IL
SILENZIO DEGLI INNOCENTI
“Cari
bambini di tutto il mondo, fra poco è Natale; siate felici! Ho buone notizie
per voi!
Scienziati
e i ricercatori ci dicono, che l’aspettativa di vita media si è ulteriormente
alzata. Wow!!
Peccato
però che non tutti potranno approfittare di questa opportunità. Come i
trentamila bambini che muoiono ogni tre secondi, per malnutrizione e
altrettanti per mancanza d’acqua potabile. Quelli dilaniati dalle bombe
intelligenti, quelli affetti dall’Aids e dalla Lebbra, i piccoli migranti
finiti in fondo al mare, i bambini sfruttati, abusati, espiantati, i bambini
combattenti – i neonati affetti da patologie tumorali indotte dall’amianto,
dalle radiazioni, diossina e metalli pesanti, e una moltitudine di adolescenti
devastati dalle droghe, dall’alcol, dagli psicofarmaci e da un’infinita lista
di malattie neurologiche - bambini anoressici, bulimici, celiaci, vittime di
messaggi mediatici deliranti ed altri ancora, asserviti alle ingannevoli
seduzioni e lusinghe di un benessere inanimato.
Comunque,
in alto i cuori e buona fortuna!”
Quando
nel 2015 la mia piccola Sofia avrà compiuto dieci anni, che cosa le racconterò
di questo mondo? Le dirò forse che è l’opera di Dio o più chiaramente: “Bambina
mia, questo è il progresso, la scienza; tecnologia avanzata di ultima
generazione”. Sicuramente l’ultima!
Erano
gli anni sessanta e noi bambini, giocavamo a nascondino sull’aia di una cascina
del tutto simile ad un universo.
A
volte modellavamo del filo di ferro dandogli la forma di un cavallo, di un
carretto, di una piccola casa. Spesso si giocava a “mondo”, tracciando per
terra una sorta di rettangoli all’interno dei quali dovevamo spingere con la
punta del piede destro, e stando su una gamba sola, una piccola pietruzza,
stando attenti a non oltrepassare il perimetro prestabilito, pena
l’eliminazione dal gioco.
Tutto
intorno a noi, c’erano prati, vigne, fossati d’acqua pura, fattorie, casolari,
stalle, galline, maiali, mucche e cani e gatti e tortore e gabbie di uccellini,
bachi da seta e gelsi, noci e castagni, alberi di fico, peschi e ciliegi e i
vari profumi si mescolavano nell’aria immacolata inebriando i nostri cuori,
alimentando sogni e desideri, per poi cullarci esausti fra le piume d’oca di un
guanciale, avvolti dal tepore di un braciere.
Per
avere un dato più rispondente alla realtà, dovremmo chiedere a quel miliardo e
cinquecento milioni di denutriti, donne e bambini, se il mondo in cui oggi
viviamo è meglio di quello passato.
Dovremmo
chiederlo a tutti i civili iracheni, libici e afgani e di tutte le guerre
moderne, dilaniati dalle bombe intelligenti, dall’uranio impoverito, dal
fosforo e armi batteriologiche.
Dovremmo
chiederlo a tutte quelle persone sacrificate sull’altare del progresso,
devastate dall’amianto, dalla diossina, dai pesticidi, diserbanti, metalli
pesanti e affini e, da un’inquinamento endemico, che miete sistematicamente
sempre più nuove vittime.
Dovremmo
chiederlo ai bambini abusati, seviziati e mercificati in tutto il mondo – ai
corpi senza un nome, espiantati dai loro organi.
Potremmo
chiederlo alle vittime di Chernobyl e ai loro familiari, ai morti per droga,
per incidenti stradali; ai morti sul lavoro, ai clandestini in fondo al mare.
Dovremmo
chiederlo agli ebrei dei forni crematori, ai giapponesi di Hiroschima e Nagasaki,
e a tutte le vittime dell’industria bellica, dell’industria chimica,
dell’industria della menzogna.
