L’INDIVIDUO MODERNO, ERETICO E IDOLATRA di G.Tirelli
“In quest’epoca moderna caratterizzata da
un’idolatria di quart’ordine, dove si mitizzano star della musica, calciatori,
piloti, attori, politici nani, zoccole e imprenditori inquinatori, il concetto
di “divino” è stato per sempre
cancellato da ogni azione umana, sentimento d’amore, ed emozione”
L’uomo che non possiede terra e non
dissoda, non semina e non raccoglie i suoi frutti benedetti, non può
considerarsi tale, ma elemento improprio di un habitat in cui non si riconosce.
Un eretico, verso quel disegno imperturbabile che dall’origine regolava e
armonizzava ogni azione umana.
Questa inedita razza umana, è come un’ape
senza fiori, un pesce senza mare, un albero senza radici, un uccello senza
cielo, una religione senza Dio, un cuore senza passione e una vela senza vento.
Non siamo che gli ingranaggi consunti e
arrugginiti, di un meccanismo perverso e pervertito, i cui costi - relativi
alla sua manutenzione e alla bonifica, di tutte le scorie tossiche prodotte e rifiuti
dispersi sul territorio - superano di gran lunga i benefici apportati alla
comunità (nel senso di qualità della vita e di felicità), e gli stessi
guadagni.
La capacità di sognare, di amare, di
credere e di sperare, sono tutte il prodotto di quel rapporto simbiotico
(scambio mutualistico) che, da sempre, l’essere umano ha avuto e coltivato con
la Terra, Madre indiscussa del nostro destino. Una Terra oggi, straziata,
vilipesa, violentata e stuprata, da un orda, di diavoli dai bianchi colletti e
cravatte chiassose, che hanno mercificato con Satana, il sangue e il futuro dei
nostri figli a fronte di vizio e di perversione.
Il futuro dell’umanità, è stato divorato
dalla voracità di un presente ipertrofico che, come un buco nero, travolge nel
suo vortice le nostre esistenze.
Una buona parte del vecchio mondo ha
resistito fino a 50 anni fa, dopo millenni in cui l'uomo (quello veramente
sapiens) traeva ogni suo sostentamento, vera gioia e vero dolore dalla Madre
Suprema: la TERRA. Le nostre paure più perverse, attacchi di panico,
depressione, le infinite forme nevrotiche ed altro ancora, non sono che il
risultato di questo scollamento che la modernità ha prodotto fra l’uomo e la
natura e quindi fra le varie e infinite entità spirituali.
Le tradizioni, il rito magico,
l'iniziazione, il folclore, il timore dell'inconoscibile, erano le fondamenta
etiche di un vivere consapevole. Oggi siamo sommersi dal Nulla e avvolti in un
dolore pungente dal quale non ci possiamo liberare. Non servono farmaci, droghe
e isterica allegria, per lenire il nostro dolore esistenziale.
E’ tempo di pacificazione con la natura;
abbandonare le città per affondare le nostre mani nella terra - zappare,
seminare, raccogliere e, in fine, sperare. Questa, é la sola e vera conoscenza
e medicamento e cura, per tutti i nostri mali: ritrovare la nostra vera
essenza, le emozioni, le atmosfere, la magia, il silenzio e la Fede, senza la
quale, nulla ha un senso.
In passato, il culto religioso, in tutte le
sue molteplici e diverse forme, si esprimeva come liturgia di ringraziamento,
al fine di ingraziarsi la benevolenza del Cielo perché non si interrompesse
quello stato di grazia e quindi, di felicità che, la natura, dispensava agli
uomini, con magnanimità e in abbondanza. Per tanto, il presupposto della fede,
non si traduce in una richiesta a credito di mera intercessione ad
personam ne, tanto meno, come
panacea di quel tormento indotto dalla paura di un castigo senza sconti, ma un
atto dovuto, di sincera riconoscenza, verso colui o coloro (dio, dei o
divinità) che, senza chiedere nulla in cambio (se non la fede), donavano
incondizionatamente. Per tanto, la Natura, in tutte le sue manifestazioni, era
sinonimo del divino e, in quanto tale, aspirava alla fede.
L’ateismo dilagante nelle società occidentali
consumiste e relativiste (e che le rappresenta in quanto, tali), è la logica
risultante di un disagio fisico, psichico ed esistenziale di massa, frustrante,
paranoide e vendicativo, che si dissocia da ogni concetto di bene comune e di
solidarietà. Un atteggiamento totalmente riverso su uno sterile opportunismo
individuale e chiusura verso l’esterno.
Per tanto, la felicità, oltre ad essere
sinonimo e presupposto di fede e di speranza, induce gli animi alla benevolenza
e i cuori alla passione, mitigando così, le loro pene passeggere e collocando
il dolore e la morte nella sfera di quelle “ineludibili necessità strutturali”
che, come la gioia e la salute, esaltano e corroborano il mistero della
vita. Consapevolezza, autostima e
sentimento di pacificazione, poi, sono strettamente correlate a quella
condizione ideale che, solo la felicità, può produrre.
E i riti propiziatori arcaici (in alcuni
casi con il sacrificio di animali e, più rari, di vite umane), avevano
l’intento e lo scopo di farsi mediatori per intercedere a grazie, favori e
perdono.
In quest’epoca moderna caratterizzata da
un’idolatria di quart’ordine, dove si mitizzano star della musica, calciatori,
piloti, attori, politici nani, zoccole e imprenditori inquinatori, il concetto
di “divino” è stato per sempre
cancellato da ogni azione umana, sentimento ed emozione. Una portata di fuoco
diseducatrice e mistificatrice, che il Sistema Bestia ha messo in atto, per
mercificare (senza più alcun ostacolo di natura etica e morale), la sua effimera
e immonda mercanzia.
Il mondo contadino del passato, che
rappresentava un buon 99% della popolazione, era caratterizzato dall’autonomia
e dall’autosufficienza e, ogni singolo o gruppo, definiva e determinava una sua
“ragion d’essere”, sulla soddisfazione dei bisogni primari ed essenziali,
relativi e dipendenti al territorio; alla sua capacità di produrre beni e
privilegi (acqua, fertilità, energia) e sulla spinta propulsiva di consolidate
tradizioni e ataviche credenze. Diversamente da oggi e, in antitesi con le
ingenue teorie illuministe, ogni ragione si era compiuta ormai da tempo e,
nell’individualismo prolifico veniva sancito il sacro valore della diversità.
Gli uomini di quest’epoca insensata,
inariditi nell’animo e nello spirito e, ammaliati dalle lusinghe di sirene
indolenti, si sono prostrati, al pari di idolatri, al cospetto di un Sistema
Bestia, che sotto le sembianze del buon samaritano cela, ad arte, la sua natura
mefistofelica.
Oggi la scienza, arida e opportunista, ha
fatto scempio di ogni valore e principio, mercificandoli in cambio di illusione
e vane promesse e relegando l’umanità, nel crepuscolo di un limbo gelatinoso,
svuotando gli uomini da ogni loro oggettiva e arbitraria responsabilità e
prospettiva.
La forza di volontà che, in passato, aveva
la funzione, lo scopo e la potenza di produrre diversità e merito, è venuta
meno, per trasfigurare in omologazione e supina accettazione; cause, a loro
volta, di in un martirio incompreso e smarrimento, risultato estremo di un
autolesionismo indotto.
Si, abbiamo scoperchiato il vaso di
Pandora, e di nuovo, la metafora profetica ritorna, come uno spettro, ad
oscurare l’orizzonte del nostro futuro.
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