I MITI PAGANI DELLA MODERNITA’
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LA MORTE DI STEVE JOBS: UN
GRANDE SPOT PER LA “APPLE”
Si, è inconfutabile! “La tecnologia, ha
cambiato radicalmente la nostra vita e, al punto tale, da non saperla più
distinguere dallo stato vegetativo”.
Quelli che chiamano, i miti moderni, che
siano cantanti, calciatori, attori, e compagnia bella, non sono altro che un
colossale, quanto becero business. Le grandi masse di invasati e idolatri,
privi di qualsiasi capacità critica e analitica, sono le vittime inconsapevoli della
propaganda mediatica del grande mercato consumista e relativista che, in nome
di un profitto senza regole e spietato, specula sull’ottusità, le debolezze, e
sulla totale mancanza di oggettività, capacità critica e di analisi, degli
individui omologati.
Viviamo in un Sistema che riesce a sfornare miti con la
facilità di chi si appresta a rimuovere caccole dal naso.
Il caso del
miliardario informatico Steve Jobs, ne è emblema, essendo, per altro,
sconosciuto ai molti ad eccezione degli addetti ai lavori e ai fanatici
dell’informatica. Oggi tutti lo acclamano al pari di una star internazionale
della musica rock e, i Media, lo santificano al rango di Messia che, con la sua
discesa in terra, a cambiato per sempre le nostre vite. Giornali e televisioni
frugano nel suo privato dandogli un taglio da eroe romantico che tanto piace
alla massa smarrita, golosa e assetata di gossip e che, a fronte di una
curiosità maniacale, intende lenire il vuoto di una solitudine lacerante.
“Non
si spiega l’enfasi mitologica dei media, i titoli messianici e queste ovazioni
planetarie per Jobs”, scrive Antonio Socci nel suo articolo su “Libero”. E
continua:
“Il Corriere della sera, per fare solo un esempio, ha dedicato –
oltre all’apertura di prima pagina – otto pagine (ripeto: otto!) al decesso,
peraltro annunciatissimo di Jobs. Non ha esitato – il “Corriere” – nemmeno a
titolare: “A Cupertino come da Madre Teresa”.
E, per non farci mancare niente,
ha affidato l’editoriale a Beppe Severgnini il quale ha occupato la prima
pagina del quotidiano milanese per dare al mondo due fondamentali notizie: 1)
“il primo portatile l’ho acquistato vent’anni fa in California” (e chi se ne
frega!); 2) “il (mio) primo computer è stato un Macintosh: ci ho scritto il
primo libro” (cosa che potrebbe gravare sulla coscienza di Jobs come un
macigno). Perfino i giornali di sinistra hanno partecipato alla devota
processione con i turiboli per la mitizzazione di Jobs, sebbene sia un simbolo
del grande capitalismo. “Il Manifesto” gli ha dedicato l’apertura e un
editoriale laudatorio intitolato: “Un borghese rivoluzionario”.
E un altro
titolo che (letto su un giornale comunista) fa un po’ ridere: “Il morso
dell’utopia”. Di questo passo rischiano di mitizzare pure Berlusconi”
Quante cose, del resto, hanno cambiato la
vita degli individui, in maniera irreversibile (almeno per adesso!), in questo
ultimo mezzo secolo? Pensiamo alla lavatrice, al frigorifero, ai pneumatici
delle nostre macchine e a un’infinità di cose, delle quali, nessun individuo
delle società occidentali è più in grado di farne a meno, ne mai rinuncerebbe
in cambio di un potente sofisticato computer.
La tecnologia e, in questo
specifico caso l’informatica, non sono per definizione oggetto di mitizzazione
ne tanto meno, il parametro di comparazione atto a valutare il livello di
civiltà, progresso e di felicità di un popolo. Questi falsi miti pagani dai
conti bancari stratosferici, non possono essere, per nessun motivo al mondo,
punto di riferimento e modello di una nuova o ipotetica cultura.
“Se non “state
attenti”, i media vi faranno odiare le persone oppresse e amare quelle che
opprimono”. Era il 21 febbraio del 1965 quando, Malcom X, pronunciava con una
naturalezza disarmante e un tono lapidario quell’avvertimento dai risvolti
profetici. Oggi, a distanza di 46 anni, quell’intuizione si è rivelata realtà.
