sabato 26 novembre 2011

COME STANARE E UCCIDERE LA BESTIA – LA MIA MEDICINA CONTRO IL MAL DI VIVERE Gianni Tirelli


COME STANARE E UCCIDERE LA BESTIA – LA MIA MEDICINA CONTRO IL MAL DI VIVERE

“Lei e li, in agguato, pronta a sferrare in suo micidiale attacco per fare brandelli della nostra vita! Lei, la Bestia, invertebrata e sfuggente, infida e vile, generata della paura narcotizzante dell’uomo contemporaneo e alimentata dagli umori mefistofelici del neo liberismo rampante e schizofrenico che, in pochi decenni, ha fatto piazza pulita di ogni ragione, passione, tradizione e conoscenza, confinando la verità in una dimensione relativa”

Quest’epoca di materialismo edonista oltre ad avere messo in secondo piano il significato dell’esistenza e delle sue ragioni, ha scardinato quell’impianto etico, parametro assoluto di riferimento e comparazione di ogni nostra azione umana, sconfessando ogni spiritualismo trascendente, valore e principio, considerati come ostacoli e veri e propri impedimenti alla soddisfazione sistematica di beni effimeri, dipendenze, debolezze, vizio e perversione.
Le cause scatenanti di quel tormento esistenziale invalidante che oggi colpisce drammaticamente giovani e anziani, belli e brutti, alti e bassi, magri e grassi, di qualsiasi razza, ceto e sesso, in forme depressive, nevrosi, stati di panico e ipocondrie di ogni genere, vanno tutti ricondotti ad uno stile di vita improprio che si pone in netta antitesi con quella che è la nostra originaria natura e funzione.
Il nostro doppio spirituale, in virtù di un automatismo di autoconservazione (connaturato dall’alba dei tempi), non si adeguerà mai per nessun motivo al mondo, alle logiche perverse di una tale anomala realtà e circostanza!
La sua ribellione a questo progetto di contraffazione dell’Io, é totale e senza sconti fino al punto estremo, di programmare a tempo debito l’annullamento di quei soggetti che non sono in grado di ristabilire l’armonia psichica e spirituale e gli equilibri imperituri che hanno regolato da sempre ogni azione umana .
La psicologia, la psichiatria e la farmacologia che si propongono di curare il Mal di Vivere, non fanno altro che peggiorare ulteriormente una tale condizione di disagio psichico, relegando il depresso, all’interno di un’illusione indotta confezionata a parole (logoterapia) e di dipendenza dai principi chimici del farmaco. Da questa gabbia non se ne esce con tali pratiche ma semplicemente e drammaticamente, si sopravvive a mala pena, nell’inconscio desiderio di farla finita una volta per sempre!

Possiamo vivere una tale vita, in balia di quel martirio incompreso che, come uno scudiscio, ci lacera e ci consuma? Cos’è la depressione se non la perdita della speranza! Un’atmosfera dal sapore di vuoto e di un’estrema solitudine che come una cupola di ghiaccio, avvolge il nostro spirito, costringendolo ad un isolamento totale e ad una penosa prigionia!
Lo spirito dell’uomo si nutre di luce, di aria, di ragione e di una particolare sostanza generata dall’incontro (non che dai rapporti) che, ha nostra insaputa, intrattiene con gli altri spiriti della terra.
La depressione, in sintesi, non è altro che il drammatico scollamento che, la “modernità”, ha prodotto fra l’uomo e la natura e quindi, fra le varie e infinite entità spirituali.

Dobbiamo considerare una visione più ottimistica dell’uomo in cui sono presenti tendenze innate alla verità, alla giustizia, alla libertà e creatività, la cui frustrazione produce angoscia e panico.
“I valori dell’Io genetico presenti in tutti gli uomini di tutte le culture sono la dignità, la libertà, la giustizia, l’amore, che se contrastati dai condizionamenti sociali, ambientali e culturali provocano il disagio dell’ uomo che poi lotta come può, per far emergere queste forze interne”.
L’analisi introspettiva, finalizzata a scoprire, decifrare e poi rimuovere le ipotetiche cause, relative agli stati depressivi, turbe nevrotiche, ansie e attacchi di panico, rimane strumento sterile e inefficace e, diversamente dall’intento che si prefigge, peggiora ulteriormente la condizione del depresso che considera il suo stato, come patologico e il castigo di una colpa incompresa .
Spesso la depressione, come altre tante patologie legate al sistema nervoso, è il risultato della frustrazione derivante dall’incapacità di individuare se stessi, il proprio Io e le nostre autentiche necessità.
Il condizionamento delle società moderne, che si attua in un’opera di omologazione delle scelte individuali e più consone ai nostri reali bisogni, è schiacciante, e altera la nostra capacità di un giudizio critico e volontà decisionale.

