COME STANARE E UCCIDERE LA BESTIA – LA MIA
MEDICINA CONTRO IL MAL DI VIVERE
“Lei e li, in agguato, pronta a sferrare in
suo micidiale attacco per fare brandelli della nostra vita! Lei, la Bestia,
invertebrata e sfuggente, infida e vile, generata della paura narcotizzante
dell’uomo contemporaneo e alimentata dagli umori mefistofelici del neo
liberismo rampante e schizofrenico che, in pochi decenni, ha fatto piazza
pulita di ogni ragione, passione, tradizione e conoscenza, confinando la verità
in una dimensione relativa”
Quest’epoca di materialismo edonista oltre
ad avere messo in secondo piano il significato dell’esistenza e delle sue
ragioni, ha scardinato quell’impianto etico, parametro assoluto di riferimento
e comparazione di ogni nostra azione umana, sconfessando ogni spiritualismo
trascendente, valore e principio, considerati come ostacoli e veri e propri
impedimenti alla soddisfazione sistematica di beni effimeri, dipendenze,
debolezze, vizio e perversione.
Le cause scatenanti di quel tormento esistenziale
invalidante che oggi colpisce drammaticamente giovani e anziani, belli e
brutti, alti e bassi, magri e grassi, di qualsiasi razza, ceto e sesso, in
forme depressive, nevrosi, stati di panico e ipocondrie di ogni genere, vanno
tutti ricondotti ad uno stile di vita improprio che si pone in netta antitesi
con quella che è la nostra originaria natura e funzione.
Il nostro doppio spirituale, in virtù di un
automatismo di autoconservazione (connaturato dall’alba dei tempi), non si
adeguerà mai per nessun motivo al mondo, alle logiche perverse di una tale
anomala realtà e circostanza!
La sua ribellione a questo progetto di
contraffazione dell’Io, é totale e senza sconti fino al punto estremo, di
programmare a tempo debito l’annullamento di quei soggetti che non sono in
grado di ristabilire l’armonia psichica e spirituale e gli equilibri imperituri
che hanno regolato da sempre ogni azione umana .
La psicologia, la psichiatria e la
farmacologia che si propongono di curare il Mal di Vivere, non fanno altro che
peggiorare ulteriormente una tale condizione di disagio psichico, relegando il
depresso, all’interno di un’illusione indotta confezionata a parole
(logoterapia) e di dipendenza dai principi chimici del farmaco. Da questa
gabbia non se ne esce con tali pratiche ma semplicemente e drammaticamente, si
sopravvive a mala pena, nell’inconscio desiderio di farla finita una volta per
sempre!
Possiamo vivere una tale vita, in balia di
quel martirio incompreso che, come uno scudiscio, ci lacera e ci consuma? Cos’è
la depressione se non la perdita della speranza! Un’atmosfera dal sapore di
vuoto e di un’estrema solitudine che come una cupola di ghiaccio, avvolge il
nostro spirito, costringendolo ad un isolamento totale e ad una penosa
prigionia!
Lo spirito dell’uomo si nutre di luce, di aria, di ragione e di una
particolare sostanza generata dall’incontro (non che dai rapporti) che, ha
nostra insaputa, intrattiene con gli altri spiriti della terra.
La depressione,
in sintesi, non è altro che il drammatico scollamento che, la “modernità”, ha
prodotto fra l’uomo e la natura e quindi, fra le varie e infinite entità
spirituali.
Dobbiamo considerare una visione più
ottimistica dell’uomo in cui sono presenti tendenze innate alla verità, alla
giustizia, alla libertà e creatività, la cui frustrazione produce angoscia e
panico.
“I valori dell’Io genetico presenti in tutti gli uomini di tutte le
culture sono la dignità, la libertà, la giustizia, l’amore, che se contrastati
dai condizionamenti sociali, ambientali e culturali provocano il disagio dell’
uomo che poi lotta come può, per far emergere queste forze interne”.
L’analisi introspettiva, finalizzata a
scoprire, decifrare e poi rimuovere le ipotetiche cause, relative agli stati
depressivi, turbe nevrotiche, ansie e attacchi di panico, rimane strumento
sterile e inefficace e, diversamente dall’intento che si prefigge, peggiora
ulteriormente la condizione del depresso che considera il suo stato, come
patologico e il castigo di una colpa incompresa .
