimi cento anni di storia sono stati caratterizzati da una crescita esponenziale della violenza, della profanazione, della paura e della crudeltà".

Un escalation sistematica dell’orrore che non ha eguali nella storia dell’umanità. Due guerre mondiali, il nazifascismo e la bomba atomica, sono state le prove tecniche che hanno anticipato il debutto, della più inimmaginabile tragedia umana che, nel liberismo relativista, incarna quint’essenza del maligno al potere. In questa guerra al massacro le armi tradizionali di un tempo (spade, alabarde, balestre, archi, frecce, catapulte e olio bollente) sono state bandite per sempre, a favore delle più moderne, funzionali e intelligenti, di distruzione di massa. Frutto insperato dello sforzo congiunto di autorevoli scienziati, studiosi e ricercatori che, nell’efficacia delle loro “scoperte” si sono garantiti l’esclusiva e la protezione del potere economico, politico e mediatico.

E’ evidente che ogni parallelo con il passato è a dir poco imbarazzante e volutamente miope. Ogni tentativo di azzardare un corrispettivo fra ieri e oggi, è sinonimo di ignoranza, ipocrisia, inconsapevolezza e disonestà intellettuale.

Questi due mondi, sono opposti e contrapposti. Nulla li accomuna e ogni possibile affinità addotta, è un esercizio di mistificazione. Uno è il bene e l’altro il male. Uno è la vita e l’altro la morte - un mondo biofilo e l’altro necrofilo.

Definirli, diversi, sarebbe un’ingenuità imperdonabile. La diversità prescinde da ogni omologazione, per attestarsi come valore imprescindibile della condizione umana e di ogni altra forma di vita. Anche parlare di due mondi, è improprio e inesatto. Prima della rivoluzione industriale esisteva una realtà che definiva il mondo in ogni suo aspetto, regole, valori e principi etici, imperituri e non opinabili - oggi questo mondo si è spento per sempre, per trasfigurare in un inconscio vuoto permeato di nulla e di relativismo: “un non mondo”.

Per tanto, sostenere la fottuta tesi dell’eterna e inevitabile “necessità” del male, attestandola come fattore fisiologico (al fine di giustificare le aberrazioni e nefandezze di questo secolo), sarebbe come affermare che le spade delle legioni romane uccidevano al pari di una bomba intelligente, al fosforo o nucleare - che le cadute da cavallo (mezzi di trasporto di un tempo), le potremmo serenamente paragonare (per numero e conseguenze), agli incidenti stradali che, giornalmente, si consumano sulle nostre strade e autostrade. Che, il tasso di sostanze, tossiche inquinanti e mortali, disperse nelle acque di fiumi, laghi, mari e falde acquifere e sul territorio, non è un novità di oggi - che l’aria delle nostre città è la stessa di sempre - che la sistematica estinzione di specie animale e vegetali è un fattore fisiologico, endemico alle ragioni della natura stessa.

In verità, non sappiamo più distinguere il male dal maligno, la libertà dalla licenza, la furbizia dall’intelligenza, la verità dalla menzogna e il progresso dalla catastrofe ambientale.

Questa nostra è la peggiore delle schiavitù. Siamo prigionieri, costretti dentro l’invisibile gabbia dell’omologazione e di un persistente disagio psichico/esistenziale, oppressi dalla dittatura di una libertà effimera e dall’illusione indotta dal Sistema Relativista di considerarci tali. Ogni altro aggettivo che potremmo affiancare al termine “relativismo”, con l’intento di rafforzarne il significato etimologico, in realtà, lo mortifica, essendo lo stesso (il relativismo) una condizione fuori da ogni oggettiva comprensione umana e più terribile auspicio.

Di fatto, dentro di noi, non vibra alcuna corda e ogni moto di mare si è azzerato, schiacciato dall’appiattimento verso il basso di ogni nostro personalismo, giudizio critico e gesto rivoluzionario.

Neppure sotto il peggiore regime comunista massimalista, era mai stata prodotta una tale massificazione delle coscienze e, una così alta, percezione della paura, in tutte le sue forme psicopatiche, ipocondriache, di densità e di contaminazioni!

Gli individui androidizzati delle società occidentali, interpretano la conoscenza del passato, come incapace di attingere a una realtà oggettiva e assoluta. Affermo questo sulla base di un’attenta e disincantata osservazione dei loro atteggiamenti, ragionamenti, convincimenti e, in fine, analizzando gli effetti delle loro scelte sulla realtà presente.

Oggi, nelle democrazie consumistiche, l’illegalità è assurta a regola. Gli organi preposti a contrastarla, sono così marci e corrotti, che chiamare le nostre società, civili, è un ossimoro. L’ossimoro, partorito in quantità industriale dal moderno Sistema liberticida, è il germe malefico del relativismo.

Per tanto, la locuzione “certezza scientifica”, descrive con efficacia il contrasto logico di una tale affermazione, codificandola, a buon diritto, fra la sconfinata categoria dei moderni e catastrofici ossimori.

Il “moderno” relativismo etico è il risultato di una completa mancanza di volontà, risultato di un’inettitudine fisica e morale tale, da avere azzerato ogni parametro di riferimento critico e di comparazione. Il falso, è un fondamentale del relativismo e fratello gemello dell’ossimoro. I due, insieme, sono capaci di innescare tali catastrofi, da fare impallidire il più crudele e spaventevole dei nazismi.

Oggi, la bugia, trionfa nelle società moderne e democratiche, come una nuova e rivoluzionaria, regola relazionale. Menzogna e relativismo camminano a braccetto, lungo il viale della fine, e niente e nessuno potrà contrastare l’inevitabile.

La pubblicità, mente in maniera sfacciata, e più mente, più vende. Allo stesso modo, la politica -noncurante dei reali, bisogni della gente - promette tutto ciò che non potrà mai, e non vorrà mai mantenere. La menzogna paga, e tutti mentono, in barba a ogni buon senso, regola e dovere . Primo comandamento: “ Affinare la menzogna affinché sembri una verità”.

Relativismo, dunque, significa venire a patti con le proprie debolezze e dipendenze, a fronte di una paura incontrollata.

Oggi, i non valori, commercializzati per poche lire su scala planetaria, hanno soppiantato gli autentici, dell’anima e dello spirito. La famosa torre di Babele, non è metafora dei nostri tempi, ma un dato di fatto, reale e globale.

Quella che crediamo sia la nostra conoscenza (del tutto incapace di attingere ad una realtà oggettiva e assoluta), è la risultante di un relativismo perverso le cui metastasi hanno irrimediabilmente compromesso ogni più remota possibilità di riscatto.

Se l’uomo di quest’epoca insensata, non sarà in grado di riconvertire la follia in ragione, la sua schiavitù in libertà e la menzogna, in verità, presto, il vortice del relativismo, lo risucchierà per l’eternità, dentro un vuoto senza fine.

Gianni Tirelli

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