mercoledì 28 settembre 2011

COSI’ PARLO’ UMBERTO BOSSI ! – UNA SCONCERTANTANTE REALTA’




COSI’ PARLO’ UMBERTO BOSSI ! – UNA SCONCERTANTANTE REALTA’
Riporto qui sotto, alcuni dei passaggi più significativi, estrapolati dalle dichiarazioni del leader della Lega, sulla persona di Silvio Berlusconi.
“Berlusconi, uomo di Cosa Nostra, non poteva che essere di pasta profondamente antidemocratica”.
“L’Uomo di Arcore mostra le stesse caratteristiche dei dittatori, perché insiste nella sua volontà di non ritirare l’infame decreto Biondi che mette in libertà i peggiori ladri, concussori, corrotti, ricettatori” (Umberto Bossi, 18 luglio 1994).
“Un Governo che ha inteso la governabilità come fine a se stessa, il potere per il potere, la governabilità per la governabilità, la vecchia e collaudata massima di Bettino Craxi !”(Umberto Bossi, discorso in parlamento, 21 dicembre 94).





“Il Polo delle libertà, per le origini mafiose della ricchezza di Berlusconi, gravita su Palermo. Berlusconi che è il capo di Forza Italia, un partito creato da Dell’Utri inquisito per mafia che con i suoi mezzi senza limiti tiene in vita tutti i partiti del Polo”. (Umberto Bossi, Intervento al Congresso Federale Straordinario della Lega Nord, 24/25 Ottobre 1998 Brescia).


“Fu allora che si decise di buttare in campo Berlusconi e le sue televisioni, che sono molto più di tre, nascoste dietro vari prestanome. Un uomo dal passato impresentabile e con un patrimonio costruito grazie ad oscuri finanziamenti di società anonime: Cosa Nostra, Craxi, Andreotti, P2”. (Umberto Bossi, congresso Lega Nord, 10/12 febbraio).


“La caduta del suo governo? Berlusconi venga da me, che gliela spiego io…! Sono stato io a metter giu’ il partito del mafioso. Lui comprava i nostri parlamentari e io l’ho abbattuto” (Umberto Bossi, 21 Luglio 1998).


“Il dramma di Berlusconi – aggiunge il leader leghista – e’ che e’ un palermitano che parla in meneghino, mandato apposta per fregare il Nord. Io questo lo compresi subito, compresi che bisognava evitare l’annientamento della Lega e mi comportai di conseguenza” (Umberto Bossi, 21 Luglio 1998)-


“C’e’ qualche differenza tra noi e lui… Peccato che lui sia un mafioso. Il problema e’ che al Nord la gente e’ ancora divisa tra chi sa che Berlusconi e’ un mafioso e chi non lo sa ancora” (Umberto Bossi, 12 Settembre 1998)-

”E’ un palermitano che parla meneghino, e’ il meno adatto a parlare di riforme. L’unica riforma che veramente sta a cuore a Berlusconi e’ che non vengano toccate le sue televisioni. Invece io dico che bisogna portargliele via, perche’ le sue televisioni sono contro la Costituzione. La prima riforma da attuare e’ quella di mettere in circolazione l’informazione. Berlusconi e’ tutto tranne che un democratico” (Umberto Bossi, 12 Settembre 1998)_


”Ci risponda: da dove vengono i suoi soldi? Ce lo spieghi, il Cavaliere. Dalle finanziarie della mafia? Ci sono centomila giovani al Nord che sono morti a causa della droga”. (Umberto Bossi, 12 Settembre 1998)-


“La Fininvest ha qualcosa come trentotto holding, di cui sedici occulte. Furono fatte nascere da una banca di Palermo a Milano, la banca Rasini, la banca di Cosa Nostra a Milano” (Intervento di Umberto Bossi al Congresso Federale della Lega, Brescia, 27 Ottobre 1998)

”Silvio e’ uomo della P2, cioe’ del progetto Italia (Intervento di Umberto Bossi al Congresso Federale della Lega, Brescia, 27 Ottobre 1998)-


“Berlusconi ha fatto cio’ che ha voluto con le televisioni, anche regionali, in barba perfino alla legge Mammi’(Intervento di Umberto Bossi al Congresso Federale della Lega, Brescia, 27 Ottobre 1998)

”Berlusconi è l’uomo di Cosa Nostra” (Intervento di Umberto Bossi al Congresso Federale della Lega, Brescia, 27 Ottobre 1998)-

