LE REGIONI DEL NORD AL COLLASSO
L’evoluta Padania, è uno fra i territori più
inquinati e caotici del pianeta dove il consumo, di farmaci, psicofarmaci,
antidepressivi e di cocaina, sono a livelli impensabili e allarmanti. Lo dice
il “Rapporto Osservasalute 2010″ dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di
Roma. Un dato, che misura nel merito, il grado felicità (oramai sotto lo zero)
di questo popolo e il suo livello di frustrazione e repressione. Una condizione
patologica grave, dal potere destabilizzante che, per reazione relativa a un
singolare spirito autoconservazione dai connotati psichiatrici, finisce per
innescare pulsioni secessioniste, odio razziale, manie di persecuzione.
L’assenza poi di una cultura fortificante,
solidale e socializzante, tradisce ogni forma di consapevolezza, annullando
così ogni gratificante e rigenerante impulso di autostima. Per tanto, parlare
di evoluzione del popolo padano, è a dir poco sconcertante.
Vorrei
inoltre ricordare ai signori della Padania che, in soli cinquant’anni, hanno
trasformato il loro territorio in un deserto. Pesticidi, diserbanti,
antiparassitari e intrugli chimici di ogni genere, hanno per sempre resa
sterile la terra, un tempo, più fertile e produttiva del nostro paese. L’uso e
l’abuso, poi, di tonnellate di fertilizzanti, di concimi chimici, e alimenti
dopati per uso animale, fanno dei prodotti di questa terra, quanto di più
inquietante potremmo trovare sulle nostre tavole.
Nell’acqua
usata per irrigare campi e prati, sono disperse percentuali inimmaginabili di
diossina, metalli pesanti, arsenico, pcb, clorurati, e un’infinita varietà di
veleni industriali che una moltitudine di fabbriche fumanti riversano nei
fiumi, trasformandoli in cloache a cielo aperto. La loro flatulenza e miasmi,
si mescola con l’aria circostante già pregna di CO2 e fumi tossici di ogni
natura.
L’Adriatico, a partire dal golfo di Trieste
in giù, fino a Bari, è uno fra i mari più inquinati del pianeta. Come non
potrebbe essere diversamente, quando la più grande industria chimica d’Europa,
vanto dei padani, ha sede nel caotico Nord?
In questa enorme vasca da bagno, si riversano
alcuni dei fiumi più tossici d’Europa e del globo terraqueo. Il Po’, fiore
all’occhiello della Lega e meta di riti pagano-comici, accoglie nel suo percorso verso l’Adriatico,
affluenti come, il Lambro, l’Olona, il Ticino, l’Adda, l’Oglio, il Mincio, l’Adda, il Sesia, l’Arno (una vera fogna) ecc.., e infiniti rigagnoli e torrentelli che con il
loro carico di bombe chimiche (pcb, diserbanti, pesticidi, fertilizzanti &
C.), vanno ad aggiungersi alle flatulenze e miasmi del “Grande fiume” padano.
Tutta questa merda chimica (e mortale),
finisce come lo scarico di un grande cesso “nell’Adriatico selvaggio che erboso
“era” come i pascoli dei monti”.
Se a tutto questo, aggiungiamo gli infiniti
scarichi delle stazioni balneari, e le tonnellate di abbronzanti, creme
rassodanti, snellenti, tonificanti e rivitalizzanti ( trionfo della chimica)
che milioni di bagnanti senza speranza, cospargono sui loro corpi deformati da
anni di sedentarietà invalidante al chiuso di asfittici e mortificanti uffici e
di malsane fabbriche fumanti, allora,
ogni speranza a trascorrere una vacanza salutare e rigenerante, viene
miseramente disattesa.
Non possiamo non considerare, nonostante la
loro natura biologica, migliaia di ettolitri di urina, sputacchi e scorregge
che pur mimetizzandosi fra le torbide acque, concorrono ad elevare la
percentuale di inquinamento del “Grande Stagno”.
Ciò nonostante e per un perverso meccanismo
introdotto dal “profitto ad ogni costo”, che sulla mistificazione della realtà
ha mercificato ogni cosa e valore, il
litorale adriatico è costellato da “bandiere blu” a certificare il massimo
livello di qualità di queste mete turistiche e di uno svago senza precedenti.
L’Italia
del Nord, ha inoltre il primato e il vanto di ospitare la più grande industria
chimica d’Europa. Tradizioni e folclore di un tempo, si sono ridotti ad una
fotocopia sbiadita, ad una festa volgare e patetica, dove il vociare scomposto
riflette una realtà miserevole e in decomposizione, “e la gioia, per lo più, é
assente – essa, sola ha disertato la festa”.
Una gran
parte dei prodotti di questo territorio sono OGM. Parlare di evoluzione del
popolo padano, è a dir poco sconcertante. Da una sommaria osservazione dei
“volti” e, dell’aspetto in generale di alcuni fra i suoi più eminenti
rappresentanti (Maroni, Bossi, Speroni, Borghezio, Calderoli, Trota e amici),
viene più facile pensare ad una mutazione genetica degenerativa. Poveri Celti!!
Vorrei anche
sfatare il luogo comune che li vuole lavoratori instancabili e indefessi,
ricordando loro che, la fatica dell’uomo veramente evoluto, è l’espressione
della sua volontà e della sua conoscenza che, in virtù di tradizioni millenarie
e nel rispetto della natura e delle sue leggi, si esercita e si esprime con la
sola forza delle braccia e con l’umiltà della bellezza.
Quella
delle società industrializzate, in verità, non è che una moderna forma di
schiavitù - un lavoro a perdere; l’applicazione sterile, privata di ogni
contenuto rigeneratore e gratificante; l’illusione di esseri liberi, in una
società che opprime.
Tutto
questo, è il risultato di un’ignoranza coltivata nel tempo e di un arrogante
infantilismo che, nel razzismo e nell’omofobia, fa esplodere tutta la sua
violenza giustizialista, espressione di assenza di consapevolezza e di cultura.
Presto,
quando la disoccupazione nel settore dell’industria, raggiungerà livelli tali,
da spazzare via ogni dubbio sulla gravità della situazione attuale, dovremo
essere in grado di riconvertire lavoro in fatica, la subdola tecnologia in
manualità specializzata e l’arido apprendimento nell’ancestrale conoscenza.
Sono questi i soli strumenti idonei e indispensabili per sopravvivere ad una
tragedia annunciata da tempo, dalle persone ragionevoli.
La
pianura Padana, presto, presenterà il “conto” ai suoi abitanti che, ahimé, non
sapranno onorare.
Gianni
Tirelli
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