mercoledì 5 giugno 2013

Truppe Hassad avanzano grazie a Hezbollah

Siria: il regime espugna Qusayr, 'centinaia di morti'

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Qusayr, una delle ultime sacche di resistenza siriana anti-regime, è caduta nelle mani delle forze fedeli al presidente Assad e degli Hezbollah libanesi, giunti a migliaia dal vicino confine per mantenere aperto quel che per decenni è stato il punto di passaggio delle armi a loro destinate

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La bandiera siriana svetta su un palazzo distrutto a Qusayr
La bandiera siriana svetta su un palazzo distrutto a Qusayr
Damasco, 05-06-2013
Qusayr, una delle ultime sacche di resistenza siriana anti-regime nel centro della Siria, è oggi di fatto caduta nelle mani delle forze fedeli al presidente Bashar al Assad e degli Hezbollah libanesi, giunti a migliaia dal vicino confine per mantenere aperto quel che per decenni è stato il punto di passaggio delle armi a loro destinate per "liberare la Palestina dall'entità sionista".

Una vittoria militare che favorisce anche il fronte politico-diplomatico filo-Assad: la conferenza "di pace" di Ginevra, invocata per fine maggio, è stata di nuovo rinviata a luglio. Dalla seconda metà degli anni '80 i rifornimenti di armi a Hezbollah dalla regione siriana di Homs alla valle libanese della Bekaa sono passati per Qusayr, cittadina un tempo abitata da circa 40mila abitanti e una delle prime roccaforti delle inedite proteste popolari scoppiate in Siria nella primavera del 2011.

Ma l'importanza di Qusayr - dove nei quartieri nord rimangono ancora alcune centinaia di feddayn - non risiede solo nella sua funzione di corridoio di armi per Hezbollah. Nell'attuale contesto di una Siria sempre più frammentata su linee comunitarie, chi mantiene il controllo della regione di Qusayr si assicura la continuità tra la regione costiera siriana, a maggioranza alawita (branca dello sciismo a cui appartengono i clan al potere in Siria da mezzo secolo), e l'alta valle libanese della Bekaa, feudo degli Hezbollah.

Qusayr è proprio la cerniera tra queste due realtà, dove agiscono - e potranno forse agire in futuro - due entità politico-militari alleate: i miliziani sciiti libanesi, gli Assad e i clan alawiti ad essi alleati. Alleati non tanto per presunte vicinanze confessionali (sciiti e alawiti si sono riconosciuti reciprocamente solo 40 anni fa dopo secoli di profonde diffidenze, in parte ancora non superate), quanto per evidenti convergenze di interessi; convergenze che già da tempo coincidono con quelle regionali e internazionali che sulla Siria uniscono Iran e Russia, rispettivamente finanziatori e sponsor di Hezbollah e degli Assad.

Fino a ieri, la presenza dei ribelli sunniti di Qusayr, sostenuti a vario livello da combattenti libanesi originari del porto di Tripoli, roccaforte del sunnismo politico radicale, causava al regime di Damasco e ai suoi alleati forti difficoltà per la realizzazione di un eventuale piano B in caso di caduta di Damasco: l'arroccamento nella zona costiera a ovest di Homs, protetta dalla flotta russa e iraniana, non avrebbe potuto durare a lungo senza il mantenimento di un varco verso la Bekaa libanese.

Tolto il tappo di Qusayr, le forze lealiste - sempre più rafforzate da truppe ausiliarie composte da civili addestrati da Pasdaran iraniani e consigliati da esperti militari nord-coreani e russi - possono ora proseguire nelle loro offensive sugli altri teatri cruciali del conflitto siriano: Daraa nel sud, Damasco la capitale assediata dai ribelli, Aleppo la metropoli del nord.

Ad Aleppo e dintorni, dove è più forte la presenza di brigate di insorti, sostenute a vario livello da Qatar, Arabia Saudita, Turchia, e rafforzate da migliaia di jihadisti giunti da quasi ogni angolo del pianeta, si stanno ammassando da settimane migliaia di ausiliari pro-Assad e miliziani di Hezbollah. Fonti non confermate parlano di circa diecimila uomini, pronti a sferrare l'attacco "per tentare di rompere l'assedio alla città".

La tv al Manar di Hezbollah ha trasmesso oggi un servizio dettagliato sui piani "siriani" per la imminente "liberazione di Aleppo". Analogamente, già dalla fine di aprile il fronte sud della regione di Daraa, confinante con la Giordania, aveva visto una ritirata dei ribelli, che solo sulla carta sembrano aver ricevuto armi sofisticate occidentali. Di fatto, da quel che appare evidente sul terreno, gli "ingenti" e "sofisticati" aiuti militari europei, statunitensi o del Golfo al variegato fronte anti-Assad, non sembrano materializzarsi.

La guerra siriana continuerà comunque a combattersi lungo l'asse nord-sud Aleppo-Damasco. Passando per Homs e soprattutto per Qusayr. Non a caso, il generale siriano filo-regime Yahya Sulayman, citato oggi dalla tv iraniana in arabo al Mayadin, ha detto: "Chi controlla Qusayr controlla il centro del Paese. E chi controlla il centro del Paese, controlla la Siria". E anche le sue risorse energetiche, che dalle regioni orientali ricche di petrolio e gas, debbono per forza passare proprio per Homs.

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