“Molte ricchezze sono vergognose, perche’ vengono da decine di migliaia di morti. Non e’ vero che “pecunia non olet”. C’e’ denaro buono che ha odore di sudore, e c’e’ denaro che ha odore di mafia. Ma se non ci fosse quel potere, il Polo si squaglierebbe in poche ore. Ecco il punto”. (Intervento di Umberto Bossi al Congresso Federale della Lega, Brescia, 27 Ottobre 1998)-


“Un massone piduista come l’arcorista non poteva che usare quel linguaggio. In fondo Berlusconi e’ sempre stato un problema di “cosa sua” o “cosa nostra”. Ma ne’ mafia, ne’ P2, ne’ America riusciranno a distruggere la nostra societa”. (Umberto Bossi, 24 Febbraio 1999)-

“Berlusconi ha avuto una fortuna straordinaria nel fare tanti soldi in cosi’ poco tempo. E per di piu’, passando dalla tessera 1816 della P2 e dai salvataggi che il suo amico Bettino Craxi ha piu’ volte fatto al suo impero televisivo. A me personalmente Berlusconi ha detto che i soldi gli erano venuti dalla Banca Rasini. Quella fondata anche da un certo Giuseppe Azzaretto, di Palermo, che alla fine riusci’ a mettere le mani su tutto l’istituto di credito. E in quella stessa Banca, dove lavorava anche il padre di Silvio, c’erano i conti di numerosi esponenti di Cosa Nostra”. (Umberto Bossi, 2 Ottobre 1999)-
Cosa è successo a quell’Umberto Bossi, novello Masaniello, che, al grido di “Roma ladrona” e di “Padania libera”, aveva acceso tante speranze fra le popolazioni del Nord, per poi allearsi con quel Silvio Berlusconi – inquietante personaggio di quart’ordine, al quale non aveva risparmiato, critiche, improperi e disprezzo?
Quale maleficio lo ha indotto a rinnegare i principi, i fondamenti e le motivazioni che avevano sancito la sua discesa in campo, al fine di combattere e contrastare le malsane pulsioni di una politica asservita alle logiche di potere?
E con quale animo, oggi, assiste all’invasione barbarica di organizzazioni mafiose, che hanno messo sotto scacco le realtà più produttive del nostro paese, ipotecandone lo sviluppo, la crescita e l’autonomia?
Non è forse Silvio Berlusconi il primo responsabile di una tale sciagura che, pur di consolidare e affermare privilegi, impunità e potere, non ha esitato ad avvalersi della criminalità organizzata per poi, infiltrarla nei gangli vitali della società e delle istituzioni, in virtù di un giuramento, in precedenza sancito sulla parola data, fra uomini d’onore?
Per tanto, sostenere la tesi, dell’esistenza di intrecci fra la politica di Berlusconi e affari, non solo, è un eufemismo, ma una vera fesseria. La politica che oggi governa il nostro paese è rappresentata da una marmaglia di procacciatori d’affari al soldo del potere economico, che hanno trasformato la sacralità del parlamento in un postribolo della profanazione dove si mercifica la dignità altrui, a suon di privilegi, denaro ed escort. La politica quindi, è l’affare degli affari!
Al punto in cui siamo, un qualsiasi cambiamento o radicale riconversione, sono impensabili.
Oggi, la società italiana è così marcia e corrotta in ogni sua cellula che, se per assurdo, si riuscisse ad imporre regole ferree e pene certe, lo stesso sistema economico finanziario imploderebbe in breve tempo, e il nostro paese affonderebbe definitivamente.
Quella montagna di torbidi interessi in gioco, che ruotano intorno alla “politica” di Silvio Berlusconi e del suo entourage, sono tali e tanti che, una sua eventuale caduta, metterebbe a rischio la sopravvivenza di tutta quella parte marcia e potente del nostro paese (dalla criminalità organizzata fino al più piccolo imprenditore senza scrupoli) che, fino a oggi, è stata garantita, legittimata e protetta da ogni interferenza. Da questo momento, tutto è possibile e i colpi di coda del Caimano non si faranno attendere. Così, le tre reti Mediaset, di proprietà del Cavaliere, hanno dato il via ad una campagna denigratoria e diffamatoria senza precedenti, avallata e sostenta dal TG della prima rete nazionale, messo sotto scacco dal laido Minzolini.
I cani da guardia, nelle persone di Vittorio Feltri, Belpietro, Sallusti, Minzolini, Ferrara e banda, sono pronti a sguinzagliare scagnozzi, spioni, sicari e maestri del raggiro per intentare un’operazione di killeraggio politico, mediatico ed “altro”, fatta di intimidazione, ricatto e dossieraggi e, in linea con le perverse ragioni dei peggiori regimi sud-americani. Le quotazioni, relative al mercimonio dei parlamentari, toccheranno i massimi di sempre e, ogni buon senso e ragionevolezza, si prostituiranno alle lusinghe e alle seduzioni del denaro e del potere.
Non dimentichiamo inoltre che, tutta la corte scodinzolante di servi, ruffiani, parassiti e puttane, è consapevole del fatto che, una volta detronizzato il Grande Corruttore , per loro sarà la fine e, niente e nessuno potrà mai riabilitarli e riscattarli da una condizione di disonore e di infamia che da sempre ha caratterizzato la loro insulsa e miserabile esistenza. Pertanto, i pretoriani dell’Imperatore, dovranno fare ritorno fra i miasmi e il fetore di quel limbo gelatinoso che, nella cloaca massima romana, consacra la sua originaria derivazione etimologica.
Per tutto questo, oggi, il rischio di un colpo di stato, è reale e palpabile. Se l’opposizione tutta, le istituzioni, la magistratura, la presidenza della repubblica e la cittadinanza responsabile, non prenderanno coscienza di una tale eventualità, l’Italia e gli italiani (smarriti dentro una cronica letargia), si troveranno impreparati nel contrastarla.
E’ questa la cruda e sconcertante realtà, risultato di un liberismo tiranno e senza regole che, attraverso un meccanismo perverso, improntato al privilegio, all’impunita, al profitto e all’interesse particolare, consolida il suo potere e compatta una maggioranza ladrona, laida e criminogena.
Oggi siamo al punto culminante di questo processo morboso che non concede vie di scampo, ne pragmatiche soluzione atte, non dico ad invertire, ma almeno a contenere la sua maligna virulenza, per limitarne, in parte, i danni.
Minimizzare e banalizzare l’attuale crisi, appellandosi irresponsabilmente a una difficoltà globale, con l’intento di giustificarne crimini e collusioni, é l’ennesima strategia dell’infausta e immonda cricca di berluscones, che ancora una volta riverseranno sul nostro paese, oneri sacrifici.

