sabato 7 aprile 2012

FRONTE SARDO


Galsi. Diana boccia la proposta di Lai: “Altro che referendum. Voi non avete nemmeno interessato le popolazioni coinvolte”

(IlMinuto) – Cagliari, 4 aprile – “Il Pd sardo, senza conoscere il progetto Galsi, lo difende ed è favorevole alla sua realizzazione. Ciò in barba al coinvolgimento delle popolazioni interessate, completamente all’oscuro della reale portata di un progetto che, venduto come ennesima ‘opportunità’, si rivela invece essere un’altra orribile speculazione ai danni nostri e della nostra Terra. Per evitare tutto questo non occorrono referendum. Basta applicare la legge ed usare il buonsenso”. Con queste parole Sergio Diana, del Comitato ProSardegnaNoGasdotto, risponde alla nota firmata da Silvio Lai, pubblicata qualche giorno fa su un quotidiano sardo. Nella lettera aperta il segretario del Pd propone di introdurre una “nuova legislazione sulla partecipazione alle grandi scelte (come la Tav e il Galsi, ndr) e sulla trasparenza nelle istituzioni e nella società, sostenendo ogni forma di decisione popolare, dalle primarie ai referendum”. “Soprattutto in merito alle ‘grandi opere’- ribatte Diana – sarebbe sufficiente […] applicare bene la normativa nazionale, europea e internazionale in vigore, in particolare in merito agli obblighi di informazione, comunicazione e coinvolgimento delle popolazioni locali”.



La risurrezione di Tonina e del suo piccolo Angelo

Storia di una madre single: la leucemia del figlio, il trapianto, senza stipendio da mesi e con la paura di perdere la casa. Domani le dimissioni dall’ospedale
    SASSARI. Non riceve lo stipendio dal mese di dicembre, rischia di perdere la casa perché non può più pagare il mutuo, ma ha la consapevolezza che il proprio figlio è finalmente salvo. Quella di Tonina è la storia di una madre coraggiosa, che ha dato fondo a gran parte dei propri risparmi per stare vicina al figlio di nove anni, malato di leucemia. Ora il nuovo midollo di Angelo (non è il suo vero nome) ha attecchito e già domani potrebbe essere dimesso dall'ospedale, così da passare la Pasqua finalmente a casa. E nonostante i problemi sarà la Pasqua di risurrezione più
    Ora Angelo sta meglio ed è quasi pronto per tornare alla vita normale, nel suo paesino poco lontano da Sassari. Ma già da diversi mesi sua madre Tonina, single e con un divorzio alle spalle, non può più lavorare, in "permesso" per non lasciare Angelo da solo. Da dicembre non riceve più lo stipendio dal proprio datore di lavoro che, secondo lei, sta violando la legge 104/1992, in materia di assistenza, integrazione sociale e diritti delle persone handicappate. «Come dovrei passare la Pasqua in situazioni come questa? – si chiede Tonina – Con un bambino malato oncologico, vivendo lontano da casa, i soldi dovrebbero essere l'ultimo dei problemi. Ma bisogna pensarci, purtroppo. So che la crisi economica c'è per tutti, ma in questi casi si mettono ancora più a terra le famiglie che hanno già gravi difficoltà». E senza uno stipendio da mesi, con il prezzo della benzina che sale sempre di più, il problema diventa anche maggiore. «Viaggiare spesso a Cagliari e alloggiare in un posto sempre diverso non è semplice _ spiega _. Si spende tantissimo. Sono soldi che in parte possono essere rimborsati, ma non subito». Ma che nel frattempo bisogna anticipare di tasca propria.
    Il trapianto è avvenuto a febbraio e da poche settimane il nuovo midollo ha iniziato a fare il proprio dovere. Su facebook Tonina ha tenuto costantemente aggiornati, per tutti questi mesi, i propri amici, con una simpatia e un senso dell'umorismo che spiazzerebbero chiunque. Una gioia di vivere “postata” anche nei momenti più difficili. Il 15 marzo è arrivato il messaggio atteso da tutti. «Il midollo ha attecchito» ha subito collezionato 130 "Mi piace" e più di quaranta commenti, un modo per condividere da lontano la felicità di Angelo e Tonina. Adesso la speranza potrebbe arrivare già domani, quando il bambino potrebbe essere dimesso dall'ospedale e affrontare il resto della cura tornando a Cagliari una “sola” volta alla settimana. Tonina invece, oltre a combattere per i propri diritti di lavoratrice madre, dovrà avere a che fare anche con un'altra situazione. «In questi mesi ho “prosciugato” quasi tutto il mio conto in banca _ dice _, spendendo anche gran parte dei soldi che erano destinati al pagamento del mutuo. Ora se la banca non accetterà le mie motivazioni rischio di perdere la casa. Ma per me la cosa più importante ora è che mio figlio sia salvo. Case in affitto se trovano tante». (v.l.)

