domenica 9 ottobre 2011

I MITI PAGANI DELLA MODERNITA’ -
LA MORTEDI STEVE JOBS: UN GRANDE SPOT PER LA “APPLE” Gianni Tirelli






I MITI PAGANI DELLA MODERNITA’

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LA MORTE DI STEVE JOBS: UN

GRANDE SPOT PER LA  “APPLE”


Si, è inconfutabile! “La tecnologia, ha cambiato radicalmente la nostra vita e, al punto tale, da non saperla più distinguere dallo stato vegetativo”.

Quelli che chiamano, i miti moderni, che siano cantanti, calciatori, attori, e compagnia bella, non sono altro che un colossale, quanto becero business. Le grandi masse di invasati e idolatri, privi di qualsiasi capacità critica e analitica, sono le vittime inconsapevoli della propaganda mediatica del grande mercato consumista e relativista che, in nome di un profitto senza regole e spietato, specula sull’ottusità, le debolezze, e sulla totale mancanza di oggettività, capacità critica e di analisi, degli individui omologati.
Viviamo in un Sistema che riesce a sfornare miti con la facilità di chi si appresta a rimuovere caccole dal naso.
Il caso del miliardario informatico Steve Jobs, ne è emblema, essendo, per altro, sconosciuto ai molti ad eccezione degli addetti ai lavori e ai fanatici dell’informatica. Oggi tutti lo acclamano al pari di una star internazionale della musica rock e, i Media, lo santificano al rango di Messia che, con la sua discesa in terra, a cambiato per sempre le nostre vite. Giornali e televisioni frugano nel suo privato dandogli un taglio da eroe romantico che tanto piace alla massa smarrita, golosa e assetata di gossip e che, a fronte di una curiosità maniacale, intende lenire il vuoto di una solitudine lacerante.
“Non si spiega l’enfasi mitologica dei media, i titoli messianici e queste ovazioni planetarie per Jobs”, scrive Antonio Socci nel suo articolo su “Libero”. E continua:
“Il Corriere della sera, per fare solo un esempio, ha dedicato – oltre all’apertura di prima pagina – otto pagine (ripeto: otto!) al decesso, peraltro annunciatissimo di Jobs. Non ha esitato – il “Corriere” – nemmeno a titolare: “A Cupertino come da Madre Teresa”.
E, per non farci mancare niente, ha affidato l’editoriale a Beppe Severgnini il quale ha occupato la prima pagina del quotidiano milanese per dare al mondo due fondamentali notizie: 1) “il primo portatile l’ho acquistato vent’anni fa in California” (e chi se ne frega!); 2) “il (mio) primo computer è stato un Macintosh: ci ho scritto il primo libro” (cosa che potrebbe gravare sulla coscienza di Jobs come un macigno). Perfino i giornali di sinistra hanno partecipato alla devota processione con i turiboli per la mitizzazione di Jobs, sebbene sia un simbolo del grande capitalismo. “Il Manifesto” gli ha dedicato l’apertura e un editoriale laudatorio intitolato: “Un borghese rivoluzionario”.
E un altro titolo che (letto su un giornale comunista) fa un po’ ridere: “Il morso dell’utopia”. Di questo passo rischiano di mitizzare pure Berlusconi”
Quante cose, del resto, hanno cambiato la vita degli individui, in maniera irreversibile (almeno per adesso!), in questo ultimo mezzo secolo? Pensiamo alla lavatrice, al frigorifero, ai pneumatici delle nostre macchine e a un’infinità di cose, delle quali, nessun individuo delle società occidentali è più in grado di farne a meno, ne mai rinuncerebbe in cambio di un potente sofisticato computer.
La tecnologia e, in questo specifico caso l’informatica, non sono per definizione oggetto di mitizzazione ne tanto meno, il parametro di comparazione atto a valutare il livello di civiltà, progresso e di felicità di un popolo. Questi falsi miti pagani dai conti bancari stratosferici, non possono essere, per nessun motivo al mondo, punto di riferimento e modello di una nuova o ipotetica cultura.