Il caro Steve Jobs (e che Dio lo abbia in
gloria) del quale io, non intendo per nessun motivo, esserne il detrattore ne
sminuire le sue assodate e geniali intuizioni e capacità tecniche, ci ha lasciato
alla giovane età di 56 anni, devastato da un tumore al pancreas.
Un dato di
fatto, scientifico e inopinabile, ci dice che negli ultimi decenni, si è
assistito a un aumento esponenziale di infinite forme e patologie tumorali e
leucemie, direttamente proporzionale alla commercializzazione su larga scala di
“beni” tecnologici. Cosa in realtà fa funzionare questi stramaledetti e
infernali marchingegni, solo Dio lo sa. E’ questo il nocciolo della questione!
La domanda inquietante che ognuno di noi si dovrebbe porre!
Io non appartengo all’autorevole categoria
di scienziati e ricercatori che, nell’affermazione “non è ancora stato
provato”, intendono, furbescamente, spazzare via ogni possibile dubbio e
critica sulle loro “scoperte”, ma a quella del buon senso, e della stringente
logica del “due più due fa quattro”.
Solo qualcosa o qualcuno, al di fuori,
della nostra comprensione, può produrre veri miracoli e privi di alcuna
controindicazione. Uno scienziato, è comunque un uomo (per lo più affetto da
ludica curiosità maniacale e compulsiva), e fa quello che può.
Dovremmo però
sapere, che esiste un limite etico e deontologico oltre il quale, tutto è
profanazione e violazione. Ma queste, non sono cose che s’imparano sui banchi
di scuola. Sono connaturate dentro di noi e, come le idee, non valgono per
quello che rendono, ma per quello che costano.
Ma questi, sono temi “d’altri
tempi”, che la modernità rifiuta a priori. Quella modernità che, sul profitto,
anche se sporco e criminogeno, ha costruito il suo impero perverso.
Queste infernali macchinette, assemblate da
questa cricca di psicopatici della scienza, per potere funzionare necessitano
dello zampino del diavolo. E questo è un dato di fatto
incontrovertibile!
Nulla, della moderna tecnologia avrebbe un senso, senza l’intervento
mistificatore del maligno.
Ma il diavolo vuole sempre qualcosa in cambio e oggi
(in questo caso specifico), oltre all’anima, pretende anche la vita.
“NON E’
STATO ANCORA PROVATO”, ribatte istericamente lo scienziato, colpito al cuore
della sua vanità e del suo mal riposto orgoglio.
Questi moderni geni del male,
conoscono perfettamente i danni devastanti e le infinite controindicazioni, ad
esempio, del telefono cellulare e radiazioni in generale, ma negano con forza
ogni addebito e responsabilità. Ne va della loro credibilità, e del loro porta
fogli, gonfio a dismisura dopo avere sottoscritto il contratto con una
riconoscente e sorridente multinazionale.
I tumori al cervello dei nostri
ragazzi causati dall’uso improprio del telefonino, stanno aumentando in modo
allarmante; e non lo dico io, benché lo supponga, ma sono i dati, relativi ai
ricoveri di giovani affetti da questa patologia che, negli ultimi tempi, sono
in vorticoso aumento.
Alla tecnologia, poi, che é responsabile di tutta quella
montagna di rifiuti mortali che ci sta oramai sommergendo, é dato il compito
(inspiegabilmente!)del loro smaltimento e della bonifica. Sarebbe come chiedere
al diavolo, che abbiamo assoldato per distruggere e dividere, di ricostruire e
pacificare per il bene comune.
Il prestigioso giornale americano
Washington Post, nel numero del 29 Giugno 2005, riporta una notizia sui
risultati di una ricerca a lungo termine (dal 1990 ad oggi) sull’effetto delle
radiazioni ionizzanti sull’uomo e da cui risulta una pericolosità delle
radiazioni anche a piccole dosi, fino ad oggi sottostimata che porta alla
preoccupante affermazione che: “Non esiste un livello “sicuro” di radiazioni;
anche basse dosi di esposizione ai raggi possono danneggiare il DNA.