Per combattere quella paura di base che è all’origine del nostro disagio spirituale, non esiste nulla al mondo di più terapeutico, di una profonda consapevolezza sulla necessità della morte e quindi della comprensione logica dell’ineludibile provvisorietà della vita, in quanto tale. Se non afferriamo a fondo il suo significato più alto, ogni vera felicità ci é preclusa.
La sofferenza umana ha molteplici aspetti e il disagio esistenziale si caratterizza nella mancanza di senso della vita, e nell’angoscia derivata da questo vuoto di valori e significati.
La terapia esistenziale raccoglie diversi approcci che hanno tutti in comune, il principio di riconoscere che ogni persona vive in un mondo proprio di significati e sensazioni personali. Si centra l’attenzione sull’essere nel mondo, sulla coscienza di sé, sulla possibilità di compiere scelte consapevoli che poi contribuiscono al nostro destino. L’assunzione di responsabilità e’ la base per cambiare! Lo sfuggire a questo, genera colpa esistenziale, la consapevolezza in fondo, di scegliere di non decidere.

Confidare a terzi (estranei, parenti o amici che siano) il nostro problema e dei più diversi aspetti della nostra sofferenza rendendoli così testimoni di una circostanza personale, è un primo passo che, nel tempo, ci redime (in forma di terapia) dalla paura del giudizio critico e dall’incomprensione, liberandoci da quell’isolamento sociale, introversione e indolenza, che sono alla base (una volta superati) del processo di guarigione.
Un tale atteggiamento, considera la volontà di assegnare significati, come la principale motivazione umana.

“Lo sviluppo dell’Io cosciente si propone di liberare l’individuo dai condizionamenti e dalle memorie del passato che tende a difendere istintivamente – l’esperienza del disagio esistenziale nell’adolescenza (fase critica per eccellenza), favorisce la ricerca, dei valori e del senso della vita e si traduce in una spiritualità libera dai legami e dai dogmi di modelli prestabiliti”.
“Oltre alla lotta con se stessi, gli ostacoli che ogni uomo incontra in un cammino di sviluppo di sé, sono dovuti agli attacchi di chi difende opinioni personali, privilegi di potere, danaro e possesso. Non che l’invidia di chi non conosce bene la fatica del percorso e vede solo qualche aspetto positivo già raggiunto dagli altri, svalutandolo (per coprire il suo disagio o enfatizzandolo eccessivamente), invece che trarne spunto di riflessione ed esempio.
Il disagio esistenziale e’ quindi spesso dovuto (oltre che alle memorie e ai condizionamenti da superare), all’ ignoranza ben difesa da molti e alla difficoltà a vivere in un mondo governato da chi cerca più il potere che il servizio al prossimo”. dr. Ciro Aurigemma

Non c’è nulla di più miserevole in un uomo, che il commuoversi di se stesso!
Il sentimento dell’auto/commiserazione é quanto di più deleterio e nefasto ci possa essere; scaraventa l’individuo depresso in uno stato di particolare e profondo isolamento e smarrimento dal quale difficilmente riuscirà a riemergere. Una tale condizione, produce nel breve periodo, assuefazione e dipendenza costringendo il depresso a dosi sempre più massicce di negatività, ed esimendolo di da ogni oggettiva responsabilità personale.
In questo modo, il soggetto in causa, intende delegare/imputare a terzi (al mondo esterno, a Dio stesso, al destino), le cause relative a quello stato di disagio esistenziale cronico che ha invalidato ogni sua capacità e risorsa – fondamentali per fuoriuscire dal tunnel della depressione e riaffiorare a nuova vita.