Spesso la depressione, come
altre tante patologie legate al sistema nervoso, è il risultato della
frustrazione derivante dall’incapacità di individuare se stessi, il proprio Io
e le nostre autentiche necessità.
Il condizionamento delle società moderne, che
si attua in un’opera di omologazione delle scelte individuali e più consone ai
nostri reali bisogni, è schiacciante, e altera la nostra capacità di un
giudizio critico e volontà decisionale.
Per combattere quella paura di base che è
all’origine del nostro disagio spirituale, non esiste nulla al mondo di più
terapeutico, di una profonda consapevolezza sulla necessità della morte e
quindi della comprensione logica dell’ineludibile provvisorietà della vita, in
quanto tale. Se non afferriamo a fondo il suo significato più alto, ogni vera
felicità ci é preclusa.
La sofferenza umana ha molteplici aspetti e
il disagio esistenziale si caratterizza nella mancanza di senso della vita, e
nell’angoscia derivata da questo vuoto di valori e significati.
La terapia esistenziale
raccoglie diversi approcci che hanno tutti in comune, il principio di
riconoscere che ogni persona vive in un mondo proprio di significati e
sensazioni personali. Si centra l’attenzione sull’essere nel mondo, sulla
coscienza di sé, sulla possibilità di compiere scelte consapevoli che poi
contribuiscono al nostro destino. L’assunzione di responsabilità e’ la base per
cambiare! Lo sfuggire a questo, genera colpa esistenziale, la consapevolezza in
fondo, di scegliere di non decidere.
Confidare a terzi (estranei, parenti o
amici che siano) il nostro problema e dei più diversi aspetti della nostra
sofferenza rendendoli così testimoni di una circostanza personale, è un primo
passo che, nel tempo, ci redime (in forma di terapia) dalla paura del giudizio
critico e dall’incomprensione, liberandoci da quell’isolamento sociale,
introversione e indolenza, che sono alla base (una volta superati) del processo
di guarigione.
Un tale atteggiamento, considera la volontà di assegnare
significati, come la principale motivazione umana.
“Lo sviluppo dell’Io cosciente si propone
di liberare l’individuo dai condizionamenti e dalle memorie del passato che
tende a difendere istintivamente – l’esperienza del disagio esistenziale
nell’adolescenza (fase critica per eccellenza), favorisce la ricerca, dei
valori e del senso della vita e si traduce in una spiritualità libera dai
legami e dai dogmi di modelli prestabiliti”.
“Oltre alla lotta con se stessi, gli
ostacoli che ogni uomo incontra in un cammino di sviluppo di sé, sono dovuti
agli attacchi di chi difende opinioni personali, privilegi di potere, danaro e
possesso. Non che l’invidia di chi non conosce bene la fatica del percorso e
vede solo qualche aspetto positivo già raggiunto dagli altri, svalutandolo (per
coprire il suo disagio o enfatizzandolo eccessivamente), invece che trarne
spunto di riflessione ed esempio.
Il disagio esistenziale e’ quindi spesso
dovuto (oltre che alle memorie e ai condizionamenti da superare), all’
ignoranza ben difesa da molti e alla difficoltà a vivere in un mondo governato
da chi cerca più il potere che il servizio al prossimo”. dr. Ciro Aurigemma
Non c’è nulla di più miserevole in un uomo,
che il commuoversi di se stesso!
Il sentimento dell’auto/commiserazione é
quanto di più deleterio e nefasto ci possa essere; scaraventa l’individuo
depresso in uno stato di particolare e profondo isolamento e smarrimento dal
quale difficilmente riuscirà a riemergere. Una tale condizione, produce nel
breve periodo, assuefazione e dipendenza costringendo il depresso a dosi sempre
più massicce di negatività, ed esimendolo di da ogni oggettiva responsabilità
personale.
In questo modo, il soggetto in causa, intende delegare/imputare a
terzi (al mondo esterno, a Dio stesso, al destino), le cause relative a quello
stato di disagio esistenziale cronico che ha invalidato ogni sua capacità e
risorsa – fondamentali per fuoriuscire dal tunnel della depressione e
riaffiorare a nuova vita.
L’introspezione, l’analisi sistematica e
ininterrotta, il persistente parlottio con se stessi al fine di individuare le
ragioni e i motivi di un tale malessere, si esprimono in una sorta di
avvitamento esistenziale che confonde e spariglia ogni elemento di causa, precedentemente
codificato.
