domenica 11 dicembre 2011

IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI




IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI


“Cari bambini di tutto il mondo, fra poco è Natale; siate felici! Ho buone notizie per voi!
Scienziati e i ricercatori ci dicono, che l’aspettativa di vita media si è ulteriormente alzata. Wow!!
Peccato però che non tutti potranno approfittare di questa opportunità. Come i trentamila bambini che muoiono ogni tre secondi, per malnutrizione e altrettanti per mancanza d’acqua potabile. Quelli dilaniati dalle bombe intelligenti, quelli affetti dall’Aids e dalla Lebbra, i piccoli migranti finiti in fondo al mare, i bambini sfruttati, abusati, espiantati, i bambini combattenti – i neonati affetti da patologie tumorali indotte dall’amianto, dalle radiazioni, diossina e metalli pesanti, e una moltitudine di adolescenti devastati dalle droghe, dall’alcol, dagli psicofarmaci e da un’infinita lista di malattie neurologiche - bambini anoressici, bulimici, celiaci, vittime di messaggi mediatici deliranti ed altri ancora, asserviti alle ingannevoli seduzioni e lusinghe di un benessere inanimato.
Comunque, in alto i cuori e buona fortuna!”

Quando nel 2015 la mia piccola Sofia avrà compiuto dieci anni, che cosa le racconterò di questo mondo? Le dirò forse che è l’opera di Dio o più chiaramente: “Bambina mia, questo è il progresso, la scienza; tecnologia avanzata di ultima generazione”. Sicuramente l’ultima!

Erano gli anni sessanta e noi bambini, giocavamo a nascondino sull’aia di una cascina del tutto simile ad un universo.
A volte modellavamo del filo di ferro dandogli la forma di un cavallo, di un carretto, di una piccola casa. Spesso si giocava a “mondo”, tracciando per terra una sorta di rettangoli all’interno dei quali dovevamo spingere con la punta del piede destro, e stando su una gamba sola, una piccola pietruzza, stando attenti a non oltrepassare il perimetro prestabilito, pena l’eliminazione dal gioco.
Tutto intorno a noi, c’erano prati, vigne, fossati d’acqua pura, fattorie, casolari, stalle, galline, maiali, mucche e cani e gatti e tortore e gabbie di uccellini, bachi da seta e gelsi, noci e castagni, alberi di fico, peschi e ciliegi e i vari profumi si mescolavano nell’aria immacolata inebriando i nostri cuori, alimentando sogni e desideri, per poi cullarci esausti fra le piume d’oca di un guanciale, avvolti dal tepore di un braciere.

Per avere un dato più rispondente alla realtà, dovremmo chiedere a quel miliardo e cinquecento milioni di denutriti, donne e bambini, se il mondo in cui oggi viviamo è meglio di quello passato.
Dovremmo chiederlo a tutti i civili iracheni, libici e afgani e di tutte le guerre moderne, dilaniati dalle bombe intelligenti, dall’uranio impoverito, dal fosforo e armi batteriologiche.
Dovremmo chiederlo a tutte quelle persone sacrificate sull’altare del progresso, devastate dall’amianto, dalla diossina, dai pesticidi, diserbanti, metalli pesanti e affini e, da un’inquinamento endemico, che miete sistematicamente sempre più nuove vittime.
Dovremmo chiederlo ai bambini abusati, seviziati e mercificati in tutto il mondo – ai corpi senza un nome, espiantati dai loro organi.
Potremmo chiederlo alle vittime di Chernobyl e ai loro familiari, ai morti per droga, per incidenti stradali; ai morti sul lavoro, ai clandestini in fondo al mare.
Dovremmo chiederlo agli ebrei dei forni crematori, ai giapponesi di Hiroschima e Nagasaki, e a tutte le vittime dell’industria bellica, dell’industria chimica, dell’industria della menzogna.
Se il mondo in cui oggi viviamo, è meglio di quello passato, dovremmo chiederlo all’acqua, all’aria, agli alberi e agli uccelli. Lo chiederei alla notte, al silenzio, alla compassione, alla felicità e alla bellezza. Lo chiederei alla speranza e alla solidarietà. Lo chiederei al mio cuore, che adesso non risponde!

“Ho visto bambini e ragazzi, avvolti da una nuvola d’onde magnetiche, onde radio e micro-onde. Li ho visti camminare ciondolanti fra polveri sottili e fumi tossici; senza fiato, inerpicarsi sopra montagne di rifiuti speciali e scorie cancerogene e poi, come in un incubo, planare su infinite discariche di effimera vanità, fra miasmi velenosi e corpi nudi senza organi. Altri, accasciati sotto un cielo senza nuvole, senza sole e senza stelle, cercavano nel vuoto di un oblio sintetico una sola ragione per fare ritorno a casa, fra una madre senza latte e un padre senza braccia.
Ho visto bambini e ragazzi saziare la loro arsura nelle acque fetide di un delta stagnante, fra uccelli agonizzanti, pesci morti e chiazze di petrolio.
In quel tempo limbico sospeso a metà fra il nulla e la follia, solo l’eco lontana di un tamburo, scandiva il cadenzare funereo di un dolore senza vergogna e di una vita senza domani. Così ho gridato: “C’è qualcuno..?? Qualcuno mi risponda..!! C’è qualcuno..??”.

L’orizzonte si era dissolto dentro un muro d’ombra che adagio, adagio inghiottiva ogni parola e sussurro, gemito di dolore e più recondita speranza. “Dov’è lo Stato..??” - tornai a gridare. “Qualcuno mi risponda!! Dov’è la Chiesa misericordiosa e i suoi pastori dove sono..?? Dio!! Ci sei..?? Qualcuno mi risponda..!!”.

Ho visto ragazzi e bambini senza più lacrime e futuro, mortificati nel cuore e scandalizzati nell’anima da uomini potenti senza pietà ne passione, dai corpi marcescenti e aliti fetidi.
“Non c’è proprio nessunoo!!”, gridai ancora, con tutto il fiato che avevo nei polmoni quando, da sotto una lamiera contorta comparve il raggiante sorriso di una bambina bionda dagli occhi verdi colore del vecchio mare. “Sono io papà.. sono Sofia..”, disse venendomi incontro: “Non mi riconosci più..??”.

Per tanto nostri figli non devono - ed è imperativo - ereditare fabbriche fumanti, territori inquinati, mari radioattivi e deforestazione. Potremo mai dire loro, che questo mondo è l’opera di Dio e che, l’orrore morale e ambientale che avvolgerà la loro vita, è frutto del progresso e della civiltà? Con quale faccia e coraggio, potremo affermare ciò? Non sarebbe meglio per loro che non fossero mai nati?
Dobbiamo consegnare loro la bellezza, la giustizia e la verità; strumenti oramai consunti ma i soli, in grado di scalzare i parametri relativistici e consumistici, che hanno caratterizzato le moderne società occidentali,  per sostituirli con criteri di giudizio reali, e inossidabili, irriducibili punti fermi.  Dobbiamo condurli per mano verso la consapevolezza, perché sappiano distinguere la libertà dalla licenza, la verità dalla contraffazione e il progresso dalla catastrofe ambientale, maturando così le ragioni della felicità.
Siamo sempre pronti a tutto, pur di rassicurare e assecondare le nostre paure e dipendenze, a tal punto, da sacrificare le ragioni più profonde del nostro cuore e il domani dei nostri figli, trasfigurando in seguito la nostra vita in un doloroso, frustrante e infinito rimpianto.

Gianni Tirelli

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