L’introspezione, l’analisi sistematica e ininterrotta, il persistente parlottio con se stessi al fine di individuare le ragioni e i motivi di un tale malessere, si esprimono in una sorta di avvitamento esistenziale che confonde e spariglia ogni elemento di causa, precedentemente codificato.
Ma se anche per una qualsiasi ipotesi, ne individuassimo le ragioni e, con certezza scientifica, il trauma scatenante che era alla radice del nostro problema (avendolo lo stesso prodotto), nulla cambierebbe sostanzialmente della nostra disperata condizione, oltre al fatto oggettivo di una responsabilità accertata.
In verità, all’origine di queste “patologie”, non esiste mai una causa prima scatenante, ma é il risultato di una somma di circostanze (traumi, predisposizione, qualità della vita, ambiente, affetti, bisogni inconsci, lavoro ed altro) che, tutti insieme, l’hanno determinata.

Diversamente, il cammino da intraprendere lungo il traguardo, della guarigione è un altro! E’ sulla forza di volontà, sulla determinazione e caparbietà, che dobbiamo contare e investire ogni nostra residua energia. In questo modo saremo in grado di rivitalizzare il senso e il valore dell’esistenza, messo a tacere (per il momento), dal subdolo tormento di quel Male Oscuro che ci ha precluso ogni vera gioia e speranza.
Questo è il nostro scopo primario e prioritario: ammazzare la Bestia subdola e viscida che, senza bussare, si è introdotta di nascosto nella nostra anima, per dettare le sue condizioni.
Dichiarare guerra alla Bestia, significa essere pronti a tutto e, lungi dall’incoraggiare i suoi propositi, alimentandola in ragione di dubbi, di debolezze e autolesionismo!
La Bestia, si nutre e sopravvive proprio in virtù della nostra paura, le cui emanazioni sono il cibo che, in assoluto, predilige.

Lei deve sapere e capire che la nostra decisione non da adito a ripensamenti di sorta, e che non avremo pace fino al giorno in cui non la vedremo strisciare implorante ai nostri piedi.


Quando dico, Lei, mi riferisco a un’entità cosciente e pensante, reattiva e attiva (benché sfuggente) e non ha qualcosa di astratto, frutto delle nostre fantasie e suggestioni! La Bestia (così ho sempre chiamato la depressione) agisce, premedita, tende trappole e circuisce le nostre speranze e attese. A volte si nasconde e, sazia, si addormenta ai bordi estremi della nostra anima per poi, di soprassalto, affamata e incattivita si avventa, come una iena inferocita facendo incetta dei teneri germogli, della nostra appena ritrovata, pace interiore.
Per questo, non dobbiamo darle tregua ne scampo e, per tanto, la nostra volontà deve essere ferma e ferrea, continua, e imprescindibile da ogni accadimento contingente o ripensamento che sia.
La volontà nella quale abbiamo riposto tutte le nostre certezze di una vittoria schiacciante, é la sola arma ad avere la potenza e la portata di fuoco capace di neutralizzare uno dei mali più invalidanti e crudeli che la società
post/industriale abbia mai prodotto e in forma così virulenta.

La volontà (in questo specifico caso), ci ordina di non pensare e di non trattare. Ci intima di non dormire, ma di agire e intuire, di ordire e di colpire; fino allo stremo.
Interrompere in nostro dialogo interiore è alla base di questa battaglia! Dobbiamo essere concentrati e puntati sull’obiettivo mirato e niente e nessuno ci deve distogliere dal nostro intendimento e progetto di annientamento della Bestia.

Ma se davvero vuoi combattere e vincere la Bestia, devi essere in buona salute e in perfetta forma fisica. Una buona e corretta alimentazione congiunta al movimento motivato (la vita all’aria aperta e il lavoro dei campi danno degli ottimi risultati) sono fattori decisivi per chi si appresta a combattere un tale nemico. Gli effetti benefici scaturiti da un tale atteggiamento, determineranno oggi, l’uomo che saremo domani.
E’ verissimo che “non tutto il male viene per nuocere”! Tanto più, se la nostra condizione di tormento è il frutto di un modus vivendi innaturale e in netto contrasto con le esigenze e, i bisogni fondamentali e imperituri del nostro essere spirituale.
Ergo, non possiamo affrontare un tale battaglia, debilitati nel fisico e mortificati nello spirito. Per contrastare certi dolori, è necessario essere nel pieno delle nostre forze, così da compensare lo squilibrio psicologico e lo sbilanciamento del karma.