Dallo
studio epidemiologico condotto dalla National Academy of Science (1)
(l’Accademia è una organizzazione privata incaricata dal governo U.S.A. di
informare il Governo in materia scientifica) risulta che ogni piccola dose di
radiazione pone un rischio di generare il cancro su una persona durante tutto
l’arco della sua vita, e contraddice le precedenti affermazioni di alcuni
scienziati che dicevano che piccole dosi sono innocue e persino benefiche. I
dati mettono quindi in discussione anche il cosiddetto limite massimo di
radiazioni per cui, per esempio, il personale delle centrali nucleari deve
abbandonare un reattore in caso di incidente.
I risultati mettono in guardia
su di un eccessivo uso di tecniche medico-diagnostiche come la scansione
mediate tomografia assiale computerizzata TAC su tutto il corpo.
I ricercatori
affermano nel loro lavoro che non esiste una soglia di esposizione alle
radiazioni sotto la quale il cancro non sia indotto.
Anche i semplici raggi
comunemente prescritti determinano alcuni rischi di effetti negativi sulla
salute, essendo i raggi X più pericolosi di altre radiazioni ionizzanti.
Da
questo studio emerge che una persona su 1000 svilupperà il cancro dopo una sola
esposizione alla TAC totale.
Il lavoro conclude dicendo che non esiste una
soglia di esposizione sotto la quale bassi livelli di radiazione possano essere
dimostrati innocui o benefici.
Gli autori della ricerca hanno stimato che una
persona su 100 esposta a 100 milliservert di radiazione durante la vita,
svilupperà un cancro di tipo solido o una leucemia, e che la metà di questi
casi sarà fatale. Inoltre si prevede che altre 42 persone di questo gruppo
svilupperanno un cancro per altre cause.
“Non ho idea – dice Einstein – di quali
armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà
combattuta coi bastoni e con le pietre”. E’ lo stesso Einstein (grande filosofo
ma come scienziato una vera frana) che con le sue scoperte e ricerche aveva
concorso alla realizzazione dell’ordigno più devastante e diabolico della
storia dell’umanità: la bomba atomica.
La tecnologia e l’informatica e le
connessioni e implicazioni e pianificare con la guerra
Il 5 e 6 Agosto del 1945 l’America,
nonostante il Giappone si trovasse in serie difficoltà e senza possibilità di
riscossa, bombardò le città di Hiroshima e Nagasaki mettendo fine alla guerra
ma mietendo centinaia di migliaia di vittime ingiustificatamente.
Paradossalmente
colui che mise in moto la terribile macchina della bomba atomica era lo stesso
uomo che aveva affermato: “Il mio pacifismo è un sentimento istintivo, un
sentimento che mi domina perché l’assassinio dell’uomo mi ispira disgusto. Il
mio atteggiamento non deriva da qualche teoria intellettuale, ma si fonda sulla
mia profonda avversione per ogni specie di crudeltà e di odio.”
Ecco perché Einstein, fino alla sua morte,
non dimenticò mai quella lettera e non si stancò di ripetere: “Se avessi
saputo… non avrei mai scritto quella lettera” e per la stessa ragione nel 1955,
in collaborazione con il filosofo inglese Bertrand Russell, ed altre menti del
tempo, concepì un manifesto per sensibilizzare gli scienziati del mondo intero
riguardo i pericoli di una guerra nucleare.
E se Jobs, come tanti veri geni dimenticati
e mai assurti a mito, fosse stato povero in canna e, un giorno, ritrovato senza
vita alla venerabile età di 90 anni, in un letto malconcio di un umido tugurio,
come avrebbe dato la Apple, la notizia al mondo del suo decesso? O per motivi
di “opportunità”, non avrebbe forse seppellito la notizia, nelle oscurità
dell’oblio?
Per tanto, questa straordinaria e
strumentale esposizione mediatica incentrata sulla morte di Steve Jobs è stata,
in realtà, l’occasione insperata per la Apple, di un grande Spot planetario a
costi zero.
