L’IGNORANZA AI TEMPI
DEL LIBERISMO
L’ignorante,
partorito dai miasmi soporiferi del liberismo consumista, è come un rivolo di
petrolio fra le acque immacolate di un torrente di montagna, è come una
bestemmia nel religioso silenzio di un tempio buddista, è come una lattina di
Coca Cola fra le sacre rovine di un tempio etrusco, è come una flatulenza nel
giardino dei gelsomini, come uno sbadiglio nell’opera di Dio, uno scarabocchio
sulle labbra della Gioconda. L’ignorante contemporaneo, è come una macchia di sangue
sulla bandiera della pace, un muro insormontabile che separa il presente dal
futuro, l’indecenza nel cuore di un bambino, una mano assassina sull’angelo
della libertà - un imputato impostore e spergiuro che proclama con la forza del
savio la sua innocenza e, fra le lacrime di un pianto indotto, accusa del suo
delitto, puntandogli dritto e fermo l’indice inquisitore, il suo vecchio
benefattore.
La totale assenza
del pudore, del senso della misura e, l’incapacità di un giudizio autocritico e
analitico, sono le caratteristiche che portano l’ignorante, a percorrere
strade, un tempo, battute da uomini giusti e onorabili. La modernità
relativista e opportunista, ha spianato la strada all’homo indoctus che, oggi,
detiene il potere assoluto sul mondo.
L’intelligenza, è un
valore che, oggi, in molti credono di possedere, peggiorando, ulteriormente, la
loro condizione di somari. Furbizia non è intelligenza ma la sua
contraffazione.
L’ignorante moderno,
è un individuo pigro, sia sotto il profilo mentale, che dell’attività fisica,
affetto da menzogna cronica e da un tipo di logorrea, ad innesco automatico.
La sua pigrizia, è
inversamente proporzionale alla quantità di parole che riesce ad emettere.
L’ignorante puro, riesce a parlare per ore, senza un vero motivo razionale e
razionabile. Contesta qualsiasi cosa, non avendo, lui, nulla da proporre.
Trascorre la sua vita, aspettando una preda alla quale contrapporre il suo
dissenso.
Atteggiamento tipico
dell’ignorante, è quello di lamentarsi in continuazione per il troppo lavoro,
per gli impegni che lo sommergono, per un’infinità di problemi inesistenti, per
stanchezza, mal di testa, acidità di stomaco e cose del genere. In verità, è
dedito all’ozio, al piccolo vizio e alla commedia. L’ignorante tipo basic, al
contrario, è innocuo; anzi, come certo colesterolo, apporta benefici
all’intricato sistema sociale e ai suoi fragilissimi equilibri. L’ignoranza,
non è specifica caratteristica di una classe sociale ma, nelle moderne società
industrializzate, esprime la sua massima virulenza nella rappresentazione del
potere politico, economico e mediatico.
L’ignorante, è un
“uomo preconcetto” per natura, condizione che gli deriva dal suo analfabetismo
esistenziale. E alla fine: ignorante non è chi non sa scrivere e non sa leggere,
ma chi non sa zappare, seminare e raccogliere. Ignorante è chi non sa
interpretare il cielo, le onde del mare, e il vento di maestrale. Ignorante è
l’uomo che cerca prove fra la sabbia del deserto. Perché ignorante, non è chi è
stato, ma chi é.
“Il Diavolo è
dipendenza, che si esprime in una totale assenza di volontà” J.T.
L’esercizio
sistematico e continuo, volto a giustificare e legittimare le proprie mancanze,
debolezze e dipendenze, trasforma l’individuo in quell’essere ottuso, che ha
convertito l’intelligenza in furbizia, la licenza in libertà e la
verità in mistificazione.
Questa operazione di
contraffazione dell’Io, prolungata nel tempo e mai messa in discussione, si
attesta in seguito, come carattere dominante del soggetto (tara mentale). Un automatismo (riflesso condizionato)
che, per sua natura, prescinde da ogni introspezione critica, analisi
psicologica, ragionevolezza e buon senso, per sconfinare, a buon diritto, nella
sfera delle patologie gravi e degenerative dello stato di coscienza.
