LA FINE INGLORIOSA DI UN PARTITO DI
PLASTICA
“Era i l 1994 quando Silvio Berlusconi
affermava di essere sceso in politica per amore dell’Italia, e oggi (ottobre
2012) abbandona il campo con la coda fra le gambe adducendone la stessa
scandalosa motivazione.”
Quando questo paese, un giorno, resuscitato
dai fumi narcotizzanti di un potente maleficio, riuscirà a guardare con la
necessaria obiettività, serenità e disincanto ai trascorsi berlusconiani,
prendendo così coscienza di una circostanza ai confini della realtà
(inimmaginabile per qualsiasi democrazia occidentale), non potrà che porsi la
domanda:” Ma come è potuto accadere tutto ciò?”, e di seguito, analizzare nel
profondo i motivi, le cause e le interazioni che hanno prodotto una delle
degenerazioni più virulente della nostra storia politica e sociale.
Lo stesso fascismo, al confronto, passa in
secondo piano, in ragione di particolari circostanze e attenuanti addotte e
motivate dal particolare momento storico, che in maniera trasversale, aveva
marchiato a fuoco tutta l’Europa.
Una banda di delinquenti e mercenari
sdoganata dall’anti/politica” di Silvio Berlusconi, ha ricoperto per anni le
più alte cariche del potere politico, istituzionale ed economico, delegando
alla criminalità organizzata, l’espletamento del “lavoro sporco”.
Il Popolo delle libertà, dunque, non è
stata che una grottesca messinscena carnevalesca, che ha fatto del parlamento,
una copertura. Una roccaforte del malaffare, dove si organizzavano oscure
trame, complotti, dossier e si smistavano pizzini.
Il berlusconismo è l’esatta
rappresentazione iconografica del peggio della società italiana che ha
calamitato al suo interno la parte più marcia dell’imprenditoria italiana, dei
reietti del sottobosco politico e la creme della peggiore feccia umana in
circolazione. Un sottobosco culturale di quart’ordine, maestri di
mistificazione e di contraffazione della realtà, che hanno tradotto la menzogna
in una pratica consolidata, la licenza in un baluardo di libertà, e la dignità,
in mercimonio.
Il berlusconismo (e sia chiaro a tutti),
non è mai stato un movimento politico ma un problema sociale e ambientale. Una
storia di monnezza, di rifiuti pericolosi dispersi sull’epidermide della
società che, come polvere d’amianto, si è insinuata nella coscienza degli
italiani. Un intero paese da bonificare dopo vent’anni di imbarbarimento!!
E oggi eccolo li, il nostro ometto italico,
costretto a defilarsi in sordina da ogni velleità politica. Lui, con l’eterna
mandibola in tensione, il mento proteso verso fuori, immaginando così, di
assicurarsi l’aria del duro. Una imitazione deprimente, farlocca e poco
rispettosa del Duce, Benito Mussolini. La sbiadita fotocopia di un personaggio
grottesco da suburra, più verosimilmente attinente con la figura di un facoltoso
transessuale al tramonto che perde i pezzi di quel lavoro di sistematica
contraffazione del corpo, che ha mortificato ogni suo residuo barlume di
dignità. Un uomo lacerato da un narcisismo paranoide e frustrante, e da una
serie di complessi di inferiorità, mai risolti e sempre elusi. Un autentico
traditore della patria che non ha mai affrontato le proprie responsabilità e la
realtà dei fatti, trincerandosi dietro privilegi, impunità e il laido
servilismo di un’orda di figuri (prossimi traditori) dei quali, presto, non se
ne avrà più traccia.
Era i l 1994 quando Silvio Berlusconi
affermava di essere sceso in politica per amore dell’Italia, e oggi (ottobre
2012) abbandona il campo con la coda fra le gambe adducendone la stessa
scandalosa motivazione. Un’autentica fuga, che i suoi colonnelli e servi
intendono trasfigurare in un atto di rara generosità e responsabilità, a
conferma di una personalità integerrima connotata da valori e principi etici
ineludibili.
Proprio Lui, il capo di Governo più
incompetente e cialtrone di tutta la storia repubblicana, che le vuole basse,
con poco tacco e tante tette, come se stesse ordinando dal macellaio, il
filetto di una giovenca argentina.
La diaspora del Popolo delle Libertà è in
atto, fino alla sua totale dissoluzione.
La barca sta affondando definitivamente,
inghiottita dal vortice di quel populismo becero e servilismo codardo che, per
un lungo ventennio, ha connotato l’indole opportunista di questi analfabeti
della vita, e vampiri del futuro dell’Italia.
Credere ancora che qualcuno/a possano
salvare la “baracca”, è una pia illusione. Un pensiero che va oltre ogni più
fervida immaginazione, ma coralmente condiviso dalle menti bacate di questi
“signori” che hanno banchettato per 20 anni sulla pelle degli italiani, costretti
poi a dovere pagare il conto.
Che cosa resterà ai posteri, del cavaliere
Berlusconi? Un monumento al centro di una piazza, un busto bronzeo a Palazzo
Madama, il nome in calce ad una via del centro, o cos’altro? No! Niente di
tutto questo! Solo l’imbarazzante insegna di un bordello di lusso (Palacio
Berlusconi) nella città di Rosario, patria natia di Ernesto Che Guevara, a
memoria del fallimento umano, morale e politico di un uomo che si è perso
dentro il vaneggiamento vanesio di un potere rubato. Un uomo triste, solo, che
nella luce soffusa della sua alcova, si appresta a calare il sipario
sull’ultimo atto di una commedia, tragica e grottesca, fra i glutei in affitto
di una giovincella depravata, nella spasmodica ricerca, di quell’orgasmo tradito
che sancirà, per sempre, la sua sconfitta umana e morale.
Gianni Tirelli
Nessun commento:
Posta un commento