I cinici per tanto, non sono coloro, che hanno una visione
disincantata, relativa ai nuovi sistemi che muovono l’economia e dai quali ne
ricavano dati certi e risposte oggettive, ma chi, per motivi di profitti sempre
maggiori, non esitano a svendere ogni buon senso, dignità e principio, pur di
assicurarsi un posto di privilegio nel mercato globale.
Oggi gli scienziati ci fanno sapere con
evidente soddisfazione, che l’intelligenza artificiale ha fatto passi da
gigante. In maniera diametralmente opposta e inversamente proporzionale, quella
umana si è ridotta ad un libretto di istruzioni che il Sistema ci ha dato in
dote al momento della nostra venuta al mondo – e che noi interpretiamo alla
lettera in ogni suo punto e comma.
La solita banda, al soldo del potere
economico, ci parla di una cellula virtuale in grado di riprodursi, e di un
fantascientifico acceleratore di particelle capace di generare, in un
laboratorio (della lunghezza di 27 km alla profondità di cento metri e dai
costi incommensurabili), le cause relative all’origine dell’universo. L’oramai
famoso “bosone” in maniera irriverente e blasfema, viene confidenzialmente
chiamato, la “particella di Dio”. Adesso è la volta dei “Neutrini”, tanto cari
alla Gelmini!!
Dalla fissione nucleare in avanti (bomba atomica a reazione
nucleare incontrollata), è stato un susseguirsi di tragedie (guerre,
inquinamento e patologie di ogni genere), che hanno caratterizzato le ragioni
di questo secolo nefasto. Del resto, le vere scoperte non contemplano alcun
tipo di controindicazione o effetto collaterale. Ed é per tanto impensabile e
inconcepibile che, dalla profanazione dei principi etici (che ha prodotto
un’arma di distruzione di massa), possa derivarne un’applicazione pulita
finalizzata al bene comune. Si, è inconfutabile! La tecnologia ha cambiato
radicalmente la nostra vita, al punto tale, da non saperla più distinguere
dallo stato vegetativo.
Quale futuro possiamo mai intravedere per i nostri
giovani, quando una montagna di menzogne, minchiate e di paure, sommerge e
soffoca ogni loro speranza, personalismo e capacità critica?
E poi finiamola
una volta per sempre di dare credito alle sistematiche boutades di un Sistema
marcio e cancerogeno, che investe ogni sua risorsa al solo scopo di prenderci
tutti per il culo, trattandoci come un branco di idioti cerebrolesi!!!
Se quel
giorno le macchine (diversamente dal carburante), saranno alimentate ad acqua,
e il cancro, definitivamente sconfitto da una miracolosa pillola blu, forse,
potremmo cominciare a considerare la bontà e le intenzioni di un Sistema che,
per il momento, a confinato l’umanità dentro un’inedita schiavitù senza catene,
permeata di dolore, paura e relativismo.
E conclude Socci: “Jobs è un uomo del
nostro tempo. E’ stato un bravo inventore e un industriale di grande talento.
Anche un tipo simpatico e tosto, per come ha vissuto la malattia. Ma,
sinceramente, non mi pare uno che ha rivoluzionato la storia umana. Nemmeno un
filosofo.
Le sole due frasi suggestive da lui pronunciate nel famoso discorso
di Stanford non sono sue: sono citazioni (e lui peraltro lo dice
esplicitamente). Eppure vengono evocate come massime del mito Jobs.
“Continuate
ad aver fame. Continuate ad essere folli” è una frase del “Whole Earth Catalog”
di Steward Brand. Mentre “vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo” è un
pensiero della spiritualità monastica cristiana che Jobs lesse a 17 anni in
forma di battuta umoristica: “Se vivrete ogni giorno come se fosse l’ultimo, un
giorno sicuramente avrete avuto ragione”.
Jobs è stato semplicemente un
creativo e un grosso industriale, non un moderno Cristo! E non inventiamo, miti
per coprire il nostro vuoto”.
Solo se sapremo rinunciare all’effimero,
all’illusorio e alle sterili seduzioni della modernità, potremo ritrovare la
libertà perduta, e quella sana gioia e salute che, un tempo, abbiamo barattato,
in cambio di una modernità canaglia e foriera di apocalittiche sventure.
Gianni Tirelli.
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