Il mito
dell’alfabetizzazione e della scolarizzazione obbligatoria, sdoganato dal
Sistema come riscatto ad una condizione di ignoranza, accesso alla società
civile e come presupposto per un lavoro dignitoso (mortificando così il lavoro
della terra, vera conoscenza, tradizioni, principi e valori), è miseramente
defunto.
Quella che oggi,
impropriamente, definiamo “la cultura”, si è rivelato arido apprendimento;
improduttivo e inconcludente.
Nelle società
del passato, la cultura rappresentava l’insieme della conoscenza di un popolo,
delle sue infinite diversità e peculiarità individuali – un perfetto meccanismo
logico di interazione positiva e di simbiosi mutualistica, fuori da ogni
settarismo socio-culturale e politico.
L’analfabeta, proprio
in virtù del suo stato, ha sviluppato particolari e sofisticate
caratteristiche, diverse ma complementari a quelle di un qualsiasi altro
acculturato - così, come il non vedente, amplifica il tatto, l’udito e la sfera
della percezione.
Se interrompiamo
la catena del reciproco bisogno, tutto perde il suo senso.
Ogni essere
umano, ha un suo ruolo ben definito, come le caselle di un mosaico che, in
virtù della loro corretta collocazione, conseguono a completare nella sua
integrità il “Disegno” originario. In una società funzionale e felice, ogni
individuo è portatore di ricchezza.
La diversità,
come tale, è il presupposto fondamentale e valore ineludibile, senza la quale,
nulla potrebbe esistere – un baluardo di libertà e di giustizia, solidarietà e
pietas.
Il Sistema
Liberista Relativista, oggi, intende scardinare le logiche imperiture della
convivenza, per dare corso ad un progetto di distruzione e di schiavitù, che
neppure la peggiore delle dittature Latino-Americane sarebbe mai stata in grado di immaginare.
Dunque, prima di sapere scrivere e leggere, avremmo dovuto imparare a pensare,
ad ascoltare e a vedere.
Alfabetizzazione
e omologazione, procedono allo stesso passo, e sono le due facce di una stessa
medaglia. Spingono gli individui a uniformarsi alle tendenze dell’idea
dominante: un opera di condizionamento e di plagio senza precedenti che, in
pochi decenni, ha scardinato ogni preesistente regola e personalismo, e
costretto l’individuo a tradire la sua vera natura, per sottomettersi
all’egemonia dell’industrialesimo idolatra e alle seducenti sirene del
consumismo.
Quanti giovani,
oggi, hanno buttato il loro prezioso tempo, chini sui banchi di scuola, dentro
atenei caotici, fra master, stages e improbabili specializzazioni?
Quanti hanno
rinunciato a vivere, per rincorrere, il mito di una laurea, svuotata di ogni
significato e intenzione, per coronare l’ambizione dei loro padri? Quante
energie e sudati risparmi, è costato tutto questo?
Meglio sarebbe
stato per loro zappare un campo e coltivare patate - raccogliere i frutti della
fatica, dando alla propria esistenza, un senso, una dignità e una vera libertà.
Che futuro
avranno mai questi ragazzi, quando oggi, il Sistema li ha derubati dalla
capacità di volare, da soli e liberi, incatenandoli all’illusione e alla paura?
Meglio sarebbe
stato per loro impastare cemento. Costruire una casa di pietra, sulla collina,
fra i sugheri le querce. E poi al tramonto, rincasare, e perdersi nella magia
dei sorrisi e garriti di gioia, di marmocchi analfabeti, gonfi d’amore, di
magia e di sincera meraviglia. E prima di abbandonarsi fra le braccia di
Morfeo, ringraziare Dio per tanta felicità, aspettando il nuovo giorno, ricco
di promesse e di speranza.
Comprendo
l’impossibilità, per molti, nel condividere con me una tale analisi, fino a
ritenerla inaccettabile. Ma se con uno scatto di orgoglio e di volontà (che
solo la passione per la conoscenza ci può imprimere), fossimo in grado di
immaginare una realtà diversa e opposta da quella che, oggi (al presente),
siamo costretti a vivere e che, contro ogni logica, ci ostiniamo ad accettare,
e potessimo, virtualmente, personalizzarla con i nostri veri bisogni e
necessità, epurandola da paure e dipendenze e falsi bisogni, allora, se fossimo
capaci di tutto questo, potremmo insieme, cambiare le sorti del mondo.
Gianni Tirelli
Nessun commento:
Posta un commento