LA
STRINGENTE LOGICA DEL “DUE PIU’ DUE FA QUATTRO”
“Il
carattere distruttivo dell’uomo, assume dimensioni planetarie, paradossalmente,
proprio per colpa dell’aumentare della sua conoscenza tecnica. Una
distruttività che non si limita al presente, ma che è rivolta a un ipotetico
futuro. L’uomo cibernetico sviluppa ulteriormente il suo narcisismo, diventando
egli stesso uno strumento per raggiungere il successo, e quindi, intensificando
verso l’interno, l’investimento libidico ma, allo stesso tempo, egli allarga il
proprio Sé su una realtà solo virtuale (come diremmo oggi), su cui riversare
gli impulsi narcisistici. Si instaura così un altro rapporto simbiotico di
dipendenza in cui, la madre dell’uomo non è più la natura, ma quella ‘seconda
natura’ che egli si è costruito; le macchine che lo nutrono e lo proteggono –
un quadro perfetto della nostra realtà”.
Afferma
Predrag Matvejevic, emerito scrittore bosniaco: “Chi poteva
immaginare, solo un decina di anni addietro, che il cosiddetto capitalismo finanziario avrebbe messo in pericolo l’esistenza del capitalismo stesso? Che avrebbe messo così a nudo le sue contraddizioni?”
immaginare, solo un decina di anni addietro, che il cosiddetto capitalismo finanziario avrebbe messo in pericolo l’esistenza del capitalismo stesso? Che avrebbe messo così a nudo le sue contraddizioni?”
Io,
che inverosimilmente sono accusato di avere delle certezze, fra i pochi, in
questa fetida palude di relativismo generalizzato, non solo me lo ero
immaginato, ma ne ero amaramente consapevole da decenni. Scrissi a proposito su
tale questione un’opera Rock teatrale che in seguito divenne un vinile (L’acqua
purificatrice (Il compenso) 1977 – durium) e un paio di saggi che mi costarono
la qualifica di “novello catastrofista ante litteram”. (Confortato solo dalla
condivisione di pochi altri “catastrofisti”, dileggiati e derisi dall’ottusità
generale e da un ipocrita qualunquismo). Per me era un dato certo, risultato
della stringente logica del: “due più due fa quattro”.
Tutti
questi geni della finanza, dell’economia, dell’ecologia, della sociologia,
dell’antropologia e della letteratura, piegati dal peso, di mille onorificenze
e narcotizzati da profitti stellari, arrivano alla vigilia della catastrofe,
chiedendosi, con la meraviglia di un bambino, “chi poteva immaginare!!”
L’implosione,
oramai imminente, del capitalismo non è relativa ad un fattore
economico-finanziario che, come sostiene il prof. Matvejevic, “mette in
pericolo la sua stessa esistenza”, ma è indotta dalla concatenazione e
l’interazione di fattori destabilizzanti e ipertrofici, endemici a quel
progetto degenerativo che lo stesso capital-liberismo condivide nel suo DNA,
come eccellenze genetiche
Quella
che persistono a definire una crisi, in realtà è la fine di un sistema: la fine
di un’epoca. Sviluppo, crescita, ricerca, sono le parole vuote di un ritornello
dissonante e fastidioso, che gli stessi autori non hanno più il coraggio di
intonare. Oggi non c’è più trippa per gatti. Il lavoro non paga e, quel che è
di peggio, ci abbrutisce e ci incattivisce, rendendoci refrattari ai bisogni
degli altri e sempre più vulnerabili al dolore e alla malattia. Meglio restare
chiusi in casa, fermi, immobili, nella trepidante attesa della grande implosione.
Così,
non c’è più niente da comprare, da consumare, niente su cui investire, niente
da dire, niente a cui credere e in cui sperare. Solo con una grande e radicale
riconversione ecosostenibile che guarda ai valori di solidarietà del passato e
basa la sua economia sul lavoro della terra, avrebbe potuto (a tempo debito)
restituirci la tranquillità economica, il decoro e la dignità perduta.
Si,
abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora, e di nuovo, la metafora profetica
ritorna, come uno spettro, ad oscurare l’orizzonte del nostro futuro.
Come
possiamo dunque ingenuamente credere, che la nostra indignazione, il disprezzo,
la denuncia e una nuova classe dirigente, siano in grado di estirpare questo
tumore le cui metastasi hanno da tempo fagocitato i gangli vitali delle nostre
società’? Come possono i nostri ideali consunti, contrastare la portata di
fuoco di un Sistema perverso che può contare, in tutto e per tutto,
sull’appoggio incondizionato della parte più marcia, corrotta e potente del
capitalismo liberticida? Al punto in cui siamo, è tecnicamente impensabile
un qualsiasi cambiamento.
Trovo
quindi a dir poco singolare, la meraviglia del prof. Predrag Matvejevic
(definito una delle voci più alte e più lucide della nostra Europa) quando, già
da oltre un trentennio si avvertivano gli scricchiolii sempre più ricorrenti di
un Sistema che aveva edificato il suo progetto perverso sulle sabbie mobili del
mero consumismo, umiliando il risparmio del cittadino, demonizzato al pari di
un’eresia.
Vorrei
in fine portare all’attenzione di tutti il fatto, che quando un progetto
biologico naturale, che si è evoluto per milioni di anni in virtù di logiche e
regole connaturate e imperiture (che in realtà definiscono il progetto stesso),
ad un certo punto e a una velocità impressionante, sviluppa una realtà
ipertrofica diametralmente opposta (per modalità, finalità e motivazioni) al
progetto originario, sta a significare, senza ombra di dubbio, che siamo in
presenza di un tumore. Le moderne società occidentali, rappresentano, per
il nostro pianeta, questo tumore. Le sue metastasi hanno intaccato
irreversibilmente gli organi vitali di un corpo (l’ambiente e la società),
oramai in coma irreversibile.
Per
comprendere in maniera elementare e ovvia (senza essere per questo addentro a
qualche particolare specializzazione) il futuro del capitalismo, era
sufficiente, solo qualche decennio fa, dare un’occhiata sommaria alla qualità
delle nostre acque e annusare l’aria delle nostre civili metropoli.
Non
bastava forse tutto questo scempio, per innescare un moto di indignazione
generale e una autorevole alzata di scudi della cosiddetta “intellighentia”?
Tutto è scivolato via, sopra tutto e tutti, e ogni opera di denuncia e di
sensibilizzazione, miseramente cestinate fra i rifiuti pericolosi del
complottismo catastrofista.
Gianni
Tirelli
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