lunedì 12 dicembre 2011
Connessioni: una faccia, una razza.
Siria, Grecia, Libia, Italia - Chi colpisce, una faccia una razza; chi resiste: una faccia una razza
Bombe a Equitalia, bombe nei mercati pachistani, bombe su Yemen e Somalia: una faccia una razza
Che la borghesia vinca o soccomba nella lotta, essa è condannata a perire dalle contraddizioni interne, che diventano mortali nel corso dello sviluppo. Il problema è solo se perirà di mano propria o per mano del proletariato. La permanenza o la fine di un’evoluzione millenaria dipendono dalla risposta a questa domanda. La storia ignora la cattiva infinità dei gladiatori eternamente in lotta. Il vero politico ragiona a base di scadenze. Se la liquidazione della borghesia non si compie entro un termine quasi esattamente calcolabile dell’evoluzione economica e tecnica [..] tutto è perduto. Prima che la scintilla arrivi alla dinamite bisogna tagliare il filo che brucia [Walter Benjamin, Einbahnstrasse, 1928]
http://justiceinconflict.org/2011/04/28/no-joke-2010-un-review-praised-libyas-human-rights-record/ (sito dove si trova il riconoscimento ONU alla Libia come primo paese africano per Indice di Sviluppo Umano e difesa dei diritti umani)
Quella che una banda di licantropi geronto-sionista-massonico-mafioso-vatican-plutocratici, nelle spire della sua psicopatica frenesia, conduce contro il 99% dell’umanità, è una guerra totale. All’ultimo sangue. Guerra di classe, guerra generazionale, guerra contro le donne, i bambini, i vecchi, guerra di religione, guerra di razza, guerra contro popoli sovrani e fuori dal girone assassino della globalizzazione liberomercatista. Tutte guerre, ricordando l’immortale Nando, di altotti contro bassotti. Scemi, succubi o complici, coloro che non vedono le connessioni. Connessioni che l’insostituibile Maria Montessori ci aveva insegnato essere la chiave per capire i fatti, gli insiemi. Come li hanno capiti gli Occupy in Usa e in giro per un mondo ammanettato dalla globalizzazione e, soprattutto, nella Grecia, che pare quella di Leonida e Filippide e con i suoi ormai due anni di nobilissimi scontri e scioperi generali non cessa di azzannare il tentacolo locale della BCE. Ovunque, nelle piazze, nei cortei, nei cartelli, tra le mazzate e gli scoppi, si mira al bersaglio grosso, a quello giusto: la cupola dei bulimici necrofagi del finanzcapitalismo che spende per distruggere e ammazzare nelle guerre ad altri paesi quanto depreda nelle guerre al proprio. Hanno capito che il colonialismo al tempo di Obama, Merkel, Monti, si è fatto dittatura. Dopo la dittatura catto-soft della DC-Nato (con puntello PCI), quella mafiosa dei topi da formaggio-Nato, la dittatura dichiarata, netta e pura come il suo grembiulino, di Rigor Montis Di Pietà.
Bombe a Equitalia, bombe nei mercati pachistani, bombe su Yemen e Somalia: una faccia una razza
Che la borghesia vinca o soccomba nella lotta, essa è condannata a perire dalle contraddizioni interne, che diventano mortali nel corso dello sviluppo. Il problema è solo se perirà di mano propria o per mano del proletariato. La permanenza o la fine di un’evoluzione millenaria dipendono dalla risposta a questa domanda. La storia ignora la cattiva infinità dei gladiatori eternamente in lotta. Il vero politico ragiona a base di scadenze. Se la liquidazione della borghesia non si compie entro un termine quasi esattamente calcolabile dell’evoluzione economica e tecnica [..] tutto è perduto. Prima che la scintilla arrivi alla dinamite bisogna tagliare il filo che brucia [Walter Benjamin, Einbahnstrasse, 1928]
http://justiceinconflict.org/2011/04/28/no-joke-2010-un-review-praised-libyas-human-rights-record/ (sito dove si trova il riconoscimento ONU alla Libia come primo paese africano per Indice di Sviluppo Umano e difesa dei diritti umani)
Quella che una banda di licantropi geronto-sionista-massonico-mafioso-vatican-plutocratici, nelle spire della sua psicopatica frenesia, conduce contro il 99% dell’umanità, è una guerra totale. All’ultimo sangue. Guerra di classe, guerra generazionale, guerra contro le donne, i bambini, i vecchi, guerra di religione, guerra di razza, guerra contro popoli sovrani e fuori dal girone assassino della globalizzazione liberomercatista. Tutte guerre, ricordando l’immortale Nando, di altotti contro bassotti. Scemi, succubi o complici, coloro che non vedono le connessioni. Connessioni che l’insostituibile Maria Montessori ci aveva insegnato essere la chiave per capire i fatti, gli insiemi. Come li hanno capiti gli Occupy in Usa e in giro per un mondo ammanettato dalla globalizzazione e, soprattutto, nella Grecia, che pare quella di Leonida e Filippide e con i suoi ormai due anni di nobilissimi scontri e scioperi generali non cessa di azzannare il tentacolo locale della BCE. Ovunque, nelle piazze, nei cortei, nei cartelli, tra le mazzate e gli scoppi, si mira al bersaglio grosso, a quello giusto: la cupola dei bulimici necrofagi del finanzcapitalismo che spende per distruggere e ammazzare nelle guerre ad altri paesi quanto depreda nelle guerre al proprio. Hanno capito che il colonialismo al tempo di Obama, Merkel, Monti, si è fatto dittatura. Dopo la dittatura catto-soft della DC-Nato (con puntello PCI), quella mafiosa dei topi da formaggio-Nato, la dittatura dichiarata, netta e pura come il suo grembiulino, di Rigor Montis Di Pietà.
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