UN’OSCURA BORGHESIA DEL PROFITTO
Non possiamo ridurre il concetto di
"destra" a un colore politico o ad un programma di governo; sarebbe
ingiusto, poco serio e culturalmente disonesto. Oggi la destra significa,
imprenditori, industriali, banchieri, finanzieri, faccendieri, media, TV
commerciali, corporazioni, consorterie, lobby e illegalità.
Tutta questa brutta cricca, non solo è
responsabile della deriva etica, morale e ambientale del mondo occidentale e
altro ancora, ma da decenni, indisturbata (come se ottemperasse ad un diritto
inviolabile), avvelena fiumi, torrenti, laghi, mari, falde e territorio; e
questo è un dato di fatto, incontrovertibile e assolutamente non politico.
La pubblicità televisiva, che ad ogni ora
del giorno e della notte, si scaraventa, senza bussare, dentro le nostre case,
è l’orrendo, scomposto e dissonante vociare di questa gente che, in veste di
apprendisti benefattori, cercano in tutti modi di svuotare le nostre tasche in
cambio della loro effimera mercanzia. Hanno poi trasformato lo spazio pubblico
in un’industria privata, impestando di insegne e manifesti, ogni angolo delle
nostre città; e questo è un dato di fatto, incontrovertibile e assolutamente
non politico.
Ma l’intento vero di questa moderna e
oscura borghesia del profitto (sempre e ad ogni costo), é di fare piazza pulita
della cultura, che sia arte, tradizione o letteratura, avvertita come il solo,
unico e vero ostacolo al loro piano di omologazione degli individui.
Mio nonno paterno, Giovanni (del quale
porto il nome), era un agricoltore benestante. La nonna Maria (la moglie),
aveva sfornato ben tredici figli, molti dei quali, in seguito, si erano
laureati. Nonostante il gravoso impegno motivato da quella famiglia numerosa,
il nonno, nel giorno di sabato, ospitava nella sua casa e intorno al suo
tavolo, poveri e mendicanti, rifocillandoli di un pasto caldo e di un buon
bicchiere di vino rosso. Era un uomo buono e generoso, come i tanti di un
tempo, e assolutamente imparziale e irreprensibile in fatto di doveri e di principi.
Lui voleva e pretendeva le cose giuste e, da buon conservatore quale era,
arricciava il naso di fronte ad ogni modernizzazione meccanica e progressista,
che avvertiva dissonante e incompatibile con la sua realtà e antitetica alle
ragioni del suo lavoro. Non era certo un uomo di sinistra, al contrario! Ciò
che definiva la sua coscienza, era in relazione dei suoi valori morali, di un
impianto etico connaturato e di uno spirito di carità cristiana caratteriale.
Mio padre ereditò dal nonno Giovanni, la stessa passione per la terra e per la
natura, e un grande senso di giustizia e solidarietà, ad eccezione della fede
che, riteneva un ingombrante esercizio di falsificazione della realtà. Un
sorprendente ateismo di destra, che oggi farebbe sussultare questa classe
politica, industriale e confessionale, che nel cattolicesimo (assunto a
paradiso fiscale dell’anima), intende lavare i panni sudici di una coscienza
troppo ingombrante.
Oggi, seduti intorno a quel tavolo un tempo
inondato di sobrietà, di amore e di fratellanza (metafora d un passato
luminoso), non ci sono più mendicanti e diseredati, ma puttane d’alto bordo,
papponi, corruttori e maitresse.
Gianni Tirelli
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