sabato 3 marzo 2012

Affossati ma consapevoli: intervista a Paolo Barnard


Affossati ma consapevoli: intervista a Paolo Barnard

Il fine settimana scorso a Rimini oltre duemila persone hanno ascoltato una cricca di 'malevoli economisti'. E...
Paolo Barnard, Foto L. Pakarov
Di Luca Pakarov
Che ci fanno un migliaio di persone in un palazzetto? Il primo che risponde “la scenografia di Laura Pausini” verrà denunciato alla Polizia postale. No, Grillo non c’entra nulla, anzi. Non è nemmeno un concorso pubblico. Dai, non ci indovinerete mai: stanno ad ascoltare (per tre giorni) dei signori che dibattono di economia. E giuro di non essermi fatto nemmeno un goccetto. È che c’ero pure io, da venerdì a domenica, a Rimini, al 105 Stadium ad ascoltare una cricca di malevoli economisti che, con un sole primaverile, sono riusciti a rovinare l’umore di mille e passa squilibrati arrivati fin lì da ogni parte d’Italia.
Sì perché il tema è stato l’MMT, la Modern Money Theory, che detto così farebbe dileguare anche quanti come me vengono addirittura pagati per esserci. Ma quando nel summit vengono svelati i trucchetti infami della finanza o, da buon liceale, scopro che l’Euro è una moneta divorziata dal paese, è una moneta straniera, mi lamento meno del previsto. Anche quando sono in preda all’angoscia perché sulla graticola finiscono partiti, conduttori televisivi, giornalisti, sindacati ed economisti che ballando il tip tap e suonando lo zufolo hanno messo in mano dei tecnocrati gli (ex)Stati sovrani. Pessimismo a tonnellate.
A organizzare l’evento è stato Paolo Barnard. Già, Paolo Barnard, quel tipo rognoso, quello che litiga e ce l’ha con tutti, che faceva servizi per Report, che si narra viva con l’aiuto della pensione della madre, che considera la “controinformazione” italiana, Travaglio, Lerner, Grillo o Santoro (solo per citarne alcuni) dei falsari a uso e consumo del potere. Pure se con tre vite a disposizione non riuscirò a farmi tanti nemici, a me, un rompi coglioni così, pure quando divergo dalle sue idee, non può che piacere. Solo che nell’attimo che mi chiamano nei camerini per l’intervista vengo assalito dai peggiori presagi: puttanaeva, se lo trovo incazzato ho solo la mia macchina fotografica per difendermi. Luca mettiti con la spalla appoggiata alla porta, me lo consigliava sempre un tizio furbo, uno che se ora vorrà scappare deve legare le lenzuola alle sbarre.
Sto a testa bassa, ma sento che non mi sorride, ci mancherebbe, non lo farei nemmeno io.
Barnard, sinceramente non me l’aspettavo tanta gente, chi sono?
"È un mistero, le provenienze sono le più varie, stupefacente è che sia un pubblico pagante. Mettere insieme 2100 persone paganti è incredibile. Per l’Italia non è normale, un conto è una festa di piazza o il V-day in cui si va un pomeriggio, ci si diverte, si fa il viaggio in treno e la sera si torna a casa, un conto è fermarti due giorni e mezzo, dopo aver pagato, ad ascoltare cose difficili. È inaudito, io non so darti una spiegazione (a fine gennaio Barnard aveva annunciato sul suo sito il probabile annullamento del summit a causa dei pochi iscritti, N.d.R.)".
Fra i 2100 eravamo pochissimi con gli accrediti stampa, continua l’ostracismo a Paolo Barnard? (che domanda demente, come minimo un destro me lo merito)
"È da oltre dieci anni che continua l’ostracismo, sono bollato come inavvicinabile. Della stampa non è venuto nessuno, ci hanno completamente ignorati. Tu rappresenti un magazine importante che oltretutto fra le sue file ha uno dei più grandi e coraggiosi giornalisti con all’attivo gli scoop più interessanti sulla crisi finanziaria (Barnard parla di Matt Taibbi di Rolling Stone Usa, N.d.R.). A parte te è venuta una giornalista di Santoro (il giornalista di la Repubblica Federico Rampini ha pubblicato un articolo sull’MMT il 21 febbraio ma senza citare né il summit né tantomeno Barnard, N.d.R.)".
Cosa accadrà in Italia nei prossimi 10 anni?
"Succederà quello che oggi descriviamo qui: la deflazione economica imposta. È un’operazione voluta a tavolino che si traduce in una spirale d’impoverimento progressivo che divorerà dal basso le fasce più deboli. La media borghesia italiana non se ne accorgerà finché i loro figli non avranno la caduta del reddito e degli standard di vita che i genitori non si sarebbero mai aspettati. A quel punto saranno in tanti ad aprire gli occhi".
Che tempi ci sono? (lo domando perché mi sa che almeno sulla miseria sono stato all’avanguardia...)
"Se… questo se è retorico… se i piani di governo europeo non hanno ostacoli e non riusciremo a incidere in alcun modo, ci saranno dieci anni di crollo economico e almeno trent’anni di conseguenze serie per il paese così come negli Stati Uniti, che hanno iniziato gli anni ’70 ed oggi si trovano 45 milioni di persone che mangiano una volta al giorno".
