“SIAMO UOMINI
O CAPORALI?” di G.Tirelli
L’esercizio
sistematico e continuo, volto a giustificare e legittimare le proprie mancanze,
debolezze e dipendenze, trasforma l’individuo in quell’essere ottuso, che ha
convertito l’intelligenza in furbizia, la licenza in libertà e la
verità in mistificazione. Questa operazione di contraffazione dell’Io,
prolungata nel tempo e mai messa in discussione, si attesta in seguito, come
carattere dominante del soggetto (tara mentale). Un automatismo (riflesso
condizionato) che, per sua natura, prescinde da ogni introspezione critica,
analisi psicologica, ragionevolezza e buon senso, per sconfinare, a buon
diritto, nella sfera delle patologie gravi e degenerative dello stato di
coscienza.
Questi
soggetti, oggi, sempre più comuni, sono in parte il prodotto della sottocultura
consumistica e deresponsabilizzante che, nella potenzialità degli individui a
rischio, trova terreno di coltura, per attuare il suo progetto, di
manipolazione mentale.
Le promesse di
successo, di facili guadagni, di eterna bellezza, unicità e immortalità,
intervengono sulle menti deboli in forma destabilizzante, alterandone
l’oggettività, l’imparzialità e la consapevolezza, per essere assunte, in
seguito, a parametri assoluti di riferimento. Valori morali e principi etici,
vissuti come dei veri e propri ostacoli e incidenti di percorso (elementi
dissonanti), sono stai rimossi e cancellati, per dare efficacia e sonorità alle
lusinghe e agli inviti seducenti delle suadenti sirene del liberismo
relativista. La forza di volontà che, in passato, aveva la funzione, lo scopo e
la potenza di produrre diversità e merito, è venuta meno, per trasfigurare in
omologazione e supina accettazione; cause, a loro volta, di in un martirio
incompreso, risultato estremo di un autolesionismo indotto. Questo
singolare individuo moderno, è il solo e unico attore protagonista, regista e
sceneggiatore, di una commedia dell’orrore, nella quale ha trasformato la sua
vita.
L’uomo senza
la volontà è costantemente riverso su se stesso, relegato dentro un labirinto
di parole in virtù delle quali si prefigge, attraverso un’analisi introspettiva
di natura opportunistica, di trovare una motivazione logica alla sua condizione
di parassita della società. L’uomo senza la volontà è un essere monco, incompiuto
che, all’azione e ai fatti, ha sostituito le attenuanti e l’auto-commiserazione
al fine di prescrivere ed assolvere la sua inettitudine fisica e morale e
rendere legittime ogni debolezza, dipendenza e paura. Questo individuo,
oltre ad essere un peso per la comunità, è un esempio negativo per il suo
stesso nucleo famigliare che, per emulazione, assimilerà l’immagine distorta di
un tale atteggiamento, come legittima e auspicabile.
L’uomo privo
di volontà, è incline al servilismo, alla diffamazione e al tradimento, tratti
caratteriali di un’indole epurata da ogni oggettivo parametro di riferimento,
scale di valori e buon senso. Quest’uomo non è capace di veri sentimenti
ai quali, da esperto commediante logorroico, predilige una grottesca
messinscena, permeata di enfasi, costernata commozione e sentita
preoccupazione.
Per questo
tipo di individui, in stato di dissociazione perenne, il confine fra la
finzione e la realtà (con il tempo e la pratica costante), viene azzerato,
incorrendo, così, nel serio rischio di non sapere più distinguere l’una
dall’altra. Del resto, anche la qualità e la forza delle emozioni sono il
risultato di impegno, di consapevolezza e discernimento, e tutte, fanno capo a
quell’impulso rigeneratore e rivoluzionario che trasforma l’uomo in credente:
la volontà.
