sabato 8 ottobre 2011

UN INFERNO DI LAUREATI Gianni Tirelli




UN INFERNO DI LAUREATI

Alfabetizzazione e omologazione, procedono allo stesso passo, e sono le due facce di una stessa medaglia. Spingono gli individui a uniformarsi alle tendenze dell’idea dominante. Un opera di condizionamento e di plagio senza precedenti che, in pochi decenni, ha scardinato ogni preesistente regola e personalismo, e costretto l’individuo a tradire la sua vera natura, per sottomettersi all’egemonia dell’industrialesimo idolatra e alle seducenti sirene del consumismo.
Quella che oggi, impropriamente, definiamo “la cultura”, si è rivelato arido apprendimento; improduttivo e inconcludente.
Quanti giovani, oggi, hanno buttato il loro prezioso tempo, chini sui banchi di scuola, dentro atenei caotici fra, master, stages e improbabili specializzazioni? Quanti hanno rinunciato a vivere, per rincorrere, il mito di una laurea, svuotata di ogni significato e intenzione, per coronare l’ambizione dei loro padri? Quante energie e sudati risparmi, è costato tutto questo?
Meglio sarebbe stato per loro zappare un campo, coltivare patate - raccogliere i frutti della fatica, dando alla propria esistenza, un senso, una dignità e una vera libertà.
Che futuro avranno mai questi ragazzi, quando oggi, il Sistema li ha derubati dalla capacità di volare, da soli e liberi, incatenandoli all’illusione e alla paura?
Meglio sarebbe stato per loro impastare cemento. Costruire una casa di pietra, sulla collina, fra i sugheri le querce. E poi al tramonto, rincasare, e perdersi nella magia dei sorrisi e garriti di gioia, di marmocchi analfabeti, gonfi d’amore e di sincera meraviglia.
E prima di abbandonarsi fra le braccia di Morfeo, ringraziare Dio per tanta felicità, aspettando il nuovo giorno, ricco di promesse e di speranza.

Il mito dell’alfabetizzazione e della scolarizzazione obbligatoria, sdoganato dal Sistema come riscatto ad una condizione di ignoranza, accesso alla società civile e come presupposto per un lavoro dignitoso (mortificando così il lavoro della terra, vera conoscenza, tradizioni, principi e valori), è miseramente defunto.
La perdita di autonomia e autosufficienza, (un tempo, valori fondamentale dell’illuminata società contadina), ci ha relegato dentro una schiavitù senza catene, omologando gli individui e privandoli dei personalismi, immaginazione e slanci rivoluzionari. Per il Sistema una vera pacchia!!

Nelle società del passato, la cultura rappresentava l’insieme della conoscenza di un popolo, delle sue infinite diversità e peculiarità individuali – un perfetto meccanismo logico di interazione positiva e di simbiosi mutualistica, fuori da ogni settarismo socio-culturale e politico.
L’analfabeta, proprio in virtù del suo stato, ha sviluppato particolari e sofisticate caratteristiche, diverse ma complementari a quelle di un qualsiasi acculturato. Così, come il non vedente, amplifica il tatto, l’udito e la sfera della percezione.
Se interrompiamo la catena del reciproco bisogno, tutto perde il suo senso.
Ogni essere umano, ha un suo ruolo ben definito, come le caselle di un mosaico che, in virtù della loro corretta collocazione, conseguono a completare nella sua integrità il “Disegno” originario. In una società funzionale e felice, ogni individuo è portatore di ricchezza. Il potere ha bisogno del popolo nella misura in cui, il popolo, ha bisogno del potere.
La diversità, come tale, è il presupposto fondamentale e valore ineludibile, senza la quale, nulla potrebbe esistere – baluardo di libertà e giustizia, solidarietà e pietas.
Il Sistema Liberista Relativista, oggi, intende scardinare le logiche imperiture della convivenza, per dare corso ad un progetto di distruzione e di schiavitù, che neppure il peggiore comunismo, sarebbe mai stato in grado di immaginare. Dunque, prima di sapere scrivere e leggere, avremmo dovuto imparare a pensare, ad ascoltare e a vedere.
Le vere tragedie dell’umanità, si sono concentrate e consumate in questi ultimi cento anni di storia del mondo; prima e seconda guerra mondiale, nazismo, bomba atomica, catastrofe ambientale, biotecnologie, deriva etica e morale e la più devastante (che incorpora al suo interno tutte le altre): il relativismo liberista. L’orrore di tutto questo, non si rifà alla conta, delle vittime sul campo ma, alle modalità, scopi e finalità, che le hanno prodotte, e alla velocità e livello di crudeltà in cui si sono susseguite. Uno sterminio perpetrato contro la diversità e le sue ragioni.
Un olocausto dello spirito e della speranza che, sulla paura, ha edificato il suo potere perverso, e resa inutile, improduttiva e illogica, la nostra esistenza sul pianeta.

La ricchezza e la qualità della vita di un paese, dunque, non sono relative al numero di laureati che riesce a sfornare, ma bensì, al numero di individui che decidono di occuparsi di ambiente, artigianato, agricoltura biologica, tradizioni e cultura e in una parola sola, di Diversità..
Oggi puoi scegliere di comprare una laurea così come acquisti un cellulare, e diventare in questo modo, un ulteriore elemento inquinatore, a scapito di chi lavora in tutt’altro senso.
Il lavoro manuale è pulito, gratificante e liberatorio. Concilia l’uomo con la natura alimentando la sua fede in Dio - trasforma fatica in passione e, creatività in gioia e rende fluido e costante quell’impianto etico connaturato regolatore e dispensatore di equilibrio, armonia e sentimento di solidarietà.
Tutto questo si traduce in un naturale timore riverenziale verso il Supremo, dando senso alla nostra esistenza.
La natura, della quale siamo umili servitori, esige da noi tutti, un totale rispetto e, solo attraverso interventi blandi, dolci, correttivi e mai invasivi, ci è permesso di interagire con Lei.
Quando tutti saremo laureati in massa, il nostro sarà un futuro di schiavitù, di dolore e di follia nelle mani insanguinate di potenti commercianti alla mercé di Satana.
Parole al vento le mie… tutto è ormai alla fine!!

Gianni Tirelli



Anonimo ha detto...
Bel post.
Segnalo un link, che farei leggere a tutti gli studenti, anche, e sopratutto forse, laureati.

http://diciottobrumaio.blogspot.com/2010/12/cari-studenti-e-giovani-proletari-se.html
Cordiali saluti.

Giuseppe ha detto...
Eppure la massa, nutrita dalla testa ai piedi, dal benessere, rimane ancora quasi del tutto indifferente a questo malessere che ci priva, ogni giorno di più, dei più elementari e basilari piaceri della vita, IL LAVORO, LA FAMIGLIA, LA COMUNITÀ, LE PASSIONI.
Mi chiedo fin dove bisogna arrivare per superare il confine della sopportazione.
Anonimo ha detto...
Si può zappare la terra anche da laureati.



Anonimo ha detto...
La laurea è anche un qualcosa che va oltre il possibile lavoro futuro, è formativa e ti consente di vedere la vita con occhi diversi, dopo di essa si può anche andare a fare i contadini, gli agricoltori ed i cuochi, tutto ciò che si vuole, ma da persone che sanno osservare il mondo e comprenderne la sua evoluzione. Saluti











Nessun commento: