Lucio Magri, per la prima volta parla Marta Marzotto: “Era uno degli uomini più belli”
Luicio Magri si è suicidato la settimana scorsa in Svizzera (un suicidio assistito in una clinica specializzata): non ce la faceva a continuare a vivere dopo la scomparsa della sua compagna Mara, per un tumore. Ha organizzato tutto da solo, ha raggiunto un amico medico e si è fatto assistere per chiudere la sua esistenza vissuta sempre da protagonista.
IL NEMICO IN AMORE - Aveva organizzato anche il funerale, tutti sapevano, gli amici, la governante peruviana, sono rimasti a casa ad aspettare la telefonata del medico amico, in quell’appartamento, solare, tutto bianco e pieno di libri, a un passo dalla casa dove viveva Renato Guttuso, il grande pittore, comunista come lui, suo nemico in amore.
L’AMORE PER MARTA - Già perchè Lucio Magri aveva avuto una storia durata dieci anni con Marta Marzotto, musa e amante del Maestro. Una storia che fu molto criticata dalla sinistra di allora, che non vedeva di buon occhio per un intellettuale marxista la sua dolce vita nelle ville della contessa. Una relazione detestata e osteggiata anche da Renato Guttuso, innamorato fino alla morte della sua Martina e che le scriveva: «Ave Martina… e liberaci dal Magri, amen».
“NON RIESCO A STARE FERMA” - Marta in questi giorni ha scelto il silenzio, come avevano scelto il silenzio anche gli amici di lui. La incontriamo per caso a Milano, alla sala del Club Freccia alata dell’aeroporto di Linate con la sua amica Giuliana Cella, la stilista etnochic. Marta Marzotto è dimagrita, struccata, i bellissimi capelli sciolti, esausta, eppure sempre piena di grande fascino. Dove vai, Marta? «A Madrid, vado e torno in giornata, a casa Fierro, non riesco a stare ferma, forse dovrei». Non ti ho voluto chiamare per Lucio Magri. «Te lo saresti mai aspettato che facesse una cosa del genere, così precisa, presente?».
“S’ERA STANCATO DI VIVERE” - È davvero un peccato: poteva fare ancora molto. «S’era stancato di vivere, senza appello». Come lo ricordi? «Colto, un grande intellettuale, e bellissimo, uno degli uomini più belli». Preferisci il silenzio. «Mi ha chiamato il mondo, ma che cosa posso dire?». (Roberto Alessi)
“DIABOLICO, INFEDELE, STRONZO, GRETTO, EGOISTA… ” - Oggi è ammutolita dal dolore. Ma ecco ecco cosa diceva Marta Marzotto di Lucio Magri dieci anni fa, intervistata suSette da Cesare Lanza. [...] Arriviamo a Magri. Da un amore a due, da due a tre. Contemporaneamente. «Tutti sapevano tutto. Renato (Guttuso) mi scrisse una lunghissima poesiola, che cominciava con: “Ave Martina, madre di Dia…” e finiva con “ma liberaci dal Magri e così sia».
“RIVOLUZIONARIO DA SALOTTO” - Com’era Magri? «Un formidabile rivoluzionario da salotto. Guai se per il gigot d’agneau non c’erano il purè di mele e la salsa di menta: non ci si poteva sedere a tavola. O se i chicchi di caviale non erano g-g-g… grossi grani grigi». Sento il perfido profumo del sarcasmo. «Fu di un’abilità diabolica, nell’accendermi. Chissà, psicologicamente, la castellana voleva prevalere sulla Castellina. Penso che lui sia stato fedele soltanto a Luciana. Per il resto, si sentiva in dovere di andare a letto con chiunque». Com’era? «Bello, intelligentissimo e infelice. Forse perché ce l’aveva con il mondo: rimproverava al mondo intero il suo sogno di essere a fianco di Che Guevara. Impossibile fargli capire, per quanto mi riguarda, che non era colpa mia».
“DORMIVAMO ABBRACCIATI” - Durò molto anche questa terza storia. «Dieci anni. Dormivamo abbracciati, quasi senza respirare. Voleva un figlio da me. Ma non potevo accontentarlo… Lui in fondo amava solo se stesso, il resto era tutta una posa plastica». Puoi definire in tre sole parole i tre uomini della tua vita? «Il fascino di Umberto (Marzotto). La fantasia di Renato. La stronzaggine di Magri». Escludendo, pare di capire, il terzo, chi ti manca di più? «Guttuso. Anche per la qualità culturale della vita, al suo fianco. Mi fece conoscere Sciascia, Moravia che addirittura mi intervistò, e ne fui lusingatissima, per un settimanale». Verso Marzotto e Guttuso hai parole affettuose, rispettose.
“NON SONO RISENTITA, SONO SCHIFATA” - Verso Magri no. Sei risentita. «Di più: schifata». Cosa gli rimproveri? «La grettezza, l’egoismo, il cinismo». Come vi conosceste? «A casa di Eugenio Scalfari, il giorno in cui nacque la Repubblica, il 14 luglio 1976». E, in conclusione, tanto rancore. «Per la sua meschinità. Non si può fingere di essere puri, se… Non mi far andare avanti. Anche se non temo querele».
“VOLEVA VEDERMI DI NASCOSTO” - La responsabilità è tua. «Mi limito al rapporto che ti interessa. Dopo lo scandalo e il chiasso successivo alla morte di Guttuso, lui si impaurì. Pensa, mi propose di vederci di nascosto: dopo dieci anni!». Mai più visto? Una volta, in coda all’aeroporto. Volse lo sguardo, per far finta di non avermi visto. Gli diedi un colpetto sulla spalla: guardi onorevole, sarei io a dover far finta di non vederla, non certo lei». Alla morte di Guttuso, in conseguenza dello scandalo, tu perdi tutti e tre i tuoi uomini, di colpo. Renato muore. Marzotto chiede il divorzio. Magri scappa. Da una situazione ricca di passioni, emozioni e intrecci, al vuoto totale. «È così. Tre volte vedova».
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