Ma se anche per una qualsiasi ipotesi, ne individuassimo le ragioni
e, con certezza scientifica, il trauma scatenante che era alla radice del
nostro problema (avendolo lo stesso prodotto), nulla cambierebbe
sostanzialmente della nostra disperata condizione, oltre al fatto oggettivo di
una responsabilità accertata.
In verità, all’origine di queste “patologie”, non
esiste mai una causa prima scatenante, ma é il risultato di una somma di
circostanze (traumi, predisposizione, qualità della vita, ambiente, affetti,
bisogni inconsci, lavoro ed altro) che, tutti insieme, l’hanno determinata.
Diversamente, il cammino da intraprendere
lungo il traguardo, della guarigione è un altro! E’ sulla forza di volontà,
sulla determinazione e caparbietà, che dobbiamo contare e investire ogni nostra
residua energia. In questo modo saremo in grado di rivitalizzare il senso e il
valore dell’esistenza, messo a tacere (per il momento), dal subdolo tormento di
quel Male Oscuro che ci ha precluso ogni vera gioia e speranza.
Questo è il nostro scopo primario e
prioritario: ammazzare la Bestia subdola e viscida che, senza bussare, si è
introdotta di nascosto nella nostra anima, per dettare le sue condizioni.
Dichiarare guerra alla Bestia, significa
essere pronti a tutto e, lungi dall’incoraggiare i suoi propositi,
alimentandola in ragione di dubbi, di debolezze e autolesionismo!
La Bestia, si
nutre e sopravvive proprio in virtù della nostra paura, le cui emanazioni sono
il cibo che, in assoluto, predilige.
Lei deve sapere e capire che la nostra
decisione non da adito a ripensamenti di sorta, e che non avremo pace fino al
giorno in cui non la vedremo strisciare implorante ai nostri piedi.
Quando dico, Lei, mi riferisco a un’entità
cosciente e pensante, reattiva e attiva (benché sfuggente) e non ha qualcosa di
astratto, frutto delle nostre fantasie e suggestioni! La Bestia (così ho sempre
chiamato la depressione) agisce, premedita, tende trappole e circuisce le
nostre speranze e attese. A volte si nasconde e, sazia, si addormenta ai bordi
estremi della nostra anima per poi, di soprassalto, affamata e incattivita si
avventa, come una iena inferocita facendo incetta dei teneri germogli, della
nostra appena ritrovata, pace interiore.
Per questo, non dobbiamo darle tregua
ne scampo e, per tanto, la nostra volontà deve essere ferma e ferrea, continua,
e imprescindibile da ogni accadimento contingente o ripensamento che sia.
La
volontà nella quale abbiamo riposto tutte le nostre certezze di una vittoria
schiacciante, é la sola arma ad avere la potenza e la portata di fuoco capace
di neutralizzare uno dei mali più invalidanti e crudeli che la
società
post/industriale abbia mai prodotto e in forma così virulenta.
La volontà (in questo specifico caso), ci
ordina di non pensare e di non trattare. Ci intima di non dormire, ma di agire
e intuire, di ordire e di colpire; fino allo stremo.
Interrompere in nostro
dialogo interiore è alla base di questa battaglia! Dobbiamo essere concentrati
e puntati sull’obiettivo mirato e niente e nessuno ci deve distogliere dal
nostro intendimento e progetto di annientamento della Bestia.
Ma se davvero vuoi combattere e vincere la
Bestia, devi essere in buona salute e in perfetta forma fisica. Una buona e
corretta alimentazione congiunta al movimento motivato (la vita all’aria aperta
e il lavoro dei campi danno degli ottimi risultati) sono fattori decisivi per
chi si appresta a combattere un tale nemico. Gli effetti benefici scaturiti da
un tale atteggiamento, determineranno oggi, l’uomo che saremo domani.
E’
verissimo che “non tutto il male viene per nuocere”! Tanto più, se la nostra
condizione di tormento è il frutto di un modus vivendi innaturale e in netto
contrasto con le esigenze e, i bisogni fondamentali e imperituri del nostro
essere spirituale.