Questi soggetti,
oggi, sempre più comuni, sono in parte il prodotto della sottocultura
consumistica e deresponsabilizzante che, nella potenzialità degli individui a
rischio, trova terreno di coltura, per attuare il suo progetto, di
manipolazione mentale.
Le promesse di
successo, di facili guadagni, di eterna bellezza, unicità e immortalità,
intervengono sulle menti deboli in forma destabilizzante, alterandone
l’oggettività, l’imparzialità e la consapevolezza, per essere assunte, in
seguito, a parametri assoluti di
riferimento. Valori morali e principi etici, vissuti come dei veri e propri
ostacoli e incidenti di percorso (elementi dissonanti), sono stai rimossi e
cancellati, per dare efficacia e sonorità alle lusinghe e agli inviti seducenti
delle suadenti sirene del liberismo relativista. La forza di volontà che, in
passato, aveva la funzione, lo scopo e la potenza di produrre diversità e
merito, è venuta meno, per trasfigurare in omologazione e supina accettazione;
cause, a loro volta, di in un martirio incompreso, risultato estremo di un
autolesionismo indotto.
Questo singolare
individuo moderno, è il solo e unico attore protagonista, regista e
sceneggiatore, di una commedia dell’orrore, nella quale ha trasformato la sua
vita.
L’uomo senza la volontà
è costantemente riverso su se stesso, relegato dentro un labirinto di parole in
virtù delle quali si prefigge, attraverso un’analisi introspettiva di natura
opportunistica, di trovare una motivazione logica alla sua condizione di
parassita della società. L’uomo senza la volontà è un essere monco, incompiuto
che, all’azione e ai fatti, ha sostituito le attenuanti e l’auto-commiserazione
al fine di prescrivere ed assolvere
la sua inettitudine fisica e morale e rendere legittime ogni debolezza,
dipendenza e paura.
Questo individuo,
oltre ad essere un peso per la comunità, è un esempio negativo per il suo
stesso nucleo famigliare che, per emulazione, assimilerà l’immagine distorta di
un tale atteggiamento, come legittima e auspicabile.
L’uomo privo di volontà,
è incline al servilismo, alla diffamazione e al tradimento, tratti caratteriali
di un’indole epurata da ogni oggettivo parametro di riferimento, scale di
valori e buon senso.
Quest’uomo non è
capace di veri sentimenti ai quali, da esperto commediante logorroico,
predilige una grottesca messinscena, permeata di enfasi, costernata commozione
e sentita preoccupazione.
Per questo tipo di
individui, in stato di dissociazione perenne, il confine fra la finzione e la
realtà (con il tempo e la pratica costante), viene azzerato, incorrendo, così,
nel serio rischio di non sapere più distinguere l’una dall’altra. Del resto,
anche la qualità e la forza delle emozioni sono il risultato di impegno, di
consapevolezza e discernimento, e tutte, fanno capo a quell’impulso
rigeneratore e rivoluzionario che trasforma l’uomo in credente: la volontà.
L’uomo partorito
dalla rivoluzione industriale è soggetto ad una particolare ignoranza e
schiavitù, uniche nella storia dell’uomo e, in particolare, l’individuo iper
tecnologico degli ultimi decenni, che è totalmente dipendente dal Sistema
Bestia.
Quest’uomo, affetto
da *infantilismo, non è in grado di procurarsi il cibo, di scaldarsi, di
produrre alimenti, di soffrire e di decidere. E’ privo della più remota forma
di volontà, e come un infante egoista ed egocentrico, rifiuta ogni fatica
fisica, responsabilità individuale e ragione di consapevolezza, essendosi
consegnato anima e corpo fra le grinfie del Sistema padrone. Un uomo monco che
interpreta alla lettera le indicazioni di un libretto di istruzioni che il
Sistema gli consegna al momento della sua venuta al mondo.
