sabato 10 marzo 2012

L’INDIVIDUO MODERNO, ERETICO E IDOLATRA di G.Tirelli


L’INDIVIDUO MODERNO, ERETICO E IDOLATRA di G.Tirelli

“In quest’epoca moderna caratterizzata da un’idolatria di quart’ordine, dove si mitizzano star della musica, calciatori, piloti, attori, politici nani, zoccole e imprenditori inquinatori, il concetto di “divino”  è stato per sempre cancellato da ogni azione umana, sentimento d’amore, ed emozione”

L’uomo che non possiede terra e non dissoda, non semina e non raccoglie i suoi frutti benedetti, non può considerarsi tale, ma elemento improprio di un habitat in cui non si riconosce. Un eretico, verso quel disegno imperturbabile che dall’origine regolava e armonizzava ogni azione umana.
Questa inedita razza umana, è come un’ape senza fiori, un pesce senza mare, un albero senza radici, un uccello senza cielo, una religione senza Dio, un cuore senza passione e una vela senza vento.
Non siamo che gli ingranaggi consunti e arrugginiti, di un meccanismo perverso e pervertito, i cui costi - relativi alla sua manutenzione e alla bonifica, di tutte le scorie tossiche prodotte e rifiuti dispersi sul territorio - superano di gran lunga i benefici apportati alla comunità (nel senso di qualità della vita e di felicità), e gli stessi guadagni.
La capacità di sognare, di amare, di credere e di sperare, sono tutte il prodotto di quel rapporto simbiotico (scambio mutualistico) che, da sempre, l’essere umano ha avuto e coltivato con la Terra, Madre indiscussa del nostro destino. Una Terra oggi, straziata, vilipesa, violentata e stuprata, da un orda, di diavoli dai bianchi colletti e cravatte chiassose, che hanno mercificato con Satana, il sangue e il futuro dei nostri figli a fronte di vizio e di perversione.
Il futuro dell’umanità, è stato divorato dalla voracità di un presente ipertrofico che, come un buco nero, travolge nel suo vortice le nostre esistenze.

Una buona parte del vecchio mondo ha resistito fino a 50 anni fa, dopo millenni in cui l'uomo (quello veramente sapiens) traeva ogni suo sostentamento, vera gioia e vero dolore dalla Madre Suprema: la TERRA. Le nostre paure più perverse, attacchi di panico, depressione, le infinite forme nevrotiche ed altro ancora, non sono che il risultato di questo scollamento che la modernità ha prodotto fra l’uomo e la natura e quindi fra le varie e infinite entità spirituali.
Le tradizioni, il rito magico, l'iniziazione, il folclore, il timore dell'inconoscibile, erano le fondamenta etiche di un vivere consapevole. Oggi siamo sommersi dal Nulla e avvolti in un dolore pungente dal quale non ci possiamo liberare. Non servono farmaci, droghe e isterica allegria, per lenire il nostro dolore esistenziale.
E’ tempo di pacificazione con la natura; abbandonare le città per affondare le nostre mani nella terra - zappare, seminare, raccogliere e, in fine, sperare. Questa, é la sola e vera conoscenza e medicamento e cura, per tutti i nostri mali: ritrovare la nostra vera essenza, le emozioni, le atmosfere, la magia, il silenzio e la Fede, senza la quale, nulla ha un senso.
 
In passato, il culto religioso, in tutte le sue molteplici e diverse forme, si esprimeva come liturgia di ringraziamento, al fine di ingraziarsi la benevolenza del Cielo perché non si interrompesse quello stato di grazia e quindi, di felicità che, la natura, dispensava agli uomini, con magnanimità e in abbondanza. Per tanto, il presupposto della fede, non si traduce in una richiesta a credito di mera intercessione ad personam  ne, tanto meno, come panacea di quel tormento indotto dalla paura di un castigo senza sconti, ma un atto dovuto, di sincera riconoscenza, verso colui o coloro (dio, dei o divinità) che, senza chiedere nulla in cambio (se non la fede), donavano incondizionatamente. Per tanto, la Natura, in tutte le sue manifestazioni, era sinonimo del divino e, in quanto tale, aspirava alla fede.
   
L’ateismo dilagante nelle società occidentali consumiste e relativiste (e che le rappresenta in quanto, tali), è la logica risultante di un disagio fisico, psichico ed esistenziale di massa, frustrante, paranoide e vendicativo, che si dissocia da ogni concetto di bene comune e di solidarietà. Un atteggiamento totalmente riverso su uno sterile opportunismo individuale e chiusura verso l’esterno.
Per tanto, la felicità, oltre ad essere sinonimo e presupposto di fede e di speranza, induce gli animi alla benevolenza e i cuori alla passione, mitigando così, le loro pene passeggere e collocando il dolore e la morte nella sfera di quelle “ineludibili necessità strutturali” che, come la gioia e la salute, esaltano e corroborano il mistero della vita.  Consapevolezza, autostima e sentimento di pacificazione, poi, sono strettamente correlate a quella condizione ideale che, solo la felicità, può produrre. 

E i riti propiziatori arcaici (in alcuni casi con il sacrificio di animali e, più rari, di vite umane), avevano l’intento e lo scopo di farsi mediatori per intercedere a grazie, favori e perdono.
In quest’epoca moderna caratterizzata da un’idolatria di quart’ordine, dove si mitizzano star della musica, calciatori, piloti, attori, politici nani, zoccole e imprenditori inquinatori, il concetto di “divino”  è stato per sempre cancellato da ogni azione umana, sentimento ed emozione. Una portata di fuoco diseducatrice e mistificatrice, che il Sistema Bestia ha messo in atto, per mercificare (senza più alcun ostacolo di natura etica e morale), la sua effimera e immonda mercanzia.

Il mondo contadino del passato, che rappresentava un buon 99% della popolazione, era caratterizzato dall’autonomia e dall’autosufficienza e, ogni singolo o gruppo, definiva e determinava una sua “ragion d’essere”, sulla soddisfazione dei bisogni primari ed essenziali, relativi e dipendenti al territorio; alla sua capacità di produrre beni e privilegi (acqua, fertilità, energia) e sulla spinta propulsiva di consolidate tradizioni e ataviche credenze. Diversamente da oggi e, in antitesi con le ingenue teorie illuministe, ogni ragione si era compiuta ormai da tempo e, nell’individualismo prolifico veniva sancito il sacro valore della diversità.

Gli uomini di quest’epoca insensata, inariditi nell’animo e nello spirito e, ammaliati dalle lusinghe di sirene indolenti, si sono prostrati, al pari di idolatri, al cospetto di un Sistema Bestia, che sotto le sembianze del buon samaritano cela, ad arte, la sua natura mefistofelica.
Oggi la scienza, arida e opportunista, ha fatto scempio di ogni valore e principio, mercificandoli in cambio di illusione e vane promesse e relegando l’umanità, nel crepuscolo di un limbo gelatinoso, svuotando gli uomini da ogni loro oggettiva e arbitraria responsabilità e prospettiva.
La forza di volontà che, in passato, aveva la funzione, lo scopo e la potenza di produrre diversità e merito, è venuta meno, per trasfigurare in omologazione e supina accettazione; cause, a loro volta, di in un martirio incompreso e smarrimento, risultato estremo di un autolesionismo indotto.
Si, abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora, e di nuovo, la metafora profetica ritorna, come uno spettro, ad oscurare l’orizzonte del nostro futuro.

Gianni Tirelli

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