“Se non “state attenti”, i media vi faranno odiare le persone oppresse e amare quelle che opprimono”. Era il 21 febbraio del 1965 quando, Malcom X, pronunciava con una naturalezza disarmante e un tono lapidario quell’avvertimento dai risvolti profetici. Oggi, a distanza di 46 anni, quell’intuizione si è rivelata realtà.
Il caro Steve Jobs (e che Dio lo abbia in gloria) del quale io, non intendo per nessun motivo, esserne il detrattore ne sminuire le sue assodate e geniali intuizioni e capacità tecniche, ci ha lasciato alla giovane età di 56 anni, devastato da un tumore al pancreas.
Un dato di fatto, scientifico e inopinabile, ci dice che negli ultimi decenni, si è assistito a un aumento esponenziale di infinite forme e patologie tumorali e leucemie, direttamente proporzionale alla commercializzazione su larga scala di “beni” tecnologici. Cosa in realtà fa funzionare questi stramaledetti e infernali marchingegni, solo Dio lo sa. E’ questo il nocciolo della questione! La domanda inquietante che ognuno di noi si dovrebbe porre!
Io non appartengo all’autorevole categoria di scienziati e ricercatori che, nell’affermazione “non è ancora stato provato”, intendono, furbescamente, spazzare via ogni possibile dubbio e critica sulle loro “scoperte”, ma a quella del buon senso, e della stringente logica del “due più due fa quattro”.
Solo qualcosa o qualcuno, al di fuori, della nostra comprensione, può produrre veri miracoli e privi di alcuna controindicazione. Uno scienziato, è comunque un uomo (per lo più affetto da ludica curiosità maniacale e compulsiva), e fa quello che può.
Dovremmo però sapere, che esiste un limite etico e deontologico oltre il quale, tutto è profanazione e violazione. Ma queste, non sono cose che s’imparano sui banchi di scuola. Sono connaturate dentro di noi e, come le idee, non valgono per quello che rendono, ma per quello che costano.
Ma questi, sono temi “d’altri tempi”, che la modernità rifiuta a priori. Quella modernità che, sul profitto, anche se sporco e criminogeno, ha costruito il suo impero perverso.
Queste infernali macchinette, assemblate da questa cricca di psicopatici della scienza, per potere funzionare necessitano dello zampino del diavolo. E questo è un dato di fatto incontrovertibile!
Nulla, della moderna tecnologia avrebbe un senso, senza l’intervento mistificatore del maligno.
Ma il diavolo vuole sempre qualcosa in cambio e oggi (in questo caso specifico), oltre all’anima, pretende anche la vita.
“NON E’ STATO ANCORA PROVATO”, ribatte istericamente lo scienziato, colpito al cuore della sua vanità e del suo mal riposto orgoglio.
Questi moderni geni del male, conoscono perfettamente i danni devastanti e le infinite controindicazioni, ad esempio, del telefono cellulare e radiazioni in generale, ma negano con forza ogni addebito e responsabilità. Ne va della loro credibilità, e del loro porta fogli, gonfio a dismisura dopo avere sottoscritto il contratto con una riconoscente e sorridente multinazionale.
I tumori al cervello dei nostri ragazzi causati dall’uso improprio del telefonino, stanno aumentando in modo allarmante; e non lo dico io, benché lo supponga, ma sono i dati, relativi ai ricoveri di giovani affetti da questa patologia che, negli ultimi tempi, sono in vorticoso aumento.
Alla tecnologia, poi, che é responsabile di tutta quella montagna di rifiuti mortali che ci sta oramai sommergendo, é dato il compito (inspiegabilmente!)del loro smaltimento e della bonifica. Sarebbe come chiedere al diavolo, che abbiamo assoldato per distruggere e dividere, di ricostruire e pacificare per il bene comune.
Il prestigioso giornale americano Washington Post, nel numero del 29 Giugno 2005, riporta una notizia sui risultati di una ricerca a lungo termine (dal 1990 ad oggi) sull’effetto delle radiazioni ionizzanti sull’uomo e da cui risulta una pericolosità delle radiazioni anche a piccole dosi, fino ad oggi sottostimata che porta alla preoccupante affermazione che: “Non esiste un livello “sicuro” di radiazioni; anche basse dosi di esposizione ai raggi possono danneggiare il DNA.
