mercoledì 12 giugno 2013

ARUNDHATI ROY,intervistata dalla CNN sul conflitto in India tra milioni di abitanti nativi, maoisti, e le forze militari della repressione di Stato.



ARUNDHATI ROY,intervistata dalla CNN sul conflitto in India tra milioni di abitanti nativi, maoisti, e le forze militari della repressione di Stato.

Quello che ho visto entrando nella foresta era che la resistenza non violenta del popolo non ha funzionato. Non qui e neanche con molti altri movimento nonviolenti e neanche tra i movimenti degli attivisti. La nonviolenza, quella ghandiana, richiede un pubblico. E’ un teatro che richiede un audience. Ma nella battaglia non c’è audience. Quando migliaia di combattenti vengono e circondano i centri abitati in mezzo alla notte, cosa si può fare? I poveri possono forse fare lo sciopero della fame? Come può la gente senza mezzi boicottare le tasse, o i prodotti stranieri, o i consumi? Non hanno niente. Vedo la violenza nella foresta come una contro-violenza legittima, una violenza che è resistenza. Sento che è terribile che povera gente debba sollevarsi contro Stati potenti che aggrediscono con migliaia di paramilitari e mercenari.

Credo che sia molto utile per quelli dello status quo che tutti dicano che ogni violenza è terribile. Non scordiamoci mai della violenza strutturale che sta creando una vera situazione di genocidio. Se osservate i livelli di assoluta disperazione, ogni persona responsabile deve dire che la violenza si fermerà solo quando si cesserà di attaccare il popoloUn popolo che è all’orlo della sua sopravvivenza e che combatte contro il proprio annientamento. Non posso mettere la sua risposta, la sua resistenza, sullo stesso piano di chi li aggredisce. Credo che sia immorale metterli sullo stesso piano. C’è tutto un arcipelago di movimenti popolari, dai pacifisti fuori di qui alla lotta armata all’interno. che stanno riuscendo a bloccare questo assalto imperialista.

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