IL
PARTITO DELL’ANTISTATO AL GOVERNO DEL PAESE
In un
paese come il nostro, dove l’evasione fiscale, la corruzione, i bilanci
stratosferici della criminalità organizzata e improvvisata, e la pratica
disinvolta, consueta e sistematica di una gran parte della cittadinanza, volta
a eludere le leggi, tutto questo, rende impossibile una qualsiasi forma di
risanamento, di riconversione e di ipotetica crescita
Sostenere
la tesi dell’esistenza di intrecci, fra politica, imprenditoria, finanza e
criminalità, non solo è un eufemismo, ma una vera fesseria. Un dato di fatto
che oggi sconfessa ogni promessa elettorale, rendendola retorica, anacronistica
e demagogica. Gli interessi che girano attorno ad un tale sincretismo demoniaco
raggiungono cifre da capogiro, da fare impallidire il più perverso dei regimi.
La
politica che oggi governa il nostro paese, è rappresentata da una marmaglia di
procacciatori d’affari al soldo del potere economico, che hanno trasformato la
sacralità del parlamento in un postribolo di profanazione dove si mercifica la
dignità altrui, a suon di privilegi, denaro e prostituzione
Società
italiana e istituzioni, sono così marce e corrotte in ogni loro cellula che, se
per assurdo, si riuscisse ad imporre regole ferree e pene certe, lo stesso
sistema economico, finanziario e criminale, imploderebbe in breve tempo, e il
nostro paese affonderebbe definitivamente. E’ questa la cruda e sconcertante
realtà, risultato di un liberismo tiranno, avulso da ogni regola, che
attraverso un meccanismo perverso, improntato all’esclusivo profitto
particolare, consolida il suo potere e privilegi. Una sorta di “antistato”, che
detta l’agenda politica, legifera a suo vantaggio, e ne pone le condizioni. Un grande
partito politico a tutti gli effetti, che ostacola e
condiziona ogni altro auspicabile cambiamento e innovazione. Un partito senza
un simbolo, senza un programma, uno slogan o un inno glorioso che lo differenzi
- un partito che non c’è, ma che detiene il potere assoluto di vita, e di morte
su tutto e tutti. Un’entità maligna, solo apparentemente virtuale, ma che
condivide il consenso di milioni di italiani: la parte più marcia della nostra
società e la feccia della politica. Un cancro in metastasi impossibile da
estirpare, per la sua capacità di penetrazione e di diffusione sul territorio,
che può contare su una tale lista di sicari al soldo e di servi, da vanificare
e rendere sterile ogni sussulto di ribellione e sommossa.
In questo disgraziato paese, le votazioni politiche si sono ridotte ad
orpello; una messinscena, carnevalata fuori stagione, che ha il solo scopo di
mortificare l’intelligenza dei cittadini, dissolvere le loro ingenue speranze,
e rinfrancare la boria, l’arroganza e la sete di sangue dei nostri carnefici.
Il fatto che l’Italia, sia da oltre un
ventennio, un paese ingessato - sotto il profilo economico e culturale, e preda
dell’imbarbarimento morale ed etico - è la dimostrazione lampante di una tale
spaventevole condizione.
Ai tempi "gloriosi" della Democrazia
Cristiana, la feccia strisciante della politica italiana, era spalmata in
maniera omogenea e trasversale, all’interno di un cospicuo numero di partiti,
grandi e piccoli, e questo, evitava forme di degenerazione. Oggi, con il
BIPOLARISMO, i confini che relegavano la feccia all’interno di piccole aree
depotenziate da un potere reale, non esistono più (sono stati superati), e
tutte le varie correnti, sono convogliate in un solo bacino, dando origine al
grande Partito della Feccia Unita: l’ANTISTATO al potere.
Stagnazione economica, disoccupazione,
sottocultura e omologazione del pensiero, sono alcuni degli effetti di un tale
modello politico.
Io perciò auspico un ritorno al passato,
prima che gli ultimi brandelli di libertà siano soppiantati per sempre dalla
demagogia di un regime totalitario mediatico e finanziario, che nella
contraffazione della realtà e nella mistificazione della verità, attua il suo
piano eversivo.
“Dobbiamo incominciare dal basso, e
liberarci, innanzitutto, dagli opportunisti, dai leccaculo, dai servi, dagli
imbecilli, dai cafoni e dagli ignoranti. Dobbiamo togliere loro il brodo di
coltura in cui sguazzano e dal quale si alimentano - lasciarli a secco,
sgominare i loro sudditi dementi & disperati, i senzatalento, i
senzadignità, i senzaprincipi… Coraggio. E’ un lavoraccio, lo so! Ma ce la
possiamo fare”. L.R.
Gianni Tirelli
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