BOSSI: IL GRANDE IMBROGLIONE di G.Tirelli
Militanti in via Bellerio, sotto la sede
della Lega intonano il “Va Pensiero” con la mano sul cuore, come a volere
commemorare le gesta di un eroe della resistenza. In verità si tratta di un
filibustiere, di un millantatore, di un venditore di fumo, che per lunghi
ventanni ha cavalcato lo stato d’animo di un popolo incolto e senza attributi,
lusingandolo con promesse di libertà e indipendenza: quella strana razza umana
che senza un padrone non sa vivere, decidere, ne programmare un futuro, per
riversare ogni altra responsabilità personale sul primo cialtrone di turno che
per volgarità e ignoranza li sa rappresentare al meglio.
E’ singolare poi, che chi propenda al
servilismo e alla sudditanza, siano sempre coloro che inneggiano sbraitando a
suggestive invocazioni di libertà e di giustizia sociale.
Ma la mancanza di
pudore e di vergogna risultano essere il dato più allarmante, frutti velenosi
di una disonestà intellettuale di fondo e di un’ipocrisia connaturata. Umberto
Bossi, un signore che della legalità ne ha fatto la sua bandiera politica, oggi
viene pugnalato dalla sua stessa mano. Un mentecatto che ha disonorato
l’Italia, dividendo gli italiani in terroni e padani e sputando sui valori di
unità nazionale. Un imbecille che esalta una folla di poveri cristi al grido di
“secessione” e di “ce lo abbiamo duro”. E in fine, un vero ignorante – ad
honoris causa – privo delle più elementari basi culturali e di ogni concetto di
società civile.
L’evoluta Padania e uno fra i territori più
inquinati e caotici del pianeta dove il consumo, di farmaci, antidepressivi e
di cocaina, sono a livelli impensabili e allarmanti. Lo dice il “Rapporto
Osservasalute 2010″ dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Un dato,
che misura nel merito, il grado felicità (oramai sotto lo zero) di questo
popolo e il suo livello di frustrazione e repressione. Una condizione
patologica grave, dal potere destabilizzante che, per reazione relativa a un
singolare spirito autoconservazione dai connotati psichiatrici, finisce per
innescare pulsioni secessioniste, odio razziale, manie di persecuzione.
L’assenza poi di una cultura fortificante, solidale e socializzante, tradisce
ogni forma di consapevolezza, annullando così ogni gratificante e rigenerante
impulso di autostima. Per tanto, parlare di evoluzione del popolo padano, è a
dir poco sconcertante.
Da una sommaria osservazione dei “volti” e,
dell’aspetto in generale di alcuni fra i suoi più eminenti rappresentanti
(Maroni, Bossi, Speroni, Borghezio, Calderoli, Trota (13.000 euro mensili),
viene più facile pensare ad una mutazione genetica degenerativa. Poveri Celti!!
E come dimenticarsi del “Giro della
Padania”, delle le Ronde Padane, del rito dell’Ampolla, di miss Padania, della
Banca Popolare CrediNord, del film corale della Lega, “il Barbarossa” di Renzo
Martinelli (regista dei kolossal flop – trenta milioni di finanziamento), che
voleva essere il Te Deum della Padania libera, consegnando alla storia del
cinema anche il fotogramma di Umberto Bossi in primo piano e, federalismo
compreso? Tutto questo, appartiene a quella serie di baggianate mitiche
(pirlate celtiche) che hanno contraddistinto, caratterizzato e definito una
delle formazioni politiche più burine, incolte e grottesche, che un parlamento
abbia mai ospitato ! Seconda solo al berlusconismo !!
Da questo momento, la Lega di Umberto
Bossi, dopo decenni di inutile e snervante mercimonio politico, ulteriormente
imbruttita e infiacchita dai tormenti della disillusione federalista, farà
ritorno nei bar di sempre, fra un bianco spruzzato e una gassosa col vino,
rievocando a voce sommessa, le gesta del loro eroico condottiero, mentre la
padania, sempre più caotica ed inquinata, sta per collassare senza neppure
dire, muoio.
Gianni Tirelli
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