    Valtur, 300 assunzioni ma saranno tutti romeni

    Addio camerieri e operai sardi nei villaggi di Golfo Aranci e Santo Stefano: affidato a una società di Bucarest il reclutamento del personale stagionale
      di Alessandro Pirina
      OLBIA. Il cameriere sardo era una figura onnipresente nei film vacanzieri anni ’80 dei Vanzina e Jerry Calà. Che la zona fosse la Versilia o la Puglia non mancavano mai un Gavino o un Efisio in giacca nera e camicia bianca, che finivano spesso bistrattati dal “cumenda“ lombardo o dal borgataro romano arricchito. Oggi la figura del cameriere sardo è a rischio di estinzione. Non al cinema, ma nella realtà. Da questa estate nei tre villaggi Valtur del nord dell’isola si parlerà solo ed esclusivamente romeno. Per chi negli anni ha fatto la stagione a Golfo Aranci al Colonna Beach, nell’isola di Santo Stefano o al Baia di Conte di Alghero le porte dei villaggi potrebbero restare chiuse: 300 sono le persone che rischiano di rimanere a spasso.
      Lancia l’allarme è il segretario regionale Fisascat Cisl, l’olbiese Marco Demurtas. «La Valtur è una società sotto commissariamento _ spiega il dirigente sindacale _. Nelle scorse settimane il commissario ha dato l’ok per l’apertura estiva. Fin qui tutto bene, ma il reclutamento del personale è stato affidato a una società romena, che assume secondo le norme esistenti in Romania». Insomma, a Golfo Aranci, La Maddalena e Alghero la legge di Bucarest potrebbe avere la meglio su quella di Roma. A prima vista sembrerebbe un’assurdità giuridica, ma così non è. Tutto, infatti, ha origine nella direttiva Bolkestein, dal nome di un liberista olandese, commissario europeo ai tempi di Prodi presidente, che sancisce la libera circolazione dei servizi in ambito europeo. La direttiva, recepita un anno fa dall’Italia, adotta il principio del paese di origine: l’imprenditore che si sposta in un diverso paese europeo deve rispettare la legge del suo stato. «Inevitabilmente la società assumerà lavoratori romeni _ spiega Demurtas _. In Romania i salari sono più bassi e di conseguenza si preferirà procedere all’assunzione di loro concittadini. Due anni fa avevamo scongiurato il pericolo, mentre nella passata stagione i romeni erano già numerosi. Quest’anno, però, il rischio è che dei vecchi stagionali non ne resti neanche uno. Questo è uno svuotamento inaccettabile e la politica non può fare finta di niente. In una terra come la nostra, già alle prese con una disoccupazione che non ha precedenti, non si può assistere in silenzio a questo scenario. Nulla contro i romeni, loro vengono a lavorare per la pagnotta, ma dividere la pagnotta dove non c’è mi sembra una cosa inammissibile. I sindaci di Golfo Aranci e La Maddalena devono difendere i loro cittadini, magari chiedendo anche un confronto col commissario della Valtur per illustrare la situazione nell’isola. Non è solo un problema sindacale, ma è una questione sociale _ conclude Demurtas, affiancato in questa battaglia dalla dirigente Fisascat Eleonora Careddu _. Se dovesse passare il principio della direttiva dovremmo riconsiderare quali benefici portano strutture come la Valtur all’economia dell’isola. Sfruttano il nostro territorio senza lasciare nulla». I 3 villaggi Valtur isolani apriranno i battenti il 4 giugno per chiudere a metà settembre. Appena 3 mesi di stagione che, però, per 300 lavoratori ne valgono 12.

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