giovedì 12 aprile 2012

CACCIAMO LA FECCIA DAL PARLAMENTO di G.Tirelli


CACCIAMO LA FECCIA DAL PARLAMENTO di G.Tirelli

“NELLE MODERNE DEMOCRAZIE, IL POTERE SI RAGGIUNGE PER DEMERITI”

La cosa che mi sconcerta (per la sua facilità di applicazione) di questa marmaglia di politici, è la serenità con la quale delinquono, si vendono, mentono all’evidenza, con il candore di chi si appresta a ottemperare ad un diritto. Una moderna e speciale prerogativa (segno dei nostri tempi) che, nell’atteggiamento arrogante e sprezzante, intende scopiazzare la figura intimidatoria del mafioso tutto d’un pezzo, assunta in seguito a normale pratica e regola relazionale.
Gente, che per la loro attività, incassa cifre da capogiro, oltre a beneficiare di una tale lista di privilegi che neppure i Principi di un tempo avrebbero mai potuto concedersi, per un senso di decenza verso i loro cortigiani e sudditi.
Perché, allora, data una tale condizione di agiatezza, non si prodigano per il bene del paese, spinti (non dico dal dovere) ma almeno dal piacere di onorare i bisogni e i diritti della cittadinanza? E’ questa la domanda da un milione di dollari alla quale nessuno sa o vuole rispondere!

Di  fronte ai bisogni fondamentali e alle richieste legittime della società, la distinzione fa destra e sinistra perde il suo originario significato, attestandosi al rango di sfumatura, orpello distintivo svuotato di ogni suo contenuto ideologico e forza. Ciò di cui oggi il paese ha un impellente bisogno, non può dunque essere, relativo alle ragioni di una parte o dell’altra ma, si traduce in una cultura del buon senso condivisa, non che suffragata dalla schiacciante evidenza delle drammatiche circostanze, che attendono risposte secche, immediate e ineludibili.   

L’idea malsana di delegare le sorti del paese a potenti “commercianti” e finanzieri, legati a doppio nodo con gli interessi economici di una fitta rete di faccendieri senza scrupoli e alla criminalità organizzata, è indicativo del livello di approssimazione, capacità a discernere e di consapevolezza in cui versa la società italiana e i cittadini tutti.
Qui non si tratta più di destra, di sinistra o di cos’altro (e sarebbe veramente il caso di mettere fine ad una diatriba inconcludente e sterile che ci vede schierati in opposte fazioni dentro una guerra fra poveri e poveracci), ma di liberare il nostro parlamento da quei soggetti che, al bene comune e allo stato di diritto, antepongono privilegi, interessi particolari e impunità.
Il nostro perseverare in questo atteggiamento non fa altro che compattare il nemico e rafforzare le sue oscure ragioni.
Per questo, dobbiamo concordare – tutti quanti insieme – nel fatto, che se non ci liberiamo per sempre da questa feccia, scrollandoci di dosso ogni supposta ideologia o simpatia di sorta, non faremo che peggiorare la nostra condizione sociale ed economica – da una parte e dall’altra. Per questi banditi (presenti e futuri) al governo del nostro paese, non é sufficiente rubare, truffare, colludere, raggirare, ricattare e inquinare ma vorrebbero che tutto ciò fosse sancito da un diritto costituzionale. In tal modo, intendono sdoganare l’ignoranza e legalizzare l’illegalità, per relegare gli uomini intelligenti, sensibili e sinceri, in un angolo buio della società, al pari di pericolosi criminali e rivoluzionari sanguinari. E questo noi non vogliamo che accada!

Ci vuole per tanto –priorità assoluta- una legge che vieti tassativamente ad imprenditori e faccendieri di qualsiasi razza e specie, di entrare in politica.
Ci toglieremmo così per sempre dalle palle, tutta quella corte di servi e ruffiani scodinzolanti che delegittimano il nostro parlamento e screditano la sacralità della nostra costituzione.
Basta dunque con gli squallidi personaggi del sottobosco culturale, oggi assurti al rango di “grandi diseducatori! Basta con i commercianti della comunicazione, che dispensano alle società, ignoranza, volgarità, qualunquismo e miseria morale!

