martedì 17 gennaio 2012

LA CULTURA DEL MENGA di Gianni Tirelli





LA CULTURA DEL MENGA

Il mito dell’alfabetizzazione e della scolarizzazione obbligatoria, sdoganato dal Sistema come riscatto ad una condizione di ignoranza, accesso alla società civile e come presupposto per un lavoro dignitoso (mortificando così il lavoro della terra, vera conoscenza, tradizioni, principi e valori), è miseramente defunto.

Quella che oggi, impropriamente, definiamo “la cultura”, si è rivelato arido apprendimento; improduttivo e inconcludente.
Nelle società del passato, la cultura rappresentava l’insieme della conoscenza di un popolo, delle sue infinite diversità e peculiarità individuali – un perfetto meccanismo logico di interazione positiva e di simbiosi mutualistica, fuori da ogni settarismo socio-culturale e politico.
L’analfabeta, proprio in virtù del suo stato, ha sviluppato particolari e sofisticate caratteristiche, diverse ma complementari a quelle di un qualsiasi altro acculturato - così, come il non vedente, amplifica il tatto, l’udito e la sfera della percezione.
Se interrompiamo la catena del reciproco bisogno, tutto perde il suo senso.

Ogni essere umano, ha un suo ruolo ben definito, come le caselle di un mosaico che, in virtù della loro corretta collocazione, conseguono a completare nella sua integrità il “Disegno” originario. In una società funzionale e felice, ogni individuo è portatore di ricchezza.
La diversità, come tale, è il presupposto fondamentale e valore ineludibile, senza la quale, nulla potrebbe esistere – un baluardo di libertà e di giustizia, solidarietà e pietas.

Il Sistema Liberista Relativista, oggi, intende scardinare le logiche imperiture della convivenza, per dare corso ad un progetto di distruzione e di schiavitù, che neppure la peggiore delle dittature Latino-Americane sarebbe mai stata in grado di immaginare. Dunque, prima di sapere scrivere e leggere, avremmo dovuto imparare a pensare, ad ascoltare e a vedere.

Alfabetizzazione e omologazione, procedono allo stesso passo, e sono le due facce di una stessa medaglia. Spingono gli individui a uniformarsi alle tendenze dell’idea dominante: un opera di condizionamento e di plagio senza precedenti che, in pochi decenni, ha scardinato ogni preesistente regola e personalismo, e costretto l’individuo a tradire la sua vera natura, per sottomettersi all’egemonia dell’industrialesimo idolatra e alle seducenti sirene del consumismo.

Quanti giovani, oggi, hanno buttato il loro prezioso tempo, chini sui banchi di scuola, dentro atenei caotici, fra master, stages e improbabili specializzazioni?
Quanti hanno rinunciato a vivere, per rincorrere, il mito di una laurea, svuotata di ogni significato e intenzione, per coronare l’ambizione dei loro padri? Quante energie e sudati risparmi, è costato tutto questo?

Meglio sarebbe stato per loro zappare un campo e coltivare patate - raccogliere i frutti della fatica, dando alla propria esistenza, un senso, una dignità e una vera libertà.
Che futuro avranno mai questi ragazzi, quando oggi, il Sistema li ha derubati dalla capacità di volare, da soli e liberi, incatenandoli all’illusione e alla paura?
Meglio sarebbe stato per loro impastare cemento. Costruire una casa di pietra, sulla collina, fra i sugheri le querce. E poi al tramonto, rincasare, e perdersi nella magia dei sorrisi e garriti di gioia, di marmocchi analfabeti, gonfi d’amore, di magia e di sincera meraviglia. E prima di abbandonarsi fra le braccia di Morfeo, ringraziare Dio per tanta felicità, aspettando il nuovo giorno, ricco di promesse e di speranza.

Comprendo l’impossibilità, per molti, nel condividere con me una tale analisi, fino a ritenerla inaccettabile. Ma se con uno scatto di orgoglio e di volontà (che solo la passione per la conoscenza ci può imprimere), fossimo in grado di immaginare una realtà diversa e opposta da quella che, oggi (al presente), siamo costretti a vivere e che, contro ogni logica, ci ostiniamo ad accettare, e potessimo, virtualmente, personalizzarla con i nostri veri bisogni e necessità, epurandola da paure e dipendenze e falsi bisogni, allora, se fossimo capaci di tutto questo, potremmo insieme, cambiare le sorti del mondo.      
    
Gianni Tirelli 

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