L’ULTIMA SPERANZA di G.Tirelli
Alcuni fra i lettori che condividono nel
merito, i miei articoli allarmistici (catastrofistici) sulla condizione
drammatica in cui versa lo stato del pianeta, e degli effetti sulla società, si
aspettano da me una parola di speranza che si frapponga ad arginare almeno in
parte, questo flusso di prolifico pessimismo.
A onor del vero, soluzioni ne ho sempre
dispensate e in modo accorato e lapidario, benché radicali e pragmatiche. Ma
come sperare in un cambiamento di riconversione quando i fatti quotidiani sono
la dimostrazione sistematica di una incapacità generalizzata a rinunciare alle
più effimere dipendenze e debolezze?
Nonostante l’indignazione verso e contro l
Sistema Potere, che da tempo invade e pervade ogni sito, blog e social network,
trasformando la grande ragnatela mediatica in un campo di battaglia, nulla si
muove, nulla cambia, nulla esplode. Quale speranza potrei mai nutrire per
questo mondo, dove gli individui che lo compongono sono più propensi alle
chiacchiere che all’azione, a razzolare male e a predicare bene, ad accusare
gli altri, assolvendosi da ogni addebito?
Perché mai avrei dovuto buttare tutto
questo tempo, impegnandomi nella stesura di centinaia di articoli – tempo
sottratto al riposo, alla campagna, alla famiglia – se nel profondo di me
stesso (nonostante tutto) non ardesse una qualche flebile speranza? Cosa può
avermi spinto se non l’amore per i miei simili, ingannati, sfruttati e ridotti
in schiavitù dalla bestia liberista? Cosa, se non uno straordinario amore per
la natura, oggi stuprata e vilipesa, violata e profanata da una banda di
potentati filibustieri? Cosa, se non la rabbia e la sete di vendetta contro
questi moderni barbari che hanno fatto cenere del futuro dei nostri figli?
E questa è la fregatura! Un impiccio del
quale avrei voluto fare a meno, visto che il punto di osservazione dal quale io
guardo il mondo reale, è di privilegio. Una condizione di armonia e di
obbiettività che ho voluto e raggiunto con forza e determinazione, e che la
passione e la volontà hanno portato a compimento. Non basta sperare, in attesa
che qualcuno produca per noi quel miracolo che tanto invochiamo a parole ma che
nei fatti mortifichiamo!
Da circa vent’anni ho abbandonato quella
città infernale – che più da bere è da vomitare – per dare coerenza alle mie
vere ragioni di uomo e gli autentici bisogni del mio cuore. Oggi vivo in un
posto straordinario della Calabria ionica, fra ulivi e agrumeti, lontano dalla
pazza folla, coltivando un piccolo appezzamento di terra – un paradiso che
pacifica ogni mia esigenza e disseta ogni mio desiderio di bellezza. La
tragi/commedia del posteggio, il gratta sosta, l’ekopass, sanzioni
amministrative, vigili come aguzzini, caos, orrore e inquinamento, sono le
immagini sbiadite di un incubo che ho rimosso da tempo, per fare posto alla
solidarietà, alla cortesia e alla grazia di persone semplici e colme di
sentimenti. Adesso respiro a pieni polmoni l’ossigeno della libertà, mentre
dalla finestra del mio studio osservo il bagliore della luna riflettersi sul
mare, come in un sogno ad occhi aperti.
Se vogliamo che le nostre speranze (se
intellettualmente oneste) prendano forma, dobbiamo essere in grado di
rinunciare a tutto ciò che non è essenziale e che riduce la nostra esistenza ad
uno stato di perenne schiavitù.
La speranza germoglia su un atto di fede,
quando la fede si fa desiderio incontenibile di salvezza. E solo la terra e la
bellezza ci possono guarire da questo stato di narcolessia generale, e
imprimerci la forza, il coraggio e la spinta necessari per imbarcarci in una
tale impresa.
Definire drammatica la situazione odierna,
è un eufemismo che non rende giustizia alla realtà contingente, che si
prospetta a dir poco, apocalittica. Pensare di contrastare il Sistema Potere, è
un’ingenuità imperdonabile, oltre ogni, più rosea speranza. Non ci resta che
abbandonarlo a se stesso, recidendo ogni canale di alimentazione che dipenda
dai nostri comportamenti. Rispetto alla sua potenza di fuoco, non siamo che un
pugno di mosche – ronzanti e fastidiose che a tempo debito, il Sistema Bestia
si appresta a schiacciare.
Nulla cambierà della nostra condizione, ma
tutto andrà sempre più a peggiorare.
Ed è del tutto anacronistico e infantile
credere che qualcuno o qualcosa, che sia un uomo politico, un asino o un robot,
possa contrastare una tale deriva. Tutti sono al “soldo” di qualcun altro, in
una sorta di catena di Sant’Antonio che dalla base si dirama fino ai vertici
del potere! Tutto è corruzione, tutto è collusione, profitto e merce. Tutto è
merda!
Il problema vero, prioritario e ineludibile (oggi accantonato e oscurato
dalla crisi economica, dalla finanza, dalle banche, dalla disoccupazione e da
ipotetici complotti mondiali), è quello ambientale. E se non capiamo questo,
non ne usciremo vivi!! E’ talmente catastrofica la situazione che l’imminente
collasso, travolgerà ogni altra emergenza socio/politica/finanziaria, facendone
carta straccia.
Non c’è da perdere tempo! Se esiste
un’ultima speranza, è proprio questa: scappare, abbandonare il posto di lavoro,
le città e le abitudini, per riparare fra i boschi, le valli e le colline e
ritrovare quella libertà e dignità perdute, mercificate un tempo in cambio di
subdole promesse di felicità e benessere. In seguito, rimboccarsi le maniche e
cominciare a zappare, a seminare e raccogliere, per dare fondo alle nostre vere
ragioni di uomini, recuperando quei valori e principi che, dall’origine, sono
stati alla base del nostro esistere.
Questa gang di imprenditori e di politici,
sono i nostri carnefici e nulla e niente li farà mai recedere dai loro intenti
e propositi criminali. Per rendere giustizia a Dio e agli uomini, li dovremmo
impiccare tutti, dopo averli torturati a dovere, e ascoltato dalle loro labbra,
inascoltate invocazioni di perdono e di pentimento.
Ma questa opportunità non ci è concessa –
un’ambizione che siamo costretti ad abbandonare per scarsità di mezzi e di
risorse.
Non ci resta che abbandonare il campo e
rinunciare ad ogni velleità di vendetta e di giustizia sommaria.
Non ci resta ormai molto tempo e se oggi, non
aiutiamo il Sistema Bestia a morire, in una sorta di benevola e cristiana
eutanasia, ma passivamente prolunghiamo la sua agonia (e quindi la nostra) fino
al suo naturale e ineluttabile spegnimento, avremo perso un’ulteriore e ultima
occasione di pacificare le nostre coscienze e dare un senso alla nostra
esistenza.
Certo, è una medicina molto amara, dagli effetti collaterali
devastanti, ma è la sola di cui disponiamo. Il Sistema va resettato totalmente
e solo dalle sue ceneri, potrà sorgere una nuova alba.
Gianni Tirelli
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