Dobbiamo scoraggiare dunque questi soggetti ad avventurarsi nel cuore del nostro parlamento, come cercatori d’oro sulle tracce dell’El Dorado – ma promuovere la passione per il bene comune, l’orgoglio per uno stato di diritto reale e dare ristoro agli assetati di verità e di giustizia.
Tutta questa brutta faccenda, va risolta con pragmatismo e lucidità mentale senza permettere a chicchessia di intralciare il cammino verso una vera democrazia partecipata liberando il percorso da ogni condizionamento, paletto ideologico e interesse particolare.

E’ giunto il tempo di chiudere i rubinetti del privilegio e della sopraffazione che alimentano gli stomaci senza fondo di questi singolari esemplari umani, senza principi e morale!.
In Italia, se parli di patrimoniale, di tassare rendite e transazioni finanziarie, non che di restituire dignità e decoro ai cittadini da oltre un ventennio, ingannati, tartassati, abbandonati e rassegnati al loro destino da una gang di politici corrotti, mafiosi e incompetenti, vieni tacciato di essere un nemico pubblico.
Se diversamente, sei inquisito o condannato in via definitiva, colluso o concusso, ladro e cialtrone, hai tutti i numeri (da liberale, liberista e libertario che sei), per potere accedere ai più alti vertici del potere. Insomma, hai tutte le carte in regola!

Del resto, nelle moderne democrazie, il potere si raggiunge per demeriti!

Se poi, oltre a tutto, sei incompetente, ignorante e ricattabile (e non vedi l’ora di esserlo!) hai una marcia in più rispetto agli altri competitors e avrai la strada spianata a qualsivoglia ambizione e malsano desiderio di sorta.

Una patrimoniale sui redditi più alti e una tassa congrua sulle rendite e transazioni finanziarie è la conditio sine qua non, niente (di una qualsiasi ipotetica riforma e manovra) avrebbe più senso e significato di un rantolo nel buio.

Per tanto, se intendiamo davvero sostenere questo povero e sgangherato paese alla deriva, e riportarlo alla normalità, dobbiamo prima bonificarlo dai politici corrotti, servi, banchieri, imprenditori senza scrupoli e mafie, responsabili a tutti gli effetti dell’attuale drammatica situazione socio/politica. Diversamente significherebbe, ancora una volta, concedere una ulteriore amnistia a questa gang di parassiti della società che persisterebbero nel loro progetto di delegittimazione e di degrado etico, culturale, sociale e ambientale.
Ogni altra opzione diversa da questa, non sarà che un ennesimo atto di masochismo che ci trascinerà dentro un baratro senza fine!!

Ma non illudiamoci che per cambiare una tale circostanza, sia sufficiente cacciare questa cricca di politici e impedire ad un’altra di entrare in parlamento, azzerando i loro stipendi o centuplicarli perché, il marcio, il cancro, è nel Sistema stesso e nella società tutta.

Siamo noi, in primis, con un onesto esame di coscienza, a dovere rivedere tutti quegli errori, egoismi e attenuanti che hanno determinato e prodotto un tale stato di cose.
E’ giunto il tempo per ogni cittadino di assumersi le proprie responsabilità, fino in fondo e senza scusanti di sorta.

La libertà vera – quella alla quale troppo spesso ci appelliamo nel nome di supposti diritti elusi ma più ancora al fine di conservare il nostro status – è in verità la risultante di un’operazione di bonifica da tutti quei pregiudizi, egoismi, personalismi, interessi particolari e ideologie, che ci impediscono di avere un quadro oggettivo della realtà delle cose.

La misura della politica, non è forse quella che esce fuori dalle mura delle segreterie e del palazzo, che si fa gente, che si fa bisogno, quotidianità, idea, esperienza, lavoro, famiglia, scuola, territorio natura e felicità?”

Se non ci diamo subito da fare, lasceremo ai nostri figli e nipoti un paese di merda, nella merda, dove le nuove generazioni non potranno cogliere più alcuna opportunità ne speranza di un futuro. Abbiamo sperperato ogni risorsa ed eluso ogni più loro rosea aspettativa. Corrono il serio rischio di ereditare il peso di un debito che non sapranno onorare ma, ancor di più, quel bagaglio di valori morali, umani, principi etici e dose di buon senso, che abbiamo svenduto a fronte di subdole lusinghe, effimere promesse, dipendenze, e mera vanità.

Gianni Tirelli

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