Ergo, non possiamo affrontare un tale battaglia, debilitati
nel fisico e mortificati nello spirito. Per contrastare certi dolori, è
necessario essere nel pieno delle nostre forze, così da compensare lo
squilibrio psicologico e lo sbilanciamento del karma.
La Bestia che é dentro di noi, ci deve
dunque fare riflettere (senza però addentrarci in labirintiche e pericolose
introspezioni da autodidatta) sulla giustezza delle nostre scelte, passate e
presenti, e se coerenti e in linea con i dettami di quell’impianto etico che è
alla base della nostra vita.
Ogni autentica felicità e salvezza ci é preclusa,
se non recuperiamo e ci atteniamo con rigore a quei principi e valori che
abbiamo tradito, e che oggi gridano vendetta.
Sappiamo noi, veramente, cosa
intendiamo fare della nostra vita e quali siano le scelte più opportune atte alla
realizzazione di un tale compito?
Di questi tempi di relativismo applicato alla
quotidianità, è quasi impensabile aspettarsi una qualsiasi risposta! Solo
l’azione pragmatica, l’allenamento sistematico, metodico, e una speciale voglia
di vivere può produrre il miracolo.
Ogni male (disagio, tormento e dolore),
sono le spie luminose che accendendosi e spegnendosi, ci comunicano l’avvenuto
cortocircuito in uno fra gli infiniti filamenti del nostro corpo astrale,
allertandoci ad un pronto intervento al fine di ristabilirne l’originaria
armonia.
Ogni distrazione e debolezza in questa lotta per la vita, può
risultare fatale!
Dobbiamo quindi distogliere l’attenzione
dal disagio psichico prodotto dalla Bestia e dai suoi effetti collaterali,
concentrandosi invece su ciò che abbiamo di più caro e applicandoci in quelle
attività che, un tempo, erano per noi motivo di gioia, spensieratezza e di
serenità. E questo vale per combattere ogni tipo di dolore!
Il chiacchiericcio
interiore, va drasticamente interrotto, per fare spazio alla banalità e alle
piccole cose di tutti i giorni.
Quando la Bestia, percepisce di non essere più
il centro della nostra attenzione, è portata a ridimensionare il suo potere di
affascinazione.
La depressione è un’entità occupante che
tende a colmare gli spazi vuoti che trova all’interno della nostra sfera
esistenziale. Sta a noi, riprenderci l’area espropriata a nostra insaputa dalla
Bestia, per sancire così definitivamente, il nostro originario diritto
proprietà.
Anche dopo averla sconfitta, la Bestia a volte, cercherà di mettere
la testa fuori dal sacco, ma noi, bene armati, saremo pronti a mostrarle i
denti per ricacciarla, seduta stante, in un angolo buio dell’eternità.
In tutto questo ci vuole metodo,
continuità, costanza, ma con la certezza che,
quel giorno, noi, fieri trionfatori
di uno scontro che credevamo impari e impossibile e gratificati per tanto
orgoglio e coraggio, avremo restituito al nostro esistere le sue ragioni e un
uomo migliore ai nostri cari.
- Complimenti, hai superato te stesso in questo articolo!
Il male di vivere, brutta cosa, non ne ho mai sofferto essendo un stramaledetto temerario, un bambino cresciuto che nella vita ha sempre fatto quello che voleva, ma ne vedo i risultati su molte persone, anche a me vicine, e penso spesso io mi farei un buco in testa se dovessi vivere così male! Sono d'accordissimo con tutto quello che consigli, articoli come questo dovrebbero essere stampati sui muri in modo che nessuno possa non leggerli. Ripeto, Bello quello che scrivi, peccato che un depresso non avendo motivazioni non lo leggerà e non lo applicherà MAI, essere affamati di conoscenza è un buon motivo per essere al mondo . . . Non voglio criticare, ma sovente lo metto come ante scriptum che ciò che scrivo non verrà letto da coloro ai quali lo dedico ...
Beh, non conta, l'importante è che stiamo bene dentro, gli altri lasciali nel fango, sembra che si divertano, vivono di psicofarmaci, azioni ripetitive, televisione, shopping e merdate varie, come fanno a vivere bene?
Ti dedico un aforisma letto ieri
“Vivere e non avere la consapevolezza della realtà circostante è come trovarsi in una grande biblioteca e non sfiorare nemmeno un libro”
Sei un grande artista dentro,un osservatore meticoloso.
by Dioniso