L’uomo
partorito dalla rivoluzione industriale è soggetto ad una particolare
schiavitù, unica nella storia dell’uomo e, in particolare, l’individuo iper
tecnologico ignorante degli ultimi decenni, che è totalmente dipendente dal
Sistema Bestia. Quest’uomo, affetto da *infantilismo, non è in grado di
procurarsi il cibo, di scaldarsi, di produrre alimenti, di soffrire e di
decidere. E’ privo della più remota forma di volontà, e come un infante egoista
ed egocentrico, rifiuta ogni fatica fisica, responsabilità individuale e
ragione di consapevolezza, essendosi consegnato anima e corpo fra le grinfie
del Sistema padrone. Un uomo monco che interpreta alla lettera le indicazioni
di un libretto di istruzioni che il Sistema gli consegna al momento della sua
venuta al mondo. Le comodità che il Sistema ha messo ha sua disposizione,
lo hanno rammollito, fino a ridurlo ad uno stato di invalidità permanente.
Etica, deontologia, morale e umanità si sono, in lui, estinte per sempre,
privandolo così della spiritualità; un essere completamente manipolabile,
ricattabile e corruttibile.
Questo
singolare soggetto umanoide, dunque, è il risultato di una perversa operazione
di lavaggio mentale che, in breve tempo, si è attestata come carattere
genetico. La maggior parte del suo cervello, che per milioni di anni gli
ha consentito di sopravvivere, di adattarsi e produrre vera conoscenza, non
solo è rimasta inattiva, ma nella gran parte degli individui occidentali (nuove
generazioni in particolare), è totalmente assente.
L’habitat che
circonda il bambino fin dall’alba della sua venuta al mondo, condiziona per
sempre il suo domani, ed é l’imprinting che modellerà la sua futura
personalità. Televisione, video giochi, telefonino, play station e una montagna
di sterile e invadente tecnologia (futuri rifiuti da discarica), lo
deresponsabilizzano da ogni sforzo di analisi introspettiva e di immaginazione
– esattamente nel senso opposto della propaganda sbandierata dal Sistema: “in
questo modo sviluppano la fantasia!!!”. Quelle che poi, insistono a volere
chiamare “comodità” (ma che in realtà sono un inferno quotidiano), lo
costringono a declinare ogni ragionevole sforzo, adattandosi ad una sorta di
baby prepensionamento e trascorrendo il resto della sua vita di fronte ad un
computer, ingrassando a dismisura e precarizzando la sua salute, fisica e
mentale.
Poi, arriva il
momento della scuola materna, con gli infiniti giocattoli morti, di plastica e
l’onnipresente televisione e da li, fino al conseguimento dell’insulsa e sempre
più inutile laurea. Nel frattempo il Sistema si sfrega le mani, sapendo che un
altro pollo è entrato nella gabbia, e che fuori da quella prigione non è più in
grado di sopravvivere.
Gli individui
omologati della nostra epoca, non sono che polli in batteria. In questa gabbia,
ci sono entrati volontariamente, dopo averla loro stessi costruita, recidendo
ogni rapporto con il mondo degli spiriti. La loro conoscenza, è limitata
all’area occupata all’interno del loculo metallico, dove tutti, trascorrono una
vita apparente. Disperazione e solitudine regnano sovrane nella loro anima e,
contrariamente a quanto si potrebbe pensare, aspirano
all’immortalità. Questo tipo di particolare schiavitù, (eccezionale nella
storia dell’umanità) priva l’ignorante senza volontà, dell’alba e del tramonto,
costringendolo ad un’esistenza limbica, a mezz’aria fra una presente assente e
un domani inesistente.
Definire tutto
ciò come follia, non renderebbe giustizia alle ragioni di una tale anomalia, e
la collocherebbe dentro i confini dell’umano. Una circostanza del genere, si è
venuta a creare, si, per dei fattori tecnici dipendenti dall’essere umano ma,
inattiva, senza l’intervento di una forza soprannaturale negativa; il
Maligno. In virtù di un tale tecnicismo, si sono venute creare, le
condizioni ideali, perché ciò accadesse. Tornare indietro è impossibile. Solo
dalle ceneri della sua smisurata vanità, l’umanità, riuscirà lentamente a
risorgere. Forse!
Per tanto,
dobbiamo riappropriarci della conoscenza del passato, delle certezze, e dei
parametri di giudizio necessari per l’autodeterminazione, come espressione di
libertà positiva. Diversamente, il relativismo dilagante, ci sommergerà come
uno tsunami, e non ci sarà un domani, ne per noi, ne per i nostri figli e
nipoti.
Gianni Tirelli
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