venerdì 31 agosto 2012

L’ILLEGALITA’, ANCORA DI SALVEZZA RELATIVA DELLE DEMOCRAZIE OCCIDENTALI e che ne misura il livello, di inciviltà raggiunto.


L’ILLEGALITA’, ANCORA DI SALVEZZA RELATIVA DELLE DEMOCRAZIE OCCIDENTALI e che ne misura il livello, di inciviltà raggiunto.

Se tutti gli automobilisti di Milano rispettassero alla lettera il codice della strada, questa città, già di per se invivibile e caotica, si bloccherebbe all’istante. Può sembrare un assurdo ma è proprio grazie a chi elude e infrange le regole che, oggi, miracolosamente il traffico continua a scorrere, e la casse del comune ad ingrassarsi a dismisura. Lo stesso principio e meccanismo vale anche per l’economia del nostro paese, che se dovesse attenersi a regole ferree e pene certe, imploderebbe in una settimana. Se i cittadini di un qualsiasi paese occidentale poi, in virtù di un risparmio ragionevole e doveroso, si astenessero dal consumare beni effimeri, contraffatti e voluttuari, orientandosi su quelli primari, durevoli e di prima necessità, il Sistema, che oggi ci governa e che ci opprime, si squaglierebbe come neve al sole. Per tutti questi motivi, “la disperazione più grande che possa impadronirsi di una società, è il dubbio che vivere onestamente sia inutile. Una tale disperazione, avvolge questo paese da molto tempo.”  C.A.

Sentire dunque ancora parlare di ricerca, di crescita, di sviluppo e delle semplificazioni relative al fare impresa, come le inderogabili soluzioni alla crisi, è come rendere libera la pesca, epurando il suo regolamento da, licenze, normative e divieti, ben sapendo che di pesci nel mare, non ce ne sono più.
Siamo paralizzati dai problemi più stupidi perché non ne conosciamo le stupide soluzioni; siano essi pratici o psicologici. Questo ci costringe ad essere dipendenti da terzi, rinunciando a quella autonomia che é presupposto di libertà e felicità. La capacità di sapere risolvere tali incombenze, produce autostima e ci libera dal dubbio e dalla paura, per produrre certezze e quindi, consapevolezza e felicità.
Il sempre più ricorrente e gettonato leit motive del “tutto è relativo”, non è che il riassunto delle infinite attenuanti, addotte a discolpa della nostra incapacità di agire in modo pragmatico e di una inettitudine fisica e morale dentro la quale (in maniera infantile e ipocrita), ci rifugiamo. Relativa, è quella parte della verità che non conosciamo, essendo noi, privi di ogni capacità critica, personalismo e slancio rivoluzionario. Ci atteniamo alle indicazioni di un libretto di istruzione che, il Sistema, ci da in dote al momento della nostra venuta al mondo. La consapevolezza dei nostri reali bisogni e la competenza nel trovare le giuste soluzioni ai nostri problemi, è quel meccanismo che ci rende uomini a tutti gli effetti, in grado di mantenere gli impegni presi, sia con gli altri che con noi stessi. Relativizzare la verità, è una pratica che porta all’autodistruzione e ci confina in un limbo gelatinoso di paranoia, frustrazione e solitudine. Per tanto, prima di pensare, dobbiamo agire essendo la pratica il solo strumento idoneo per affinare il pensiero positivo. Tutto il resto non è che inconcludente introspezione, disagio psichico e infelicità.
Solo il lavoro della terra e la tradizione, possono soddisfare i bisogni dell’uomo - vino, folclore, sogni e magia, le passioni. Oggi, la totale omologazione delle azioni, dei pensieri e dei comportamenti, ha eluso qualsiasi forma di confronto e di scambio, svuotando l’uomo del suo spirito divino e quindi, della morale e dell’etica. L’intraprendenza emotiva e primordiale dell’individuo “mobile” del passato, motore di cultura e di magia, è stata cancellata per sempre dallo strapotere dell’ignoranza e della menzogna imperante. Alle emozioni si sono sostituiti i numeri, e alle atmosfere, le immagini. L’uomo “immobile” del nostro tempo, defraudato di ogni reale parametro, sociale, religioso e politico, cerca, nell’introspezione, la fuga e la soluzione al suo cronico disagio esistenziale, acuendolo ulteriormente. Un tale e così insopportabile dolore, costringe l’individuo, a dovere decidere tra due sole possibilità;
a) Accettare integralmente il Sistema, le sue logiche e il suo fine, diventandone parte attiva e produttiva. In questo modo, la vittima, cerca e trova consolazione fra le braccia del suo carnefice che, in cambio, pretende ed ottiene la sua totale sottomissione.
b) Il suicidio.

Gianni Tirelli

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