Dallo studio epidemiologico condotto dalla National Academy of Science (1) (l’Accademia è una organizzazione privata incaricata dal governo U.S.A. di informare il Governo in materia scientifica) risulta che ogni piccola dose di radiazione pone un rischio di generare il cancro su una persona durante tutto l’arco della sua vita, e contraddice le precedenti affermazioni di alcuni scienziati che dicevano che piccole dosi sono innocue e persino benefiche. I dati mettono quindi in discussione anche il cosiddetto limite massimo di radiazioni per cui, per esempio, il personale delle centrali nucleari deve abbandonare un reattore in caso di incidente. 
I risultati mettono in guardia su di un eccessivo uso di tecniche medico-diagnostiche come la scansione mediate tomografia assiale computerizzata TAC su tutto il corpo. 
I ricercatori affermano nel loro lavoro che non esiste una soglia di esposizione alle radiazioni sotto la quale il cancro non sia indotto. 
Anche i semplici raggi comunemente prescritti determinano alcuni rischi di effetti negativi sulla salute, essendo i raggi X più pericolosi di altre radiazioni ionizzanti. 
Da questo studio emerge che una persona su 1000 svilupperà il cancro dopo una sola esposizione alla TAC totale. 
Il lavoro conclude dicendo che non esiste una soglia di esposizione sotto la quale bassi livelli di radiazione possano essere dimostrati innocui o benefici. 
Gli autori della ricerca hanno stimato che una persona su 100 esposta a 100 milliservert di radiazione durante la vita, svilupperà un cancro di tipo solido o una leucemia, e che la metà di questi casi sarà fatale. Inoltre si prevede che altre 42 persone di questo gruppo svilupperanno un cancro per altre cause.
“Non ho idea – dice Einstein – di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre”. E’ lo stesso Einstein (grande filosofo ma come scienziato una vera frana) che con le sue scoperte e ricerche aveva concorso alla realizzazione dell’ordigno più devastante e diabolico della storia dell’umanità: la bomba atomica.
La tecnologia e l’informatica e le connessioni e implicazioni e pianificare con la guerra
Il 5 e 6 Agosto del 1945 l’America, nonostante il Giappone si trovasse in serie difficoltà e senza possibilità di riscossa, bombardò le città di Hiroshima e Nagasaki mettendo fine alla guerra ma mietendo centinaia di migliaia di vittime ingiustificatamente.
Paradossalmente colui che mise in moto la terribile macchina della bomba atomica era lo stesso uomo che aveva affermato: “Il mio pacifismo è un sentimento istintivo, un sentimento che mi domina perché l’assassinio dell’uomo mi ispira disgusto. Il mio atteggiamento non deriva da qualche teoria intellettuale, ma si fonda sulla mia profonda avversione per ogni specie di crudeltà e di odio.”
Ecco perché Einstein, fino alla sua morte, non dimenticò mai quella lettera e non si stancò di ripetere: “Se avessi saputo… non avrei mai scritto quella lettera” e per la stessa ragione nel 1955, in collaborazione con il filosofo inglese Bertrand Russell, ed altre menti del tempo, concepì un manifesto per sensibilizzare gli scienziati del mondo intero riguardo i pericoli di una guerra nucleare.
E se Jobs, come tanti veri geni dimenticati e mai assurti a mito, fosse stato povero in canna e, un giorno, ritrovato senza vita alla venerabile età di 90 anni, in un letto malconcio di un umido tugurio, come avrebbe dato la Apple, la notizia al mondo del suo decesso? O per motivi di “opportunità”, non avrebbe forse seppellito la notizia, nelle oscurità dell’oblio?
Per tanto, questa straordinaria e strumentale esposizione mediatica incentrata sulla morte di Steve Jobs è stata, in realtà, l’occasione insperata per la Apple, di un grande Spot planetario a costi zero.
