giovedì 8 marzo 2012

UOMINI COME POLLI IN GABBIA di G. Tirelli


UOMINI COME POLLI IN GABBIA di G. Tirelli
L’uomo partorito dalla rivoluzione industriale è soggetto ad una particolare schiavitù, unica per eccezionalità nella storia dell’uomo e, in particolare, l’individuo iper tecnologico degli ultimi decenni, che è totalmente dipendente dal Sistema Bestia. Quest’uomo, affetto da *infantilismo, non è in grado di procurarsi il cibo, di scaldarsi, di produrre alimenti, di soffrire e di decidere. E’ privo della più remota forma di volontà, e come un infante egoista ed egocentrico, rifiuta ogni fatica fisica, responsabilità individuale e ragione di consapevolezza, essendosi consegnato anima e corpo fra le grinfie del Sistema padrone. Un uomo monco che interpreta alla lettera le indicazioni di un libretto di istruzioni che il Sistema gli consegna al momento della sua venuta al mondo. Le comodità che il Sistema ha messo ha sua disposizione, lo hanno rammollito, fino a ridurlo ad uno stato di invalidità permanente. Etica, deontologia, morale e umanità si sono, in lui, estinte per sempre, privandolo così della spiritualità; un essere completamente manipolabile, ricattabile e corruttibile.
L’individuo iper/tecnologico, dunque, è il risultato di una perversa operazione di lavaggio mentale che, in breve tempo, si è attestata come carattere genetico. La maggior parte del suo cervello, che per milioni di anni gli ha consentito di sopravvivere, di adattarsi e produrre vera conoscenza, non solo è rimasta inattiva, ma nella gran parte degli individui occidentali (nuove generazioni in particolare), è totalmente assente.
L’habitat che circonda il bambino moderno fin dall’alba della sua venuta al mondo, condiziona per sempre il suo domani, ed é l’imprinting che modellerà la sua futura personalità. Televisione, video giochi, telefonino, play station e una montagna di sterile e invadente tecnologia (futuri rifiuti da discarica), lo deresponsabilizzano da ogni sforzo di analisi introspettiva e di immaginazione – esattamente all’opposto della propaganda sbandierata dal Sistema, che afferma “in questo modo sviluppano la fantasia!!!”.
Quelle che poi, insistono a volere chiamare “comodità” (ma che in realtà sono un inferno quotidiano), lo costringono a declinare ogni ragionevole sforzo, adattandosi ad una sorta di baby prepensionamento e trascorrendo il resto della sua vita di fronte ad un computer, ingrassando a dismisura e precarizzando la sua salute, fisica e mentale.
Poi, arriva il momento della scuola materna, con gli infiniti giocattoli morti, di plastica e l’onnipresente televisione e da li, fino al conseguimento dell’insulsa e sempre più inutile laurea. Nel frattempo il Sistema si sfrega le mani, sapendo che un altro pollo è entrato nella gabbia, e che fuori da quella prigione non è più in grado di sopravvivere.
Gli individui omologati della nostra epoca, non sono che polli in batteria. In questa gabbia, ci sono entrati volontariamente, dopo averla loro stessi costruita, recidendo ogni rapporto con il mondo degli spiriti. La loro conoscenza, è limitata all’area occupata all’interno del loculo metallico, dove tutti, trascorrono una vita apparente. Disperazione e solitudine regnano sovrane nella loro anima e, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, aspirano all’immortalità. Questo tipo di particolare schiavitù, (eccezionale nella storia dell’umanità) priva “l’uomo pollo” senza volontà, dell’alba e del tramonto, costringendolo ad un’esistenza limbica, a mezz’aria fra una presente assente e un domani inesistente.
Definire tutto ciò come “follia”, non renderebbe giustizia alle ragioni di una tale degenerazione della coscienza, e la collocherebbe dentro i confini dell’umano. Una circostanza del genere, si è venuta a creare, si, per dei fattori tecnici dipendenti dall’essere umano ma, inattiva, senza l’intervento di una forza soprannaturale negativa; il Maligno. In virtù di un tale tecnicismo, si sono venute creare, le condizioni ideali, perché ciò accadesse. Tornare indietro è impossibile. Solo dalle ceneri della sua smisurata vanità, l’umanità, riuscirà lentamente a risorgere. Forse!
Per tanto, dobbiamo riappropriarci della conoscenza del passato, delle certezze, e dei parametri di giudizio necessari per l’autodeterminazione, come espressione di libertà positiva. Diversamente, il relativismo dilagante, ci sommergerà come uno tsunami, e non ci sarà un domani, ne per noi, ne per i nostri figli e nipoti.

Gianni Tirelli

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