Pacific Trash Vortex: l’isola dei rifiuti
UN TESORO CHIAMATO “MONNEZZA”
Gianni Tirelli
La produzione dei rifiuti e il loro
smaltimento, è uno dei tre quesiti irrisolti e più inquietanti dell’umanità,
dopo l’omologazione e la contraffazione della realtà, che ne mettono a serio
rischio la sua stessa sopravvivenza.
Definire un’emergenza, la questione dei rifiuti, è un’infantile
sottovalutazione del problema. In verità, siamo di fronte a una vera e propria
calamità. Per tanto, tale contingenza va risolta alla radice. Raccolta
differenziata, discariche, inceneritori, bonifica ed altro, non sono che
palliativi di facciata, deputati a nascondere la polvere sotto il tappeto. Ma
il problema, presto o tardi, tornerà a mostrarsi in tutta la sua gravità.
E’ arrivato il momento che i consumatori aprano gli occhi e inseriscano il
cervello, per dare a Cesare le responsabilità di Cesare e, ai cittadini, le
loro.
“Vi siete mai chiesti, per quale empirico motivo e singolare logica, ci
viene addebitato l’onere relativo alla tassa sulla spazzatura? La risposta, va
ricercata nella nostra stupidità, nella supina accettazione delle regole e, in
una vile sudditanza verso il Sistema”.
Siamo stati ingannati per decenni e come nel gioco delle tre carte, ci
hanno fatto credere di essere gli autori di una tale sciagura, e colpevolizzato
dei disastri biblici, che la stessa industria ha prodotto e che, in futuro,
causerà.
In verità, è l’industria (Cesare), e non noi, a doversi accollare
tutti costi, relativi alla produzione dei rifiuti e del loro smaltimento. Non
puoi “buttare il sasso e nascondere la mano.” Tu li produci e tu li smaltisci;
diversamente, ti adegui e non li produci! Assolvere l’industria (sempre e in
ogni caso), esimendola ed escludendola a priori, da ogni addebito, perché
presupposto di sviluppo, occupazione e di benessere, è il più infame atto di
ingiustizia, di ipocrisia e di raggiro sociale del quale, un paese che si
definisce civile, si possa macchiare. L’Ilva di Taranto, un esempio per tutti.
E’ triste e penoso il fatto che il consumatore accetti, senza obiettare, il
pagamento dell’onere relativo alla tassa sulla “monnezza”, ritenendolo
giustificato e doveroso!
Questa, è una dimostrazione di illusionismo applicato
alla realtà, indotto dal Sistema, che gioca sulla percezione falsata che ha il
consumatore, di ritenersi responsabile (in prima persona), del problema dei
rifiuti, per avere “impunemente” soddisfatto il suo bisogno di acquisto e le
sue necessità. Il contenitore che, in seguito, trasfigurerà la sua originale
funzione in quella di rifiuto, é il paradigma della colpa e, l’onere di pagarne
lo smaltimento, interviene come elemento di espiazione catartica.
E se il contenitore fosse gratuito, così che il suo costo di produzione,
non debba incidere sull’effettivo valore del contenuto? Allora, in questo caso,
la teoria dell’illusionismo si ribalterebbe, passando di mano a “Cesare”
(l’industria) che, si dovrà fare carico (per stringente logica), dei costi
relativi al suo smaltimento, avendolo prodotto a sue spese.
La spazzatura,
dunque, appartiene a chi la produce e non al consumatore che acquista il bene!
E su questo, non si discute.
Se l’industria fosse messa di fronte, all’evidenza della colpa e quindi,
sanzionata e penalizzata, per le regole infrante, la fiscalità evasa, gli
obblighi e i doveri civili calpestati, cambierebbe di colpo la fisionomia del
nostro paese. In questo modo, acquisterebbe e svilupperebbe quella sensibilità
necessaria tale da potere distinguere il vero dal falso, il giusto dall’iniquo
e la libertà dalla licenza.
L’inquinamento, una tragedia che, da decenni, compromette (spesso in
maniera irreversibile), le acque e il territorio, accanendosi sulla qualità
della vita dei cittadini, si ridurrebbe drasticamente.
Se poi, in maniera
esemplare, venissero colpiti e condannati tutti i responsabili di quella serie
infinita di comportamenti illeciti, violazioni e abusi, che caratterizzano la
vita sociale, pubblica e politica di questo paese e concorrono massicciamente a
decretarne il suo declino economico e deriva morale, saremmo in grado di dare,
alla locuzione “società civile”, la sua (da troppo tempo contraffatta), esatta
interpretazione storica ed etimologica.
L’industria, si deve attenere a tre regole fondamentali e ineludibili, che
rientrano nelle logiche di un mercato etico e responsabile:
a) Produrre contenitori biodegradabili.
b) Diversamente, farsi carico, dei costi, relativi alla produzione, di
contenitori, imballaggi e affini, e del loro smaltimento.
c) La realizzazione di Inceneritori, discariche, trasporto dei rifiuti e
relativa bonifica del territorio.
Che giustizia sia fatta!
Gianni Tirelli
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