A questo punto allora, cos’è l’Euro?
"L’Euro è, in questo momento, uno strumento di distruzione del sud Europa, per i benefici di piccole e microscopiche elite finanziare e neomercantili, cioè i grandi industriali franco-tedeschi. Con l’Euro s'è sottratta la sovranità di spesa dello Stato. L’Italia era il grande pericolo competitivo industriale per i tedeschi, l’Italia aveva un’industria chimica metalmeccanica fra le prime del mondo e una piccola e media azienda fortissima, tanto che l’export italiano ha insidiato sempre i tedeschi al punto che, prima della creazione dell’Euro, i tedeschi erano andati nel deficit delle esportazioni e non riuscivano più a competere con l’Italia. L’Euro è servito a ingabbiare la capacità italiana di usare la propria moneta per favorire le esportazioni, ci avevano provato gli anni ’70 con lo Sme (il Sistema monetario europeo, un vincolo fra le varie monete creato per mantenere stabili i tassi di cambio, N.d.R.), con l’Euro ce l’hanno fatta".
In Italia ci hanno rincoglionito con la storia dell’Euro, non è stata prevista una situazione del genere o c’è chi è stato compiacente?
"Non se n’è accorto nessuno, se leggi i dati, gli imprenditori si suicidano e l’80 per cento delle aziende non ha più credito. Il centrosinistra italiano ci ha venduto una menzogna, sono stati i tecnocrati che hanno raccontato la bugia che l’Euro rappresentasse la prosperità, quando economisti di altissimo livello internazionale come Wynne Godley, professore emerito della Università di Oxford, nel 1997 scrisse un trattato economico in cui affermava che l’Euro per l’Europa sarebbe stato un suicidio, una truffa che avrebbe messo gli Stati in condizione di disperazione e di povertà. La stessa Banca centrale americana, dopo lo studio di trentasei economisti, disse che si trattava di un sistema monetario assurdo, che non avrebbe funzionato. Ma è stato fatto apposta".
In Grecia, quindi, a breve tornerà la Dracma...
"È inevitabile. Quando salterà il sistema torneremo tutti alle vecchie monete, questo sarà il primo passo. Il problema è se poi le politiche rimangono quelle attuali, cioè che ci venga venduta l’ennesima bugia secondo cui il ritorno ad una moneta sovrana significherà un nuovo impoverimento. Parguez (Alain Parguez, uno dei relatori del summit, N.d.R.) ha detto: 'Vi stanno raccontando che diventerete l’Africa”, invece, avvisa Parguez, è assolutamente il contrario, ma se le politiche rimangono quelle di adesso avere la Lira non servirà praticamente a niente'".
Non è un caso che le banche principali stiano calcolando gli effetti della fine dell’Euro… cosa propone invece l’MMT?
"Propone l’uso della moneta a deficit, spiegando che il deficit dello Stato non è un debito dei cittadini ma il contrario, è la ricchezza dei cittadini, è il denaro che lo Stato immette di più di quello che tassa, quindi ti tassa 10 e ti dà 20, arricchendo la cittadinanza. Si può usare questa spesa deficit per creare piena occupazione, pieno stato sociale, infrastruttura e aiutare le aziende. Gli economisti classici ti diranno che è una bugia. Tu pensa che gli Stati Uniti d’America dopo la seconda guerra mondiale sono ricorsi a questo strumento con un deficit del 25% (oggi l’Italia ha il 10-11%) ed ha arricchito tutta l’America nei famosi anni ’50 e ’60 del boom economico, oltre che tutta l’Europa. Però di questo sistema ce ne siamo dimenticati".
Occupy Wall Street: serve non serve?
"Ovviamente la ritengo un’ottima iniziativa che, però, è stata pompata fuori da ogni proporzione perché queste persone non rappresentano il 99 per cento della popolazione. In realtà, la gente in generale non sa niente di cosa sta succedendo né si preoccupa di seguire questi ragazzi, lì c’è una mancanza importante di comunicazione, non basta mettere gli striscioni, bisogna informare in maniera capillare perché si speri che un giorno ci sia una vera mobilitazione...".
Com’è, però, che tutto inizia con grandi clamori e allo stesso tempo svanisce da un giorno all’altro, senza lasciare traccia?
"Hai detto bene. È esattamente la logica dello spettacolo. Perciò, spero che questa gente qua, presente e pagante (il biglietto costava ben 40 euro, N.d.R.), che ascolta delle cose generalmente noiose per il pubblico, non la segua".
Sì, ma allora come si mantiene alto l’interesse e la partecipazione?
"Questo è un grande problema. Il sistema in cui ci troviamo non è fatto a caso, è creato a proposito per distrarre le menti il più velocemente possibile. Non ho una risposta su questo".
E in Italia: chi sta salvando il salvabile e chi dice le cose come stanno?
"Noi. Quelli come me o come te che divulgano queste cose".