La Bestia che é dentro di noi, ci deve dunque fare riflettere (senza però addentrarci in labirintiche e pericolose introspezioni da autodidatta) sulla giustezza delle nostre scelte, passate e presenti, e se coerenti e in linea con i dettami di quell’impianto etico che è alla base della nostra vita.
Ogni autentica felicità e salvezza ci é preclusa, se non recuperiamo e ci atteniamo con rigore a quei principi e valori che abbiamo tradito, e che oggi gridano vendetta.
Sappiamo noi, veramente, cosa intendiamo fare della nostra vita e quali siano le scelte più opportune atte alla realizzazione di un tale compito?
Di questi tempi di relativismo applicato alla quotidianità, è quasi impensabile aspettarsi una qualsiasi risposta! Solo l’azione pragmatica, l’allenamento sistematico, metodico, e una speciale voglia di vivere può produrre il miracolo.

Ogni male (disagio, tormento e dolore), sono le spie luminose che accendendosi e spegnendosi, ci comunicano l’avvenuto cortocircuito in uno fra gli infiniti filamenti del nostro corpo astrale, allertandoci ad un pronto intervento al fine di ristabilirne l’originaria armonia.
Ogni distrazione e debolezza in questa lotta per la vita, può risultare fatale!
Dobbiamo quindi distogliere l’attenzione dal disagio psichico prodotto dalla Bestia e dai suoi effetti collaterali, concentrandosi invece su ciò che abbiamo di più caro e applicandoci in quelle attività che, un tempo, erano per noi motivo di gioia, spensieratezza e di serenità. E questo vale per combattere ogni tipo di dolore!
Il chiacchiericcio interiore, va drasticamente interrotto, per fare spazio alla banalità e alle piccole cose di tutti i giorni.
Quando la Bestia, percepisce di non essere più il centro della nostra attenzione, è portata a ridimensionare il suo potere di affascinazione.

La depressione è un’entità occupante che tende a colmare gli spazi vuoti che trova all’interno della nostra sfera esistenziale. Sta a noi, riprenderci l’area espropriata a nostra insaputa dalla Bestia, per sancire così definitivamente, il nostro originario diritto proprietà.
Anche dopo averla sconfitta, la Bestia a volte, cercherà di mettere la testa fuori dal sacco, ma noi, bene armati, saremo pronti a mostrarle i denti per ricacciarla, seduta stante, in un angolo buio dell’eternità.

In tutto questo ci vuole metodo, continuità, costanza, ma con la certezza che,
quel giorno, noi, fieri trionfatori di uno scontro che credevamo impari e impossibile e gratificati per tanto orgoglio e coraggio, avremo restituito al nostro esistere le sue ragioni e un uomo migliore ai nostri cari.

Gianni Tirelli





*Dioniso*777* ha detto...
Complimenti, hai superato te stesso in questo articolo!
Il male di vivere, brutta cosa, non ne ho mai sofferto essendo un stramaledetto temerario, un bambino cresciuto che nella vita ha sempre fatto quello che voleva, ma ne vedo i risultati su molte persone, anche a me vicine, e penso spesso io mi farei un buco in testa se dovessi vivere così male! Sono d'accordissimo con tutto quello che consigli, articoli come questo dovrebbero essere stampati sui muri in modo che nessuno possa non leggerli. Ripeto, Bello quello che scrivi, peccato che un depresso non avendo motivazioni non lo leggerà e non lo applicherà MAI, essere affamati di conoscenza è un buon motivo per essere al mondo . . . Non voglio criticare, ma sovente lo metto come ante scriptum che ciò che scrivo non verrà letto da coloro ai quali lo dedico ...
Beh, non conta, l'importante è che stiamo bene dentro, gli altri lasciali nel fango, sembra che si divertano, vivono di psicofarmaci, azioni ripetitive, televisione, shopping e merdate varie, come fanno a vivere bene?

Ti dedico un aforisma letto ieri

“Vivere e non avere la consapevolezza della realtà circostante è come trovarsi in una grande biblioteca e non sfiorare nemmeno un libro”

Sei un grande artista dentro,un osservatore meticoloso.

by Dioniso
















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