Cara Susanna Camusso, la ripresa della concertazione è stata un fallimento ed ora in ogni caso non vi è più nulla da concertare.
Dopo lo “storico” accordo da te firmato con Confindustria il 28 Giugno, hai incassato l'articolo 8 e tre finanziarie Berlusconiane contro il lavoro. Dopo la tua apertura di credito al governo Monti, alla coda del PD, hai incassato una nuova finanziaria di massacro sociale- cui non hai opposto alcuna reale resistenza- ed oggi l'annuncio di un nuovo attacco all'articolo 18 senza neppure la parvenza di un reale negoziato.
La verità è che il governo Monti ha abrogato di fatto il tavolo di concertazione, e che in ogni caso la sua politica sociale, dettata da banche e Confindustria, non ha nulla da offrire ma solo da togliere al mondo del lavoro.
Sei invitata dai fatti a prenderne atto ,evitando illusioni , nuove umiliazioni, e nuove sudditanze al PD.
La CGIL è nuovamente di fronte a un bivio. O una capitolazione a Monti, Bersani, Napolitano e alla loro predicazione della responsabilità nazionale, a favore di industriali e banchieri. Oppure finalmente una lotta vera per arrestare la valanga: ciò che implica opporsi al governo Monti, rompere con il PD e con Napolitano, promuovere un'azione di massa continuativa: un'azione tanto radicale quanto radicale è l'attacco portato ai lavoratori.
Queste sono le due vie possibili. Una terza possibilità non esiste.
La svolta di lotta è tanto necessaria quanto possibile. Nonostante l'enorme disorientamento tra le fila dei lavoratori, dovuto anche a tanti anni di speranze deluse e tradite, esiste e si allarga una domanda di reazione ad un'offensiva senza precedenti nell'intero dopoguerra. Le stesse lotte di fabbrica di queste ore ne sono testimonianza.
La CGIL è oggi la principale organizzazione del mondo del lavoro in Italia. La disgregazione della sinistra la carica oltretutto di un ruolo obiettivo di supplenza politica. Se la CGIL rompesse gli indugi, si liberasse dei riflessi concertativi, chiamasse i lavoratori ad una lotta vera per vincere, richiamerebbe perciò stesso tante energie e disponibilità oggi sopite. E potrebbe riaprire la partita.
Se la CGIL varasse una piattaforma di lotta unificante per il blocco dei licenziamenti, l'abrogazione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro, la ripartizione tra tutti del lavoro esistente a parità di salario, un vero salario sociale ai disoccupati, un piano di opere sociali finanziato da grandi patrimoni, rendite, profitti; se la CGIL preparasse su questa piattaforma uno sciopero generale prolungato , con l'occupazione di tutte le aziende che licenziano, con la precisa volontà di piegare l'avversario e strappare risultati, essa diverrebbe il punto di riferimento dell'enorme malcontento sociale e un possibile fattore politico di svolta.
Molto dipende dalla tua volontà e dalle scelte del gruppo dirigente della tua organizzazione. Di certo un rifiuto della svolta, la continuità del piccolo cabotaggio, aprirebbero la via a una disfatta storica del mondo del lavoro. Di cui saresti pienamente responsabile, e senza alibi
Partito Comunista dei Lavoratori
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