Se il
mondo in cui oggi viviamo, è meglio di quello passato, dovremmo chiederlo
all’acqua, all’aria, agli alberi e agli uccelli. Lo chiederei alla notte, al
silenzio, alla compassione, alla felicità e alla bellezza. Lo chiederei alla
speranza e alla solidarietà. Lo chiederei al mio cuore, che adesso non
risponde!
“Ho
visto bambini e ragazzi, avvolti da una nuvola d’onde magnetiche, onde radio e
micro-onde. Li ho visti camminare ciondolanti fra polveri sottili e fumi
tossici; senza fiato, inerpicarsi sopra montagne di rifiuti speciali e scorie
cancerogene e poi, come in un incubo, planare su infinite discariche di
effimera vanità, fra miasmi velenosi e corpi nudi senza organi. Altri,
accasciati sotto un cielo senza nuvole, senza sole e senza stelle, cercavano
nel vuoto di un oblio sintetico una sola ragione per fare ritorno a casa, fra
una madre senza latte e un padre senza braccia.
Ho
visto bambini e ragazzi saziare la loro arsura nelle acque fetide di un delta
stagnante, fra uccelli agonizzanti, pesci morti e chiazze di petrolio.
In
quel tempo limbico sospeso a metà fra il nulla e la follia, solo l’eco lontana
di un tamburo, scandiva il cadenzare funereo di un dolore senza vergogna e di
una vita senza domani. Così ho gridato: “C’è qualcuno..?? Qualcuno mi
risponda..!! C’è qualcuno..??”.
L’orizzonte
si era dissolto dentro un muro d’ombra che adagio, adagio inghiottiva ogni
parola e sussurro, gemito di dolore e più recondita speranza. “Dov’è lo
Stato..??” - tornai a gridare. “Qualcuno mi risponda!! Dov’è la Chiesa
misericordiosa e i suoi pastori dove sono..?? Dio!! Ci sei..?? Qualcuno mi
risponda..!!”.
Ho
visto ragazzi e bambini senza più lacrime e futuro, mortificati nel cuore e
scandalizzati nell’anima da uomini potenti senza pietà ne passione, dai corpi
marcescenti e aliti fetidi.
“Non
c’è proprio nessunoo!!”, gridai ancora, con tutto il fiato che avevo nei
polmoni quando, da sotto una lamiera contorta comparve il raggiante sorriso di
una bambina bionda dagli occhi verdi colore del vecchio mare. “Sono io papà..
sono Sofia..”, disse venendomi incontro: “Non mi riconosci più..??”.
Per
tanto nostri figli non devono - ed è imperativo - ereditare fabbriche fumanti,
territori inquinati, mari radioattivi e deforestazione. Potremo mai dire loro,
che questo mondo è l’opera di Dio e che, l’orrore morale e ambientale che
avvolgerà la loro vita, è frutto del progresso e della civiltà? Con quale
faccia e coraggio, potremo affermare ciò? Non sarebbe meglio per loro che non
fossero mai nati?
Dobbiamo
consegnare loro la bellezza, la giustizia e la verità; strumenti oramai
consunti ma i soli, in grado di scalzare i parametri relativistici e
consumistici, che hanno caratterizzato le moderne società occidentali, per sostituirli con criteri di giudizio
reali, e inossidabili, irriducibili punti fermi. Dobbiamo condurli per mano verso la consapevolezza, perché
sappiano distinguere la libertà dalla licenza, la verità dalla contraffazione e
il progresso dalla catastrofe ambientale, maturando così le ragioni della
felicità.
Siamo
sempre pronti a tutto, pur di rassicurare e assecondare le nostre paure e
dipendenze, a tal punto, da sacrificare le ragioni più profonde del nostro
cuore e il domani dei nostri figli, trasfigurando in seguito la nostra vita in
un doloroso, frustrante e infinito rimpianto.
Gianni
Tirelli
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