I cinici per tanto, non sono coloro, che hanno una visione disincantata, relativa ai nuovi sistemi che muovono l’economia e dai quali ne ricavano dati certi e risposte oggettive, ma chi, per motivi di profitti sempre maggiori, non esitano a svendere ogni buon senso, dignità e principio, pur di assicurarsi un posto di privilegio nel mercato globale.
Oggi gli scienziati ci fanno sapere con evidente soddisfazione, che l’intelligenza artificiale ha fatto passi da gigante. In maniera diametralmente opposta e inversamente proporzionale, quella umana si è ridotta ad un libretto di istruzioni che il Sistema ci ha dato in dote al momento della nostra venuta al mondo – e che noi interpretiamo alla lettera in ogni suo punto e comma.
La solita banda, al soldo del potere economico, ci parla di una cellula virtuale in grado di riprodursi, e di un fantascientifico acceleratore di particelle capace di generare, in un laboratorio (della lunghezza di 27 km alla profondità di cento metri e dai costi incommensurabili), le cause relative all’origine dell’universo. L’oramai famoso “bosone” in maniera irriverente e blasfema, viene confidenzialmente chiamato, la “particella di Dio”. Adesso è la volta dei “Neutrini”, tanto cari alla Gelmini!!
Dalla fissione nucleare in avanti (bomba atomica a reazione nucleare incontrollata), è stato un susseguirsi di tragedie (guerre, inquinamento e patologie di ogni genere), che hanno caratterizzato le ragioni di questo secolo nefasto. Del resto, le vere scoperte non contemplano alcun tipo di controindicazione o effetto collaterale. Ed é per tanto impensabile e inconcepibile che, dalla profanazione dei principi etici (che ha prodotto un’arma di distruzione di massa), possa derivarne un’applicazione pulita finalizzata al bene comune. Si, è inconfutabile! La tecnologia ha cambiato radicalmente la nostra vita, al punto tale, da non saperla più distinguere dallo stato vegetativo.
Quale futuro possiamo mai intravedere per i nostri giovani, quando una montagna di menzogne, minchiate e di paure, sommerge e soffoca ogni loro speranza, personalismo e capacità critica?
E poi finiamola una volta per sempre di dare credito alle sistematiche boutades di un Sistema marcio e cancerogeno, che investe ogni sua risorsa al solo scopo di prenderci tutti per il culo, trattandoci come un branco di idioti cerebrolesi!!!
Se quel giorno le macchine (diversamente dal carburante), saranno alimentate ad acqua, e il cancro, definitivamente sconfitto da una miracolosa pillola blu, forse, potremmo cominciare a considerare la bontà e le intenzioni di un Sistema che, per il momento, a confinato l’umanità dentro un’inedita schiavitù senza catene, permeata di dolore, paura e relativismo.
E conclude Socci: “Jobs è un uomo del nostro tempo. E’ stato un bravo inventore e un industriale di grande talento. Anche un tipo simpatico e tosto, per come ha vissuto la malattia. Ma, sinceramente, non mi pare uno che ha rivoluzionato la storia umana. Nemmeno un filosofo.
Le sole due frasi suggestive da lui pronunciate nel famoso discorso di Stanford non sono sue: sono citazioni (e lui peraltro lo dice esplicitamente). Eppure vengono evocate come massime del mito Jobs.
“Continuate ad aver fame. Continuate ad essere folli” è una frase del “Whole Earth Catalog” di Steward Brand. Mentre “vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo” è un pensiero della spiritualità monastica cristiana che Jobs lesse a 17 anni in forma di battuta umoristica: “Se vivrete ogni giorno come se fosse l’ultimo, un giorno sicuramente avrete avuto ragione”.
Jobs è stato semplicemente un creativo e un grosso industriale, non un moderno Cristo! E non inventiamo, miti per coprire il nostro vuoto”.
Solo se sapremo rinunciare all’effimero, all’illusorio e alle sterili seduzioni della modernità, potremo ritrovare la libertà perduta, e quella sana gioia e salute che, un tempo, abbiamo barattato, in cambio di una modernità canaglia e foriera di apocalittiche sventure.

Gianni Tirelli.

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