Al punto in cui siamo, è tecnicamente impensabile un qualsiasi cambiamento. Il mondo andrebbe totalmente resettato.
Come per la politica, così alla finanza, al potere temporale e alla criminalità organizzata, è toccata la stessa sorte. Oggi non sono altro che dei marchi, svuotati dal loro reale contenuto e autonomia ed esposti in bella vista alle pareti dei mega uffici del Sistema Potere, come trofei di caccia. E’ questa la cruda e sconcertante realtà!
Ragion per cui, ogni nostro grido di dolore, improperi, denuncia e minaccia non sortiranno alcun effetto, senza un’azione di forza, pragmatica, senza sconti e rivoluzionaria. E’ tempo di imbracciare “i forconi della libertà” e farla finita una volta per tutte!
Non bastano, dunque, le buone intenzioni, le parole gridate, indignazione e il disprezzo se poi, tutto ciò a cui aspiriamo, non si traduce in fatti concreti. E’ l’azione individuale, l’idea vincente.

Questo mondo insensato si può cambiare rinunciando a questo mondo, e a tutto quel baraccone (luna park delle follie), di cose inutili, effimere ed illusorie che sommergono la nostra quotidianità e devastano la nostra esistenza materiale e spirituale.
La dipendenza da questo Sistema, che specula sui bisogni e le debolezze degli individui, facendo leva sui loro lati peggiori, è totale. Solo se rinunceremo a tutto questo, potremo intravedere un futuro di felicità.
I nostri figli non devono, ed è un imperativo, ereditare fabbriche fumanti, territori inquinati, mari radioattivi e deforestazione. Potremo mai dire loro, che questo mondo è l’opera di Dio e che, l’orrore morale e ambientale che avvolgerà la loro vita, è frutto del progresso e della civiltà?

Con quale faccia e coraggio, potremo affermare ciò? Non sarebbe meglio per loro che non fossero mai nati? Dobbiamo consegnare loro la bellezza, la giustizia e la verità; strumenti oramai consunti ma i soli, in grado di scalzare i parametri relativistici e consumistici, che hanno caratterizzato le moderne società occidentali, per sostituirli con criteri di giudizio reali, e inossidabili, irriducibili punti fermi.
Dobbiamo condurli per mano verso la consapevolezza, perché sappiano distinguere la libertà dalla licenza, la verità dalla contraffazione e il progresso dalla catastrofe ambientale.

Gianni Tirelli

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