NERI PER CASO
Senza volere addentrarmi
nello specifico, sugli ultimi accadimenti di stampo razzista e xenofobo di
questi ultimi giorni, mi limito ad esporre il mio personale pensiero sulle
ragioni, i perché e le pulsioni che vanno ad innescare tali aberranti
comportamenti.
La solidarietà, è il
sentimento più alto della sfera umana, senza la quale, nessun società può
ritenersi tale.
La solidarietà ci rende
uguali di fronte al mistero della morte, liberandoci da ogni stupido ed
effimero concetto di superiorità sociale, differenza etnica e discriminazione.
La solidarietà è fratellanza e passione; mutuo scambio, tradizione e diversità,
valori fondamentali delle grandi civiltà del passato. La solidarietà è
aggregante e rigenerante. Scava nel fondo del nostro cuore per farci dono di
nuove emozioni e sensazioni, dentro una dimensione ultra-terrena dove, tutti
insieme, pacifichiamo le nostre ansie e paure, per affrontare, con la serenità
e la consapevolezza dell’uomo ragionevole, il breve viaggio della nostra esistenza.
Niente al mondo, è in grado
di produrre un tale appagamento sensoriale e spirituale e sublimare le vere,
ragioni della vita.
La solidarietà unisce sotto
la sua calda ala, tutte le speranze degli uomini, mitigando le loro debolezze e
la fatica, allontanando paure e solitudine e, scoraggiando gli eccessi della
nostra vanità.
Il cristianesimo
(all’opposto del cattolicesimo), affonda le sue radici nel supremo valore della
solidarietà - un sentimento, senza il quale, nessun individuo al mondo, potrebbe
definirsi uomo.
La solidarietà è un
collante - una amalgama, spirituale che cementifica fra loro, in un unico
blocco, tutti i bisogni, i sogni e le speranze dell’umanità, per guardare al
domani con la necessaria serenità, uniti dalle comuni certezze.
Quella società che non
coltiva il sentimento della solidarietà, è come un grande cesso dove tutti
(cittadini e rappresentanti,) assolvono ai loro bisogni fisiologici, ma nessuno
tira l’acqua.
La strage razzista di
senegalesi a Firenze per mano di un fanatico, squilibrato e cornuto, è solo
l’ultima di una infinita lista di tragedie, imputabili all’arroganza,
all’ignoranza, alla protervia, alla supponenza di un branco di cialtroni
impotenti che sulla demonizzazione del diverso hanno improntato le loro bieche
campagne politiche/elettorali, fomentando l’odio e inneggiando all’eugenetica
nazista - gente partorita dal buco del culo di un liberismo demente e che,
oggi, tiene sotto scacco il nostro vituperato paese.
Oscuri figuri avulsi da
ogni significativo impulso di carità cristiana e di comprensione delle
circostanze - schiavi del proprio ego e vittime di mostruosi complessi di
inferiorità, perennemente riversi alla soddisfazione di debolezze, dipendenze
psicologiche e irrefrenabili perversioni.
Sono i Grandi Diseducatori
frustrati di quest’epoca nefasta, asserviti al potere del Maligno, a fronte del
quale, hanno mercificato la loro anima e il futuro delle nuove
generazioni.
L’odio razziale è la
risultante di una particolare/speciale forma di invidia infantile (retaggio
adolescenziale e immaturità), nei confronti di individui diversi da noi, per
dignità, forza, capacità di adattamento e coraggio; il rifiuto arbitrario,
derivante dall’incapacità di accettare ciò che non comprendiamo e che reputiamo
in totale antitesi con le nostre abitudini; l’ignoranza che si fa
ideologia.
Diversamente da noi, questi
“sporchi negri”, migranti e clandestini, conoscono bene il valore della vita,
il sentimento dell’umiltà, la necessità del dolore e il significato della preghiera.
Gente che lavora duro, in silenzio e senza lamentarsi mai, con metodo,
continuità e il sorriso sulle labbra. Sono rispettosi, educati, ironici e
determinati. Si adattano alle circostanze, accettando la loro momentanea
condizione, come un percorso necessario e catartico. Sono nati e cresciuti nel
dolore e nelle difficoltà e la loro forza morale e dignità, sono a dir poco
impressionanti.
Spesso sono prestanti,
forti, coraggiosi, e l’indomita speranza di una nuova vita, più giusta e
dignitosa, scandisce ogni attimo della loro quotidianità che accettano come un
destino ineludibile, esimendosi da ogni attenuante di sorta e
autocommiserazione.
Il loro bagaglio umano ed
esistenziale, dovrebbe essere tutelato dai beni culturali e, in forma di testo,
reso obbligatorio, a scopo didattico, nelle scuole.
Sono portatori di energia
pulita – l’ORO NERO che non brucia, che non contamina e che non finisce! Ed é
sulla forza delle loro braccia e caparbietà che le nazioni occidentali possono
ancora contare e sperare in un domani migliore, mentre noi, comodi e
rincoglioniti dalla modernità e intorpiditi da mille debolezze e dipendenze,
non siamo più in grado di provvedere alla nostra sopravvivenza.
In cambio vorrebbero (se
non fosse chiedere troppo), un pò di rispetto, umano e cristiano. Ma di quale
rispetto potranno mai avvalersi se l'esempio che viene dall'alto é di razzismo
e xenofobia?
Questa gente può contare
solo su se stessa e sull'appoggio compassionevole di noi ultimi romantici.
Noi occidentali, non siamo
che l'ombra sbiadita del concetto di vita e di verità, e dovremmo condividere
con questi popoli ancora integri, la loro integrità morale, la volontà, la
forza e la capacità di essere e di amare. Possiamo solo invidiarli!
I sorrisi smaglianti e
commoventi di bambini senza pane e senza acqua e, di altri, affetti dalle più
diverse patologie da denutrizione e di natura igienico-sanitarie, sono il
prodotto miracoloso di una filosofia dell’anima, applicata al quotidiano dove,
la convinzione naturale e logica di un altro mondo, giusto e ricco di promesse,
edulcora e sdrammatizza ogni avversità terrena, fino ad accettarla come
necessaria.
Questo perché, la loro
condizione (qualunque sia), non prescinde mai dalla Fede essendo, l’una,
complementare all’altra. La fusione di due metalli, in una lega inossidabile e
indissolubile, impermeabile ad ogni paura e debolezza.
Noi, diversamente, oberati
da comodità invalidanti e concentrati a tempo pieno, sui modelli di
un’esteriorità effimera e voluttuaria, abbiamo tradito i presupposti stessi
dell’esistenza, snaturando la nostra funzione primaria di servi del mistero,
per precipitare dentro il buio della nostra stupidità.
La xenofobia e del resto il
razzismo non sono, che il prolungamento di una profonda infelicità di base, a
tal punto frustrante, da rasentare la disperazione.
Gianni Tirelli
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