Le comodità che il
Sistema ha messo ha sua disposizione, lo hanno rammollito, fino a ridurlo ad
uno stato di invalidità permanente. Etica, deontologia, morale e umanità si
sono, in lui, estinte per sempre, privandolo così della spiritualità; un essere
completamente manipolabile, ricattabile e corruttibile.
L’individuo iper-
tecnologico, dunque, è il risultato di una perversa operazione di lavaggio
mentale che, in breve tempo, si è attestata come carattere genetico.
La maggior parte del
suo cervello, che per milioni di anni gli ha consentito di sopravvivere, di
adattarsi e produrre vera conoscenza, non solo è rimasta inattiva, ma nella
gran parte degli individui occidentali (nuove generazioni in particolare), è
totalmente assente.
L’habitat che
circonda il bambino fin dall’alba della sua venuta al mondo, condiziona per
sempre il suo domani, ed é l’imprinting che modellerà la sua futura
personalità. Televisione, video giochi, telefonino, play station e una montagna
di sterile e invadente tecnologia (futuri rifiuti da discarica), lo
deresponsabilizzano da ogni sforzo di analisi introspettiva e di immaginazione
- esattamente nel senso opposto della propaganda sbandierata dal Sistema: “in
questo modo sviluppano la fantasia!!!”. Quelle che poi, insistono a volere
chiamare “comodità” (ma che in realtà sono un inferno quotidiano), lo
costringono a declinare ogni ragionevole sforzo, adattandosi ad una sorta di
baby prepensionamento e trascorrendo il resto della sua vita di fronte ad un
computer, ingrassando a dismisura e precarizzando la sua salute, fisica e
mentale.
Poi, arriva il
momento della scuola materna, con gli infiniti giocattoli morti, di plastica e
l’onnipresente televisione e da li, fino al conseguimento dell’insulsa e sempre
più inutile laurea. Nel frattempo il Sistema si sfrega le mani, sapendo che un
altro pollo è entrato nella gabbia, e che fuori da quella prigione non è più in
grado di sopravvivere.
Gli individui
omologati della nostra epoca, non sono che polli in batteria. In questa gabbia,
ci sono entrati volontariamente, dopo averla loro stessi costruita, recidendo
ogni rapporto con il mondo degli spiriti. La loro conoscenza, è limitata
all’area occupata all’interno del loculo metallico, dove tutti, trascorrono una
vita apparente. Disperazione e solitudine regnano sovrane nella loro anima e,
contrariamente a quanto si potrebbe pensare, aspirano all’immortalità.
Questo tipo di
particolare schiavitù, (eccezionale nella storia dell’umanità) priva
l’ignorante senza volontà, dell’alba e del tramonto, costringendolo ad
un’esistenza limbica, a mezz’aria fra una presente assente e un domani
inesistente.
Definire tutto ciò
come follia, non renderebbe giustizia alle ragioni di una tale anomalia, e la
collocherebbe dentro i confini dell’umano. Una circostanza del genere, si è
venuta a creare, si, per dei fattori tecnici dipendenti dall’essere umano ma,
inattiva, senza l’intervento di una forza soprannaturale negativa; il Maligno.
In virtù di un tale
tecnicismo, si sono venute creare, le condizioni ideali, perché ciò accadesse.
Tornare indietro è impossibile. Solo dalle ceneri della sua smisurata vanità,
l’umanità, riuscirà lentamente a risorgere. Forse!
Per tanto, dobbiamo
riappropriarci della conoscenza del passato, delle certezze, e dei parametri di
giudizio necessari per l’autodeterminazione, come espressione di libertà
positiva. Diversamente, il relativismo dilagante, ci sommergerà come uno
tsunami, e non ci sarà un domani, ne per noi, ne per i nostri figli e nipoti.
Gianni Tirelli
*Dioniso*777* ha detto.........
gianni tirelli ha detto...
Grazie Dionisio sono parole che fanno piacere, oltre ogni altra prosaica ricompensa!! Sempre avanti!! un abbraccio
Mi è piaciuta talmente tanto che l'ho messa sul mio blog assieme agli innominati, sei un grande scrittore, critico ed osservatore, come "Dovrebbero" esserlo coloro che lavorano per i media nazisti!
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