giovedì 6 settembre 2012

UN’OSCURA BORGHESIA DEL PROFITTO


UN’OSCURA BORGHESIA DEL PROFITTO

Non possiamo ridurre il concetto di "destra" a un colore politico o ad un programma di governo; sarebbe ingiusto, poco serio e culturalmente disonesto. Oggi la destra significa, imprenditori, industriali, banchieri, finanzieri, faccendieri, media, TV commerciali, corporazioni, consorterie, lobby e illegalità.
Tutta questa brutta cricca, non solo è responsabile della deriva etica, morale e ambientale del mondo occidentale e altro ancora, ma da decenni, indisturbata (come se ottemperasse ad un diritto inviolabile), avvelena fiumi, torrenti, laghi, mari, falde e territorio; e questo è un dato di fatto, incontrovertibile e assolutamente non politico.
La pubblicità televisiva, che ad ogni ora del giorno e della notte, si scaraventa, senza bussare, dentro le nostre case, è l’orrendo, scomposto e dissonante vociare di questa gente che, in veste di apprendisti benefattori, cercano in tutti modi di svuotare le nostre tasche in cambio della loro effimera mercanzia. Hanno poi trasformato lo spazio pubblico in un’industria privata, impestando di insegne e manifesti, ogni angolo delle nostre città; e questo è un dato di fatto, incontrovertibile e assolutamente non politico.
Ma l’intento vero di questa moderna e oscura borghesia del profitto (sempre e ad ogni costo), é di fare piazza pulita della cultura, che sia arte, tradizione o letteratura, avvertita come il solo, unico e vero ostacolo al loro piano di omologazione degli individui.

Mio nonno paterno, Giovanni (del quale porto il nome), era un agricoltore benestante. La nonna Maria (la moglie), aveva sfornato ben tredici figli, molti dei quali, in seguito, si erano laureati. Nonostante il gravoso impegno motivato da quella famiglia numerosa, il nonno, nel giorno di sabato, ospitava nella sua casa e intorno al suo tavolo, poveri e mendicanti, rifocillandoli di un pasto caldo e di un buon bicchiere di vino rosso. Era un uomo buono e generoso, come i tanti di un tempo, e assolutamente imparziale e irreprensibile in fatto di doveri e di principi. Lui voleva e pretendeva le cose giuste e, da buon conservatore quale era, arricciava il naso di fronte ad ogni modernizzazione meccanica e progressista, che avvertiva dissonante e incompatibile con la sua realtà e antitetica alle ragioni del suo lavoro. Non era certo un uomo di sinistra, al contrario! Ciò che definiva la sua coscienza, era in relazione dei suoi valori morali, di un impianto etico connaturato e di uno spirito di carità cristiana caratteriale. Mio padre ereditò dal nonno Giovanni, la stessa passione per la terra e per la natura, e un grande senso di giustizia e solidarietà, ad eccezione della fede che, riteneva un ingombrante esercizio di falsificazione della realtà. Un sorprendente ateismo di destra, che oggi farebbe sussultare questa classe politica, industriale e confessionale, che nel cattolicesimo (assunto a paradiso fiscale dell’anima), intende lavare i panni sudici di una coscienza troppo ingombrante.
Oggi, seduti intorno a quel tavolo un tempo inondato di sobrietà, di amore e di fratellanza (metafora d un passato luminoso), non ci sono più mendicanti e diseredati, ma puttane d’alto bordo, papponi, corruttori e maitresse.

Gianni Tirelli

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