Il palco del convegno, Foto L. Pakarov
Mmhh, se aspetti me, allora stiamo messi proprio bene. Non mi mena e mi saluta perfino. Strano tipo. Paolo Barnard ha un carattere di merda, è rancoroso, molte volte è sprezzante anche verso chi lo ammira, in certi momenti sembra preso dal delirio di onnipotenza ma, mi viene da pensare, non sarebbe il primo che paga la ricerca della verità con l’emarginazione. La storia ne è piena. Che poi l’abbia trovata o meno sta ad ognuno di noi valutarlo, per ora sappiamo che le previsioni elaborate dal gruppo MMT che lui appoggia possono essere verificate. Alcuni dati sono sotto gli occhi di tutti e sono incontrovertibili. L’Euro ha portato un impoverimento generale e ci sta conducendo all’alienazione dei diritti dello stato sociale, guadagnati in anni e anni di lotte.
Per di più, come spiegano i relatori con maniacale precisione, con la scusa dell’alta disoccupazione, i lavoratori vengono spinti ad accettare condizioni di lavoro più dure e massacranti, dopo aver abbassato i salari, ovvio. È falso forse? Parole come frode e saccheggio riecheggiano continuamente, la nuova guerra, quella finanziaria, quella subdola e ugualmente repellente che mette milioni di persone in fila nella mensa dei poveri, prende sempre più corpo quando viene illustrato il processo di privatizzazione e di finanziarizzazione mediante il quale, quello che prima si conquistava con le armi, ora lo si occupa con la riduzione del potere d’acquisto dei cittadini e i conseguenti debiti.
Il fatto di non poter emettere moneta, dicendola a cazzo di cane, implica l’annichilimento dello stato di diritto poiché, gli Stati, per consentire lo sviluppo di un paese sono costretti a rivolgersi a fondi privati, alle grandi banche che sono, al momento, quelle che detengono il denaro e che lo rilasciano solo in cambio di interessi elevati (speculandoci) e che, immancabilmente, non vengono onorati. Ci siete? Ora questi interessi invece di creare lavoro finiscono nel sistema finanziario che eroga credito (e quindi ancora debiti degli Stati centrali).
È il passaggio dal capitalismo industriale a quello finanziario. Così gli Stati indebitati (il Trattato di Maastricht stabiliva il deficit pubblico al 3% del Pil e ora allo 0,5%) in scacco delle banche vengono svuotati di ogni potere (avete votato voi Monti o Papademos?) allo scopo di salvare i conti pubblici, obbligati a svendere beni di sua proprietà, alzare le tasse (la cazzo di austerity) o lasciare la gestione di servizi fondamentali per il cittadino a privati.
E immaginate, per esempio, chi può comprare interi edifici o prendere in appalto, mettiamo, il Servizio sanitario nazionale, io, voi? Chi continuerà a riempirsi le tasche? È dietrologia questa? Un complotto di rettiliani?
Allucinante è stato uno degli interventi di William Black che prima ci ha insegnato come rubare 10 miliardi di euro (ma questa me la tengo per me) poi, mostrando l’andamento economico dell’Islanda (ve la ricordate, anni fa si diceva meraviglie di quel paese, poi all’improvviso, puff, in rovina), ha fatto un parallelo con quella che sembra la normalità di molti Amministratori delegati, i quali mungono grandi introiti gonfiando i bilanci (senza che tiriamo fuori i nomi noti di casa nostra, ma il riferimento è chiaro) e, da un giorno all’altro, dichiarano perdite disastrose.
A quel punto se l’Ad non è già lontano, molto spesso si trova imputato di reati depenalizzati. Domandatelo a chi ora sta con le pezze al culo. Fuori programma arriva anche l’economista Nino Galloni che fa un resoconto drammatico di alcuni spaccati di storia italiana, come quando nell’89, chiamato da Andreotti per lavorare al Ministero del Bilancio, cerca di rallentare con una commissione il processo che avrebbe portato all’Euro al fine di permettere al paese un’adeguata riconversione industriale ma, con una telefonata, il "crucco" Helmut Kohl riesce a bloccare questo tentativo. Conclude adducendo come anche l’omicidio Moro rientri nello stesso obiettivo d’indebolire l’Italia.
E così a non finire, a farci venire il dubbio e anche di più, che non ci abbiamo mai veramente capito un cazzo di niente, tanto che si potrebbe stare ore a scrivere aprendo altre centomila parentesi. Impossibile è farne una sintesi, né è questa la sede né chi scrive è la persona deputata a farlo. Però, io, nella mia somma ignoranza in economia, credo, spero, di averci tirato fuori qualcosa e forse mi sarò pure fatto (piacevolmente) traviare. Di certo un bombardamento così radicale di notizie che magari normalmente percepiamo, che sentiamo nell’aria, ma che mai arrivano a stagliarsi nella loro netta e palese evidenza, obbliga a qualche riflessione in più. Come minimo. È faticoso certo, non sono argomenti da poco, ma chissà se passare giorni a discutere di Berlusconi o Bersani, di volubili beghe nazionali, non sia veramente il gioco sbadato di uno scolaretto che non vede chi intorno scava buche e sotterra esplosivo.

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