lunedì 25 febbraio 2013

LA SOCIETA’ DEI CONSUMI AL PALO


UNA SOCIETA’ SEDENTARIA - CAUSA PRIMA DI PATOLOGIE INVALIDANTI

Tutta quell’infinita gamma di tossine chimiche che sistematicamente ingeriamo attraverso l’alimentazione, l’assunzione di liquidi, bevande di ogni genere e la respirazione, si sedimenta all’interno delle cellule dei nostri organi compromettendone la loro funzione. Lo stile di vita assunto da noi occidentali, è terreno di coltura per l’insorgere di sempre più nuove e inquietanti patologie (tumori, ictus, infarti, sclerosi, malattie genetiche e neurologiche, ecc..), causa di infermità, di handicap e di morte. Un quadro drammatico che, per via dei costi esorbitanti che richiede il suo mantenimento, costringe la sanità pubblica a ridimensionare radicalmente il proprio organico e l’investimento, perché nell’impossibilità di soddisfare e sostenere l’alto numero di richieste, di interventi, di cure e degenza ospedaliera, di una società sempre più malata, a causa di un’inattività cronica e invalidante.
In passato, il movimento fisico quotidiano (un fondamentale delle società contadine, motivato dalla soddisfazione del bisogno primario), non solo garantiva la sopravvivenza del nucleo famigliare, ma era deputato a quel processo di disintossicazione, funzionale all’espulsione di ogni sostanza incompatibile con il metabolismo del nostro corpo e la funzione primigenia dei nostri organi.
Evitare il depositarsi delle tossine all’interno dell’organismo, è la prima regola per rimanere in buona salute, e il movimento fisico motivato, ne è la panacea: la personificazione della guarigione universale.
Per esempio, le persone obese corrono un rischio quasi un milione di volte maggiore di morire prematuramente per il loro eccesso di peso che non per un incidente aereo, e tutti noi siamo almeno 50.000 volte più esposti alla possibilità di essere colpiti da un tumore che da un fulmine nel corso della nostra esistenza, e ancora di più se adottiamo un comportamento a rischio, come il fumo.
Fra tutti i pericoli che dobbiamo fronteggiare, il cancro costituisce una reale minaccia: questa patologia, infatti, colpirà una persona su 2 prima dei 75 anni e una su 3 soccomberà alle complicazioni ad essa correlate.
La situazione non è destinata a migliorare, anzi, si stima che con il progressivo invecchiamento della popolazione si diagnosticheranno annualmente 20 milioni di nuovi casi di cancro. Soltanto nell’America del Nord, attualmente vivono 13 milioni di individui affetti da un tumore e 700.000 di essi moriranno di questa malattia entro l’anno.
Senza contare il costo relativo alle cure di questi pazienti, che è valutato annualmente in 200 miliardi di dollari - stima che è destinata a crescere nel corso dei prossimi anni. Queste cifre illustrano l’ampiezza del problema di salute pubblica rappresentato dal cancro (una patologia fra le tante di quest’epoca infernale) e testimoniano la necessità di riconvertire i nostri comportamenti irrazionali in altri di natura etica, tali ridimensionare l’impatto negativo di questa malattia sulla società. Se la quasi totalità  dei tumori sono causati da fattori estranei ai nostri geni e sono piuttosto collegati alle nostre abitudini di vita, non significa forse che potremmo evitare una tale carneficina, semplicemente modificando il nostro modo di vivere?
Dobbiamo dunque assolutamente recuperare quel rapporto simbiotico con la natura di un tempo e che, oggi, abbiamo svenduto alle logiche del Sistema Potere per  inseguire i canti delle seducenti sirene della modernità.
L’essere umano, al pari di tutte le altre forme di vita, ha da sempre caratterizzato la sua originaria natura su un elemento principe e fondamentale che era alla base di ogni sua funzione: il movimento fisico. Il movimento costante e metodico del corpo, ha il comito di rigenerare, depurare e di catarsi, atta all’espulsione e alla sintesi di tutte quelle scorie e tossine organiche e psicologiche che il nostro metabolismo produce quotidianamente.
La cura farmacologica, poi, é una ulteriore mazzata alle già precarie condizioni del malato che, oltre al rischio di assuefazione, dovrà pagare gli effetti devastanti delle sue controindicazioni.
In verità, la fatica fisica, applicata ai bisogni primari ed essenziali dell’uomo, ha l’originaria funzione di produrre gioia, appagamento, salute, e concorre all’interazione creativa con il resto del mondo e delle sue ragioni, generando conoscenza e spiritualità. Ogni problema di natura psicologica e neurologica, non può accampare alcun diritto nell’ambito dell’attività dell’individuo mobile, essendo lo stesso, per sua natura, repellente, impermeabile e incompatibile con intromissioni di natura psicotica. Lo scollamento dalla natura, sommato all’infiacchimento deresponsabilizzante innescato dal processo industriale liberista, hanno prodotto quello che è, oggi, l’uomo immobile; una larva molle e viscida, priva e privata da ogni capacità reattiva, consapevolezza e senso della realtà.
Noi, che dovremmo essere api e formiche, ci siamo ridotti a cicale e termiti. Comunque sia, e da qualsiasi lato la si voglia vedere, le nostre società occidentali dovranno pagare il prezzo della loro immobiltà, inadeguatezza e presunzione. Siamo gente spenta, incapace di interpretare gli avvenimenti, la storia e, quindi, i possibili vantaggi derivanti da alcune circostanze che, a priori, abbiamo già giudicato negativamente; impegnati, come sempre siamo, nascosti dietro le barricate della nostra stupidità, a difendere le ragioni di una coscienza ammaestrata ai miserabili interessi di un’esistenza relativa, avulsa da ogni concetto di bene comune, umana solidarietà e vantaggio morale.
Gianni Tirelli

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